Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: iWantNiallsHug_    07/09/2014    1 recensioni
A distrarmi fu la vibrazione del cellulare, che tremò nella
tasca dei miei jeans, lo afferrai subito dopo essermi liberata della
busta che tenevo in mano per poi levare lo sblocco e leggerne il
contenuto.
Da: Sconosciuto.
“Io odio leggere, e i romanzi non li sopporto,
a proposito, mi chiamo Harry ;) x”
L’omicidio è illegale, ma mi arresterebbero se
picchiassi a sangue qualcuno con un libro scadente? E casualmente
questo qualcuno avesse i capelli ricci e gli occhi verdi?
--
Non plagiate.
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

4 –Vuoi un Passaggio?

“Quel ragazzo è fottutamente sexy!” L’urlo stridulo di Mel mi fece ritornare con i piedi per terra. Feci un espressione disgustata riferendomi al suo commento poco discreto riguardante Harry non appena finì di pronunciare la frase.

“Non esagerare, Mel.” La schernii afferrando i libri dal mio armadietto. “E’ carino, estremamente irritante, ma carino.”

Melissa Apple, mia migliore amica dalla seconda media, mi camminava affianco mentre entrambe ci dirigevamo a passo felpato verso l’aula di chimica. Preparai già mentalmente la scusa pietosa e commuovente che avrei dovuto rifilare alla professoressa quando sarebbe saltato fuori che non avevo aperto minimamente il libro.

I capelli corvini della ragazza al mio fianco ricaddero sulla sua spalla quando, con un gesto esperto, fece roteare il collo in modo da sistemarsi la chioma disordinata,  per poi abbottonarsi meglio la camicetta accademica bianca e far schioccare le sue labbra una contro l’altra cercando di uniformare il rossetto viola. Gli occhi scuri e ipnotici guizzavano da una parte all’altra del corridoio, lo smalto acceso delle unghie ben curate faceva contrasto con il vestiario chiaro e la pelle già abbronzata faceva invidia ad ogni ragazza dalla carnagione normale. Mel era davvero bellissima.

Con ancora le cuffie nelle orecchie, dalle quali strimpellavano le chitarre di un gruppo rock, e i pochi quaderni sotto braccio, raggiungemmo la nostra classe nell’arco di pochi istanti. Mel entrò per prima, come da programma, mentre io, fedele compagna dell’ufficio del preside, aspettai che gli studenti pian piano riempissero l’abitacolo.

Mi sciolsi la coda di cavallo, scompigliandomi appositamente i capelli rossicci, pizzicandomi anche le guance in modo da farle arrossare e successivamente mi arricciai il colletto dell’uniforme, facendola sembrare sgualcita.

Feci il mio ingresso, per niente trionfale, tra i banchi rovinati della Brixton High School imitando quello che doveva sembrare un improvvisato ritardo. Ressi persino il mio peso poggiandomi le mani sulle ginocchia per rendere la messa in scena più realistica,  per poi avvicinarmi con fare assurdamente drammatico alla cattedra, attirando subito l’attenzione degli alunni. Avrei potuto vincere l’Oscar.

La vecchia si accorse della mia presenza.

“Starling.” Sputò la donna seduta di fronte a me. “Qualche problema?” mordicchiò la stanghetta degli occhiali fuori moda.

“Professoressa Jemis.” Feci finta di riprendere fiato, come dopo una corsa, assumendo l’espressione più dispiaciuta che riuscissi a fare. “Non ho potuto fare quella tesina della settimana scorsa.” I miei occhi si inumidirono.

Lei, rassegnata, scosse il capo in segno di disapprovazione, mentre riguardava la mia media sulla sua preziosa agenda. “Per quale motivo stavolta?” Chiese come da manuale.

“Mia nonna è stata male.” Ammisi abbassando lo sguardo, e non per sembrare ancora più triste, ma perché altrimenti non avrei resistito nel mantenere lo sguardo serio; feci comunque fatica a trattenermi quando “Povera donna, questa è la quinta volta nell’arco di tre giorni, dev’essere molto cagionevole.” Disse aspramente con fare ironico, facendo ridacchiare alcuni ragazzi nelle prime file.

