-Sei stupenda stasera figlia mia!-
"mmm"la ragazza si contorceva le povere dita "gentile due volte in una sera? Qui c'è qualcosa che non va" pensava Hinata che guardava poco fiduciosa il padre.
-Come dicevo qualche istante fa-continuò l'uomo -ti dovevo dire una cosa molto importante-
Si sedette accanto a lei.
La sua figura era imponente e ispirava rispetto a chiunque la guardasse.
Hinata no. Non era mai riuscita ad ammirarlo, ne aveva sempre avuto paura.
E adesso sedeva tranquillamente accanto a lei, più affabile che mai con lo sguardo più dolce, se si poteva definire così, che avesse mai rivolto alla ragazza.
Se non era successo qualcosa di brutto allora doveva accadere, pensava la moretta.
Qualche attimo di silenzio imbarazzante poi Hiashi continuò.
-Sei molto richiesta a quanto pare. Questo dovrebbe far piacere ad una ragazza timida come te, non sei mai stata fortunata in amore-
"Ecco, prima stoccata" pensò Hinata.
-ma a quanto pare le cose si sono ribaltate...e non parlo solo di quello che è successo nella sala dei ricevimenti-spostò una ciocca scura dal viso della ragazza.
"stava cercando di accarezzarmi per caso? Perché Neji è uscito da questa stanza?"
Hiashi riassunse l'espressione distaccata e fredda di sempre.
-Senza girarci troppo intorno, stasera un nobiluomo è venuto a parlarmi di te. Ormai, cara ragazza, hai diciotto anni e sono quasi due che cerco di trovare un uomo all'altezza della mia primogenita.
Come dire quest'uomo mi è sembrato perfetto per te...-
Hinata era sbiancata di nuovo: non poteva essere non adesso che Neji si era dichiarato, non in quella stanza dove si erano scambiati il primo bacio.
"Zitto ti prego, non continuare" pensava la ragazza.
-è un pezzo grosso del villaggio della roccia…credo che tu sappia chi è-
 Hinata era in uno stato comatoso: non solo non riusciva a muovere un dito dallo shock ma non riusciva nemmeno ad emettere alcun suono.
-è il generale Ishida, ti corteggia da un bel po’ ma non pensavo certo che avesse intenzioni tanto nobili-
Hinata si girò a guardarlo tanto che suo padre tacque: la guardò per un istante poi corrugò il viso. La ragazza lo guardava assente, smarrita dalle sue parole con uno sguardo quasi disperato e supplicante.
Eccola di nuovo la timida e debole Hinata che non aveva mai avuto mai il coraggio di guardarlo negli occhi. Adesso lo stava facendo ed in un modo patetico da ragazzina sciocca e vigliacca qual’era.
Anche lo sguardo dell’uomo si indurì- dovresti essere onorata di suscitare le attenzioni di un simile personaggio…non sei altro che una ragazza sciocca! Perché mi guardi in quel modo? Non capisci che se lo sposerai vivrai il resto della tua vita come una regina!-
“Maledetto orgoglio! Non capisci che per me non conta nulla della ricchezza! Io voglio essere felice con una persona che mi ama!!!”
Hinata era ormai in lacrime. Ecco che la sfortuna si riabbatteva su di lei. Suo padre la guardava senza dire una parola, si alzò di scatto afferrandole un polso, la tirò su in malo modo e iniziò a scuoterla.
-Allora mi rispondi o no? Non ho tempo da perdere io e certamente non lascerò che rovini il tuo futuro solo perché sei una ragazzina romantica. L’amore non esiste Hinata! Te l’ho detto tante volte! Anche io e tua madre ci siamo sposati con un matrimonio combinato e, anche se per poco, abbiamo vissuto felici. Ragiona, figlia mia, avrai la vita migliore che una ragazza come te possa sognare!”
“Maschilista” pensava lei”secondo te il mio unico obiettivo è quello di vivere una vita agiata facendo da moglie ad un uomo che ha il doppio dei miei anni, sfornandogli figli per tutta la vita? Dopo essere stata sottomessa per diciotto anni a te dovrei vivere il resto dei miei giorni sottomessa a mio marito e un giorno a mio figlio?Ti detesto, accidenti!”
Hiashi lasciò la prese: la ragazza si accasciò a terre e si portò il viso alle ginocchia. Era percorsa da singhiozzi che si facevano sempre più violenti, diventavano colpi di tossi, le lacrime scendevano a fiotti:  adesso la manica del suo bel kimono di seta rosa era tutta bagnata.
Aveva pianto tante volte Hinata Hyuga e stavolta non aveva intenzione di fermarsi: sapeva che stava suscitando il disgusto del padre e di certo l’avrebbe picchiata se non si fosse fermata immediatamente. Ma non le importava:in una sera aveva avuto e perso tutto ciò che voleva. Che le importava di essere picchiata a sangue da sua padre in quello stesso momento? Per quanto le riguardava poteva morire li, quale fine migliore per una vita come la sua?
Non si degnò neanche di guardarla che uscì dalla stanza. Con il passo svelto perché sapeva che l’avrebbe colpita se fosse rimasto davanti a lei. L’aveva vista piangere tante volte, a volte per colpa sua, per Neji, per le cattiverie della sorella, per quel ragazzino che non la degnava di uno sguardo.
Mai però come questa volta.
Mentre si avvicinava al rumore di risate e di voci nella grande sala fece un grandissimo sforzo cercando di tornare di buon umore.
-O no proprio lui!-pensò l’uomo appena entrato nella stanza.
Il generale Ishida gli stava venendo incontro.
-Allora, avete parlato con vostra figlia?-
-Si, torno adesso dalla sua camera-
-E come l’ha presa?-
Hiashi fece un grande respiro -era felicissima!- e si maledisse.