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Autore: itnai26    09/09/2014    0 recensioni
La mia storia tratta di un gruppo di ragazzi che riuniti per l'estate si divertono e si godono quel piccolo posto di paradiso. Non mancheranno colpi di scena e anche un po di comicità. Sono presenti luoghi affascinanti e personaggi divertenti.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima di arrivare alla casa , la stessa che prendiamo in affitto da 12 anni, c’è una discesa molto ripida, che è anche una salita ed è l’unico accesso alla zona residenziale e balneare. La nostra casa si presenta con un cancello blu, uno di quei cancelli manuali che di notte fanno accapponare la pelle. Vi chiederete perché. Perché dietro il cancello c’è un cortile e delle zolle di terra laterali ad esso con un grande albero a sinistra e due a destra, e i loro rami accoppiati col cancello e la luce lunare fanno un effetto leggermente storia del terrore, ma prima del calare del sole è tutta un’altra storia. Nel cortile parcheggiavamo sempre le tre o quattro macchine e mettevamo tutte le valige su un tavolino che solitamente usavamo per mangiare nelle festicciole serali. Per arrivare alla casa bisogna fare due rampe di scale, poiché è al secondo piano. Ogni volta che salivo la prima rampa di scale anche con tutte le valige sotto mano restavo incantato dal panorama. Il mare è a una decina di metri dalla casa e è come se lo avessimo sotto i piedi. Metri e metri di mare e sabbia, coi rispettivi lidi, ma la cosa più bella è sentire la brezza marina che ti accarezza la faccia. Ognuno ha la sua camera. Io e mia sorella dividiamo la più piccola. Nelle due più grandi ci sono la famiglia di zia Maria e zia Vincenza. Mia madre e nonna dormono in due letti nella sala da pranzo che noi nipoti usiamo ogni volta come divani. Ci sono poi due bagni, uno più grande dell’altro e una cucina. Dalla sala da pranzo e anche dalla due camere grandi si accede all’unico balcone che affaccia sul mare. Mi sento molto il padrone della spiaggia vedendola da lassù. La prima cosa che ogni volta faccio dopo aver finito di sistemare le mie cose è mettermi il costume non dare retta a nessuno , portarmi l’asciugamano e tuffarmi in mare. E’ un gesto cosi liberatorio, anche perché dopo due ore di viaggio un bagno ci vuole. Ogni volta provo la stessa sensazione, mi sento come un pesce. Faccio un tuffo unico per non sentire il freddo al momento, ma sentire in seguito l’acqua gelida che circonda il tuo corpo e con i piedi appoggiarsi sulla sabbia soffice e camminare accovacciato come un coniglio con le spalle sott’acqua e i piedi che si muovono delicatamente per cercare di non prendere qualche sasso posto qua e la, scrutare le altre persone che fanno il bagno, vedere qualche vecchietta che si bagna a pezzi e sorridere vedendo un bimbo che gioca a palla con la sorellina. Dopo un’oretta arrivano tutti gli altri e iniziano gli schizzi e le risate. Dopo essermi asciugato vago tra gli ombrelloni in cerca di qualche viso familiare, un amico, il bagnino, gli amichetti di mio cugino. Trovo sempre qualcuno a cui dire “ Hei ciao, da quanto tempo, sai sono appena arrivato” e tra una chiacchera e l’altra si perde la nozione del tempo. Ed è cosi per tutto il resto della vacanza, almeno per me, non so mai che giorno della settimana è e non mi interessa perché se sai che giorno è inizi a contare i giorni che mancano e quella è una cosa che odio profondamente.
  
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