“Oh si.” Le confermai la teoria. “Purtroppo non è un buon periodo, ma vedo che lei, essendo straordinariamente comprensiva,  capisce la mia situazione e quindi non le dispiacerà se le porterò il compito la settimana prossima quando...”  Stavo già prendendo posto in ultima fila quando la sua voce gracchiante mi interruppe.

“Non prendiamoci in giro, signorina Starling.” Stridette facendomi automaticamente voltare. “Se quella tesina non sarà sulla mia cattedra domani mattina sarò costretta a rimandarla nella mia materia, e ora si segga.” Sbuffai accasciandomi sulla sedia.

La campanella trillò troppo tardi per i miei gusti, quando ormai la professoressa aveva terminato di spiegare la consistenza di un atomo di carbonio. Raccattai i quaderni dal banco passandomi la borsa a tracolla ed iniziandomi ad avviare verso la porta della classe.

Un’ondata di disgusto mi invase quando oltrepassai i margini del corridoio; 

accanto agli armadietti rossi nella parte opposta della mia aula, Luke e Cole, entrambi giocatori della squadra di basket della scuola, se la stavano prendendo con un ragazzino del primo anno.

Il malcapitato era stato spinto brutalmente per terra da uno dei due idioti, i fogli dei suoi appunti erano sparsi per tutto il pavimento mentre Cole diede un calcio al suo zaino facendo ridere lui ed il resto della sua gang. Sbuffai.

Un istinto omicida mi invase il corpo nell’attimo in cui il calcio di Dylan, altro giocatore della squadra, si scagliò contro lo stomaco del povero ragazzo che, sdraiato a terra, gemeva per il dolore. Quest’ultimo si rannicchiò su stesso sia per alleviare il male alla pancia sia per provare a prevenire colpi futuri, provai pena e rabbia per lui, infatti bastarono le risate roche dei suoi aggressori per farmi scattare e, nell’arco di pochi istanti, i miei piedi presero a muoversi verso il punto in cui erano loro.

“La volete smettere?” Sibilai a pochi passi dai loro corpi, facendo ricadere i loro sguardi sulla mia figura.

Cole Mcdusty, Luke Buster e Dylan Browned erano gli spacconi che da cinque anni a questa parte prendevano il sopravvento tra gli studenti di quel decadente istituto. Da sempre erano convinti che il mondo girasse intorno ai loro piccoli cervellini, anche se in effetti, le cheerleader dalle minigonne volgari e dalle quarte di seno non li aiutavano a convincerli del contrario; almeno un paio di puttanelle bionde gli giravano intorno ogni volta che oltrepassavano il confine della palestra, mentre queste, prive della dignità che una ragazza dovrebbe avere, gli correvano dietro sbavando come cagnolini.

Ero convinta che se la loro massa cerebrale fosse stata grande almeno la metà del volume dei muscoli tesi che gli copriva i corpi, sarebbero stati tutti Albert Einstein.

 

“Scusami?” Cole mi schernì avanzando di qualche centimetro e sfoggiando un sorrisino divertito che avrei volentieri cancellato con uno schiaffo. La tentazione era davvero forte ma mi trattenni.

“Oltre ad essere dei maledetti stronzi siete anche stupidi? Ho detto che dovete piantarla.” Incrociai le braccia al petto alzando le sopraciglia in segno chiaro di sfida e gustandomi la loro espressione stranita a causa della mia provocazione, non se l’aspettavano.

“La principessina caccia gli artigli, cosa vuoi, dolcezza?” Questa volta fu Dylan a rispondermi e quasi mi strozzai con la mia saliva quando utilizzò quell’irritante nomignolo. Sviarono il fatto che li avessi insultati come se si stessero rivolgendo ad una bambina che si era persa in un centro commerciale, ma non avevo intenzione di farmi mettere i piedi in testa da loro e oltretutto Steven, così si chiamava il ragazzo vittima della loro idiozia, era ancora dolorante sulle piastrelle di ceramica giallastre.

