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Autore: lyrapotter    26/09/2008    7 recensioni
Cosa succederebbe se Ted e Andromeda, in procinto di partire per una vacanza romantica, decidessero di affidare Dora allo scapestrato cugino Sirius? E se quest'ultimo coinvolgesse anche i suoi migliori amici? E se Dora contribuisse in qualche modo nella conquista di una certa fanciulla dai capelli rossi e gli occhi verdi di nostra conoscenza?
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Paciock, I Malandrini, Lily Evans, Nimphadora Tonks, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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BABYSITTER PER CASO

CAPITOLO II

«Che ore sono?».

Minerva McGranitt, insegnante di Trasfigurazione di Hogwarts, nonché direttrice della casa di Grifondoro, strinse la piuma che teneva in mano con talmente tanta forza da rischiare di spezzarla.

«Un minuto più tardi dell’ultima volta che me lo hai chiesto» rispose tra i denti, guardando in tralice la bambina di quattro anni dagli sconcertanti capelli rosa caramella e un orso di peluche grande quasi quanto lei stretto in grembo che si agitava sulla sedia, neanche fosse seduta sui carboni ardenti.

Mentre tornava a dedicarsi ai compiti da correggere che aveva di fronte, guardò di nuovo l’orologio, ben sapendo che erano passati non più di due minuti dall’ultima volta che lo aveva fatto. Mezz’ora di ritardo, pensò con irritazione. Mezz’ora durante la quale quella piccola peste dall’aria angelica l’aveva fatta impazzire.

Appena suo padre l’aveva mollata nel suo ufficio con la garanzia che Sirius Black sarebbe arrivato a minuti, Dora aveva cominciato a saltellare da un capo all’altro della stanza, toccando qualunque cosa le arrivasse a portata di mano, cicalando ininterrottamente come una radio rotta e inciampando in qualcosa (che fosse una sedia, un tavolino o perfino l’aria) a intervalli regolari di due - tre minuti. Alla fine, la povera professoressa esasperata aveva minacciato di incollarla alla sedia con un Incantesimo di Adesione Permanente se non si fosse messa seduta e zitta all’istante. Seduta si era messa e per alcuni secondi pure zitta, ma poi aveva cominciato a chiedere "Che ore sono?" e ad agitarsi a qual modo.

Minerva sbuffò. Black si prenderà una D solo per questo!

«Che ore sono?» ripeté Dora per l’ennesima volta.

L’insegnante lottò contro il desiderio di strozzarla, ringraziando intimamente Merlino di non aver mai avuto figli. Quella mezz’ora era la prova lampante che sarebbe stata una pessima madre.

«Le cinque e quaranta» rispose, sempre più seccata. Ma non ce l’ha un orologio quel maledetto ragazzo?

«Lo sapevo che quella testa di troll non era capace…» asserì Dora, scalciando con i piedi e colpendo a intervalli regolari la gamba della sedia, in un ticchettio oltremodo irritante.

Minerva stava appunto per chiederle di smetterla e già che c’era rimproverarla per il suo linguaggio, quando il rumore di quella che sembrava una mandria di bufali in corsa la raggiunse dal corridoio.

«Ma che…» cominciò la donna, alzandosi in piedi, ma fu interrotta da Sirius Black, che con la grazia di un ippopotamo in tutù fece irruzione nel suo ufficio.

«Black, ma ti sembra il modo?» strillò l’insegnante.

Sirius si appoggiò alla parete, boccheggiando parole sconnesse, mentre tentava vi riprendere fiato.

«Scusi…professoressa…ritardo…lettera…James…dimenticato…io…».

«Va bene, va bene» lo interrupe Minerva. «Riprendi fiato, Black».

Sirius ubbidì e dopo alcuni minuti fu nuovamente in grado di formulare frasi di senso compiuto.

«Scusi per il ritardo professoressa. Sono sopraggiunti alcuni impedimenti…».

«Non voglio sapere niente, Black. Prenditi la bambina e sparite tutti e due!».

Sirius a quelle parole rivolse la sua attenzione alla cuginetta, che lo fissava da sotto in su con sguardo interrogativo.

«Ciao, Dora. Come stai?».

«Lo sapevo che ti saresti dimenticato» ribatté la bimba invece di rispondere. «Tu non sei capace!».

Ignorando il commento fin troppo veritiero, Sirius le sorrise e si rivolse alla McGranitt. «Scusi, professoressa, per curiosità dove dorme la bambina?».

«Il professore Silente ha provveduto ad aggiungere un letto nel vostro dormitorio».

«E che cosa dovrei farne quando vado a lezione?».

