Perché il loro AMORE è…
E.ccezionale & E.pico
La Umbridge ci
mise un attimo ad elaborare ciò che era appena accaduto nella sua classe. Un gemello Weasley -perché
era sicura si trattasse proprio di uno di loro dato che aveva visto quegli
inconfondibili capelli rossi- era appena entrato senza alcun permesso nella sua
aula e aveva rapito una ragazza. La
Granger. Quella ragazzina impertinente che pretendeva di sapere sempre tutto.
Ma l’avrebbe cambiata lei alla fine dell’anno. Oh, sì che l’avrebbe cambiata!
Ma per il momento il problema più grave era quello che si era appena verificato
proprio sotto il suo naso, o meglio, proprio davanti ai suoi occhi. Gli
studenti avevano incominciato a parlottare freneticamente tra loro commentando
l’accaduto e lei non poteva permettere che nella sua classe si diffondesse il
caos.
“Silenzio!”
sbraitò. I ragazzi ammutolirono.
La Umbridge attraversò
veloce l’aula e uscì. Guardò da una parte all’altra del corridoio con gli occhi
ridotti a due fessure e il respiro affannoso. Dove erano finiti la Granger e
quel pestifero di un Weasley?
“Gazza!” chiamò
con la voce di un’ottava più alta del normale.
Il custode si
concretizzò nel corridoio alla sua destra, seguito immediatamente dalla sua
inseparabile gatta, Mrs Purr. Gazza era diventato una sorta di schiavetto
personale della Umbridge: quando la professoressa era nei paraggi si poteva
star certi che anche Gazza sarebbe sbucato fuori da un momento all’altro.
“Professoressa,
cosa succede?” chiese Gazza preoccupato.
La Umbridge era
stravolta, con il viso a chiazze e il
respiro affannoso. “Vada subito a cercare uno dei gemelli Weasley. È appena
entrato nella mia classe portando via una studentessa. Li trovi, Gazza e li
porti immediatamente da me.”
“Ma certo,
signora. Provvedo subito” rispose in tono ossequioso.
La Umbridge
aspettò che il custode avesse svoltato l’angolo e poi si concesse un attimo per
riprendersi. Mai e poi mai avrebbe dovuto capitare un simile atto di
indisciplina nella sua classe. Ecco a che livello era l’ordine a Hogwarts.
Pessimo, davvero pessimo. Ma a questo avrebbe ben presto posto rimedio. Un
ghigno malvagio le si stampò in volto. La lettera di Cornelius, il Ministro,
sarebbe arrivata presto e lei avrebbe riformato Hogwarts. Si accomodò un po’ la
pettinatura e rientrò in classe dove, nel frattempo, il chiacchiericcio era
ripreso.
“Hai visto? Ma
chi era secondo te? Fred o George?” Una ragazza di Corvonero parlava con la sua
compagna di banco.
“Non ne ho la
minima idea. Sono identici quei due” le rispose facendo spallucce.
“Era George,
ovviamente! Non hai visto quanto era bello?” Calì, che sedeva dietro di loro,
si era appena intromessa nella conversazione. Accanto a lei, Lavanda annuiva con
aria sognante. Probabilmente stava ripensando all’entrata improvvisa del ragazzo.
“Non dire
idiozie” la aggredì Ron seduto con Harry nella fila accanto. “Quello era Fred!”
“Sicuro?” Calì
sembrava davvero perplessa.
Ron si girò verso
Harry come per avere una conferma e gli sussurrò a mezza voce: “Mi ha appena
chiesto se sono sicuro di quale gemello è entrato? Per Merlino, Harry! Non può
essere davvero così stupida. Io sono suo
fratello, è ovvio che sappia distinguere Fred da George!”
Harry fece
spallucce e incitò l’amico a rispondere. “Sì, Calì. Quello era sicuramente
Fred.” Ron esibì un sorriso irritato.
“Oh, beh. In
tal caso era bello anche lui. Nulla da obiettare, non trovi?” e si rivolse
nuovamente a Lavanda che annuì sicura.
Ron scosse la
testa incredulo. Poi tornò a concentrarsi su Harry. “Che diamine voleva Fred da
Hermione?”
“Non ne ho
idea.”
“A dire la
verità piacerebbe molto saperlo anche a me.” La voce zuccherosa e falsa della
Umbridge era così vicina all’orecchio di Ron che il ragazzo sobbalzò.