“Volevo sapere solo se siete nati coglioni oppure se lo siete diventati nel tempo.” Sorrisi tra me e me non appena pronunciai la frase mentre guardai come i loro ghigni gli morirono sulle labbra, non avevano più voglia di giocare, anche se io mi stavo decisamente divertendo

“Ascolta ragazzina, siamo quattro maschi contro una, non credo che tu sia nella posizione di fare battute.” Il suo tono ricordava tanto una ferrea minaccia e, constatando che si trattasse di quei cerebrolesi con i bicipiti muscolosi, capii che non si sarebbero fatti tante storie a far del male ad una femmina.

“Non mi interessa se siete talmente meschini da... Harry?” Storsi il naso quando riconobbi un paio di jeans neri familiari e degli stivaletti vecchio stile scamosciati. Il riccio rimaneva in ombra dietro alla sagoma di Luke, talmente ben nascosto che la sua presenza mi era sfuggita, almeno fino a quel momento. “Cosa ci fai qua?” Chiesi.

“Tu la conosci?” Replicò Cole annoiato e irritato nel medesimo tempo.

Harry fece un passo avanti mostrandomi finalmente la sua chioma riccioluta ed i suoi occhi verdastri così simili ai miei, per poi schiarirsi la voce e parlare. “Emmh, no.” Rispose con nonchalance ma non troppo convinto delle sue parole.

Lo fulminai con lo sguardo, un misto di incazzatura e delusione mi si leggeva negli occhi, e non perché avesse detto di non avermi mai vista prima, sinceramente non mi interessava, ma perché se la faceva con dei montati come quelli. Per quanto poco conoscessi Harry, avevo creduto che fosse un tipo apposto, non di più e non di meno di un ragazzo strafottente e con gli ormoni a mille, ed anche se non aveva preso parte al pestaggio lui era lì con loro. Non aveva impedito ne a Cole, ne a Luke e ne a Dylan di prendersela con quel ragazzino che non aveva commesso nulla di male, ed in quel preciso istante lo stavo disprezzando più che non mai.

Strinsi le mani forte a pugno facendole ricadere lungo il busto, le figure di tutti meno che quella di Harry si dissolsero dalla mia visuale quando agganciai le mie iridi alle sue. Non sembrava ne pentito ne deluso dalla mia scoperta, forse soltanto leggermente imbarazzato del fatto che stessi reagendo in quel modo davanti a lui e a tutti gli alunni della scuola; in effetti non avevo il motivo di attaccarlo perché, dopotutto, aveva il diritto di fare ciò che voleva, ma se era convinto che avrebbe avuto solo che una microscopica chance con me si sbagliava di grosso. A dire il vero non ce l’aveva mai avuta.

Ripensai velocemente a pochi giorni prima, a lui mi che mi aveva salvata prima che cadessi nel vuoto, ai due baci che gli avevo rifilato, e mi disgustai di me stessa quando le immagini mi si proiettarono in mente per essere caduta così in basso.

Non gli avrei più permesso di vendicarsi, se aveva davvero intenzione di uscire con certa gente io gli starei stata letteralmente alla larga.

 

Abbassò lo sguardo non reggendo più il mio, prendendo a mordersi l’interno guancia per tenersi occupato nel mentre di uno strano silenzio. Non aveva nemmeno le palle per guardarmi.

Scossi la testa rattristata dallo spettacolo, mormorai uno ‘scusa’ al ragazzo ancora disteso a terra e girai i tacchi propensa a lasciare quella scena disgustosa.

Non appena mi voltai per raggiungere l’uscita fui seguita subito da un paio di fischi, qualche presa in giro ed alcuni commenti poco garbati sul mio fondoschiena, in cambio, gli mostrai il dito medio e a quel punto fui sicura di non sentire più loro provocazioni.

Sorrisi a me stessa per aver saputo reggere la situazione e per non aver piantato una scenata in mezzo al corridoio a Styles, non era così importante per me da meritarne una. A essere sinceri io non lo conoscevo affatto, e da quanto avevo visto poco prima non avevo alcuna intenzione di fermarmi per assecondare i suoi stupidi piani di rimorchio.

