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Autore: madechelon    08/09/2014    3 recensioni
Mi presento, mi chiamo Haruko. Significa "figlia della luce del sole". La chiromante del mio villaggio diceva che ero 'destinata a portare la luce nella memoria più celata di chi ha deciso di dimenticare'.
Vivevo in un villaggio, Heibon, lontano dalle città più ricche. Da lì proveniva un circo, piuttosto famoso da quelle parti. Si chiamava Hitode, ovvero 'stella marina'. Per guadagnare qualcosa, entrai a farne parte all'età di 10 anni. Iniziai a formarmi lì, imparai a fare numeri col diabolo e all'età di 17 anni decisi di fare l'esame per diventare hunter. Da qui comincia la mia storia.
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hisoka, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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DESTINATION x AND x SENSATION









Presi due treni diversi, uno per Kakin e uno per Zion City, con un tragitto in nave tra essi, per un totale di quattro giorni di viaggio. Heibon era particolarmente lontano dai centri, e ancora di più dal luogo dell'esame, che si trovava nel continente opposto ad Azia.
Quando scesi dall'ultimo treno, rimasi colpita dallo scenario frenetico di persone, così diverso dal mio paese. Era tarda mattinata e la stazione di Zion City era costellata da luoghi dove la gente si siedeva e mangiava qualcosa, oppure se la portavano dietro, tenendo con una mano il sacchetto del cibo, con l'altra una specie di telefono, vicino all'orecchio, e sotto il braccio un giornale arrotolato; c'erano anche altri che entravano in un posto e ne uscivano con un altro taglio di capelli. C'era una tale confusione di movimenti e di parole che cercai in tutti i modi una via di fuga. Uscii dalla stazione e trovai una piccola edicola.

"Buongiorno", dissi, spingendo la porta dell'entrata.

C'erano giornali ovunque e di tutti i tipi: riviste di moda, cucina televisione, erotici, per bambini... non ne avevo mai visti così tanti tutti insieme. Quel posto sapeva di nuovo, stampato, tutto così ordinato, come le persone all'interno; ognuno prendeva il suo con cura, senza spostare le riviste adiacenti.

"Giorno a lei" mi risposte un uomo dietro ad un bancone.

Rimasi qualche minuto ad osservare l'ambiente.

"Le serve qualcosa?"

"A dire il vero, sì" mi avvicinai all'uomo.  

"Dove si tiene l'esame Hunter?"

Un ghigno apparve sul suo volto, dopo essersi aggiustato gli occhiali tondi sul naso.

"Non si può sbagliare", mi rispose, "una volta giunta alla cima capirai di essere arrivata".

Lo guardai perplessa, "scusi, la cima di cosa?"

Mi guardai intorno per cercare qualche mappa della città, nessuna traccia di alture.
Appoggiai l'indice destro sul mento, pensante.

"Lei è il primo esaminatore, non è così?"

"Perspicace la ragazza", disse con un accenno di sorpresa.

"E Zion City è una valle," continuai io, "quindi per cima si intenderà qualcos'altro".

L'uomo incrociò le braccia, ansioso di sapere la mia risposta.
Chiusi gli occhi per riflettere meglio. Frugai nella mia memoria qualsiasi cosa che potesse essere collegata a quella parola, quando la trovai.

"Dio sa...".

Con la coda dell'occhio vidi il tizio saltare dalla sedia.

"C-Come hai fatto...?"

"Semplice," alzai l'indice verso l'alto, da saputella, "dopo aver saputo che l'esame si sarebbe svolto in questa città, ho comprato un dizionario di Igbo, essendo la seconda lingua parlata qui".

"M-Ma non puoi a-aver memorizzato t-tutte le p-parole..." balbettò lui.

"Oh beh, ho una buona memoria fotografica" feci l'occhiolino.

 

*    *    *


 
Mi guadagnai il viaggio accompagnato verso Chima, una delle chiese di Zion City. Ad occhio e croce sembrava molto più antica della città, data la struttura irregolare e i fori sul tetto pericolante. Attorno non c'era niente, né un'abitazione, né un parco, solo ghiaia ed erbacce. Era abbandonata ma, allo stesso tempo, era considerato il luogo più sacro e mistico - mi spiegò Begal, l'edicolaio.

Era appena primo pomeriggio quando arrivai. Il sole picchiava forte sulla mia diafana pelle e non potei fare a meno di passare dell'acqua che avevo con me sulle zone più rosse.

