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Autore: _h o l l i e w    08/09/2014    2 recensioni
Salve a tutti e piacere di conoscervi, io sono Himitsu. Questa è la mia prima fiction, e vorrei che mi aiutaste - tramite recensione - a migliorare, perché ne ho parecchio bisogno.
| trama |
Tenma Matsukaze non era mai stato un ragazzino in cerca di guai, tutt'altro, anche se non si poteva dire che si facesse sempre gli affari suoi. Era insistente, testardo, all'inizio poteva sembrare addirittura fastidioso, ma non si poteva negare che avesse un cuore d'oro. Aveva dei bizzarri capelli a forma di ali in balia del vento, la carnagione abbronzata e gli occhi di un blu magnetico, quasi grigio.
Quel giorno era rimasto in classe per una punizione - a detta sua - ingiusta, per la quale fa un incontro 'strano', che lo porterà a conoscere meglio ciò che da molti è definito impossibile e, talvolta, anche spaventoso.
| // |
Spero di avervi incursiti e spero in un vostro aiuto, nonché un parere personale sulla fic.
H i m i t s u
Genere: Fluff, Generale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Matsukaze Tenma, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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n.a.:: salve… *esce da un angolino angstoso* penso che uno ‘scusa’ non basti per il mio immenso ed immondo ritardo… per questo capitolo, sappiate che sarà probabilmente l’ultimo prima dell’epilogo, che sarà comunque più corto di un capitolo normale… che altro dire? Ebboh… almeno così magari Yaris si toglie dalle scatoline (?)
Quindi… gomen gomen gomen gomen gomen gomen gomen gomen gomen gomen gomen gomen gomen…! *all’infinito* non ho scuse… chiedo scusa per non avere scuse. (?)
Che poi sono stata presa dai compiti per le vacanze (che qualsiasi cosa succeda faccio di solito l’ultima settimana di vacanze, non importa che siano 200 o 300 pagine) e dalla mia labrador che c’ha sfornato sei cuccioli… çwç sono bellissimi ma fanno un casino immondo… ç_______ç non è facile avere cinque paia di occhi per tenere d’occhio altrettante palle di pelo che corrono ognidove… help.
Vi metterò un'immagine di Yaris alla fine dell'epilogo, che pubblicherò a breve. Non fucilatemi pls Ç_____________________________________Ç
Comunque, spero che questo capitolo possa piacervi.
A presto – sì perché ho scritto anche l’epilogo, volevo essere sicura di riuscire ad aggiornare in tempi meno… obrobriosi. (?) Sta per ricominciare la scuola, penso che aggiornerò domani o dopodomani, anzi, se ce la faccio anche oggi. Forza, assistimi.
Buona lettura,

H o l l i e w_

 

 

CAPITOLO 7

Matsukaze sbadigliò pesantemente, tirandosi a sedere con ancora gli occhi socchiusi. Rimase in quella posizione per un po’ e preso un bel respiro si alzò di malavoglia.

«Ogni volta sei sempre più esilarante, Tenma-kun» rise leggermente lo spirito vedendo il ragazzo che procedeva alla cieca, sedendosi sul letto.

Era passato diverso tempo dalla loro visita al cimitero, su per giù una quindicina di giorni; Yaris si era abituata a come il castano si svegliava di malumore la mattina presto, specialmente per cinque giorni a settimana, più precisamente quelli in cui doveva andare a scuola. Oh, come la odiava.

Tra l’altro, Mitsuki si era fatta un’idea di come poter passare all’aldilà, ed era l’unico modo che – almeno per il momento – poteva essere possibile. Eppure era così… assurdo. Non aveva molto senso.
I due si erano messi d’accordo per andare a casa di Yaris, nonostante gli anni passati si ricordava dove abitava.

Rivolse uno sguardo in cagnesco a Mituki, per poi richiudere leggermente le palpebre e proseguire verso la cucina per fare colazione.

Era incredibile come un intruglio di caffè e latte – anche se la ragazza dubitava che non ci fosse qualche altro ingrediente dentro, di cui non voleva venire a conoscenza – mischiati ad un bel cucchiaio abbondante di zucchero potesse inondarlo di energie fuori dal comune, le solite che lo contraddistinguevano; poco dopo si preparò – in tutta fretta –, prese il ciondolo di Yaris sotto ordine di quest’ultima e corse a più non posso verso l’istituto.

Il ragazzo, arrivato in ritardo, si scusò con l’insegnate e prese posto.
In ogni caso, Tenma era scontroso anche per un’altra ragione: il compito in classe di storia. Solo il pensarci gli metteva i brividi.
Ma soprattutto, non riusciva a credere che stesse veramente per chiedere aiuto all’asina con cui conviveva.

«Yaris,» la chiamò bisbigliando «aiutami, non so niente» si lamentò, facendo sospirare la ragazza, o forese il suo era uno sbuffo?

«Oh no, questa volta non ti salverò il didietro» l’altro spalancò la bocca.

«Cosa? Perché?!» usò un tono di voce troppo alto, l’insegnate non ci pensò due volte prima di rimproverarlo, dicendogli chiaramente che al prossimo richiamo sarebbe stato mandato fuori dall’aula e, per quanto riguardava il compito, avrebbe preso due.
 

