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Autore: Doomsday_    08/09/2014    4 recensioni
Draco è solo. Dovrà eseguire ciò che l'Oscuro Signore gli ha ordinato di compiere. E non ha nessuno... nessuno tranne lei.
Astoria farà qualsiasi cosa è in suo potere per restargli accanto. Perfino quando sarà lui stesso ad allontanarla.
Il loro amore è come una stella che, nel buio della notte, brucia in tutta la sua intensità fino a distruggersi.
Dal capitolo dieci:
- Ripensare alla biblioteca diede a Draco un senso di forti brividi: ancora gli era ignoto quel che lo aveva trattenuto dal baciarla quando, per la prima volta dopo mesi, aveva finalmente potuto tenerla tra le braccia. Nel toccarla ogni tentativo di starle distante era crollata, e un intenso malumore l'aveva colto nel godere di quel suo sguardo insolitamente luminoso. Stelle aveva definito quegli occhi, stelle di quel suo cielo buio.
Genere: Drammatico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Blaise Zabini, Daphne Greengrass, Draco Malfoy, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Astoria
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Angolo Autrice: Rieccomi qui, di nuovo carica, dopo le vacanze estive! Spero che tutti voi abbiate passato una bella estate!^^
Perdonatemi per avervi fatto attendere più del solito, ma anche a Draco e ad Asteria serviva una breve vacanza xD
Comunque sia, d'ora in poi ricomincerò a pubblicare con la stessa frequenza di prima! Quindi, detto questo vi lascio alla storia, ma non prima di aver ringraziato BekkaMalfoy, NarcissaBM, Lulyx e ehikatnijss per aver lasciato, come sempre, delle meravigliose recensioni! Grazie grazie grazie! *^*
E ringrazio anche con tutto il cuore le 18 persone che hanno aggiunto la storia nelle preferite, le 37 che l'hanno aggiunta nelle seguite e le 4 nelle ricordate. Spero di leggere presto anche i vostri commenti su questa storia! :3
Un bacione a tutti,
Giuliii





La libertà di scegliere.





« Lowllett Annabeth ».
La McGranitt chiamò la ragazza a gran voce e una figura minuta si staccò dal gruppo del primo anno, per salire gli scalini e sedere sullo sgabello.
La professoressa McGranitt le posò il Cappello Parlante sulla testa e, dopo alcuni istanti, esso proclamò « Corvonerno! ».
Applausi entusiasti si levarono dal tavolo in questione, mentre la ragazzina correva a sedersi.
« Sludharn Cristopher » chiamò ancora la professoressa di Trasfigurazione e, questa volta, il Cappello Parlante gridò « Serpeverde! ».
Con una gomitata Sean fece riscuotere Asteria dai suoi pensieri; la ragazza batté le palpebre sorpresa, poi vedendo lo scalpitio del proprio tavolo si costrinse ad applaudire assieme agli altri, mentre il giovane dai capelli scuri prendeva posto, con un sorriso smagliante, tra Theodore Nott e una ragazzina del secondo anno.
« Ci stai mettendo troppo entusiasmo, Greengrass » la prese in giro Sean, con un sogghigno. Negli ultimi mesi Asteria era sempre con la testa tra le nuvole e, più sembrava distante più Sean fingeva di non rendersene conto, riportandola al presente con qualche commento sarcastico o con osservazioni superflue, che avevano l'unico scopo di iniziare una - anche se breve - conversazione con la ragazza.
Asteria rise, rispondendo: « Ho una fame da lupi! Pensi che durerà ancora molto lo Smistamento? ».
Sean scrollò le spalle « Forse ancora una decina di minuti, se non ci sta nessuna Testurbante ».
Asteria annuì distrattamente e Sean pensò che si fosse fatta inghiottire nuovamente dai suoi stessi pensieri, finché la guardò negli occhi e li scoprì sorprendentemente presenti.
Asteria lo guardava con quel misto di dolcezza e complicità, capace di farlo sempre arrossire sino alla punta delle orecchie.
Era stato strano passare un'intera estate con Asteria. Averla costantemente in giro per casa, i suoi vestiti nell'armadio, i cosmetici nel bagno, le sue cose mischiate a quelle già presenti nella camera di lui. Non se lo sarebbe mai aspettato, ma convivere a casa con Asteria era notevolmente diverso che stare con lei a Hogwarts. Molte volte avevano finito per litigare, fin quando non erano riusciti a trovare il giusto equilibrio tra lo spazio personale di lui e quello di cui lei necessitava.