«Te la porti dietro, Black. Gli insegnanti sono stati informati e non hanno nulla in contrario, purché non disturbi la lezione. Cosa su cui non potrei giurare…».

«Ho capito» rispose Sirius. «Grazie, professoressa».

Prese con una mano la bambina e con l’altra la valigia che si portava appresso e fece per uscire dalla stanza, quando l’insegnante lo trattenne. «Ricordati che quella bambina è sotto la tua responsabilità adesso. Vedi di comportarti con giudizio: sono quasi sicura che i suoi genitori la rivogliano tutta intera!».

«Certo professoressa. Stia tranquilla, professoressa. Arrivederci, professoressa» e si chiuse la porta alle spalle con un sospiro.

Guardò poi la bambina, che ricambiò il suo sguardo in attesa.

«Dunque, sembra che per le prossime due settimane saremo io e te, vero piccola?».

«Sembra» concordò Dora.

«Secondo te, è possibile che i tuoi genitori cambino idea e tornino prenderti?».

«No!».

«Lo sospettavo. Forza, andiamo».

Presero a camminare spediti diretti alla torre di Grifondoro, o meglio Sirius camminava e Dora gli trottava dietro, cercando di stare al passo. Erano circa a metà strada quando incontrarono James e Remus, provenienti dalla direzione opposta.

«Ah, eccovi qua» li accolse Sirius. «Iniziavo a pensare che vi foste persi…».

«Ce la siamo presa comoda» rispose James. «Sarebbe quella tua cugina?» chiese poi indicando la valigia che l’amico trasportava.

«Che?» fece Sirius perplesso. «Ma va a quel paese: questa è una valigia, Prongs. Sai, quelle grandi scatole di pelle dove tu infili la tua roba quando vai da qualche parte…comprendi?».

James in risposta lo colpì forte con uno scappellotto dietro la nuca. «Cretino!» esclamò.

«Avete finito di fare gli idioti?» intervenne Remus. «Sirius, dov’è Ninfadora?».

«Non chiamarmi Ninfadora!» intervenne una vocina qualche metro più indietro, accompagnata poi dalla sua proprietaria ed il suo inseparabile orso.

«Da quando non vuoi essere chiamata Ninfadora?» le chiese Sirius perplesso. «L’estate scorsa lo adoravi…».

«L’estate scorsa era l’estate scorsa» asserì la bambina con una logica impeccabile. «Adesso lo odio: è un nome orribile. Solo la mamma mi può chiamare così!».

«A me piace» intervenne Remus, sorridendo gentilmente a Dora, la quale lo squadrò da capo a piedi e poi disse: «Sei carino, mi piaci! Ma non puoi chiamarmi così lo stesso!».

«Ehi, Moony! Hai fatto colpo!» lo prese in giro James.

Remus diventò di un delicato rosso papavero. «Non fare l’idiota!» esclamò, sottolineando tutto con un calcio, che James fu lesto a evitare.

«Di te invece non sono tanto sicura…» borbottò Dora, guardando James, che mise su una faccia offesa. «Allora non mi piaci nemmeno tu!» disse facendole la linguaccia.

Remus borbottò qualcosa a proposito dei bambini dell’asilo e di quanto fossero più maturi paragonati a James.

«Comunque» intervenne Sirius, «loro sono i miei amici: lui è Remus. E questo è James. E lei è Dora, come avrete capito…».

«Piacere di conoscerti, Dora» dissero i due in coro.

«Ciao» rispose la bambina.

«Che ne dite di andare? Questa valigia pesa…Che diavolo ci ha messo dentro tua madre?» chiese Sirius mentre si riavviavano verso la torre di Grifondoro.

Dora fece spallucce. «Un po’ di tutto credo».

«È quello che temevo!».

Arrivati in dormitorio, trovarono un quinto letto infilato in un angolo e Peter Minus ad aspettarli.

«Ah, eccovi» li accolse. «Mi chiedevo dove foste finiti…lei chi è?».

«La figlia di mia cugina Andromeda» rispose Sirius. «Non chiedere perché è qui, perché rischio di ammazzare qualcuno» e lanciò un’eloquente occhiata a James, il cui sguardo fu improvvisamente attratto dal soffitto.

«Ma è sempre stato di questo colore?» disse. «Non l’avevo mai notato…».

Sirius lo fulminò con un’occhiata, poi disse: «Comunque, Peter, Dora. Dora, Peter!».

La bambina lo guardò un istante, poi gridò: «Ah, un ratto!».

