-CAPITOLO 1
-Driiiiiiiiiin!!!!!!!!
Il suono della sveglia la costrinse ad aprire gli
occhi e alzarsi dal letto. Dette un’occhiata all’ora: 7:00. Fra un’ora esatta
doveva trovarsi nella Tokyo High School: era il primo giorno di scuola e non
voleva assolutamente arrivare in ritardo, così si vestì velocemente, si
spazzolò i lisci capelli rosa che le arrivavano alle spalle e si mise una
fascetta rossa, lasciando libere due ciocche sul davanti.
-Sakura!La colazione è pronta!-, le urlò dalla
cucina la madre. -Arrivo subito!-, esclamò la rosa, uscendo dalla sua stanza e
dirigendosi dalla madre.
-Buongiorno!-, disse la ragazza con un sorriso a
trentadue denti. -Buongiorno cara!Sai che la nuova divisa scolastica ti sta
proprio bene, non è vero caro?-.
-Certo!Ti calza a pennello Sakura!-, disse suo
padre alzando gli occhi dal giornale e posandoli sulla figlia che stava facendo
una piroetta per farsi ammirare meglio.
-E’ proprio vero, non assomigli più ad un mostriciattolo-,
la punzecchiò suo fratello Sachi. Lei gli fece la linguaccia: ormai era
abituata agli stupidi commenti del fratello. Sachi aveva 17 anni, tre in più di
Sakura, e possedeva gli stessi occhi verdi della madre e della sorella, mentre
aveva i stessi capelli neri del padre. Inoltre, a scuola aveva un sacco di
ragazze che gli andavano dietro e, anche se certe volte era proprio un
rompiscatole, Sakura gli voleva molto bene ed era sicura che anche lui gliene
volesse, in fondo. Lei aveva preso tutto dalla madre, inoltre era sempre dolce
e gentile con tutti, anche se sapeva tirare fuori le unghie quando occorreva.
Perfino suo padre le diceva sempre che era identica alla mamma e Sakura ne era
orgogliosa: anche se sua madre era una nota stilista, trovava sempre il tempo
per i figli, a cui voleva un gran bene. Il padre invece faceva l’impiegato e
sostituiva la moglie quando era assente per motivi di lavoro.
Sakura sentì un profumino invitante e si sedette a
tavola: mangiò le deliziose cialde allo sciroppo d’acero che la mamma preparava
ogni mattina e bevve del succo d’arancia, poi salutò e si diresse verso
l’uscita seguita a ruota dal fratello. Quando varcò la soglia si sedette sui
gradini e s’infilò i pattini. -Ehi, fratellone aspettami!-, gli urlò dietro la
ragazza, vedendo che il fratello aveva già inforcato la sua bici ed era già nel
viale sotto casa. Il ragazzo sbuffò e aspettò che la sorella lo raggiunse, poi
si avviarono insieme a scuola. Durante il tragitto incontrarono tre amici di
Sachi: Sasuke, Sai e Ino che erano tutti e tre in bici quel giorno. Sasuke e
Sai avevano un anno in meno del fratello di Sakura, mentre Ino aveva tre anni
in meno di Sachi ed era in classe con Sakura.
-Sachi!Sakura! Come va?-, chiese Ino. Sasuke si
limitò ad un cenno con la testa, mentre Sai sorrideva. Ino era una
quattordicenne davvero carina: aveva due stupendi occhi azzurri e dei capelli
lisci e dorati raccolti in una lunga coda di cavallo che le arrivava alla vita.
Era molto solare e simpatica: attaccava sempre discorso e riusciva sempre a
rincuorare gli amici quando erano un po’ giù di corda. Però quando aveva la
luna storta era meglio girare al largo, e se aveva qualche battibecco con
qualcuno, nessuno doveva intromettersi. Spesso litigava con Sakura, ma in fondo
le due ragazze si volevano molto bene e non riuscivano a tenersi il broncio per
tanto tempo. Sai invece assomigliava molto a Sasuke: aveva gli occhi neri e i
capelli scuri, solamente più corti dell’amico ed era molto più socievole e
predisposto alla conversazione. Sakura lo considerava un po’ strano: certe
volte s’intrometteva spesso nella discussione, altre se ne stava in silenzio e
preferiva ascoltare, più che parlare. Quel giorno pareva proprio che fosse
così. Sasuke, al contrario, se ne stava sempre in silenzio e raramente faceva
qualche commento.
-Tutto bene.
E’ un peccato che questa estate non ci siamo visti-, rispose Sachi.
-Già…Io sono dovuta andare da mia madre, in Italia,
mentre Sasuke è andato a Londra dagli zii-, disse la bionda. Sasuke annuì
mentre un soffio di vento scompigliò i suoi morbidi e lisci capelli scuri,
rendendolo terribilmente affascinante. Sakura ne fu stregata: d’altronde era
quasi un anno che gli andava dietro, ma si sentiva proprio come la prima volta
che l’aveva visto. Era persa nei propri pensieri, quando la voce di Ino la
riportò alla realtà: -Io adoro Londra…Se mai vincerò una borsa di studio, andrò
proprio là…-, annunciò Ino trasognata, rischiando di sbattere contro un palo,
ma deviando all’ultimo minuto. -Argh! Me la sono vista brutta!-, disse fra sé e
sé la ragazza, cercando di calmare i battitti sfrenati del suo cuore. Sachi
ridacchiò. -Cosa cavolo ridi tu!-, sbraitò Ino, brandendo il pugno verso Sachi,
rischiando di perdere ancora l’equilibrio. Sachi rise ancora più forte: -La
solita imbranata!-. -Che cosa?!-, gridò la ragazza, andandogli in contro con
sguardo assassino. Sachi velocizzò l’andatura della bici per sfuggire alla
furia di Ino. Sai sorrise. Sasuke si mise una mano fra i capelli e sospirò:
quand’è che quei due si sarebbero decisi a comportarsi come persone mature?
Finalmente arrivarono davanti al cancello della
scuola. Sasuke, Sai, Ino e Sachi smontarono dalle loro bici e le lasciarono nel
cortile scolastico, mentre Sakura si tolse i pattini e li tenne in mano finché
i quattro si divisero per andare ognuno alle proprie aule: -Ci vediamo a casa e
vedi di essere puntuale, mostriciattolo-, le disse il fratello allontanandosi. Per
tutta risposta, Sakura gli fece la linguaccia. Sasuke invece la fissò per
qualche interminabile secondo, poi le fece l’occhiolino e si diresse con Sachi
e Sai nella propria aula, lasciando la piccola Sakura in preda al rossore.
Rimase lì impalata per qualche minuto e si riscosse soltanto quando Ino le si
avvicinò con aria maliziosa: -Ti piace il moro, eh?-. Sakura abbassò lo
sguardo, imbarazzatissima: -Ma che dici?!Dai, andiamo in classe o arriveremo in
ritardo!-. La biondina fece per replicare, ma la campanella suonò e fu
costretta a interrompere la conversazione.
Sakura si ricordò di avere ancora i pattini in mano,
così corse a riporli in un armadietto e raggiunse di corsa la sua amica che la
stava aspettando davanti alla porta della loro aula: la 1° M.