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Autore: cisqua92    07/09/2014    2 recensioni
"Ho sempre odiato il mio riflesso allo specchio. Sono pienamente convinta che non riflette ciò che sono realmente.
Distorce la realtà. È un’invenzione odiosa. Subdola. Crudele. Soprattutto in quest’epoca, dove l’aspetto esteriore è più importante di quello interiore.
Ma fino a qualche anno fa, non mi importava."
Contemporaneamente alla pubblicazione de "Il Lato Oscuro", ecco qua una storia che mi sta particolarmente a cuore.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dolcetta, Lysandro, Nuovo personaggio, Rosalya, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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CAP.2 SPAZI INVISIBILI VIOLATI
 
Dopo aver scaricato la rabbia girovagando per qualche minuto senza meta, Rosa decise di sedersi sulla scalinata dell’ingresso in modo da ripensare a ciò che le era appena accaduto a mente più lucida. Ignorando gli sguardi curiosi dei suoi nuovi compagni di scuola, Rosa pensò che non trovava giusta la descrizione della sua compagna di banco fornitale dalle tre oche. Pensava che, prima di dare giudizi, bisognava conoscere molto bene una persona.
“Non si giudica un libro dalla copertina!”
Sbuffò arrabbiata e si guardò un po’ intorno allo scopo di individuare qualcosa su cui sfogarsi, ma il suo sguardo venne nuovamente catturato dalla sua compagna di banco ancora intenta a leggere sotto l’albero.  Anche se lontana, Rosa ebbe modo di osservarla meglio. Era seduta a gambe incrociate e poggiava la schiena contro il tronco dell’albero, la testa bassa e lo sguardo rivolto al libro aperto e appoggiato alle gambe. Indossava una semplice tuta, forse un po’ troppo grande per lei, e delle scarpe da tennis. I capelli rosso amaranto, erano raccolti in una sciatta coda alta che non rendeva giustizia al suo colore di capelli e la frangetta, troppo lunga, le nascondeva gli occhi, ulteriormente nascosti dagli occhiali da vista. A quella vista Rosa arricciò le labbra.
“Ha bisogno che qualcuno l’aiuti col look, questo è vero. Ed è vero che è un po’ robusta, ma questo non vuol dire che sia una brutta persona. E poi si può rimediare!”
 Si alzò e raggiunse la ragazza, la quale non si accorse della sua presenza e continuò a leggere. Rosa sorrise e congiunse le mani dietro la schiena.
- Ehi, ciao. -
La ragazza sobbalzò a alzò lo sguardo verso Rosa. In questo modo, quest’ultima ebbe modo di vedere il colore dei suoi occhi per la prima volta. Nocciola.
- Accidenti! Ma lo sai che hai dei bei occhi? -
La ragazza strinse le labbra e arrossì appena, poi tornò a leggere il libro.
- Non.... sono niente di speciale. -
- Ah no? -
La ragazza scosse la testa. Rosa inclinò la testa di lato e la osservò ancora.
“Non capisco se la sua è timidezza o se c’è qualcosa sotto.”
Decise di sedersi accanto a lei e notò che la ragazza si spostò appena, sciogliendo le gambe e portandole al petto nascondendo il libro. A Rosa non sfuggì quel particolare: spostandosi, aveva creato un confine invisibile tra loro, dove non vi era alcun contatto fisico. Rosa non volle insistere e rimase immobile e in silenzio, aspettando il momento giusto che arrivò quando vide la ragazza riprendere a leggere e rilassare leggermente i muscoli. Sorrise. E quel sorriso, non sfuggì alla ragazza.
“Perché sorride? Perché è qui?”
