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Autore: Marty Andry    08/09/2014    1 recensioni
La storia che tutti credevamo, la storia di Piero, un soldato.
Un soldato che muore, un soldato che porta il nome di tutti gli altri.
Ma in realtà Piero non è morto.
Perché tra quelle spighe di grano ancora verdi, la sua vita altrettanto giovane non poteva spezzarsi.
Perché Piero voleva vivere. E amava.
"Chi ha paura di morire, muore più d'una volta."
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Una storia ispirata alla canzone di Fabrizio De Andrè "La guerra di Piero".
Genere: Drammatico, Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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<< Muoviti! >> gridò Salvatore da fuori la casa di Piero.
<< Eccomi. >> disse l'altro con un cesto in mano mentre saliva sulla sua bicicletta. Lo legò sul portapacchi ed insieme pedalarono fino a raggiungere la campagna, alle undici passate. Trovarono riparo dal sole sotto un ulivo, mentre pochi rivoli di sudore scorrevano lungo le loro tempie. Salvatore prese una tovaglietta dal cesto- la solita- e la stese ai loro piedi. 
<< Devi raccontarmi tutto. >> disse a Piero mentre questo gli porgeva un panino. 
Piero diede un piccolo morso al pane. << Dipende da cosa vuoi sapere. >> rispose laconicamente. 
Salvatore sembrò pensarci un po', poi chiese: << Era bella? >> 
Piero, masticando, lo guardò in tralice. 
<< Va bene, va bene, cambio domanda. Cos'avete fatto? >> 
E per più di un quarto d'ora Piero parlò di Teresa e della scorsa domenica. 
<< Potremmo essere un bel trio. >> concluse. 
Questa volta, a guardarlo male fu Salvo. 
<< Ma la conosci da una settimana appena! >> protestò.
<< E con questo? >> 
<< Non puoi considerare lei un'amica come me! Io e te ne abbiamo combinate di tutti i colori in questi anni; con lei il massimo che hai fatto è stato andare in una polverosa biblioteca! >>
<< Per essere amici non c'è bisogno di... >>
<< È una ragazza, Piero!! >> lo interruppe bruscamente.
Piero si ammutolì di colpo mentre lo sguardo dell'amico si faceva severo. In tutto quel silenzio che si era creato tra loro, Piero pensò se fosse proprio Teresa quella persona che avrebbe rotto le loro catene. Si passò una mano tra i capelli, quasi per far tacere i suoi pensieri, mentre un vento forte ed improvviso gettò un po' di terra sulla tovaglia.
<< Scusami, hai pienamente ragione. Non avrei dovuto. >> quasi sussurrò Piero.
Salvatore sorrise. << Allora, quando mi presenti questa Teresa? >> disse qualche minuto dopo.
Piero gli si avvicinò e, ridendo, gli diede un leggero ed amichevole scappellotto. In un attimo tutto tornò come prima, come ieri e come entrambi si auguravano sarebbe sempre stato. Se fosse tornato sano e salvo, pensò Piero. 

