Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: FiammaBlu    07/09/2014    1 recensioni
Ho scritto questo romanzo molto tempo fa, si può dire sia stato il primo lavoro serio in cui mi sono cimentata. Ve lo propongo e spero vi divertirete anche voi a seguire i tre fratelli protagonisti della storia nelle loro avventure che li porteranno a crescere e a prendere in mano le redini della famiglia.
L'ambientazione è fantasy, inventata, ma segue le regole di D&D.
Sono 30 capitoli.
Il boia, che stava per tirare la leva della botola, si fermò guardandola. Sanie salì sulla piattaforma seguita da due soldati della Guardia Reale del Sultano. Indossava uno stupefacente abito bianco, quasi trasparente, che poco lasciava all'immaginazione. I capelli ricci e lunghi erano sciolti in una nuvola sulla schiena e indossava un paio di sandali bassi e ricamati.
Artiglio Rosso osservò ogni suo passo, la bramava e ammirava con lo sguardo e sorrideva della sua audacia. Sanie lo raggiunse, si asciugò le lacrime che scorrevano incessanti, lo fissò qualche istante, gli circondò il collo con le braccia sensuali e lo baciò profondamente.

**************************
Se il font vi sembra piccolo, usate CTRL+rotella del mouse avanti per ingrandire il browser (con rotella indietro riportate alla forma originale).
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

17. L'esecuzione


Quando Kathe si svegliò nel tardo pomeriggio, si trovò a guardare la schiena nuda della sorella. Storse la bocca avvertendo un dolore diffuso e pulsante a ogni muscolo, in punti che neanche sapeva di avere. Sbadigliò e si distese gemendo.

- Buongiorno - le disse Celia dolcemente sedendosi sul bordo del letto e indossando la consueta tunica grigia.

- Mi fa male dovunque... - si lamentò Kathe. L'occhio le cadde sul grande libro di magia posato sulla scrivania e il suo sguardo si illuminò. Celia sorrise e si rialzò.

- Ti consiglio un bagno - suggerì celia. Aveva tutti i capelli arruffati ed una faccia buffa e assonnata. Si alzò lentamente avvolgendosi nel lenzuolo e si diresse alla port

- Dove sono i bagni? - le chiese gentilmente Celia. Lei si voltò con sguardo scuro.

- Ti accompagno - Celia sorrise e la accompagnò. Kathe si trascinava per i corridoi come un fantasma.

- Ho fame - disse dopo qualche minuto. Celia aprì la porta dei bagni del Monastero riservati alle donne ed entrarono.

- Prima lavati, poi andremo a mangiare qualcosa. Io devo andare adesso, non perderti. Ci sono molti chierici, chiedi aiuto se hai bisogno - Kathe sbadigliò spalancando la bocca in modo poco femminile.

- Klod dov'è? -

- Non lo so - Celia sospinse la sorella - Lavati bene - suggerì sorridendo.

Kathe si inoltrò lentamente nei bagni e Celia tornò nella camera che le era stata assegnata. Aveva dormito poco, quando erano arrivati, Kathe, Klod e Erik erano potuti andare a dormire, mentre lei e gli altri cavalieri erano stati ascoltati dall'Alto Chierico insieme a Sir Ogrimar e al Principe Lewel.

Il baule non era stato recuperato e l'Alto Chierico aveva corrucciato la fronte e aveva borbottato. Dopo tutto quello che avevano fatto aveva anche il coraggio di lamentarsi! Celia dovette imporsi di mantenersi calma e non invitare il vecchio ad andarci lui nel covo della Fratellanza la prossima volta a prendere Artiglio Rosso.

Sir Alish, Sir Mark e il Principe vennero trattenuti mentre lei e i quattro cavalieri lasciati andare. La prima cosa che aveva fatto era stata spogliarsi e buttarsi in una tinozza. Khul era stato messo insieme a suo fratello e Klod e Erik erano da qualche parte a bere in città. A volte invidiava davvero la libertà che avevano.

Sollevò il medaglione dell'Ordine bagnato dall'acqua saponata. Fede, onore, regole magia, arma, erano le cinque parole fondamentali per un allievo che volesse diventare Chierico Cavaliere. Ma nell'Ordine c'erano tanti intrighi, tante trame e molto cavalieri non rispettavano affatto il codice del Monastero, soprattutto quando lontani. Mise la testa sotto l'acqua scacciando quei pensieri negativi e si lavò i capelli. Erano troppo lunghi anche legati con la treccia, quando li scioglieva se li trovava dovunque, prima o poi avrebbe dovuto tagliarli.