 

«Inizio a non sopportarti più, sai Yaris?» disse tra i denti a bassa voce, assottigliando gli occhi.

«La prossima volta vedi di studiare di più, almeno prenderai più della sufficienza» infatti, Matsukaze si era salvato per un pelo; Aoi gli aveva suggerito un paio di risposte.

«Sono tentato di tornare a casa ed il non andare a casa tua…» lo spirito sgranò gli occhi, quell’infame...

«L’avevi promesso!» gli sbraitò contro, parandoglisi davanti; non che per Tenma facesse differenza averla di fianco o davanti, poiché nel secondo caso gli bastava passarle attraverso, e così fece. «Ti avverto, posso rendere la tua vita un inferno, altro che compito di storia» ghignò sadicamente, lasciandosi scappare un risolino sadico che fece rabbrividire il ragazzo.

«O-ok, mi hai convinto» balbettò, perdendo quella – momentanea – sicurezza che l’aveva portato a risponderle sgarbatamente. «Ora, andiamo oppure no? Sappi che non ho voglia di star fuori tutto il pomeriggio, sai che oggi pomeriggio devo andare agli allenamenti»

«Ok, ok, seguimi»

 


«Eccoci qua…!» annunciò lo spirito, indicando il cancello della sua – una volta – dimora con fare alquanto teatrale.

Matsukaze osservò il vecchio cancello arrugginito per diversi istanti, notando due sbarre mancanti. «Davvero abitavi qui? Ma è tutto così… vecchio»
Non sembrava essere abitata, l’aspetto almeno diceva questo.

«Una volta non era così, sai? Quando ci abitavo, al posto di quelle brutte erbacce c’era un giardino pieno di fiori e di erba smeraldina, era bellissimo.» Smise di parlare per diversi, molti istanti, poi riprese, rialzando lo sguardo «Adesso invece è orribile, mi chiedo da quanto tempo i miei non ci abitino più… girando per i corridoi, a scuola, avevo sentito che dopo la mia morte i miei genitori si erano trasferiti altrove, in ogni caso non pensavo che una casa possa ridursi in questo stato in soli undici anni… caspita, il tempo è un assassino di case» la buttò sull’ironia, cercando di nascondere la speranza che, lì dentro, ci fossero ancora i mobili o, perlomeno, ciò che apparteneva a lei. Nessuno doveva toccare le sue cose, morta o meno.
«Allora, entriamo?» chiese retorica Mitsuki, oltrepassando il cancello chiuso.

«Aspetta, io come entro?» sbottò Tenma, accortosi della catena – anch’essa arrugginita e chiusa da un lucchetto – che bloccava la possibilità di entrata.

«Ah, quello? Tira un calcio al lucchetto e mettici forza» così fece l’altro, rompendo il lucchetto che, con la ruggine e con il tempo, si era indebolito.
Raggiunse Yaris, che era intenta a passa attraverso la porta, ansiosa. Il castano notò con ‘piacere’ che la porta non era chiusa a chiave, ma solo socchiusa. Si sbrigò ad entrare, non voleva che qualcuno lo vedesse.

Intanto, aveva iniziato ad udire i gridolini allegri ed euforici dello spirito, che aveva preso praticamente a saltellare per ogni stanza che trovava, urlando “questo me lo ricordo! E anche questo! E questo!”. Evidentemente, la casa era ancora semi-arredata con i vari mobili.

«Ora che siamo qui, cosa facciamo?» l’altra parve calmarsi e cominciare a riflettere.

«Devo trovare una cosa… devo solo ricordarmi dov’è…» si spremette le meningi, quasi le venne un tic all’occhio quando esultò dicendo “In soffitta! In soffitta!”

Salirono nella soffitta, Tenma per raggiungere la ragazza usò delle scalette di quelle che si ripiegano su loro stesse; quando mise la testa – per vedere che non ci siano topi occasionari o roba simile – tossì un po’, si respirava vecchiume ed era abbastanza fastidioso.

Lei guardò un po' in giro, scrutando riconoscendo il suo - quando era bambina - peluche a forma di piovra azzurra. «Mi ricordavo bene!» esultò Yaris «Eccolo qua!» disse indicando un baule, incitò Matsukaze ad avvicinarsi ed aprirlo. Prese le due maniglie e le tirò verso l’alto, aprendolo e spargendo polvere un po’ ovunque; tossì nuovamente.

Mitsuki portò la testa praticamente all’interno del baule. Sorrise sornione quando posò gli occhi brillanti di incredulità. «Eccola, eccola!» Tenma rise leggermente tra sé e sé, rendendosi conto che l’altra continuava a ripetere le parole due volte come una bambina euforica. Puntò il dito su una vecchia foto, raffigurante lei e quella che da giovane era Arial. «L’abbiamo scattata il primo giorno delle scuole medie!» incitò ancora il ragazzo a prenderla, dicendogli di seguirlo.

Non ne era certa, eppure sapeva di non aver altra scelta.

   
 
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