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Autore: annaregotti    07/09/2014    1 recensioni
Giugno 1832, Parigi. La Rivoluzione Francese sopravvive nei cuori e nelle menti dei giovani rivoluzionari de l'ABC e in questo clima drammatico si intrecciano i loro destini.
Grantaire era un giovane uomo profondamente scettico ma non ateo: non credeva nel Dio dei cristiani, né in Maometto o Allah, bensì egli credeva in Enjolras, il suo capo e guida, Dio e punto di riferimento.
Una piccola e sana follia scaturita dalla mia mente bacata, che Monsieur Hugo mi perdoni.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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~~Angolo dell’autrice.
Mi scuso per la brevità di questo capitolo ma oggi avevo un mal di testa terribile che mi impediva di mettere in fila due parole di senso compito (giustificazioni, giustificazioni, giustificazioni). Non ha nessuna attinenza con il film o con il libro, è semplicemente scaturito dalla mia immaginazione e spero che possa piacere. Ci sono delle citazioni sparse e, come al solito, se scovate qualche strafalcione, segnalatemelo.
Anna


Conversazioni stralunate

-Enjolras!
La voce arrochita dall’alcool di Grantaire squarciò il buio delle strade di Parigi ma non vide nessuno: non c’erano fonti di luce e tutto sembrava confuso, si riconoscevano a malapena i contorni delle case.
-Enjolras!
Ripeté a lungo quel nome, lo urlò più volte. Qualcuno gli lanciò un vaso da notte dalla finestra minacciando di scuoiarlo se non se ne fosse andato a letto immediatamente.
Imboccò tutte le strade, percorse tutti i vicoli. Si smarrì.
-Apollo…ma perché…perché mi sfuggi sempre?
Grantaire si abbandonò su una panchina tenendosi la testa fra le mani.
-Chi va là, cittadino?
Una voce straordinariamente familiare scosse l’animo di Grantaire e lo spinse ad alzare lo sguardo: davanti a lui c’era una figura alta e imponente lievemente rischiarata dalla luce lattiginosa della luna. Il suo cuore fece una capriola.
-Enjolras…sei tu?
-Grantaire. –il Capo pronunciò quel nome con una voce strana, non avrebbe saputo dire se sorpresa, contenta o delusa. Si accasciò a terra.
-Sono io.
-Perché sei qui?
-Volevo permettermi di consigliarti…lo permetti? –una strana luce si accese negli occhi di Grantaire. Enjolras mosse il capo con un segno impercettibile di assenso.
-Secondo la mia modesta opinione Marius è un giovane valido e non dovresti essere così duro con lui.
-Oh, lo so bene che è un valido giovane, e mi rammarico se ho utilizzato qualche termine troppo…
-Troppo brusco, Enjolras.
-Troppo brusco. –ammise il Capo, poi aggiunse – ma se posso giustificarmi, stasera ho ricevuto… -la voce si incrinò – ho ricevuto una notizia straziante.
Grantaire strabuzzò gli occhi mentre vedeva il suo leader, per la prima volta, distrutto. Aveva gli occhi gonfi e lucidi…era così umano.
-Cosa ti ha turbato? –chiede avvicinandosi ad Enjolras.
-Un monellaccio che ho incaricato di mantenermi informato sulla saluta del generale Lamarque mi ha detto che…mi ha detto che è venuto a mancare qualche ora fa.
Enjolras alzò gli occhi e fissò Grantaire.
-Il colera è una bestia immonda e ha stroncato anche lui, c’era da aspettarselo.
-Grantaire, questo è un segno, il segno, quello che aspettavamo. Solo pochi giorni fa è morto un ragazzo che conoscevo, un matematico di nome Galois, piuttosto famoso… - Grantaire annuì – e stasera è morto il grande Lamarque, l’uomo del popolo, uno dei pochi che aveva davvero a cuore gli interessi della Francia. È il momento di agire, domani ai funerali di Lamarque il popolo di Parigi si farà sentire.
-Enjolras, non per demolire il tuo entusiasmo, ma in questo periodo sommosse e disordini sono all’ordine del giorno e a nessuno, né a Luigi Filippo, né ai cittadini di Parigi importa. Perché pensi che una manifestazione al funerale di domani potrebbe cambiare la situazione?
-Grantaire, tu non capisci…! Lamarque era un uomo eccezionale, portava in sé l’odio per Wellington e la tristezza per Waterloo, come può il popolo di Parigi non insorgere? La sua morte è l’occasione di rovesciare questa immonda ed abominevole dittatura! –nel parlare Enjolras aveva iniziato a gesticolare e più si infervorava più il suo tono diventava alto.
Grantaire scosse la testa: no, era Enjolras a non capire. Il popolo di Parigi teneva di più alla propria pelle che agli ideali di libertà ed uguaglianza, sarebbe stato un massacro. Insorgere contro tutto e tutti? Una follia, Enjolras era diventato folle, e probabilmente lo era da sempre.
-Tu mi disapprovi.- -disse Enjolras. Al chiarore della luna i lineamenti erano alterati, i suoi occhi sembravano più grandi, le labbra più rosse: l’entusiasmo lo aveva trasfigurato.
-Non vedo come questo potrebbe importarti.
-Allora vedi male, Grantaire, perché si dia il caso che mi importi molto.
-Penso che il tuo volto, Apollo, non è destinato a vedere la vecchiaia, i tuoi capelli non diventeranno mai grigi. Non sarai mai circondato dai tuoi nipotini…- una lacrime solitaria attraversò il volto di Grantaire, perché sapeva di star dicendo la verità.
-Per la serenità delle generazioni a venire è destino che alcune persone non vedano mai la vecchiaia e muoiano giovani, è giusto così.
-Ma Enjolras, non è giusto…-la vista di Grantaire si appannò e gli occhi gli si riempirono di lacrime.
-Grantaire –la mano di Enjolras si posò sulla spalla del compagno e i loro volti erano l’uno difronte all’altro- Morire non è nulla, credimi. Spaventoso è non vivere.
Pronunciate queste parole, il Capo raccolse una lacrima dalla guancia di Grantaire poi la osservò.
-Lacrime e sangue, questo è il prezzo da pagare. Ma non temere, la notte finirà un giorno, e il sole dopo splenderà. E sarà magnifico.
Entrambi alzarono gli occhi al cielo, denso di nuvole che nascondevano appena la luna, perfetta, fredda, distante. La notte sarebbe durata ancora a lungo.

   
 
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