L'Alto Chierico li aveva informati che il giorno seguente Artiglio Rosso sarebbe stato impiccato nella piazza centrale di Mitrander dalla milizia del Sultano. La Principessa Sanie inveì contro tutti i chierici minacciandoli di morte certa quando arrivò una delegazione del Sultano a prendere lei con una carrozza tutta d'oro e una gabbia per Artiglio Rosso. Però Celia notò le lacrime che bagnavano i suoi occhi. Se davvero amava Artiglio Rosso il giorno dopo sarebbe stato messo a morte e lei non l'avrebbe rivisto mai più. Era impossibile stabilire se il Sultano e la Fratellanza fossero in combutta, né se lui sapesse o meno quanto la figlia fosse coinvolta. Aveva udito Mark e Sir Alish discutere di questo, temevano che lasciare Artiglio nelle mani del Sultano non fosse cosa da fare. Avrebbero potuto permettergli di scappare vanificando tutto il loro lavoro.

Quando era tornata in camera, Kathe dormiva beatamente e lei si era soffermata a guardarla un istante. Ricordava ancora il terrore che le aveva attanagliato il cuore quando aveva pensato che fosse morta.

Un bussare discreto alla porta l'aveva riscossa. Aveva aperto stancamente asciugandosi le lacrime. Janos aveva sussultato al vederla.

- Stai bene? - le aveva chiesto sussurrando e avvicinandosi. Aveva gli occhi scuri e le labbra tirate e sembrava in procinto di piangere. Lei rimase sulla porta.

- Va tutto bene, è solo la tensione che se ne va - gli sorrise.

- Tutto il Monastero parla della vostra incursione nel Covo della Fratellanza - era entusiasta e orgoglioso.

- Devo dormire un po' Janos, non sto in piedi, stasera ti racconterò ogni cosa, prometto - Janos era arrossito lievemente e si era tirato indietro.

- Scusami non volevo essere inopportuno - aveva detto abbassando lo sguardo.

- Non sei stato inopportuno, sono solo stanca - aveva richiuso la porta e si era buttata sul letto. L'ultima cosa che voleva in quel momento erano le sue attenzioni anche se era stato gentile a preoccuparsi.



Celia si risvegliò bruscamente e Kathe non era nel suo letto. La udì chiacchierare dal corridoio. Quando aprì la porta c'erano tre cavalieri con lei, che si affannavano ad essere gentili. Celia si passò una mano sugli occhi.

Entrò strizzandole l'occhio.

- Questi cavalieri sono stati così gentili da riaccompagnarmi Celia, l'avresti mai detto che ci sono ancora uomini così in giro? Mi ero perduta andando in bagno - le disse con aria civettuola.

Celia ringraziò i chierici e chiuse la porta.

- Perché devi fare sempre così? - chiese sistemandosi la tunica grigia.

- Perché a me la compagnia maschile piace sorella - disse serafica Kathe spazzolandosi i capelli.

Celia la guardò con occhi roventi.

- Piuttosto cerca di non fare un pasticcio con Erik e Lewel, d'accordo? - Kathe la guardò come se cadesse dalle nuvole.

- Ma che dici Celia? Non c'è niente fra noi! - era indignata ma conosceva troppo bene la sorella per cadere in queste piccole recite.

Celia la guardò intensamente e lei arrossì.

- Non trovi che siano entrambi affascinanti e misteriosi? - se ne uscì dopo qualche secondo ammettendo ogni cosa.

- Non è il tipo d'uomo che piace a me ma capisco che tu ne possa essere attratta, fai solo attenzione e ricordati che qualsiasi cosa deciderai di fare, impatterà sul tuo futuro - si mise gli stivali e legò i capelli in una lunga treccia bionda.

- E tu invece? Come va col nostro Cavaliere tenebroso? - domandò Kathe avvicinandosi nuda e indossando una delle tuniche blu della Scuola di Magia. Era inutile continuare a fingere un ruolo che non era più necessario. Celia si oscurò e la sorella capì che non era argomento su cui scherzare.

- Va benissimo, lui sta al suo posto, io al mio. Il prossimo anno potrò diventare Chierico Cavaliere, non voglio insinuazioni che macchino il mio avanzamento. Ho speso troppo tempo e troppe energie per rovinare ogni cosa - si diresse alla porta - Vuoi mangiare o no? - chiese Celia. Kathe si mise gli stivaletti in fretta, ripose il libro sotto il materasso e corse dietro alla sorella coi capelli che svolazzavano.



La cena trascorse tranquilla. Celia cenò ad un tavolo coi suoi fratelli, Erik, Janos e i due nani a cui era stata concessa la libertà visto l'aiuto concreto che avevano dato.

Il Principe Lewel era ad un tavolo con Sir Ogrimar, che quel giorno l'aveva lasciata in pace, Sir Alish e Mark.