“L’ho forse
spaventata, signor Weasley?” chiese, fingendosi preoccupata. Ron negò. “Allora,
è sicuro di non sapere per quale motivo suo fratello Fred -come l’ha
identificato un attimo fa- ha portato via la signorina Granger?”
“No,
professoressa. L’ho appena chiesto ad Harry” si azzardò a rispondere.
La Umbridge
arricciò le labbra e lanciò uno sguardo maligno a Harry. “Bene, in tal caso lo
scoprirò da me” e si allontanò andando verso la cattedra. “Ora riprendiamo.
Andate a pagina 394 e riassumete il capitolo che trovate lì. Non voglio sentire
una mosca volare. Intesi, miei cari?” squadrò la classe con il suo solito
sguardo stucchevolmente falso.
Si sentì un
fruscio di fogli e tutti, con un po’ di disappunto, repressero la loro
curiosità per quello che era appena successo e si misero ad eseguire il compito
assegnato.
Gazza si
muoveva a fatica per i corridoi borbottando tra sé. “Oh, certo! Quei dannati
gemelli combinano guai e sono sempre io quello che deve correre di qua e di là
come un matto per cercarli. Vieni Mrs Purr, non possono essere andati tanto
lontani. Li troveremo.” Svoltò un angolo e si affrettò a prendere le scale
diretto al piano superiore ma qualcuno, non visto, aveva appena ascoltato le
sue lamentele.
“Si riferiva
certamente ai gemelli Weasley. Quei ragazzacci! Sarà meglio che li avverta
prima che possano far perdere altri punti alla nostra casa!”
Nick-Quasi-Senza-Testa si accomodò meglio la gorgiera e sparì attraverso il
soffitto.
Il fantasma di
Grifondoro oltrepassò diversi piani finché, giunto al settimo, gli parve di
vedere un ragazzo dai capelli rossi che se ne stava in piedi con il viso
rivolto verso il muro. Gli si avvicinò fluttuando, costatando che si trattava
proprio di uno dei gemelli.
“Signor
Weasley” lo apostrofò.
Fred sobbalzò,
smise di fare quello che stava facendo e si girò in direzione della voce. “Oh,
sei tu, Nick. È un piacere vederti” disse Fred cercando di assumere
un’espressione normale e non di disappunto. Dopotutto il fantasma non poteva
sapere a quale occupazione, assai stimolante, si stesse occupando prima di
essere interrotto.
“La stavo
proprio cercando. Volevo solo avvisarla che il signor Gazza sta venendo qui. Si
può sapere che diavolo ha combinato questa volta? Cosa nasconde dietro la
schiena?” Nick si era appena accorto che c’era qualcosa alle spalle del ragazzo e si era fatto sospettoso.
Fred diede una
rapida occhiata alle sue spalle tanto per controllare Hermione. La ragazza
accennò un sorriso timido e Fred lo preso come un consenso a spostarsi.
Hermione emerse da dietro le ampie spalle da battitore di Fred e salutò il
fantasma.
“Hermione,
buonasera” Nick-quasi-senza-testa sembrava confuso.
“Buonasera a
lei, Sir Nicholas.”
“Cosa ci fa qui
con il signor Weasley?”
Le guance di
Hermione, a quella domanda, si imporporarono. Il fantasma se ne accorse e
d’improvviso diventò più trasparente. “Ops, scusate. Io-io non pensavo…
insomma… non sapevo che…”
“Suvvia, Nick.
Non è successo nulla. Io ed Hermione…”
Ma la ragazza
non lo lasciò terminare. Gli pestò un piede e riprese a parlare con il fantasma
mentre Fred riuscì a stento a trattenere un’imprecazione.
“Io e Fred
stavamo giusto andando in Sala Comune. Ma perché Gazza ci sta cercando?”
Sir Nicholas
fece finta di nulla e rispose: “L’ho sentito che si lamentava dicendo che
combinate sempre dei casini, naturalmente non si riferiva a lei, Hermione ma a
questo qui e al suo gemello.”
“Ehi! Io ho un
nome!” protestò Fred ma Nick lo ignorò e continuò imperterrito a spiegare. “Veniva
dall’aula di Difesa Contro le Arti Oscure. Non è che avrete per caso dato
fastidio a quella vecchia megera, vero?”
Mai Hermione
aveva sentito Sir Nicholas parlare male di un insegnante di Hogwarts, così
quando lo sentì apostrofare la Umbridge a quel modo rimase stupita.