"In fondo a destra c'è una porta nascosta dietro una tenda verde. Troverai delle scale che portano nei sotterranei della chiesa. È lì che inizierà l'esame".

"Grazie Begal".

Mi guardò sorridendo.

"Hai delle ottime capacità. Non farti prendere dal panico durante le prove..."

Un attimo di silenzio.

"Vorrei togliermi una curiosità, se non ti dispiace".

"Di che si tratta?"

"Perché vuoi diventare un hunter?"

Un pugno prese forma dalla mia mano sinistra.

"Voglio ritrovare una persona".

"Bene," mi rispose Begal, "non lasciare che la vendetta prenda il sopravvento".

Annuii. Era come se mi avesse letto nel pensiero.

 

*    *    *


 
Begal mi lasciò con una frase: "solo tre su un milione superano l'esame".
Niente di promettente.

Varcai l'entrata della chiesa. Nell'istante in cui ci misi il piede dentro, una scia di adrenalina mi percorse tutta la schiena. Stava iniziando un nuovo capitolo della mia vita, totalmente nuovo e strano.

Trovai la porta - si fa per dire, era polverosa e a pezzi, come tutto il resto. Non so se tremavo per quell'ambiente così tetro o per l'eccitazione dell'esame. Mi fermai per qualche secondo lì davanti e feci un respiro profondo.
 
Tre... due... uno... ora.


 
*    *    *

 

Le scale finivano all'altezza di un tunnel lercio - più che sotterranei, sembravano delle fogne. In un primo momento era solo una la strada da percorrere, ma dopo una ventina di minuti mi trovai di fronte ad un quadrivio.  

Un'altra prova.

Le vie erano perfettamente uguali, nessuna insegna o elemento che le distingueva. Mi misi a sedere per terra di fronte e le osservai attentamente. Niente, praticamente identiche.
 
Forse è solo un tranello, magari tutte portano lì.
 
Un istante dopo sentii dei rumori: uno sfreghìo di metallo, seguito da un urlo di terrore e colpi mortali, il tutto in meno di dieci secondi. Sembrava provenire da tutti i tunnel.
 
Magari tutte portano al tranello, nessuna forse lì.
Deve pur esserci un altro modo... una strada nascosta...
 
Mi guardai attorno. Sembrava tutto liscio e uniforme.
 
...un punto mobile...?
 
Frugai nello stivale destro. Trovato.
Tirai fuori un piccolo boomerang 'omega' verde; aveva delle sfumature azzurrine ai bordi, scheggiati e consumati dal tempo, e delle decorazioni bianche e arancioni che partivano dalla linea centrale. Lo tenni per orizzontale, all'altezza del mento, contai qualche secondo per concentrarmi e lo lanciai a destra. A mano a mano che sbatteva da una parete all'altra il boomerang acquisiva maggiore velocità. Non ci volle molto a trovare la parte debole del tunnel.
Afferrai il boomerang sollevando la mano sinistra, mentre alla mia destra una serie di cubi si spostavano e si allontanavano in modo da formare un'apertura.
 
A volte per risolvere i problemi bisogna uscirne fuori.
 
Una nuova galleria si materializzò davanti ai miei occhi, e non buia come le altre. Ai lati erano appese alcune lanterne, ognuna illuminava l'ambiente per un raggio di circa tre metri. Camminai sicura per quella strada. Sentivo di essere sempre più vicina, l'aria si faceva a poco a poco più rassicurante. Non passarono neanche due minuti che sentii dei brusii provenire oltre una porta non molto distante da me.
Feci uno scatto. Ero arrivata, ne ero certa.
Afferrai la maniglia, che al minimo tocco fece uno scricchiolio, dovuto alla ruggine che legava i bordi dei vari pezzi.


La nostre strade si avvicinano, mio vecchio amico.




 

-Angolo dell'autrice-

Saaaaaalve! Chiedo scusa a tutti per non aver aggiornato prima... *gomenasai*! Mi si era fuso il pc, e rischiavo di perdere il capitolo... *grido di terrore*.
MA! Eccolo qua, vivo e vegeto! Spero che vi sia piaciuto :D

P.S.: la lingua Igbo esiste davvero ed è un dialetto africano u.u infatti 'Dio sa' si dice proprio Chima
e Zion City è una città del Sudafrica.
Il prossimo capitolo si chiamerà 'Fourth x and x Burst-Forth'. È già scritto in parte, ma non vi prometto niente :P

A risentirci!!!

MadEchelon


 

 

   
 
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