E se era stato strano vivere quei mesi con Asteria, tutt'altra storia era stato ritrovarsi costantemente Daphne che girava per casa in costume da bagno a qualsiasi ora della giornata, con nessuna obiezione da parte loro che riuscisse a farla desistere dal suo abbigliamento, secondo lei assolutamente adatto a una villetta che si affacciava sul mare. A Sean vennero i brividi solo al ricordo.
Poi d'un tratto, mentre guardava Asteria, vide nei suoi occhi verdi qualcosa a cui non aveva fatto subito caso. Era il suo sorriso, ma allo stesso tempo era diverso. Per questo Sean si rese conto che la ragazza non stava davvero guardando lui, come inizialmente aveva pensato.
I suoi occhi guardavano Draco Malfoy che, in leggero ritardo, si era sbrigato a sedersi tra Pansy Parkinson e Blaise Zabini. Ed ora guardava lo Smistamento con espressione glaciale.
Sean sapeva che Asteria e Draco erano rimasti in contatto durante le vacanze estive tramite corrispondenza. Ma sapeva anche che, dopo qualche tempo, lui aveva smesso di risponderle.
Il sollievo e la felicità erano così presenti nel volto di Asteria, che Sean distolse lo sguardo da lei, per riportarlo sul proprio piatto ancora vuoto.
« Avevi ragione, Sean » mormorò la ragazza, con voce febbrile, « Draco sta bene ». Gli strinse la mano, con un sorriso che le illuminava l'intero viso. Sean non poté fare a meno di stringerle la mano a sua volta.
Per la prima volta, Draco si sentì fuori posto, lì seduto accanto ai suoi compagni di Casa, a mangiare al banchetto di inizio anno.
Guardava il preside, seduto al centro della tavola dei professori. I battiti del suo cuore erano accelerati e sentiva le mani sudate.
Per un attimo Silente sembrò restituirgli lo sguardo. Un'occhiata garbata, accompagnata da un mezzo sorriso. Ma fu solamente un attimo, poi si chinò verso la McGranitt per chiederle di passargli la salsa dell'arrosto.
Allora Draco fissò gli occhi sul proprio piatto, scuotendo il capo, ripetendosi quanto fosse impossibile che Silente avesse voluto guardare proprio lui in mezzo a tutti gli studenti.

Vedeva ancora quelle pallide mani, le ossute falangi che gli sfioravano l'avambraccio. I brividi di disgusto sin sotto la sua pelle. Aveva fatto male, un dolore insidiatosi nei nervi, riverbato poi sin dentro l'animo.
« Non ti preoccupare, madre. Il Signore Oscuro ha scelto me, è un mio compito. Non ti mettere in mezzo. Io riuscirò ad esaudire il suo volere e riabiliterò il nome della famiglia. Lui sarà fiero di me, madre ». Le aveva lanciato uno sguardo orgoglioso, dicendole quelle parole con voce arrogante.
Narcissa aveva stretto le labbra, gli occhi colmi di viva paura. Lo aveva guardato con una sorta di rimpianto e tenerezza « Parli come Lucius ».
Allora era questo che lei vedeva in quel momento? Il fantasma di quel che un tempo era stato l'uomo che ha amato e sposato. Nonostante tutto Draco aveva percepito una punta di orgoglio invaderlo, a quel che lui considerava il più grande elogio.
« Ma tu non sei tuo padre, Draco » Narcissa gli aveva accarezzato i capelli e Draco vide la paura nei suoi occhi, la necessità di saperlo al sicuro mentre invece lui andava in contro al pericolo a braccia aperte.
« Se ci fosse qui Lucius non lo permetterebbe »,
« Se ci fosse qui papà, questo non sarebbe successo. Lui ha fallito e ora tocca a me. Non c'è niente che tu possa fare al riguardo. »
Tanto valeva darle uno schiaffo in faccia. La disperazione invase il suo viso, i suoi occhi si colmarono di lacrime. Draco si rese conto anche di un altro particolare, dapprima celato, tra i sentimenti che si affacciavano sul viso di sua madre, sempre più stanco, sempre più tirato e pallido: una donna per la prima volta sola, incapace di proteggere le due sole persone che amava.
