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Autore: Marty Andry    06/09/2014    1 recensioni
La storia che tutti credevamo, la storia di Piero, un soldato.
Un soldato che muore, un soldato che porta il nome di tutti gli altri.
Ma in realtà Piero non è morto.
Perché tra quelle spighe di grano ancora verdi, la sua vita altrettanto giovane non poteva spezzarsi.
Perché Piero voleva vivere. E amava.
"Chi ha paura di morire, muore più d'una volta."
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Una storia ispirata alla canzone di Fabrizio De Andrè "La guerra di Piero".
Genere: Drammatico, Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La luce entrava nella stanza attraverso le imposte socchiuse delle finestre. Piero aveva aggiustato in fretta e furia le lenzuola del letto e si era dato un ultimo sguardo allo specchio sopra la scrivania, alla fioca luce del sole. Sistemò la camicia bianca, una delle poche ancora salve, senza rattoppi o bottoni diversi. Notò una boccetta sulla scrivania di acqua di colonia è se ne mise un po' sull'indice e medio, tastandosi il collo. Si pettinò velocemente con le mani e, silenziosamente, uscì dalla stanza. Agguantò il portafoglio da sopra una mensola, accanto ad una foto color seppia del bisnonno mai conosciuto. Pregò in una trentina di lingue perché nessuno dei suoi tre fratelli o i suoi genitori intralciassero il suo cammino e lo tartassassero di domande. Arrivato all'uscio, tirò un sospiro di sollievo, prese le chiavi dalla tasca della giacca che aveva ripiego sul braccio e le inserì nella toppa. Ma, inaspettatamente, una voce alle sue spalle lo fermò.
<< Buongiorno, tesoro. >> disse sua madre, con un sorriso beffardo e le mani sui fianchi.
<< Ciao, mamma. >> rispose quasi terrificato.
<< Dove vai? >>
<< Biblioteca. >> mormorò tenendo lo sguardo basso. La madre tacque, come in attesa di ulteriori spiegazioni.
<< Teresa, la figlia di comprare Cosimo...Io e-ehm...Lei... >> farfugliò.
<< Capisco. Va bene, mi raccomando. >> 
Piero la salutò frettolosamente con un cenno della mano e, una volta fuori, tirò un sospiro di sollievo. Guardò l'orologio sul polso: dieci minuti e sarebbe stato in ritardo. Con la mente fece un percorso immaginario, per le vie più brevi, e s'incamminò con passo sostenuto.
Arrivò a casa di Teresa col fiatone, tant'è che dovette appoggiarsi al muro per riprendere fiato. La brezza primaverile gli scostò un ciuffo ribelle dal viso e lasciò che il vento gli entrasse anche nei vestiti. Poi, deciso, bussò alla porta di Teresa. Fu certo che qualcuno lo vide dallo spioncino, per poi aprire la porta. Sulla soglia comparve la ragazza in un delicato completo color pesca ed i capelli raccolti. In quel momento, il campanile battè undici rintocchi.
<< Buongiorno, Piero. >> lo salutò.
<< Buongiorno a te. >> rispose, tendendole una mano per aiutarla a scendere i gradini.
<< Allora? >>
Piero le strizzò un'occhio e porse un braccio << Di qua. >> 
Teresa glielo strinse e, guardandosi negli occhi, si diressero verso la biblioteca. Mentre parlavano, i loro occhi brillavano.

<< Tuo padre cos'ha detto quando ha saputo di questa...Uscita? >>
<< Laconicamente, ha detto che sono in buone mani. >>
<< Sai, l'altro giorno mi ha minacciato di radermi. >> disse Piero facendola ridere di gusto. Dopo una pausa, Teresa prese a parlare.
<< Ricordi? Eravamo in seconda elementare. >>
Piero cercò di fare mente locale, provando a ricordare i volti dei trentadue bambini. Nel loro paese vi era una scuola elementare e la sua classe era l'unica mista. Così, tra i volti dei suoi compagni, riconobbe quello di una bambina che esibiva un sorriso sdentato e una selva di ricci scarlatti. Sì, la ricordava, la più alta delle sue amiche, la più sveglia e arguta di tutte. La rivide il giorno della loro prima comunione, vestita come una sposa, e un paio d'anni dopo, quello della cresima, una fresca giornata d'aprile. Chissà- pensava Piero- se il destino li avrebbe nuovamente fatti incontrare una chiesa. 
<< Sì, certo che mi ricordo, volpe. >>

Raggiunta la piazzetta, unico punto di ritrovo del paese, su cui si affacciava la Cattedrale con la sua cupola policroma, si ammutolirono di colpo. Capirono che ora l'argomento di discussione, erano loro due, Teresa Caraccioli e Piero Valenti, la figlia del contadino col maggiore dei figli dell'unico medico del paese. Si scambiarono un'occhiata fugace ed entrarono nella biblioteca adiacente al campanile.
Non sapeva perché, ma si sentiva non felice, ma allegro. Nonostante ciò, in pochi secondi, pensò a qualcosa che mai avrebbe voluto accadesse: separarsi da Salvatore. In fondo- riflettè- un giorno, probabilmente, entrambi avrebbero avuto le proprie vite, ognuno si sarebbe costruito la propria famiglia. Tra loro, nella loro grande amicizia, si sarebbe frapposto qualcosa, un'altra persona si sarebbe imposta al di sopra del loro legame, forse senza spezzarlo, ma li avrebbe comunque divisi. Non aveva mai amato nessuna ragazza, nessuna donna; pensava che avrebbe fatto fatica a riconoscere la sua metà. Era incuriosito da quel sentimento a causa del quale, spesso, i personaggi dei romanzi si misuravano in assurde prove. Era assurdo, secondo il suo parere, amare e stare accanto ad una persona per tutta la vita.

<< Teresa, >> mormorò mezz'ora dopo il dodicesimo rintocco << cosa pensi dell'amore? >>
<< Non lo so, lo associo a cose banali, forse un po' futili. >> farfugliò, per quella domanda che l'aveva colta alla sprovvista.
Piero alzò la testa e guardò il cielo. Subito dopo Teresa gli chiese cosa pensasse lui. Le rispose, lei disse qualcos'altro, e altre cose ancora. Pronunciò una parola, noi.
"...intorno a noi..."
Quel pronome diede loro una sensazione di complicità ed intimità.
Noi
Due persone, assieme, per sempre, che contavano  l'uno sull'altra. Assurdo. 
I loro ragionamenti seguirono le stesse strade ed arrossirono senza accorgersene.
<< Chissà cosa staranno pensando di te tutti gli avvoltoi che ci sono qui intorno. >> disse Teresa, cercando di cambiare argomento.
<< Cosa dovrebbero pensare? >> chiese Piero leggermente irritato. 
<< I figlio del Valenti con... >>
<< Sinceramente non m'importa. >> la interruppe << Nessuno deve essere etichettato a seconda della famiglia in cui è nato. Ognuno ha il proprio nome che compie il corrispettivo cammino. Tuo padre e tua madre sono persone eccezionali, sul serio. >> concluse sorridendole.
Dal modo in cui la ragazza lo guardava, Piero sembrò capire che la stava annoiando e la riaccompagnò a casa. Ma non si accorse che, in realtà, Teresa aveva memorizzato ogni cosa.
<< Allora alla prossima, Valenti. >> 
E per Piero e Teresa quella giornata terminò a mezzogiorno.
  
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