Khul raccontò ogni cosa al fratello, abbondando in particolari ed esagerando. L'incendio divenne un abisso di fuoco, la scalata un'impresa epica, l'incursione alle prigioni un'azione da manuale. Kathe e Erik raccontarono la loro prigionia e la liberazione del Principe elfico e Celia raccontò come lo avevano conosciuto molti mesi fa senza sapere chi fosse realmente.

Né a lei né a Erik sfuggirono le occhiate che lanciò spesso verso il tavolo dei cavalieri. Klod, che per Celia non aveva chiuso occhio, propose di andare in un posto vicino alla piazza centrale che serviva un ottimo liquore con della frutta secca ed era frequentato da molti.

L'idea venne appoggiata soprattutto dai nani e si unirono anche Kathe e Erik. Celia declinò, non amava particolarmente bere e l'ultima volta che l'aveva fatto si era lasciata andare con Janos e non era una situazione che doveva ripetersi.

- Sei sempre la solita, Celia - brontolò Kathe alzandosi.

- Kathe, questo è un Monastero, ti ricordi? Io sto cercando di diventare un Chierico Cavaliere dell'Ordine. Là a quel tavolo c'è il mio comandante Sir Ogrimar che mi mette alla prova una volta sì e una sì... - sussurrò Celia sibilando. Janos ridacchiò e lei lo fulminò con la sguardo.

- Fai come ti pare - concluse la sorella.

Sir Mark vide i fratelli di Celia alzarsi e uscire dalla mensa seguiti dai nani e dal ladro. Lei invece rimase seduta al tavolo con Janos. Non era la prima volta che li vedeva insieme ed era ovvio che il messo di Fir Ze, lo ricordava qualche anno prima come un giovane promettente Cavaliere, fosse attratto da lei. Socchiuse gli occhi infastidito, la gelosia non era un sentimento che gli apparteneva e finora non gli era mai interessato cosa facessero le donne che frequentava quando non erano con lui. Ma iniziò a domandarsi se fra loro ci fosse stato qualcosa di più della semplice amicizia. Janos si avvicinò, le sussurrò qualcosa e lei rise. Aveva un cucchiaio di legno in mano, che spezzò improvvisamente facendo voltare gli altri. Si scusò borbottando qualcosa di incomprensibile.

Si alzarono e quando uscirono Janos la accompagnò mettendole una mano sul fondo della schiena. Era solo un ragazzino e quella sua reazione era inutile e ingiustificata. Inoltre Celia poteva fare quello che voleva della sua vita.

Sir Alish stava raccontando in che modo aveva catturato Artiglio Rosso abbondando nei particolari erotici e l'idea di Janos e Celia a letto insieme gli gelò il sangue nelle vene.

- Scusate - si alzò congedandosi con un lieve inchino della testa. Gli altri lo guardarono per un istante, poi Sir Alish continuò il suo racconto.

Non voleva fare scenate ma solo capire come stavano realmente le cose. Anzi no, in realtà voleva uccidere Janos e costringere Celia alla ragione ma sapeva che non avrebbe fatto nessuna delle due cose. La luna illuminava l'interno del Monastero e si udivano i rumori della città oltre le mura protettive. Li cercò nella corte ma era deserto, spostò lo sguardo e li vide in alto sul camminamento. Mentre andava a passo spedito una parte di lui non si riconosceva, quella riflessiva e fredda, l'altra era completamente oscurata ed era quella che lo spingeva su per quelle scale.

- Dopo l'esecuzione domani ripartiremo, non vedo l'ora di tornare a casa - disse Janos sorridente.

- Hai qualcuno che ti aspetta? - domandò Celia strizzandogli l'occhio e sorridendo.

- Sì, la mia famiglia, mia sorella che ha dieci anni, è una piccola peste e un po' mi ricorda tua sorella Kathe -

- Spero che da grande non diventi come lei! - esclamò Celia ridendo insieme a Janos.

- Qui il clima è indubbiamente più caldo, nonostante l'ora, fuori si sta bene - fece notare il giovane appoggiandosi alle mura e guardando la città. C'erano ancora molte candele accese nelle case e alle finestre aperte si potevano vedere scene di vita casalinga.

- Sì, il mare mitiga probabilmente - ammise Celia.

- Mi volevo scusare per il mio comportamento - iniziò Janos - Durante il viaggio vorrei riprendere con le lezioni, sia di allenamento che di studio, e non vorrei che ciò che ho fatto possa modificare questo stato di cose - lo disse tutto d'un fiato.

- Non pensarci Janos, altrimenti non sarei qui ora se avessi qualcosa da recriminarti - gli sorrise lei. Lui annuì guardandola.