Raggiunsi velocemente il parcheggio, dimenticandomi anche di passare a prendere Mel nell’aula di biologia, mi sarei scusata più tardi. Avevo troppi pensieri in testa.

Camminai a passo svelto fino alla fermata dell’autobus, non prima però di aver controllato gli orari e di essermi accertata che il primo pullman passava dopo mezz’ora. Perfetto, forse aver saltato l’ultima ora di geografia non era stata una grande mossa.

Mi sedetti sulla panchina devastata sotto la piccola tettoia della fermata, giocando con i lembi sfilacciati della mia maglietta ed aspettando quei minuti che sembravano ore.

Attesi lunghissimi istanti, eppure il tempo sembrava non passare mai, infatti l’ultima volta che controllai l’ora sul cellulare segnava che mancavano ancora 15 minuti all’arrivo del mezzo di trasporto che mi avrebbe riaccompagnata a casa.

Il suono di un clacson mi fece sobbalzare, alzai immediatamente lo sguardo incontrando la fiancata destra di un pickup nero metallizzato. Il finestrino oscurato di questo si abbassò lentamente ed io sbuffai senza neanche volerlo quando riconobbi il viso del guidatore.

“Ti serve un passaggio?” Harry mi sorrise e tirò il freno a mano del veicolo per accertarsi che non si sarebbe mosso dal punto in cui aveva accostato.

“Non sei troppo impegnato a picchiare qualcuno del primo anno?” Ghignai perfida. “O forse hai intenzione di rubargli i soldi del pranzo?” Conclusi gelida. Lui sbuffò.

“Ti sei offesa perché ho detto di non conoscerti?” Chiese a sua volta sospirando.

Gli avrei ficcato il pomello della marcia nel naso.

“Offesa perché un tizio che nemmeno conosco dice di non sapere della mia esistenza? Sinceramente l’idea che mi salutassi calorosamente non mi era passata neanche per l’anticamere del cervello.” Presi aria. “Ma quello che mi da fastidio è che, nonostante tutto, tu sei qui, a chiedermi se mi serve un passaggio.”

Non mi mossi di un millimetro dalla panchina su cui ero appostata, anzi, mi accomodai meglio per provocare la sua rabbia, e quando vidi il cipiglio sulla sua fronte allargarsi capii di esserci riuscita.

“Primo, io non ho picchiato nessuno, e secondo volevo solo essere gentile.” Brontolò passando un braccio oltre il finestrino e guardandomi nel modo in cui aveva fatto la prima volta che ci eravamo incontrati nella biblioteca, e nonostante fosse passato del tempo, il suo sguardo mi metteva ancora in soggezione. Feci finta di far ricadere gli occhi su un oggetto oltre la sua macchina scura ma, quando sentii la sua risata flebile uscirgli dalla bocca, seppi per certo che aveva capito il mio pessimo tentativo di nascondermi dal suo giudizio.

“Il gentile vallo a fare con quelle sgualdrine che vi portate appresso tu e il resto del club dei coglioni.” Risposi acidamente incrociando le braccia sotto il seno mentre sul suo viso si dipinse uno di quei sorrisini che non mi piacevano, solo per il fatto che stavano a dimostrare che aveva una provocazione a fior di labbra.

“Gelosa?” Domandò inarcando un sopraciglio e spostando il viso in avanti. Alzai gli occhi al cielo per l’ennesima volta quel giorno.

“Ti piacerebbe.” Risposi con determinazione.

Strinsi gli occhi quando ripeté lo stesso solito gesto per sistemarsi i capelli e li ridussi in fessure quando si bagnò le labbra con la lingua, perché, dopo aver combinato tutto quel casino, cercava ancora di mostrarsi seducente. Non potei fare a meno di ridacchiare per la sua spavalderia.

“Niente bacino per me oggi?” Fece labbruccio.

“Oh, fottiti.”

 

 

 

 

 

Ora muoio, so che è passato troppo tempo, davvero tanto, e ringrazio chi sta leggendo questo perché vuol dire che non mi ha dimenticato. Ecco il nuovo capitolo, lasciatemi tante recensioni dicendomi cosa ne pensate, un bacio e alla prossima ;)

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: iWantNiallsHug_