- Per-perché sei venuta qui? -
- Oh beh, i miei genitori stanno divorziando e la mamma ha voluto avvicinarsi alla zia, cioè a sua sorella, per non restare sola. Sai è un momento delicato… comunque, siamo qui da tre settimane, ma tra una cosa e l’altra ho iniziato scuola solo oggi. Inoltre, mia mamma e mia zia stanno per aprire il loro primo negozio in proprio quindi puoi solo immaginare il casino che c’è in casa! Senza contare il fatto che domani ci sarà l’inaugurazione del negozio. Ti andrebbe di venire? Fanno degli sconti apertura per i clienti! Ah, ho dimenticato di dirti che mamma è un’estetista mentre la zia è parrucchiera… perché mi guardi così? Ho qualcosa sul naso? -
- Oh! No no. -
La ragazza non si era accorta che, durante tutto quel monologo, la stava fissando shockata e con la bocca aperta. Arrossì imbarazzata e tornò a leggere il libro. Anche se leggere non era il termine appropriato, dato che, presa dall’ansia, non riusciva a leggere una sola parola. Quindi, sfogò la sua inquietudine sulle pellicine, come faceva sempre. Nemmeno questo gesto sfuggì a Rosa.
- Sai, non dovresti mangiarti le pellicine. Potrebbe venirti il giradito! -
- Il… cosa? -
- Un’infezione. È brutta, sai? Mamma mi ha detto che ti si gonfia il dito e… -
“Ma quanto parla?”
- S-scusa ma… io ti ho chiesto perché… sei venuta qui vicino a me… non perché ti sei trasferita. -
- Oh! Accidenti che figura… scusa, avevo frainteso. Beh… perché voglio conoscerti. -
- Come? -
La ragazza si voltò di scatto verso Rosa, la quale restò sorpresa nel vedere la sua espressione.
- Voglio conoscerti. -
- M-ma… perché? -
- Come perché? - Sorrise - Sei una mia compagna di classe e mi piacerebbe instaurare un bel rapporto con tutti quanti! Anche con te. -
La ragazza scosse la testa incredula.
- Ma… prima ti ho vista… parlare con Ambra… non ti ha parlato di me? -
- Eccome se lo ha fatto. Ma a me non interessano i giudizi altrui. Per giudicare bisogna conoscere, no? Quindi ricominciamo! -
Rosa si alzò e invitò la ragazza a fare altrettanto. Titubante, quest’ultima si mise in piedi chiudendo il libro e osservandola sospettosa ma curiosa al tempo stesso. Prima d’ora, nessuno si era preso la briga di interessarsi a lei e, anche se la situazione le sembrava strana, le faceva piacere. Rosa sorrise e le porse la mano.
- Ciao! Io mi chiamo Rosa. Ho tredici anni e mi sono trasferita qui da poco. Tu come ti chiami? -
La ragazza osservò prima la mano tesa e poi Rosa.
Stava sognando? O era tutto vero? Una “bellissima” si stava presentando a LEI e voleva conoscere il SUO nome? Perché?
“Ci sarà qualcosa sotto? Magari uno scherzo… sarà d’accordo con Ambra? Però… i suoi occhi mi sembrano sinceri… che devo fare?”
Rosa attese pazientemente che la ragazza davanti a lei prendesse coraggio e le afferrasse la mano. Sorrise radiosa quando lo fece e restò piacevolmente sorpresa nel sentire la presa salda e forte della ragazza, al contrario di ciò che potrebbe sembrare o dimostrare l’espressione tesa ed imbarazzata sul suo viso paffuto.
- Io… mi chiamo Catelynn. Ho… tredici anni e abito qui. -
Rosa rise felice e questo strappò un sorriso anche a Catelynn.
- Ti posso chiamare Cate? Anzi no! Lynn! Posso? -
Catelynn annuì non del tutto convinta. Nessuno abbreviava il suo nome, tranne i suoi genitori, e la cosa le parve molto strana.
“Al massimo lo storpiano in “ciccio-lynn”.”
Rosa lasciò la presa e, tornando a incrociarle dietro la schiena, disse una particolare frase che fece girare la testa a Catelynn e che la lasciò confusa più che mai.
- Diventiamo amiche, ti va Lynn? -
La campanella suonò proprio in quel momento
   
 
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