“Beh, Nick, può
darsi che io abbia fatto qualcosa
coinvolgendo anche la qui presente signorina Granger e questo qualcosa potrebbe aver dato fastidio alla Umbridge.”
Il fantasma
scosse la testa rassegnato. “Signor Weasley lei è davvero incorreggibile. Non
voglio indagare oltre. Non sono fatti miei ma sperate almeno che non vi tolga
dei punti. Hermione cara, i miei ossequi. Weasley.”e con un cenno del capo passò
oltre, scomparendo nel muro alla loro destra.
“Accidenti che
figuraccia! Doveva proprio beccarci Sir Nicholas?” Hermione era irritata. Fred
la guardò sfoderando il suo sguardo più seducente e le pose le mani sui fianchi
tirandola nuovamente a sé. “Problemi, Granger?” le sussurrò malizioso.
“Sì,
dannazione. Sono un Prefetto, Fred! E per colpa tua Gazza ci sta cercando e la
Umbridge ci punirà!”
“Non è un
problema. Sai quante punizioni ho ricevuto io in queste sette anni? Una media
di…” Fred si fece pensieroso. Sicuramente le stava contando mentalmente.
Hermione sbuffò
e gli colpì il petto con un pugno cercando di allontanarlo. “Fred, quanto sei
vanesio! Non sono interessata alla tua collezione di punizioni. So solo che la Umbridge
ci punirà e…”
“Ha proprio
ragione, signorina. La professoressa Umbridge mi ha chiesto di scortarvi nel
suo ufficio. Forza, niente storie e seguitemi.”
Per la seconda
volta in pochi minuti Fred ed Hermione sobbalzarono. Gazza era lì davanti a
loro con la famelica Mrs Purr tra le braccia che li fissava con i suoi piccoli
occhietti gialli e cattivi.
Hermione
divenne ancora più rossa quando si accorse che Gazza guardava perplesso Fred
che le cingeva ancora i fianchi con le mani poi un sorriso perfido gli incurvò
le labbra.
“Oh, una
coppietta che voleva saltare lezione, non è così?”
Fred guardò
Gazza sprezzante e, ignorandolo, prese per mano Hermione. “Andiamo, Granger. La
vecchia rospa ci aspetta” e oltrepassò veloce l’uomo che non poté far altro che
seguirli per tenerli d’occhio affinché non si dessero alla fuga.
Durante tutto
il tragitto verso l’aula di Difesa, Fred continuò a tenere per mano Hermione
senza mostrare la benché minima traccia di imbarazzo. E non si scompose nemmeno
quando suonò la campanella che decretava la fine delle lezioni e che vide, come
conseguenza, il riversarsi nei corridoi di tutti gli studenti. Nessuno sembrava
far caso a loro due seguiti da Gazza finché non arrivarono di fronte all’aula
della Umbridge. La professoressa se ne stava sull’ingresso in attesa del
custode e dei “fuggiaschi” mentre gli studenti sciamavano fuori dalla classe.
Finalmente li
vide spuntare. Fece un sorriso soddisfatto e attese che la raggiungessero.
“Harry, guarda!
Sta arrivando Hermione con Fred.” Ron, di parecchi centimetri più alto
dell’amico, era riuscito a vedere i due che si avvicinavano. Lui e Harry si
erano accostati al muro per lasciar passare la folla e attendere il ritorno
dell’amica.
Quando i due
gli passarono accanto Hermione accennò un sorriso timido nella loro direzione
che Harry ricambiò conoscendo già la sorte che sarebbe toccata loro. Ron invece
assunse un’aria allucinata. “Perché Fred tiene per mano Hermione?”
Harry, in un
primo momento, non ci aveva fatto caso ma quando Ron glielo fece notare decise
che non era il momento opportuno per esternare i propri pensieri. “Non lo so.
Magari vuole farle coraggio. Insomma, si beccheranno una punizione per quello
che è successo oggi.”
“Sciocchezze!
Hermione non ha bisogno di nessuno che le infonda coraggio. E sicuramente non
per una stupida punizione in cui lei oltretutto non c’entrava nulla” disse
stizzito.
Harry decise di
non replicare. La situazione, di cui ancora non aveva il quadro completo ma
che, ormai da giorni, aveva cominciato a sospettare, cominciava a farsi spinosa
e sicuramente Harry avrebbe avuto il suo bel da fare a spiegare le cose a Ron.