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Draco strinse i pugni, tanto che le nocche sbiancarono. Gli occhi gli bruciavano, e quasi non si accorse del cibo apparso sulla tavola. "Posso farcela" promise a se stesso "Posso riuscire in ciò che il Signore Oscuro mi ha ordinato"; e si, lo promise anche a sua madre.

Daphne entrò nella Sala Comune a grandi passi, dirigendosi veloce verso la sorella, la quale se ne stava sdraiata sul divano, i piedi poggiati sulle gambe di Sean e completamente assorta nella lettura della Gazzetta del Profeta.
« Ho finito adesso di sistemare il mio armadio. Sono assolutamente sconvolta. Ti rendi conto che ho solamente capi dell'anno scorso? Non posso neanche pensarci: dovrò indossare anche quest'anno quella roba », esclamò Daphne con enfasi, attendendo la risposta a sua volta indignata di Asteria. Ma la ragazza si limitò a girare annoiata un'altra pagina della Gazzetta.
« Lo sai che i tuoi vestiti vengono coperti dalla divisa, vero? », rispose invece, procurando in Sean un risolino divertito che cercò di soffocare tra le pagine del libro che stava leggendo; ma ciò non gli impedì di subire l'occhiataccia di Daphne - alla quale si era oramai stranamente abituato.
« Si, beh, anche quella è dell'anno scorso » ribatté così la ragazza, un po' risentita. Poi Daphne si accostò più alla sorella e, con un sorrisetto piuttosto complice, chiese: « Hai già parlato con Draco? ».
A quelle parole Asteria sollevò finalmente gli occhi dal giornale, per fissarli sulla sorella « Perché avrei dovuto? » domandò, con un cipiglio teso.
Il sorrisetto sparì dalle labbra di Daphne, che scrollò le spalle. « Niente » si affrettò a dire « vi incrociate, tu lo saluti, lui ti saluta e continuate a camminare. Vi siete incrociati quindi? ».
Asteria tornò a leggere, ignorando lo strano comportamento di sua sorella « Se quello che intendi è se Draco ha chiesto di te, non so risponderti... non ci siamo ancora "incontrati" » borbottò Asteria.
Daphne sbuffò « Perché pensi che io parli sempre e solo per mio interesse? », incrociò le braccia al petto, stizzita.
« Chi potrebbe mai solo pensare una cosa simile? » si lasciò sfuggire Sean, la voce che trasudava sarcasmo.
Daphne si risentì parecchio di quelle parole. « Oh taci, Jugson », sbottò alzando gli occhi al cielo « Per tutta l'estate non ho fatto altro che sopportare i tuoi borbottii sarcastici e non ho nessuna intenzione di ascoltarli anche qui ad Hogwarts » e detto questo se ne andò via impettita.
Ma non erano di certo inconsuete conversazioni del genere tra i tre, difatti scambi di battute pungenti si erano susseguite in quasi tutte le giornate di quell'estate: Daphne che parlava a vanvera, Sean che se ne usciva con quale frase sarcastica e Daphne che andava via stizzita.
Asteria doveva ammettere, infatti, che l'unico evento interessante dell'estate si era verificato quando Sean, perdendo completamente le staffe, aveva cacciato via di casa il fidanzato di Lauren quando il suddetto aveva esplicitamente mosso delle avance nei riguardi di Daphne. "Provarci con un'altra! Davanti a me! Suo fratello!" aveva continuato ad inveire Sean per più di una settimana. Una volta tornata a casa, Lauren, aveva rivolto una delle sue peggiori occhiatacce al fratello minore ma, in ogni caso, lì il suo fidanzato non aveva messo più piede.
« Non rispondere così a Daphne » Sean fu rimbeccato da Asteria, con voce resa monotona dal frequente uso della suddetta frase.

Nei giorni che seguirono il rientro a Hogwarts, Asteria e Sean furono completamente assorbiti dalle lezioni e dai compiti che non sembravano mai avere fine.
Asteria, appena poteva, cercava Draco. Sentiva il bisogno di parlargli, di toccarlo; le mancava, ma il più delle volte non riusciva neppure a trovarlo. Sembrava divenuto uno dei fantasmi di Hogwarts che si aggirava per il castello senza mai farsi notare troppo. E anche quando Asteria riusciva a trovarlo, o il luogo era troppo zeppo di studenti da non riuscire a raggiungerlo in tempo, oppure egli si dileguava anche solo prima che lei potesse iniziare un passo verso di lui. Ma più questa situazione andava avanti, più il bisogno di Draco si faceva impellente in lei.
