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Autore: Lellaofgreengables    09/09/2014    1 recensioni
E Se Martin fosse cresciuto a Puente Viejo? E se Pepa non fosse morta? Come sarebbe cambiata la grande storia d'amore tra Maria e Martin?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maria Castañeda, Martin Castro
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Maria sapeva essere veramente sfrontata quando voleva, quindi si rivolse allo sconosciuto con un :” Ho saputo sin dal primo istante, che eri “poco civilizzato”, ragazzo. Non ci si rivolge ad una signorina senza essere stati prima presentati”.
“Ragazzo? Mi dai del tu?” domandò Martin, divertito. Quella ragazzina elegante gli piaceva.
“E tu? Ti sembra questo il modo di rivolgersi ad una signorina e nel bel mezzo di una piazza?” Maria stava perdendo la pazienza anche perché quel ragazzo le piaceva molto.
“Una signorina? Non mi ero accorto di averne davanti una.” scherzò con un sorriso. 
Lei non rispose e ferita a morte rimase a bocca aperta: “Chiudi la bocca o entrerà una mosca.” disse lui prima di andarsene, lo sfrontato.
Maria furiosa si diresse velocemente e a lunghi passi, decisamente poco femminili, verso la locanda che sua madre gestiva... Quel maleducato, sperava proprio di non incontralo mai più... Ma non era così... Sperava di incontrarlo presto anche se non voleva ammetterlo.
Martin invece si diresse verso la pasticceria di Candela, una giovane vedova che viveva da qualche tempo a Puente Viejo e che aveva legato con sua madre. L'aveva incontrata durante la sua ultima visita...
“Bentornato, Martin” lo salutò gentilmente Candela. “Desideri una tazza di té insieme a quei buonissimi dolci che ti piacciono tanto? Io sto finendo di preparare l'ordinazione per El Jaral. A quanto pare festeggerete in grande il compleanno di Aurora.” La pasticcera non solo aveva mani d'oro ma era una donna nata per addolcire la vita del prossimo. Martin era noto per mangiare i dolci in una maniera piuttosto particolare, sin dall'infanzia, come amava ricordare Rosario, la domestica del Jaral e nonna di Maria. Non riusciva proprio a non sporcarsi il viso mentre mangiava dei biscotti ripieni al cioccolato. Candela lo guardò e sorrise, pensando al bambino che aveva perso: “Quando mangi in questo modo i miei dolci mi ricordi tua cugina Maria. Anche se ammetto che lei ha un modo più signorile di mangiarli”. A Martin quel riferimento alla cugina diede parecchio fastidio.
Prima di andare alla festa Maria era corsa a casa di sua madre, che per l'occasione le aveva fatto preparare dei dolci da Candela. “Maria, se mangerai con questa foga, alla festa di Aurora non toccherai cibo.” la riprese Emilia. “Sai benissimo, mamma che non dico mai di no ad un dolce... Saprò farmi onore. A proposito, nella locanda ci sono dei clienti nuovi?” domandò cercando di capire se quel giovane affascinante potesse essere un cliente della locanda dei suoi genitori. Aveva deciso di non farselo scappare. “ Certo, una comitiva di anziani che si fermeranno per qualche giorno prima di proseguire il loro viaggio verso Madrid. Ma perché me lo domandi? Di solito non sei interessata ai nostri clienti?” chiese Emilia con un sorriso. “Una comitiva di vecchietti? E di giovani uomini molto affascinanti non ve ne è nemmeno l'ombra? Eppure La posada de Maria è l'unica locanda del paese?” Emilia non fece in tempo a chiedere alla figlia ulteriori spiegazioni perché una delusa Maria per una volta, dimenticò i modi impeccabili che le aveva insegnato la sua madrina, e si sporcò il bellissimo vestito di seta che indossava per il compleanno di Aurora. “Che disdetta” esclamò “ Ora dovrò precipitarmi a casa per cambiarmi e non potrò dare una mano con gli ultimi preparativi al Jaral. Ma sono sicura che la mia amata madrina mi presterà l'automobile e che presto raggiungerò Aurora”.  Maria sorrise avvicinandosi alla porta e salutando la madre, che più tardi avrebbe rivisto a El Jaral.
Aurora Castro era una bellissima ragazza di sedici anni che assomigliava in tutto e per tutto alla madre sia nel carattere che nell'aspetto fisico. In quel momento era nel giardino del Jaral e stava sistemando dei papaveri nei vasi. All'improvviso due mani maschili le coprirono gli occhi. “Efren, smettila di farmi gli scherzi” sorrise. Ma ben presto si rese conto che non si trattava dello zio. “Martin” disse prima di precipitarsi tra le braccia del fratello.
“Non capisco perché dobbiamo decorare di papaveri l'intero giardino...” affermò il giovane Castro. “Non è la festa di Maria e non capisco perché devi fare di tutto per compiacerla. Protestò il ragazzo.
“E per volere di Efren che vuole farle un piacere. Sai che l'adora. E anche io. Perciò stai in silenzio.” In quel momento nella stanza entrò lo zio Efren con le braccia cariche di fiori: “Per Maria” disse. Poi iniziò a guardare ansioso intorno a sé in cerca della ragazza, che però non era ancora arrivata.
Quando in lontananza Efren sentì il rumore dell'automobile della Montenegro, si precipitò verso l'origine di quel suono fastidioso.
“ Ha perso la testa per la figlioccia di quel mostro della Montenegro.” disse sconsolato Martin.
 
“Tutti perdono la testa per mia cugina. E' impossibile resisterle. E poi non osare offenderla in mia presenza.”. Martin stava per replicare quando una bellissima voce che ormai ricordava alla perfezione, quella della sconosciuta che aspettava i suoi guanti, lo fece voltare. “Aurora scusa il ritardo. Ma a quanto pare non sono capace di mangiare un biscotto senza sporcarmi tutta”. Fu così che Martin scoprì che la sconosciuta che lo aveva colpito poche ore prime, altri non era che la bellissima cugina Maria, l'antipatica figlioccia della Montenegro, che ora stringeva Efren in un caldo abbraccio e guardava lo stesso Martin, con la bocca spalancata.  
   
 
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