Erano ormai le due ed i ragazzi stavano provando a digerire il pranzo, ingannando il tempo con una partita a carte. 
<< Ah! Così impari! >> esultò Salvatore per decretare la sua vittoria. Piero gettò le carte a terra e si stese, a pancia in su, imitato dall'amico. 
<< Salvo, devo dirti una cosa. >> disse con tono serio.
<< Dimmi tutto, mi spaventi. >>
Prese un ramoscello d'ulivo ancora verde e poi lo scagliò davanti a sé.
<< Devo partire. La guerra... >>
Salvo spalancò gli occhi, spaventato, ed urlò: << Quando?! >>
<< Metà settembre. >> mormorò l'altro, con gli occhi verdi e marroni che stavano per traboccare dalle lacrime. 
Salvo si portò le mani tra i capelli. << Dio mio, perché?! Prima mio fratello, poi mia sorella, ora anche tu. Non è possibile... >> 
Si alzò ed iniziò a sferrare pugni al tronco dell'albero, facendo cadere delle foglie. 
<< Proprio tu che...Non faresti del male a nessuno. >> continuò.
<< Si sentono cose assurde, sai...Uomini che muoiono mentre scrivono a casa... >>
<< Ce la farai, ce la devi fare, per forza. E Teresa lo sa? >> 
<< No, ancora no. Per ora non voglio parlargliene. >> 
Con l'indice e il pollice si strinse le palpebre, dicendo << Andiamo, così te la presento. >> mentre sfoggiava il solito sorriso luminoso. Riordinando tutto e presero di nuovo le biciclette scassate. 
<< Teresa ha il telefono in casa? >> 
<< Sì, un momento. >>
Piero scese dalla bicicletta e cercò nella tasca interna della camicia un bigliettino.
<< Hai un paio di gettoni? >> chiese Salvo.
<< Uhm, sì, credo di averne qualcuno. >> disse frugando nelle tasche. 
<< Perfetto, andiamo verso casa di Ninetta, lì c'è la cosa per chiamare. >>
Raggiunta una piccola piazzetta su cui si affacciavano delle case bianche, si fiondarono vicino ad una specie di bar, accanto al quale vi era una cabina telefonica. L'inconfondibile figura di Ninetta, seduta a capo chino su una sedia di vimini consumata dal tempo, vicino alla sua casa, per tutti, ormai, faceva parte della scenografia di quella piazza. I due ragazzi fecero finta di non vederla, perché se lei si fosse accorta di loro, avrebbero raggiunto Teresa due ore più tardi, come minimo. Ma l'anziana donna, sollevata la testa dal lavoro a maglia e coperti gli occhi da sole, urlò: << Salvatò, ie' qua! >> 
Ninetta, in paese, era un po' la nonna di tutti, che conosceva i coetanei di Piero e Salvatore come le proprie tasche, e tutti le volevano un gran bene. Era una donna sola, che aveva passato gli ottant'anni, senza figli e con una storia d'amore banale ma d'effetto.
Salvo e Piero le si avvicinarono, cogliendo le mille rughe che solcavano il viso e gli occhi acquosi neri, le mani dalle dita nodose sul grembo. Il volto non ingannava, sotto quelle rughe si nascondeva una stupefacente bellezza. 
<< Sempre insieme voi due, eh? >> scherzò, prendendo tra l'indice e il pollice i menti di entrambi.
<< Piero, mi hanno detto che te la fai con la figlia di Zappa. >> 
<< Accidenti come circolano in fretta le voci! Beh, che dire... >>
<< Va be', ti lascio in pace, non voglio intromettermi nelle cose di voi giovani. Andate, mi ha fatto piacere vedervi. >> 
Rilasciati in quello strano ed improvviso modo, i due amici ritornarono alla cabina.
<< Ah-ah! Beccato! >> esclamò Salvo. 
Piero la zittì perché aspettava che Teresa rispondesse. Pregò che fosse lei a rispondere, altrimenti avrebbe dovuto dare ulteriori informazioni, cosa non molto conveniente vicino ad un bar. Dopo tre squilli, qualcuno rispose dall'altro capo.
<< Pronto? >>
<< Teresa? Sono Piero. >>
<< Ti risulta che io sia Teresa? >> : era la voce di compare di Cosimo. 
Alzò gli occhi al cielo. << Mi scusi...Mi può passare gentilmente Teresa? >> 
<< Come vuoi. >>
<< Grazie. >>
<< Non ne approfittare, ti avviso. >> lo minacciò.
Piero deglutì mente sentiva l'uomo biascicare qualcosa, seguito da un veloce rumore di passi. 
<< Piero! >> esclamò.
<< Teresa, senti... >> 
Il gettone lo stava per abbandonare.
<< Riesci ad uscire un attimo? Devo presentarti una persona. >>
<< Forse sì. Aspettami all'angolo. >> 
Prima che potessero salutarsi, la chiamata si interruppe bruscamente.
<< Se tutto va bene, stasera mi addormento mentre cenno. >> borbottò Salvo.
<< Dài, sei giovane e forte! >> lo prese in giro l'altro.
<< Sono? Siamo! >>
<< Su su, che le tue son braccia rubate all'agricoltura. >>

Finita l'ennesima corsa con quegli ammassi di ferraglia, trovarono Teresa che, impaziente, guardava l'orologio da polso. Aveva un&espressione preoccupata, disperata quasi. 
<< Teresa, tutto bene? >> chiese Piero rischiando di sbattere contro un palo. 
<< Sì, tutto bene. Oggi sei scortato? >> rise.
<< Già, lui è Salvatore, o Salvo, è lo stesso. >> disse facendo l'occhiolino all'amico. 
Finite le presentazioni, Piero cercò di dire qualcosa, ma una sirena assordante li travolse, e se suonava non era un buon segno. Teresa prese per mano Piero che a sua volta afferrò Salvo, già in procinto di strapparsi i capelli, e li portò in casa. Salirono le scale fino alla camera da letto della ragazza, che chiuse la finestra con le scuri ed entrambi i ragazzi furono portati nell'armadio. Inaspettatamente, al di là dei vestiti appesi, vi era una piccola nicchia, sufficiente per almeno cinque persone, con travi robuste che la rendevano un luogo sicuro. Piero pensò alla sua famiglia e alla botola sotto il letto dei genitori, dove erano certi di stare al sicuro. Mentre tanti pensieri gli affollavano la testa, non si accorse di circondare con le braccia i fianchi di Teresa che, appoggiata con la testa sul suo petto, ascoltava il martellante ritmo del cuore. Udirono gli aerei sorvolare il territorio e andare lontano e tirarono un sospiro di sollievo. Teresa e Piero, in mezzo nell'oscurità, si osservarono. Tra le sue braccia si sentiva protetta e al sicuro, riflettè lei. Piero, il ragazzo che aveva conosciuto una settimana prima e che ora le sembrava di conoscere da una vita, che in quell'istante la stava tenendo stretta a sé con uno strano senso di protezione. 
Ad un tratto, qualcuno aprì le ante dell'armadio  e i due si sciolsero dalla stretta. La madre di Teresa si fece largo tra i vestiti e, vista la sagoma della figlia, si fiondò ad abbracciarla e a baciarle la fronte. Dopo, tutti uscirono dal nascondiglio e compare Cosimo, accortosi della presenza dei due ragazzi, provvedette ad avvisare le loro famiglie.
Rimasti soli, Salvo ruppe il silenzio. << Comunque io ero Salvo. >>
<< Ed io Teresa. >> sorrise lei.
<< E stavamo per informarti che fai ufficialmente parte della nostra compagnia. >> concluse Piero.
Anche per quel giorno il fantasma della guerra era stato allontanato da tre giovani, innocenti, spensierate risate.
  
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