« Hanno arrestato mio padre. Ora Lui prenderà me » quella frase aveva ossessionato le sue notti insonni, da quando Draco aveva smesso di rispondere alle sue lettere. Pensieri terribili avevano attraversato la sua mente, allora. Ma vederlo invece vivo e vegeto lì a Hogwarts l'aveva riempita di gioia e sopito ogni preoccupazione.
Eppure, ora, quel suo comportamento schivo l'aveva colmata di timori, tanto da tenerla anche adesso sveglia per la maggior parte della notte.
« Mi sta evitando » decretò, un pomeriggio, mentre ricopiava in tutta fretta il tema di Trasfigurazione, per iniziare il prima possibile a fare la ricerca per Storia della Magia, sulla fine della seconda guerra tra Troll e Folletti.
Il viso di Sean riemerse dai libri, da quelle che oramai sembrarono ore: « Draco? Ma no! Perché dovrebbe? ».
« Se lo sapessi, non starei qui a chiedermelo » ribatté lei, scocciata. « Da quanto siamo tornati ormai? Non sono ancora riuscita a parlargli neppure una volta. »
Sean scrollò le spalle « Ti preoccupi troppo, Asteria. Lo sai che Draco ha questa indole un po' da "bel tenebroso" » disse, ridacchiando sommessamente sotto l'occhiata contrariata dell'amica. « È il suo solito modo di comportarsi: succede qualcosa che non gli va a genio, ti evita per qualche assurda ragione e tu gli corri dietro finché non discutete per fare pace scambiandovi un bacio appassionato » concluse Sean, con tanto di sfarfallio di ciglia; ma la battuta non parve divertire Asteria.
« Non ci sta nulla da ridere in questa situazione, Sean » mormorò lei, abbassando lo sguardo « È rimasto da solo, per mesi, con il fiato di Tu-sai-chi sul collo ».
Sean si grattò la testa, arruffando ancor di più la massa di capelli castani « Si, hai ragione, scusa » borbottò; poi il suo sguardo sembrò essere attratto da qualcosa in particolare e, con un cenno del mento disse « Parli del diavolo... ».
Asteria si girò di scatto e vide entrare nella Sala Comune Draco, lo sguardo distante e pensieroso. Ma la ragazza non fece in tempo neppure ad alzarsi che un gruppo di Serpeverde vicino al camino, richiamarono la sua attenzione e lo costrinsero a sedere con loro.
Asteria osservava l'intera scena con avidità, incredula di averlo così vicino senza però parlargli.
« Cos'hai fatto a Lumacorno per non farti invitare al suo esclusivo Lumaclub, Malfoy? Tutti sanno che tuo padre era tra i suoi alunni preferiti! » chiese Millicent Bulstrode, con quella sua vocetta da oca giuliva che contrastava fortemente con il suo fisico tarchiato. Ridacchiò scioccamente, cercando l'approvazione degli amici vicino.
Asteria non poté fare a meno di avvicinarsi un poco per ascoltare meglio, fingendo di cercare una formula su uno dei libri che aveva appena trafugato dall'ordinata pila di Sean.
L'angolo delle labbra di Draco si curvò in una smorfia, la quale si tramutò velocemente in un ghigno. « Cosa vuoi che me ne importi di un vecchio grasso relitto? » sputò con disprezzo, scrollando appena le spalle, puntanto gli occhi su Millicent con la sua tipica espressione strafottente.
« Ho sentito che Lumacorno non è interessato ai Mangiamorte. Neppure Nott è stato invitato al Lumaclub, e suo padre è stato arrestato proprio come Lucius Malfoy » s'intromise Zabini, ostentando un'espressione sardonica. Draco lo fulminò con lo sguardo. Si capiva che ne avevano già parlato, ma mai in un posto affollato come la Sala Comune.
Asteria non trovò un motivo per cui Zabini dovesse sentirsi in dovere di provocare Malfoy.
« Beh, non me ne frega nulla di ciò che accade in questa stupida scuola » sbottò quest'ultimo, alzandosi in piedi « Probabilmente neppure starò qui il prossimo anno! ». Draco si allontanò, con espressione visibilmente alterata. La voce di Pansy che lo seguiva, in un disperato e sconvolto: « Cosa vuol dire che non starai qui il prossimo anno? ».
Zabini sogghignò « È davvero convinto che il Signore Oscuro ha dei piani anche per lui. Come se Lui avesse tempo per curarsi di un ragazzino di sedici anni, figurarsi! ».