“Finalmente vi
siete degnati di arrivare.” Sentirono dire la Umbridge, prima che la donna
rientrasse in aula seguita da Hermione e Fred e chiudesse la porta in faccia ad
uno stralunato Gazza.
“Cosa dici, li
dobbiamo aspettare?” Harry cercò di riscuotere l’amico che guardava fisso la
porta chiusa come se le volesse dar fuoco.
“No. Penso che
Hermione non abbia più bisogno di noi.” Quell’affermazione venne pronunciata in
tono così scontroso che Harry si chiese se Ron avesse intuito qualcosa.
Senza dare ad
Harry il tempo di aggiungere altro, Ron si stava già allontanando con una
faccia arcigna e il moro non poté far altro che seguirlo.
Il sorriso
falso della Umbridge era a dir poco vomitevole e lo era ancora di più il suo ufficio:
interamente rosa come ogni cosa che l’insegnante indossava. Fred ed Hermione
furono fatti accomodare di fronte alla scrivania.
Hermione
gliel’aveva detto. Gliel’aveva detto che la Umbridge li avrebbe puniti. Ed ora
eccoli lì, di fronte a quella insopportabile faccia da rospo che li guardava.
“Allora signor
Weasley e signorina Granger. Da dove vogliamo cominciare?”
“Non lo so,
professoressa” cominciò a dire Fred prima che Hermione avesse anche solo avuto
il tempo di elaborare una scusa plausibile da propinare all’insegnante. “Però
potrei darle un suggerimento” continuò spavaldo il ragazzo.
Fred, nel
sedersi, aveva scostato prontamente la sedia da quella di Hermione in modo tale
che lei non avesse potuto rifilargli un pestone come aveva fatto poco prima
quando era sopraggiunto Sir Nicholas. Hermione era impallidita di fronte
all’arroganza che Fred aveva mostrato nel rispondere alla Umbridge e già sapeva
che per loro due si sarebbe messa male. Molto male.
“Un
suggerimento, signor Weasley?” chiese incredula l’insegnante mordicchiandosi
nervosamente le labbra.
“Sì,
professoressa. Potrebbe innanzitutto dirci perché io ed Hermione ci troviamo
nel suo ufficio. Non riesco proprio a capirlo.”
Era chiaro che
la Umbridge stava cercando di mantenere i nervi saldi e di non perdere la
faccia di fronte a quello sfrontato di Fred Weasley. Si appoggiò con le mani
alla cattedra e lo guardò con sguardo che mal celava una spietata cattiveria.
“Se la sua
piccola mente contorta non riesce a capirlo, signor Weasley, provvederò io a spiegarglielo e a partire dalle 9
di stasera, per una settimana, farò in modo che il messaggio penetri a fondo. Vi darò una punizione
che non scorderete tanto facilmente. Ci vediamo più tardi signori. Ora potete
andare.” Li congedò con un sorriso così tirato e sadico che ad Hermione venne
il voltastomaco. Tuttavia, i due non se lo fecero ripetere due volte, uscirono
dall’ufficio e si incamminarono verso la Torre di Grifondoro.
“Granger, si
può sapere perché non mi parli?” Erano quasi arrivati al ritratto della Signora
Grassa ed Hermione si era ostinata per tutto il tragitto a non rispondere a
Fred.
“Perché sei un
idiota di prima categoria, ecco perché!” sbottò alla fine esasperata,
fermandosi in mezzo al corridoio a pochi passi dall’ingresso della Torre.
“Possibile che
tu sappia solo insultarmi? Potrei offendermi, sai?” Fred assunse una finta aria
afflitta.
“Ma smettila.
Tu non ti offendi mai.”
“Questo lo dici
tu, Granger.” Fred incrociò le braccia al petto e abbassò lo sguardo. Hermione
lo guardò meglio. Sapeva, naturalmente, che la stava prendendo in giro eppure
quell’aria così amareggiata la convinse comunque ad avvicinarsi a lui.
“Dai, Fred.
Piantala! Tanto non ci casco. Lo so che stai fingendo.”
In men che non
si dica Fred l’aveva stretta tra le sue braccia. Ancora. Hermione arrossì
immediatamente e Fred sfoderò il suo sguardo alla Tequila Sunrise.
“Forse sto
fingendo o forse no, Granger. Ma ho ottenuto proprio quello che volevo.”
“E sarebbe?”