Lo strillo ebbe il potere di mandare nel panico i quattro Malandrini: Peter impallidì, James rischiò di strozzarsi con la caramella che aveva appena messo in bocca, Sirius sgranò talmente tanto gli occhi che gli schizzarono quasi fuori dalle orbite e Remus semplicemente si dimenticò come si facesse a respirare, diventando di una non troppo salutare tonalità blu pallido.

«Cosa hai detto?» biascicò Sirius, incredulo. Come diavolo ha fatto?

Dora guardò perplessa i ragazzi. «Un ratto. È scappato dietro quel letto» e indicò un punto esattamente alle spalle di Peter.

Immediatamente i quattro si rilassarono. «Era solo un topo…» mormorò James in tono decisamente sollevato.

«Beh» osservò Dora, guardandoli uno a uno, «di solito intendo questo quando grido "un ratto". Perché, voi che avevate capito?».

«Niente, niente» rispose Sirius, un po’ troppo in fretta. «Ci hai solo colto di sorpresa…».

La bambina fece una smorfia non troppo convinta. «Sarà…».

«Allora» intervenne Remus, per sviare la conversazione, «quello è il tuo letto… perché non ti sistemi?».

Dora fece spallucce e ubbidì, andando a sedersi sul letto indicato, a fianco della sua valigia.

Nel frattempo, i quattro Malandrini si riunirono sul letto di Sirius, ancora un po’ scossi da quello che era successo poco prima.

«Mamma mia, che spavento!» esclamò James sotto voce.

«Non me ne parlare» mormorò Remus. «Credo che il mio cuore abbia mancato un battito».

«Peter» intervenne Sirius, «quante volte te lo dobbiamo dire di non portarti le ragazze in camera!».

Il ragazzo arrossì. «Ma io…».

«Lascialo perdere, Wormtail» lo bloccò Remus. «E tu, non fare l’idiota!».

«Senti poi da che pulpito arriva la predica» osservò James. «Il latin lover numero uno di Hogwarts…ho perso il conto delle volte che le hai portate tu le ragazze in questa stanza!».

«Certo» ribatté Sirius, «perché tu invece sei candido e puro come una rosa, vero?».

«Potete restare concentrati due minuti e per il vostro neurone solitario è troppo?» li interruppe Remus stizzito. «Che facciamo con Dora?».

«Dov’è il problema?» chiese Sirius confuso. «Non sa niente…».

«No, ma potrebbe fare altre domande. È piccola, ma non certo stupida: ha capito che nascondiamo qualcosa…».

«Basterà sviare la sua attenzione…e poi magari se ne è già dimenticata».

«Padfoot ha ragione, Rem» intervenne James «Non fasciarti la testa prima di essertela rotta. Ti preoccupi troppo…».

«Questo perché voi non vi preoccupate abbastanza. E comunque c’è anche un’altra cosa: la luna piena è tra una settimana».

«Oh!» osservò Sirius. «Ooooh! Che facciamo?».

«Ehi, questa chi è?».

La voce di Dora li riscosse dalla loro piccola riunione, facendoli voltare: la bambina, stanca di stare seduta a fare nulla, si era messa a esplorare la stanza, curiosando dappertutto, finché in un cassetto del comodino di James aveva trovato una foto. La stessa che adesso sventolava al vento, aspettando una risposta.

James saltò su come un petardo, rosso come un pomodoro, e gliela strappò di mano.

«Nessuno» borbottò, facendo per cacciarsela in una tasca, ma Sirius fu più veloce e gliela rubò da sotto il naso.

Era una foto, scattata sicuramente di nascosto, di una bella ragazza con lunghi capelli rossi, seduta in poltrona a leggere un libro.

«Ridammela!» strillò James, facendosi in quattro per riprendersi l’immagine, ma Sirius lo tenne lontano poggiandogli una mano sulla faccia.

Vista da fuori la scena poteva essere parecchio esilarante: James Potter che si sbracciava per tentare di recuperare la sua proprietà, con una mano che gli schiacciava il naso e il proprietario di suddetta mano che lo fissava tranquillamente con un ghigno dipinto in volto.

«Sei senza speranza, Prongs. Malato d’amore terminale!» lo schernì Sirius, restituendogli finalmente la foto.

James gli fece una smorfia. "«Pensa ai fatti tuoi, Padfoot!».

«Chi è quella?» chiese Dora saltellando tra i due, con gli occhi scintillanti di curiosità.

«Nessuno» rispose James.

«Quella» rispose invece Sirius, «è la ragazza per cui il qui presente James Potter venderebbe anche sua madre».

«Vuoi dire che gli piace?» chiese Dora con perspicacia.

«Esattamente. Sei sveglia, piccola!».

«È carina» osservò la bambina.

«Purtroppo lei di me non pensa la stessa cosa» disse James in tono funereo.