- Ciò non cambia quello che provo nei tuoi confronti, ma non sono un animale, so trattenermi. Adesso è meglio che vada, non vorrei essere costretto a rimangiarmi la parola - disse serrando le labbra. La tunica grigia da messo scendeva morbida e quando l'aveva baciata aveva sentito ciò che nascondeva. Non attese neanche che lei rispondesse, si voltò e proseguì lungo il camminamento.

Celia lo osservò andare via. Si sedette a terra con le spalle al muro. Non si era mai ritenuta una bella ragazza, non pensava mai a sé stessa da quel punto di vista e prima Mark, ora Janos, non riusciva a capire cosa trovassero in lei e soprattutto perché fosse così strano che lei volesse dedicarsi all'Ordine, invece che alla famiglia…

Il pensiero della famiglia le fece tornare in mente Kathe chiusa nella cella nel covo della Fratellanza. Era un mistero come potesse essere ancora viva. Aveva cucito nell'interno della tunica una tasca dove teneva un ritratto a olio di loro tre che gli aveva fatto Mahatma molti anni fa. Il tessuto era sgualcito e i colori non si vedevano molto ma Celia lo guardava con gli occhi del ricordo.

Mark percorse a grandi passi il camminamento ma non erano più lì. Poi notò qualcosa nell'ombra a fianco del muro, immaginandoli avvinghiati colmò rapidamente lo spazio che li separava. Ma si bloccò, Celia era seduta a terra e Janos non c'era.

- E' una splendida serata - esordì lui appoggiando i gomiti sulla balaustra di pietra, il cuore che gli martellava instancabile in petto.

Celia sussultò, era così presa dai ricordi da non accorgersi che si era avvicinato.

- Sì, molto bella e non fa freddo - notò che sulla destra, poco più avanti, c'erano due chierici sul camminamento che facevano la ronda.

- A Torap, mio padre non permette di passeggiare sul camminamento del Monastero - ridacchiò il Cavaliere. Si era reso ridicolo anche troppo con sé stesso, non l'avrebbe fatto anche con lei dicendole perché era salito lassù.

- Tuo padre è l'Alto Chierico ed è molto severo ed esigente - aggiunse Celia sorridendo nel buio. Mark si sedette a terra vicino a lei distendendo le lunghe gambe.

- E' molto affezionato a te - disse guardando il suo profilo e si accorse che teneva qualcosa in mano.

- Fu lui a convincermi a entrare nell'Ordine - sorrise lei al ricordo ancora vivido di quel momento nonostante fossero passati molti anni.

- E' sempre stato molto convincente - ammise il Cavaliere. Celia sollevò la piccola tela col ritratto.

- Eravamo nel nostro giardino nella Villa estiva. Vostro padre venne per il battesimo di mio fratello Klod, che era nato da pochi mesi. Si sedette accanto a me e iniziò a parlarmi dei Chierici Cavalieri. Non sono mai riuscita a capire se ciò che vidi fu un sogno, la mia immaginazione o un suo incantesimo - sorrideva guardando la cosa che teneva in mano. Mark si sporse incuriosito e lei glielo porse.

- Lo disegnò per me il nostro giardiniere quando partii - sussurrò lei persa nei ricordi. Il tessuto rappresentava i tre fratelli molto più giovani di come erano adesso.

- Siete davvero molto uniti - disse Mark restituendoglielo.

- Non posso immaginare che gli capiti qualcosa, a nessuno dei due - sussurrò guardando davanti a sé.

- Per questo saresti andata comunque nel covo della Fratellanza - puntualizzò lui fissandola. Lei si voltò, una singola lacrima scese sulla guancia destra.

- Per questo sarei andata comunque - annuì lentamente, sollevò una mano stizzita e cancellò la lacrima.

- E' piacevole avere qualcuno che si preoccupa per te - doveva essere un legame davvero forte.

- L'avevo immaginata morta, violentata, e altre mille cose diverse in quelle ore in cui sono stata costretta ad attendere - sibilò con la voce rotta dall'emozione. Guardava davanti a sé, immobile e tesa. Piangeva in silenzio e Mark la lasciò in pace anche se avrebbe voluto abbracciarla e riempirla di baci per scacciare quella tensione.

Sentì improvvisamente la mano di lei insinuarsi sotto la sua appoggiata sulla pietra. Gliela strinse delicatamente ma con fermezza rimanendo immobile, gioendo per quel contatto, felice di essere lì in quel momento e dandosi dello stupido per i suoi pensieri precedenti.

Rimasero così a lungo, la sentì rilassarsi e smettere di piangere sommessamente. Poi lei ruppe il contatto.

- Scusami, non è da me cedere così alle emozioni, grazie per essere rimasto - sussurrò lentamente. Si alzò in piedi scuotendosi la veste.