Hermione alzò il mento, sfidandolo.
“Farti
imbarazzare per l’ennesima volta e, naturalmente, continuare a corteggiarti
come si deve.”
Prima che la
ragazza potesse anche solo tentare di ribattere, le labbra di Fred le stavano
già rubando un altro bacio mozzafiato.
“Oh, ma come
siete carini! Ma da quanto state insieme? Non lo sapevo!”
A quanto
pareva, Hermione e Fred finivano per baciarsi sempre nei momenti meno opportuni
oppure, tutti quanti a Hogwarts avevano deciso, proprio quel giorno, di
interessarsi dei loro affari.
Fred, ancora
una volta, fu costretto ad interrompere il bacio.
La Signora
Grassa li guardava con aria melensa e si stringeva le mani sul cuore.
“N-noi… n-noi
non stiamo insieme” disse trepidante Hermione.
“Non ancora” la
corresse Fred prima di rivolgere la sua attenzione alla Signora Grassa
ignorando così l’occhiataccia di Hermione. “Deve sapere, Signora, che la qui
presente Granger è piuttosto ostinata. E tende a non ammettere l’evidenza.”
“E quale
sarebbe l’evidenza, scusa?” Hermione si era staccata da lui e aveva messo le mani
sui fianchi assumendo la postura battagliera che era tipica della signora
Weasley quando doveva prendere in mano la situazione.
“Che sei cotta di me e che non vedi l’ora che
io sia ufficialmente il tuo ragazzo.” Ecco, di nuovo il tipico sorriso
malandrino. Orami era appurato. Il Fred-pappamolla era solo un vecchio ricordo.
“Sei odioso,
Weasley. E se intendi corteggiarmi in questo modo sappi che stai prendendo la
piega sbagliata. Ora scusami ma vorrei starmene un po’ da sola e dato che tra
meno di tre ore ci rivedremo alla punizione, ho bisogno di riprendermi un
attimo.” Hermione disse in fretta la parola d’ordine e attraversò il buco del
ritratto lasciando Fred all’esterno.
“Però, ha
davvero un bel caratterino la ragazza” affermo la Signora Grassa tra
l’incredulo e lo scandalizzato. “Se un bel giovane come te mi facesse la corte
di certo non lo tratterei a questo modo.”
Fred la guardò
per un attimo scandalizzato. Poi, pensò fosse meglio entrare nella Torre
poiché, decisamente, stava riscuotendo fin troppo successo.
Hermione non
scese a cena quella sera e questo per lei fu un bene. Tutta la scuola parlava
di quanto accaduto nel pomeriggio e alcuni compagni di altre case di Fred, si
azzardarono persino a chiedere conferma del fatto. Dal canto suo, il ragazzo si
limitava a confermare qualunque versione gli venisse esposta. In una
addirittura si diceva che, prima di portare Hermione fuori dall’aula, aveva
lanciato una cacca-bomba che aveva centrato la Umbridge in pieno volto. Fred, a
stento, riuscì a trattenere le risa quando sentì una tale diceria. L’unica cosa
sulla quale tutta Hogwarts pareva concordare era che Fred Weasley aveva portato
via dall’aula Hermione Prefetto-Perfetto Granger e l’unico che pareva essere
davvero irritato da questo fatto era Ron.
Harry aveva
cercato per tutta la cena di parlare di ogni cosa che non fosse quanto era
accaduto nel pomeriggio ma ogni discorso portava inevitabilmente ad Hermione e
alla sua assenza quella sera a cena.
“Harry, io vado
a letto. Ci vediamo domani.” Ron era avvilito e si alzò dal tavolo con un umore
così tetro che avrebbe potuto benissimo far concorrenza a Mirtilla Malcontena.
Harry decise che era meglio lasciarlo stare. D’altra parte anche lui non
avrebbe saputo dirgli niente.
“Hai fatto bene
a restare qui.” Ginny gli si era seduta di fianco. “Ron deve sbollire la rabbia
da solo. Ha capito. Non è uno stupido. Ma questa è una cosa che deve chiarire
prima con sé stesso e poi con Hermione.”
“Che ne sai tu
di questa storia?” gli chiese Harry sospettoso.
Ginny sospirò. “Potrei
sapere qualcosa in effetti.” Harry la fissò interrogativo.
“Oh, andiamo,
Harry! Non ti aspetterai davvero che io tradisca la fiducia che Hermione ha
riposto in me?”