Asteria non sentì altro, perché si sbrigò a seguire Draco, il quale si allontanava a gran velocità verso l'uscita del ritratto.
Lo seguì fuori dalla Sala Comune, raggiungendolo poi nei corridoi deserti dei sotterranei. Lo afferrò per un braccio, e lo fermò spingendolo contro il muro.
Percepì un brivido di soddisfazione per essere riuscita a raggiungerlo, eppure quel sentimento di felicità fu del tutto soffocato dall'apprensione accumulata in quei giorni.
« Mi stai evitando » lo accusò, puntandogli l'indice contro il petto.
Draco si strofinò la nuca dolorante, sbattuta contro la roccia nuda delle pareti « Ma che ti salta in mente? » esclamò, più realmente sorpreso che arrabbiato.
« Io, voglio sapere cosa passa per la tua di mente! Stiamo nella stessa Casa e sei riuscito ad evitarmi per una settimana intera! Questo è impegno, Malfoy, non casualità. Ora dimmi il perché! ».
Gli occhi di Draco fiammeggiarono « Il perché lo sapresti se questa estate fossi tornata a casa! ».
Asteria parve indignata « Parli come se io avessi avuto possibilità di scelta in questo »,
« In ogni caso non c'eri e quindi non puoi capire » ribatté lui, cercando di svignarsela, ma Asteria bloccò tempestivamente ogni suo tentativo di fuga.
« È passato più di un mese dalla tua ultima lettera, e l'unica cosa che sai dirmi adesso è che io non posso capire? Cos'è uno scherzo? Un mese, Draco! Senza sapere cosa stesse succedendo, senza sapere di te e senza sapere dei miei genitori. Credevo di impazzire. Credevo... » la voce le morì in gola. Allentò la presa sulla divisa del ragazzo, finché non lasciò che una carezza sul suo petto.
Draco avrebbe voluto allontanarla, ma lei si avvicinò alzandosi sulle punte, e lui non poté far altro che chinarsi in risposta, cingendole dolcemente i fianchi per avvicinarla un po' di più.
Si sentì immediatamente stordito, lo scombussolamento consueto di quando la baciava, che rendeva ogni altra cosa insignificante, ogni suo pensiero lontano. Si sentiva totalmente nelle mani di lei. E, per un'esistenza divenuta di sensi di colpa, paura e angoscia, era estremamente liberatorio e appagante. Chi l'avrebbe mai detto che, proprio lui, sempre padrone di sé, impeccabile come Lucius gli aveva insegnato ad essere, avrebbe adorato tanto perdere così facilmente il controllo.
Lei gli accarezzava il viso, come se non avesse desiderato poter far altro per tutto il periodo di lontananza. E così infatti era stato. Per un attimo Asteria si era persa in quel bacio gentile, fatto di sospiri, che sembrava voler dire quasi "Finalmente"; poi però lui la scostò con gentilezza e tra i due tornò a strisciare, fredda e ostile, quella sensazione di forzata separazione.
« Asteria... io non posso » le disse, con un sospiro pesante.
« È perché hai deciso di seguirlo? Perché vuoi diventare un Mangiamorte? » la sua voce tremava, ma i suoi occhi erano decisi e fieri. « Pensi davvero che questa sia la scelta giusta da fare? »,
« È l'unica scelta »; quella risposta sembrò togliere a Draco anni di vita. Asteria ne sembrò sconvolta, a stento Draco sopportava quel suo sguardo puro e limpido su di lui. Gli strattonò la divisa, mentre una rabbia impotente la possedeva: « Così pensavi di evitarmi per sempre? Così, senza nemmeno una spiegazione! »;
« Non sapevo cosa dirti. Tu non capiresti... ». Asteria strinse le labbra, avrebbe voluto che Draco la guardasse negli occhi come faceva sempre, ma cercare il suo sguardo era inutile, lui lo evitava come aveva evitato lei in quegli ultimi giorni. Eppure non riusciva a credere a tutta quella devozione per Lord Voldemort, che lui le mostrava.
« Non sei tuo padre, Draco. Non devi seguire per forza la sua strada ».
Lui la afferrò per le braccia e, con una disperazione che gli graffiò la gola, disse: « Io non ho più modo di scegliere! ». Con foga tirò su la manica dal braccio sinistro, su cui spiccava chiaro e funesto il Marchio Nero sulla pelle candida.