- Lo sai che mi ha fatto piacere essere qui - gli disse lui rimproverandola - E non devi preoccuparti, nessun Cavaliere saprà di questo tuo momento di debolezza - aggiunse alzandosi e sorridendo. Celia rimase seria e Mark scoppiò a ridere. I due chierici di ronda si voltarono, poi tornarono a passeggiare.

- Prendi tutto sullo scherzo - ribadì con voce gelida.

- Sono contento che almeno uno di noi due lo faccia ogni tanto - le disse fissandola.

- Chiedo il permesso di andare - Celia fece un lieve inchino. Mark annuì e lei percorse a rapidi passi il camminamento oltrepassando i due chierici e dirigendosi alle scale dalla parte opposta.

Era testarda, caparbia e orgogliosa ma nonostante ciò voleva conquistarla e convincerla che potevano restare insieme nonostante fossero cavalieri. Forse avrebbe cambiato idea una volta raggiunta quella carica che tanto bramava. Domani sarebbero ripartiti nel pomeriggio dopo l'esecuzione e quel mese di viaggio che li separava da Torap sarebbe stato un incubo.



La piazza era gremita, c'era così tanta gente che non si riusciva a camminare. Uno sgradevole odore di sudore e di bestiame saturava l'aria. Celia si fece spazio tra la folla cercando di raggiungere Janos e altri chierici che si trovavano nei pressi della forca allestita per l'occasione.

- Preferirei di gran lunga tornare in quella taverna e bere qualche birra che essere qui a vedere un uomo penzolare dal cappio... - borbottò Klod dando uno spintone ad un uomo grasso che colava sudore.

- Terminata l'esecuzione partiremo immediatamente, non voglio doverti raccogliere in qualche bassofondo di Mitrander... - ribadì Celia guardandolo storto.

- Fa caldo! - si lamentò Kathe scuotendo un grande ventaglio che aveva acquistato la sera precedente al mercato. C'erano migliaia di mosche e altri fastidiosi insetti che ti volavano intorno e mordevano senza sosta.

- Dov'è Erik? - chiese alla sorella intravedendo Janos che le fece un cenno.

- E' andato a vendere le porcellane, ci raggiungerà appena possibile - rispose Kathe guardandosi intorno.

- Ma che bisogno c'era? - sbuffò Klod guardando la sorella.

- Ha detto che tanto valeva realizzare qualcosa da quelle porcellane - Kathe fece spallucce. Avevano raggiunto l'impalcatura di legno. Dietro di essa c'era già un carro con le sbarre che teneva rinchiuso Artiglio Rosso.

- Sei arrivata appena in tempo Celia - le disse Janos indicando il boia che apriva la gabbia.

Celia individuò Sir Ogrimar, Sir Alish e Mark insieme all'Alto Chierico di Mitrander. Non c'era il Principe Lewel che credeva avrebbe partecipato ma forse per una questione di sicurezza lo avevano lasciato tra le mura protettive del Monastero.

Klod fece passare avanti Kathe che aveva seguito il consiglio della sorella e aveva acconciato i capelli sulla nuca coprendoli con un turbante come usava da quelle parti.

Il boia, un gigante dalla pelle d'ebano con una tunica lunga e nera, prese Artiglio Rosso per un braccio trascinandolo con fermezza. Era legato ai polsi e alle caviglie con catene robuste. Salirono le scale, lo posizionò sotto il cappio e glielo passò intorno al collo assicurando bene il nodo.

Celia colpì col gomito Klod attirando la sua attenzione verso una carrozza bianca e regale. Chissà se il Sultano sapeva che la figlia era lì. La porta della carrozza si aprì e Sanie uscì lentamente. Il pubblico che mormorava si zittì. La bellissima Principessa piangeva ininterrottamente ma manteneva il passo regale mentre si avvicinava alla forca. Stava dicendo a tutti quale era il suo ruolo in quella faccenda e quali i sentimenti che la legavano al bandito.

Il boia, che stava per tirare la leva della botola, si fermò guardandola. Sanie salì sulla piattaforma seguita da due soldati della Guardia Reale del Sultano. Indossava uno stupefacente abito bianco, quasi trasparente, che poco lasciava all'immaginazione. I capelli ricci e lunghi erano sciolti in una nuvola sulla schiena e indossava un paio di sandali bassi e ricamati.

Artiglio Rosso osservò ogni suo passo, la bramava e ammirava con lo sguardo e sorrideva della sua audacia. Sanie lo raggiunse, si asciugò le lacrime che scorrevano incessanti, lo fissò qualche istante, gli circondò il collo con le braccia sensuali e lo baciò profondamente.