“Dimmi solo se
è come penso.”
Ginny lo guardò
come se fosse rimbambito. “E come faccio a sapere quello pensi?”
“Dai, Ginny,
non fingere di non aver capito! Tra Fred ed Hermione c’è stato qualcosa e c’è
qualcosa, vero?”
“Sei stato tu a
dirlo. Comunque penso di sì. Anzi ne sono quasi certa al cento per cento. Mi
dispiace un po’ per Ron, ma dovrà farsene una ragione. Ti saluto, Harry. Ci
vediamo e mi raccomando, giura sugli Schiopodi Sparacoda di Hagrid che non
dirai nulla a Ron di questa faccenda altrimenti ti verrò a cercare.” Ginny
aveva assunto un’aria da dura che fece ridere il ragazzo. “Lo giuro, Ginny.
Manterrò il segreto e me ne starò fuori.” La ragazza parve soddisfatta, gli
fece un occhiolino e uscì dalla Sala Grande.
Alle 9 Hermione
e Fred avevano raggiunto l’ufficio della Umbridge. “Venite pure, ragazzi.” Li
fece accomodare in due banchi vicini e fornì loro una pergamena e una piuma.
“Ora, lei signor Weasley scriverà: NON DEVO RAPIRE LE STUDENTESSE DALLE AULE
mentre lei, signorina Granger, scriverà: NON DEVO ASSECONDARE LA FUGA DEL MIO
RAPITORE.
Fred guardò
incredulo la professoressa. Era dunque quella la loro punizione? Scrivere
stupide frasi su dei fogli di pergamena? Se almeno li avesse costretti a
scolpire quelle idiozie su una tavoletta di granito come monito per i posteri,
sarebbe stato sicuramente più appagante per l’ego di Fred. Il ragazzo guardò
Hermione e le sorrise ma la ragazza sembrava più preoccupata di quanto si
aspettasse.
“Prego,
cominciate pure.”
Fred fece per
prendere la piuma ma notò, solo in quel momento che non aveva l’inchiostro.
“Professoressa, scusi, con cosa dovrei scrivere esattamente senza inchiostro?”
La Umbridge
sfoderò il suo sorriso maligno. “Non si preoccupi. L’inchiostro verrà da sé.”
Fred cominciava
a pensare che a quella donna mancasse qualche rotella ma dovette ricredersi
solo cinque minuti dopo quando si accorse che l’inchiostro rosso che stava
utilizzando per scrivere sulla pergamena non era altro che il suo stesso
sangue. Sulla sua mano sinistra scintillavano macabre le parole NON DEVO RAPIRE
LE STUDENTESSE DALLE AULE. A quella donna non mancava solo qualche rotella;
quella donna era completamente pazza! Era un mostro! Ora capiva perché Hermione
aveva temuto così tanto quella punizione! Probabilmente lei lo sapeva e,
siccome Fred Weasley non era un ragazzo stupido, fece due più due ricordandosi
di aver visto Harry all’allenamento di Quidditch, qualche giorno prima, con la
mano sinistra fasciata. Ed Harry aveva avuto la punizione con la Umbridge.
“C’è qualche
problema, signor Weasley?”
Fred aveva
infatti smesso di scrivere. Hermione lo guardò titubante e lui vi lesse negli
occhi la richiesta muta di non azzardarsi a contraddire la vecchia rospa. “No,
nulla” disse e riprese a scrivere.
Due ore più
tardi, Hermione e Fred lasciarono l’ufficio della Umbridge.
“Ti fa male?”
si informò Fred.
“Un po’” ammise
a malincuore la ragazza.
“Tu lo sapevi,
vero?” Hermione annuì. “E perché non l’hai detto alla McGranitt?”
“È una
punizione, Fred. E poi la McGranitt non avrebbe potere su quella donna.”
“Ma Silente,
sì!” protestò Fred non riuscendo a capire il tono rassegnato di Hermione. Lei
combatteva contro le ingiustizie e quella era proprio un’ingiustizia bella e
buona.
“Silente ha
cose più importanti a cui pensare. Sta organizzando qualcosa di grosso per l’Ordine.
La McGranitt a inizio anno mi ha detto di tenere lontano il più possibile i
miei amici e le persone a cui tengo dalla Umbridge, di tenerli buoni e che
contava su di me. Ma questa nostra punizione è la prova che io ho fallito.” Gli
occhi di Hermione si erano inspiegabilmente riempiti di lacrime.