«Perché?» domandò Dora, sedendosi al suo fianco.

James si strinse nelle spalle. «Dovresti chiederlo a lei…».

Dora gli carezzò la testa. «Poverino…» disse.

Sirius sghignazzò. «Fai pena perfino a una bambina di quattro anni, Prongs. Ora sei senza speranza!».

«Grazie, Sirius» lo fulminò James, mettendo quanto più sarcasmo possibile in quelle parole. «Cosa farei senza di te e i tuoi saggi commenti?».

«Saresti perso» osservò sagacemente l’altro, abbassandosi appena in tempo per evitare il cuscino che l’amico gli aveva lanciato. Stava giusto per rispondergli, ma Remus lo bloccò: «E no! Non azzardatevi a ricominciare o giuro che è la volta buona che vi lascio a dormire nel parco!».

«Ma ci saranno quattro gradi scarsi!» protestò James.

«Meglio ancora!».

L’ avvertimento fu sufficiente a calmare i due Malandrini: non che temessero sul serio che Remus avrebbe messo un atto la sua minaccia. In sette anni che si conoscevano il licantropo aveva lanciato almeno un migliaio di avvisi simili ("Piantatela o vi lego a mo’ di bandiera sul tetto!", "Piantatela o metto in giro la voce che siete gay!", "Piantatela o la prossima luna piena giuro che vi sbrano!", "Piantala o vi faccio bere grasso di foca!"), e non ne aveva concretizzato mai uno che fosse uno. Era troppo buono…anche se la volta del grasso di foca ci erano andati vicini!

Per un po’, regnò la calma nel dormitorio: i Malandrini si dedicavano ognuno alle loro attività (Remus leggeva, Peter litigava con i suoi compiti di Trasfigurazione, James si deprimeva d’amore, Sirius progettava il suo sabato con Janet Sanders), mentre Dora continuava l’esplorazione della stanza, incespicando di tanto e ruzzolando in terra, rialzandosi sempre illesa.

Dopo un po’, esclamò: «Ho fame. Andiamo a cena?».

«Dora ha sollevato un quesito interessante» disse Sirius. «Che ore sono?».

Remus guardò l’orologio. «Le sei e mezza passate. Direi che possiamo anche scendere…».

Sia Dora che Sirius accolsero quelle parole con un sonoro "evviva": il ragazzo balzò in piedi, mentre la bambina si precipitava a prendere il suo orso.

«Non puoi lasciarlo qui quel coso?» le chiese Sirius, occhieggiando il peluche.

«NO!» esclamò Dora scandalizzata. «Anche JoJo deve mangiare!».

«Vabbè, meglio non discutere. Andiamo, stasera c’è l’arrosto».

E saltellò fuori dalla camera, seguito dagli altri malandrini, Dora e ovviamente JoJo.

LYRAPOTTER’S CORNER

Scusate, scusate, scusate…non ci sono nemmeno parole per dire quanto sono dispiaciuta per questo ritardo (tre settimane, mamma mia!!!!!!). Vabbè, alla fine sono arrivata, anche se temo che la linea non cambierà più di tanto, la scuola mi porta via molto tempo, senza contare che ho anche un’altra storia a cui stare dietro. Cercate di avere pazienza, farò il possibile per contenere i ritardi.

E ora, passiamo ai ringraziamenti:

SakiJune, "vieni nella stanza delle necessità che ti faccio vedere la mia collezione di figurine delle Cioccorane"????? ma come ti escono queste cose???? Comunque, James non è che l’ha fatto apposta a non dirgli della lettera, povero, era troppo impegnato a essere triste per Lily. E povera Minerva, lo tirata scema all’inizio…

Ino chan, tessò, che bello leggere il tuo commento, spero che continuerà a divertirti!!!!!!

PolarLight, non sono solo i tuoi personaggi preferiti, anch’’io li adoro. E sta pure tranquilla, ne capiteranno di tutti i colori!!!!!!!

Rainsoul, thanks, spero in altri commenti!!!!!!!

Lily_Snape, un’altro nome noto!!!! Ciao Lily, sono davvero felice che ti piaccia!!!!!!

Lyan, a quanto sembra i miei malandrini riscuotono successo, benissimo!!!!!

Marty McGonagall, hai proprio ragione, pure io non so per chi temere di più, se per Dora o i Malandrini…

Grazie anche alle 18 (cavolo, sono già 18) persone che hanno messo la storia tra i Preferiti e a tutti i lettori silenziosi. Ora spazio a voi e ai vostri spero numerosi commenti, a presto (forse), bacibaci!!!!!!!!

   
 
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