Si scostò da lui al limite della botola, restando con lo sguardo fermo sull'uomo che amava, ricambiato da lui allo stesso modo, fece cenno al boia, che tirò la leva impiccandolo. Sanie lo guardò morire, poi si voltò a guardare la folla. Aveva uno sguardo glaciale e terribile, carico di rabbia e vendetta.

Fece un passo verso la carrozza e una freccia la colpì in pieno petto. La prima non era ancora entrata del tutto che ne seguì immediatamente una seconda e una terza. La piazza urlò all'unisono, le guardie scattarono, i chierici corsero verso la Principessa.

Celia e Klod si guardarono. L'arciere era stato talmente veloce che poteva essere solo quello che aveva rapito Kathe ed Erik. Si guardarono intorno ma poteva aver scoccato i suoi dardi da qualsiasi finestra.

- Non troveranno mai quell'arciere - la voce di Erik li raggiunse dal delirio che li circondava. Celia notò che si avvicinò immediatamente con atteggiamento protettivo a Kathe.

- Torniamo al Monastero, è inutile restare in questa calca - suggerì Janos lanciando un'ultima occhiata alla piattaforma dove Artiglio Rosso pendeva ondeggiando lentamente e la sua Principessa giaceva morta in un lago di sangue.

Celia annuì, girarono intorno alla piattaforma, evitando la calca della folla, e si diressero rapidamente al Monastero.

- Che storia incredibile - commentò Kathe.

- Sembrava amarlo davvero - aggiunse Erik - Quel bacio ha dimostrato a tutti come stavano davvero le cose -

- Era un brigante, rubava, rapiva e uccideva, se scegli un tipo d'uomo sai cosa aspettarti... - disse Celia borbottando.

- Non mi sembri molto esperta per giudizi del genere -  la rimbrottò la sorella sbuffando.

- Non lo sono ma non mi sceglierei mai un uomo del genere se potessi - ammise Celia tenendo lo sguardo fisso davanti a sé, non voleva che Kathe capisse che non riteneva Erik alla sua altezza.

- Oh no, certo, la mia sorellina perfetta sceglie i suoi amanti fra i cavalieri dell'Ordine infatti! - ringhiò Kathe facendoli voltare tutti, per ultima Celia. Janos sollevò un sopracciglio perplesso.

- Come io non interferisco nelle scelte discutibili dei tuoi uomini, non provare a farlo con me - sibilò Celia tornando a camminare. Kathe avrebbe voluto ribattere ma Klod le dette di gomito e lei si zittì borbottando.

In pochi minuti, in tutta la città si sapeva dell'assassinio. La gente parlottava per le strade, alcuni correvano verso la piazza, altri scappavano da essa. Quando videro le confortanti mura del Monastero, Celia tirò un sospiro di sollievo. I portoni si aprirono e nella corte interna incontrarono i due nani gemelli Khul e Kurtz che discutevano animatamente con un divertito Lewel. Appena li videro entrare compresero che c'era qualcosa che non andava.

- Cosa è accaduto? - chiese il Principe elfo senza staccare gli occhi da Kathe.

- Hanno assassinato la Principessa Sanie - disse Celia proseguendo verso le stanze di Sir Ogrimar. Janos andò direttamente alle stalle.

- Sarà meglio prepararci a partire - disse Erik raggiungendo il suo carro, pieno di meravigliosi tessuti, spezie e profumi che avrebbe rivenduto a caro prezzo a Torap.

- Voi cosa avete intenzione di fare? - chiese Klod ai due nani. Erano compagni di bevuta perfetti oltre che guerrieri indomiti e coraggiosi. I due gemelli si guardarono colti alla sprovvista.

- Siamo soli, non abbiamo nessuno che ci leghi qui, forse è ora di tornare alla nostra terra, a nord - disse Khul.

- Ci uniremo volentieri alla carovana se ci volete con voi - aggiunse Kurtz lisciandosi la barba.

- Saremo scortati da una colonna di chierici, cosa volete di più - sorrise Klod dando una pacca sulla spalla ad entrambi i nani. Lewel sorrise.

- Sarà un viaggio interessante - commentò l'elfo fissando Kathe che aiutava Erik a sistemare le cose sul carro.

- Se posso permettermi, Principe, vi consiglio di fare attenzione con mia sorella - gli sussurrò Klod sotto lo sguardo attento dei due nani.

- Durante il nostro viaggio non avevi alcun problema a dirmi le cose come stavano e non usavi titoli - borbottò Lewel, e i due nani ridacchiarono.

- Le cose cambiano, Principe - ammiccò Klod - Prepariamo i cavalli? - aggiunse poi incamminandosi verso le stalle.