Asteria sussultò a quella vista, indietreggiando.
Ripensò ancora una volta a quella frase: « Ora lui prenderà me ». Aveva temuto, certo, ma non aveva compreso quanta realtà ci fosse in quelle parole.
« Il mio destino è deciso, Asteria. Ma non ho nessuna intenzione di portarti a fondo con me ». Per un attimo si vide riflesso negli occhi di lei: pallido, i capelli biondi spettinati.
Asteria si aggrappò alla divisa di lui, Draco serrò gli occhi « Non sei solo, Draco » disse con enfasi, come una preghiera. Pregava di essere ascoltata, di fargli capire che nonostante questo non l'avrebbe mai lasciato.
« Quando tu mi hai chiesto di starti lontano per Daphne, io ti ho accontentata. Ti chiedo di fare lo stesso, ora » sorrise appena, come a voler sottolineare l'assurdità della loro relazione.
« Sì, abbiamo provato a stare lontani per quasi un anno ed è stato terribile. Non mandarmi via, Draco. Va bene tutto, ma non mandarmi via. Adesso che possiamo, finché ci è concesso e finché ci troviamo in luogo sicuro, voglio stare con te. Non c'è nessun altro, siamo solo io e te ».

Guardava il marchio, nero e pulsante, bruciare sulla sua pelle come una firma di morte, un sigillo che non gli avrebbe più permesso di tornare indietro.
Sua madre piangeva sommessamente in un angolo della stanza; una parte del volto tumefatta, per aver provato a ribellarsi al volere del Signore Oscuro.
« Non dovevi accettare. Non dovevi accettare, Draco » mugugnava, la voce ridotta ad un acuto lamento. Le si era avvicinato, con un sorriso spavaldo. « Non essere sciocca, madre. Non avrei mai potuto rifiutare un dono tanto generoso. Vedrai, sarà fiero di noi », la voce, così sicura, gli si spezzò sull'ultima parola. Si lasciò abbracciare da sua madre, la stretta spasmodica delle braccia magre attorno alle sue spalle, i singulti incontrollati contro il suo petto.
« Lei... non capirà » fu un pensiero vacuo che prese la consistenza delle parole senza che se ne rendesse conto. Narcissa alzò lo sguardo sul figlio e lui vide gli occhi azzurri luminosi ancora giovani, che brillavano come nelle foto in cui era ragazza.
« La giovane Greengrass? », deglutì, il respiro ansante, « è di lei che parli? ».
Si irrigidì sotto la stretta della donna. « No, Draco. Non pensare a lei. Non c'è nessun altro adesso. Siamo soli. Ricordatelo in ogni momento: tu, io e papà. Non preoccuparti di nessun altro, nient'altro ha importanza ».


Quel ricordo lo attraversò da parte a parte, riportandolo alla realtà. Una realtà in cui non c'era abbastanza posto anche per Asteria. Non importava quanta pace lei riuscisse a donargli.
« Nessun luogo è più sicuro. »
« Ti prego, Draco. Questo non può essere un altro ostacolo. Non importa. Mi hai sentito, Draco? Non mi importa! Tutto questo non cambia niente tra di noi ». Gli occhi di lei tornarono a brillare e per un attimo Draco desiderò credere a quello che stava dicendo.
« Non ti importa di quello che diventerò? Di quello che dovrò fare? Ne sei proprio sicura Asteria » la voce gli si strozzò in gola e lei provò ad abbracciarlo, ma lui non glielo permise.
« Anche se dovessi uccidere qualcuno? » i suoi occhi azzurri si arrossarono e Draco volse lo sguardo altrove. « Qualcuno che non si merita di dover morire? Anche allora vorrai starmi vicino, sostenermi e dirmi che andrà tutto bene... che tutto questo non cambierà le nostre vite ».
« Si ha sempre una scelta », ribatté lei, cercando di riacquistare vigore nella voce. Draco scosse la testa e cercò di scansarla per andarsene, ma Asteria si artigliò alla sua divisa, tirandolo verso di sé. « Anche quando pensi di non averne. Anche quando sei... un Mangiamorte con un sigillo di appartenenza stampato addosso » sibilò. Draco riuscì a liberarsi dalla presa di lei con un violento strattone.
« Non posso preoccuparmi anche di te, Asteria! » le gridò contro; poi se ne andò via a grandi passi, lasciandola lì, sola, nel corridoio vuoto.

   
 
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