Fred se ne
accorse. “Ehi, Granger! Che hai? Perché piangi?”
“Oh, scusami,
Fred. Scusami.” Gli si gettò fra le braccia e Fred la accolse un po’ confuso.
Hermione continuò a singhiozzare per cinque minuti buoni. Quando Fred sentì che
il respiro di lei si stava facendo più regolare, smise di accarezzarle i
capelli e le alzò il viso. Aveva gli occhi rossi, Hermione e cercava ancora di
trattenere le lacrime.
“Granger, non
devi scusarti. Non hai nulla di cui scusarti.”
“No, io ho
fallito. Tu sei stato punito e tu sei una persona a cui tengo” protestò la
ragazza.
“Sono stato io
che ci ho fatto procurare questa punizione. Non tu. Ma non avevo idea che
quella donna potesse essere tanto malvagia. Ho pensato solo a me stesso quando
ti ho portata fuori da quell’aula oggi pomeriggio. Volevo solo averti. Sono
stato egoista. Mi dispiace.” Fred sembrava davvero turbato e dispiaciuto.
“Non fa nulla.
Tu volevi solo fare qualcosa di folle per corteggiarmi, giusto? Mi hai detto
così oggi.” Hermione si sforzò di sorridere. Non poteva permettere che Fred, il
ragazzo che rideva sempre, si affliggesse a causa sua.
“Si, Granger
perché io voglio una sola cosa da te. Una possibilità.”
Hermione a
quelle parole cominciò a sentire una strana sensazione dentro di sé. “Cosa
intendi, Fred?”
“Non so
sinceramente se hai ancora una cotta per mio fratello ma io voglio una
possibilità. Voglio stare con te, Prefetto Perfetto Granger.”
A quelle ultime
parole Hermione smise davvero di pianger e riuscì persino a ridacchiare. “Non
sarà qualche stupido scherzo, vero Weasley?” trovò il coraggio di ribattere.
“No, miss
Granger. Questa volta non si tratta di nessun piano, nessun gioco di seduzione
e nessuna presa in giro. Voglio stare con te” ripeté convinto.
“Ma perché con
me, Fred? Perché proprio con una secchiona noiosa come me?”
“Prima di tutto
ti non sei noiosa.”
Hermione storse
un po’ le labbra. “Forse solo qualche volta, Granger. Quando non agisci
d’istinto e te ne stai sempre nel tuo. Ma io sono convinto che tu abbia un
grande potenziale.”
“Devo prenderlo
come un complimento?”
“Ma certo! E
poi, ritornando al perché proprio te… beh, perché una relazione come la nostra
potrebbe passare alla storia.”
Hermione lo
guardò interrogativa.
“Non capisci? È
ovvio, Granger! Il nostro è un amore strano, assurdo… e proprio per questo è
eccezionale e epico!”
Hermione non
riuscì a trattenere una risata. “Certo che ne racconti di idiozie, Weasley!”
Fred, per tutta
risposta, la strinse di più a sé. “Vedremo se saranno davvero idiozie, Granger.
Scommettiamo?”
Lei lo guardò
per un attimo e vide una luce di desiderio brillare in quegli occhi malandrini.
Poi annuì confermando. “Scommettiamo.”
Nel medesimo
istante, le labbra di Fred si impossessarono nuovamente di quelle di Hermione e
la ragazza, capì troppo tardi di avere, già in partenza, perso la scommessa.
Perché il loro
amore era e sarebbe stato eccezionale e epico.
Vorrei fare alcune precisazioni: ho deciso volontariamente che Ron sapesse riconoscere sempre i gemelli e ho citato apposta la pag. 394 (nominata da Piton). Ci sono anche un po' di personaggi in più che fanno da sfondo alla storia, spero non vi dispiaccia.
Ora vi lascio solo con un piccolo giochetto: in questo capitolo ho fatto due riferimenti precisi (usando una parola e una citazione, per essere puntigliosi) ad un film americano uscito questo primavera nei cinema, di cui vado pazza! Non mi pare sia uscito nelle sale italiane ma, siccome abito in un piccolo paese, può essermi sfuggito. Comunque, detto questo, vi sfido a trovare la citazione e la parola. Cosa si vince? Nulla se non la mia infinita ammirazione per voi. ;)
Fatemi sapere cosa ne pensate della storia e di tutto quanto.
Un abbraccio,