Quando l'Alto Chierico e i Chierici Cavalieri tornarono, era ormai pomeriggio inoltrato. Il comandante delle guardie reali li aveva trattenuti per ascoltare la loro versione. La città era stata chiusa, le porte sbarrate, e c'erano in giro centinaia di soldati armati fino ai denti. La Principessa Sanie era stata trasportata alla reggia seguita da cittadini che piangevano e si disperavano.

- Hianick dove sei?! - gridò Sir Ogrimar. Klod si affacciò dalla stalla, Kathe dal carro e Celia uscì di corsa dagli alloggi dei Cavalieri rossa in volto. Sir Mark e Sir Alish sorrisero guardandosi.

- E' tutto pronto Sir - rispose la giovane che si accorse immediatamente di quanto fosse irritato per essere stato trattenuto.

- Sir Alish, la colonna pronta nel cortile in dieci minuti. Sir Mark, con me dall'Alto Chierico, finiamo questa farsa e andiamocene da qui prima che cambino idea e ci chiudano dentro - gridò Sir Ogrimar infastidito. Celia esalò il respiro, contenta che l'avesse ignorata. Si voltò per tornare negli alloggi e caricare le casse sul grande carro.

- Hianick portami il bauletto! - gli gridò dall'altra parte della corte. Celia sussultò e si mise a correre, Klod e Lewel sorrisero e lei gli lanciò un'occhiataccia. E credeva di averla scampata…

Quando entrò nello studio dell'Alto Chierico, Sir Ogrimar stava discutendo animatamente con lui. Mark le lanciò un'occhiata di ammonimento e lei rimase in silenzio. La discussione verteva sul baule di monete d'oro e sull'assassinio della Principessa. Il Sultano riteneva in qualche modo responsabili i chierici del Monastero e gli aveva interdetto l'accesso a palazzo.

L'Alto Chierico girava a loro il problema ma Sir Ogrimar non ci stava a rimanere incastrato in quella città puzzolente per chissà quanti mesi.

- Ci abbiamo messo anni per riuscire a suscitare interesse e rispetto in questi popoli barbari e schiavizzati. Voi arrivate e in due giorni, dico due giorni, vi fate scappare Artiglio Rosso, distruggete il loro covo e il giorno della sua impiccagione permettete che i suoi sicari lo vendichino impalando la Principessa di Agrabaar! - l'Alto Chierico picchiò un pugno sulla scrivania. Celia pensò immediatamente alla palla di fuoco di Kathe e abbassò lo sguardo al suolo.

- Abbiamo ripreso Artiglio Rosso e lo abbiamo assicurato alla guardia reale, se loro non sono capaci neanche di difendere la loro Principessa, cosa possiamo farci noi? - ribadì ringhiando Sir Ogrimar, poi si voltò verso Celia e le prese il baule dalle mani. Lo aprì e tirò fuori una pergamena sigillata. L'Alto Chierico lo guardava con sospetto.

- Questa è una missiva dall'Alto Chierico di Fir Ze nel caso le cose fossero degenerate - la sbatté sul tavolo, chiuse il bauletto e porgendolo a Celia si apprestò ad uscire.

- Non vi ho ancora congedato Sir Ogrimar! - gridò l'Alto Chierico con gli occhi fuori dalle orbite. Mark tratteneva a stento una risata.

- Mi sono appena congedato - rispose di spalle Sir Ogrimar senza neanche voltarsi. Celia era sicura che all'Alto Chierico sarebbe venuto un colpo, aveva la faccia paonazza e gli occhi iniettati di sangue. Mark uscì celando un sorriso e lei lo seguì chiudendo la porta dello studio.

- Sir Mark, acceleriamo le operazioni di uscita, voglio raggiungere lo stretto quanto prima - ordinò Sir Ogrimar. Nella corte interna i chierici erano già a cavallo, Sir Alish che gridava ordini. I due nani su pony pezzati robusti, il Principe Lewel e Klod affiancavano il carro che a cassetta aveva Erik e Kathe.

- Sembra che Sir Alish abbia intuito i vostri pensieri - ridacchiò Mark. Janos gli stava venendo incontro tirando per le redini i due cavalli dei cavalieri e le lanciò uno sguardo interrogativo. Lei fece cenno che gli avrebbe raccontato tutto dopo. Celia rimise il bauletto al suo posto nel grande carro, raggiunse rapidamente il cavallo, le grandi doppie porte del Monastero di Mitrander si aprirono e uscirono nella città agitata e piena di soldati.



Per tutto il viaggio fino allo stretto, i cavalieri furono nervosi, si guardavano intorno e si aspettavano imboscate dai seguaci della Fratellanza di Sangue ma non accadde niente. La traversata fu tranquilla come la sosta nel Monastero di Roghudi. Avere i suoi fratelli vicino rese il viaggio di ritorno meno stressante. Era impossibile dimenticare il bacio di Janos sulle mura, così Celia si tenne sempre occupata attenendosi scrupolosamente ai suoi doveri nei confronti di Sir Ogrimar. Quando la sera aveva del tempo libero, studiava con Janos assicurandosi di scegliere un posto ben in vista a tutti, in modo che fosse chiaro cosa stavano facendo.

- In questi giorni ho avuto modo di osservare Mark - esordì Kathe quella sera, erano in viaggio da dodici giorni e si erano accampati fuori dal villaggio di Vilen, che non aveva una taverna, così avevano montato le tende. Celia guardò la sorella, sapeva che il giorno di questa chiacchierata sarebbe arrivato.

- Ti ricordo che è un Cavaliere, gli devi rispetto - borbottò Celia. Kathe fece un gesto che indicava che la cosa non era importante, almeno non per lei.

- Ogni sera, quando studi insieme a Janos, lui si trova da qualche parte e vi guarda. Ha lo sguardo scuro, come quello di un vendicatore - Celia sorrise inevitabilmente immaginandosi la scena - E quando vi allena con la spada, ti spoglia con gli occhi - concluse la sorella sussurrando.

- Smettila di dire sciocchezze Kathe - ribadì Celia passando il panno sulla lama della spada. Erano sedute vicino ad un tronco, era buio ma non faceva freddo.

- Io non sbaglio mai quando osservo - la contraddisse la maga - Sei andata a letto con Janos? - chiese poi d'improvviso. Celia sollevò lo sguardo fissandola.

- No - rispose concisa, e tornò ad occuparsi della spada.

- Ma c'è stato qualcosa - insisté lei avvicinandosi.

- Un bacio - ammise - E niente altro! - aggiunse quando sentì Kathe emettere un suono soffocato.

- Se il nostro Cavaliere tenebroso lo sapesse, ucciderebbe il povero Janos in un sol colpo! - disse Kathe con tono teatrale. Celia sollevò lo sguardo corrucciato.

- Non mi guardare così, sai che è vero - e fece una linguaccia.

- Tu piuttosto, hai intenzione di giocare ancora molto con quei due poveretti? - chiese Celia rinfoderando la spada perfettamente lucida.

- Non sto giocando affatto... - sussurrò Kathe e per la prima volta le parve davvero indecisa.

- Non si possono amare due persone contemporaneamente - tagliò corto Celia fissandola.

- E chi l'ha detta questa cosa assurda? - domandò la maga guardandosi le dita.

- E' così e basta, ci si dedica a malapena ad una persona, è impossibile spartire l'affetto equamente fra due... - Celia le prese una mano fra le sue.

- Non lo so Celia, davvero, se lo sapessi avrei già scelto, mi serve tempo ancora... - sussurrò con le labbra che tremavano.

- Nostro padre acconsentirebbe ovviamente ad una unione con la casa reale elfica ma nel caso di Erik... - lasciò la frase in sospeso. Kathe aveva gli occhi lucidi.

- Ma non è detto che la casa reale elfica ceda un suo Principe - balbettò lei.

- Non è primogenito, non credo abbia degli obblighi matrimoniali anche se non possiamo saperlo... - annuì Celia.

- Erik non è il semplice ladro che dice di essere. C'è qualcosa in lui, come parla, come si muove, certe sue idee, non può venire dalla strada è impossibile... - disse più a convincere sé stessa che la sorella. Celia sorrise e strinse la mano delicata fra le sue.

- Si sistemerà tutto - e la baciò sulla guancia stringendola forte.

- Cosa farai se nostro padre ti imporrà un matrimonio? - le chiese dopo qualche minuto di silenzio.

- Farò il mio dovere - rispose Celia rassegnata appoggiandosi al tronco.

- Lo ami? - le domandò la sorella. Trascorsero alcuni minuti ma Kathe attese paziente.

- Sì - rispose Celia infine con un filo di voce.

Dopo quella chiacchierata Kathe sembrò lasciarla in pace, non fece più battute pungenti su Mark e perfino Klod venne a chiederle se era accaduto qualcosa.

Sir Mark proseguì con l'allenamento ma anche lui stranamente non la tormentò più e non avrebbe saputo dire se perché non c'era materialmente tempo o perché si era rassegnato.

Rivedere le mura di Torap fu un sollievo così grande che per poco Kathe non si mise a piangere. La colonna rientrò al Monastero con il Principe Lewel, mentre Klod, Kathe, Erik e i due nani si congedarono e Sir Ogrimar borbottò qualcosa col suo vocione, una via di mezzo fra una maledizione ed un ringraziamento per aver aiutato nella cattura di Artiglio Rosso.


   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: FiammaBlu