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Autore: Arianna18    09/09/2014    1 recensioni
Henry Baker era un ragazzo di Londra costretto a fuggire in campagna a causa della guerra. Aveva appena compiuto diciassette anni e si era trovato a condividere i suoi spazi con una nuova famiglia in una nuova casa.
Tra il disagio e lo sconforto, Henry, troverà qualcosa di straordinario e affascinante e, senza mai dimenticarsi di scrivere sul suo diario, vivrà le sue avventure farà le sue esperienze e crescerà. Arriverà il momento in cui verrà sottoposto a scelte difficili, dovrà imparare dai propri sbagli e dovrà prendere un'importante decisione alla fine della guerra.
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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13 settembre 1943
Giardino di Villa Fisher

Comincio ad abituarmi alla vita qui, credevo che sarebbe dovuto trascorrere più tempo, ma la verità è che comincio ad adattarmi. Non ho ancora visto i Fisher, ma non importa, la presenza di miss Jones mi basta: è una donna davvero gentile, penso che non farò fatica ad affezionarmi a lei.
Trascorro molto tempo in giardino, è il posto che mi fa sentire meno solo in tutta la casa, forse le statue mi tengono compagnia; a volte, mentre sono sovrappensiero, mi pare di scorgere figure e sagome che si nascondono tra i cespugli, ma subito mi devo ricredere. In effetti la solitudine comincia a giocarmi qualche brutto scherzo.
Mi piace stare all’aria aperta, ma quel posto mi suscita, talvolta, sensazioni strane, sgradevoli: non riesco, per esempio, ad avvicinarmi al confine col bosco. Lì il paesaggio cambia, il muro di sassi e calce che una volta separava la casa da ciò che c’è fuori è quasi completamente distrutto, rimangono solamente poche pietre e il sentiero di ciottoli diventa sempre più rado man mano che esce dai confini per poi sparire completamente nel buio.
Il fatto di non riuscire a vedete oltre il muro di sassi mi provoca un senso di insicurezza; anche l’odore dell’aria cambia.
La notte continuo a sentire rumori, ma a questo punto credo sia solo la mia mente che ormai si è fatta un’idea distorta della realtà. Ho deciso di non prestare attenzione a ciò che sento, ma sta volta definitivamente.

•••

28 settembre 1943

Camera mia

I rumori hanno continuato per tutta la notte, il che è strano dato che non era mai successo! Inoltre, il comportamento di miss Jones mi ha preoccupato: l’altro ieri ero, come ogni giorno, in giardino, ma questa volta avevo deciso di iniziare la mia carriera di esploratore ed addentrarmi nel bosco.
Avevo messo appena la punta del piede sul sentiero di terra battuta quando le urla spaventate di miss Jones mi sono arrivate alle orecchie. Aveva un’aria terrorizzata e mi sono preso la mia prima ramanzina da qualcuno che non fossero i miei genitori. Non volevo fare nulla di male e non mi sarei mai addentrato troppo in quel bosco, ma lei era irremovibile e mi ha vietato di avvicinarmici.
Ho ancora in testa la sua espressione spaventata, comincio a temere che in quel posto ci siano chissà quali specie di animali terribili e non vorrei mai che arrivassero fin qui. Potrebbe benissimo essere una bestia a fare i rumori notturni.
Sta notte però, non mi sono immaginato nulla, hanno continuato fino alle prime luci dell’alba: una serie di botte e di tonfi; poi appena è spuntato un raggio di sole è tornato il silenzio tombale tipico di Villa Fisher.
Non posso più pensare che si tratti della mia immaginazione, qualcosa deve pur essere, qualcosa di “materiale” di vero…

•••

5 ottobre 1943
Cucine

Sono insieme a Miss Jones, ho deciso di chiederle scusa per essermi diretto nel bosco e ho promesso di non avvicinarmi più. E’ molto più tranquilla ora e ne sono felice. Spesso ci sediamo davanti alla finestra delle cucine lei a rammendare io a leggere: ora il clima non ci permette più di stare in giardino, ma le cucine si affacciano su di esso ed è un buon compromesso.
Comincia ad assumere un aspetto ancora più spettrale ora che l’autunno sta facendo cadere l foglie degli alberi, tutti i rami sono quasi del tutto spogli. Da qua riesco ad intravedere il bosco che, invece, è ancora verde. Strano, quegli alberi non sembravano sempreverdi eppure non hanno perso una foglia.
Probabilmente non avevo prestato molta attenzione alla vegetazione, quel giorno, eppure ero convinto di non aver visto né pini né cipressi.

•••

17 ottobre 1943
Casa Fisher

Questa volta ho davvero superato il limite, quando verrà a saperlo (perché verrà a saperlo), miss Jones mi ucciderà con le sue mani!
Sono giorni che passo davanti alle finestre e sono sempre più stranito dal fatto che gli alberi del giardino, o ciò che rimane di loro, non abbiano neanche più una foglia mentre dietro si estende, per parecchie miglia, un bosco verdissimo. Sembro pazzo, è diventata un’ossessione guardare continuamente fuori dalla finestra in attesa che anche quelle foglie cadano. Di giorno non riesco a pensare ad altro e di notte, beh... di notte i rumori continuano imperterriti fino all’alba tenendo la mia mente ben occupata.
 Tornando al discorso di prima: settimana scorsa miss Jones mi aveva avvertito che presto sarebbe dovuta andare in città per sbrigare alcune “faccende importanti”, così le aveva chiamate, ma che non sarebbe stata via per molto tempo. A me non dispiaceva che si assentasse per un po’ anche se ero sicuro che mi sarei annoiato. Mi sbagliavo.
Miss Jones è partita tre giorni fa e credo torni questa sera. Sono nei guai questa volta, ieri pomeriggio ero particolarmente annoiato ed ancora una volta mi sono ritrovato a guardare fuori, ma non ho resistito e sono uscito nonostante facesse veramente freddo. Mi sono seduto sulle pietre che mi sembravano più stabili con la faccia rivolta a casa Fisher e ho cominciato a pensare. Tuttavia l’unica cosa a cui pensai fu il bosco: era dietro di me e sentivo che mi chiamava, ma io avevo promesso di non avvicinarmi nemmeno. Il sole sbucava per qualche secondo dalle nuvole fitte e disegnava sulla casa delle forme strane per poi tornare a nascondersi. Appena scomparve un debole colpo di vento alle mie spalle mi sfiorò il collo facendomi rabbrividire: mi chiamava davvero, tutto di quel luogo mi chiamava ed io ero come ipnotizzato.
Mi alzai e cominciai ad aggirarmi per il giardino senza mai passare vicino al muro di pietre che segnava il confine come se stessi aspettando il momento opportuno per fare chissà che cosa. Mi guardavo intorno, osservavo ogni cespuglio, ogni statua: cercavo solo qualcosa che mi attirasse di più.
Nulla. Era più forte di me e presto mi ritrovai sulla soglia del bosco. Le nuvole si erano diradate, ma il sole stava tramontando, non m’importava ormai ero lì. Questa volta osservai attentamente tutto ciò che potevo, il sentiero, l’erba e... gli alberi, perfettamente verdi. Non mi ero sbagliato, c’era qualcosa di strano: erano esattamente gli stessi che c’erano in giardino, ma questi con ancora le foglie sui rami.
Un’altra folata di vento mi investì, ormai il sole era sparito all’orizzonte e rimaneva solo una leggera luce rossastra. Non so come, ma i miei piedi cominciarono a muoversi da soli verso il buio. So che non dovevo, ma non riuscivo a fermarmi: ero bloccato in una specie di sogno. Passo dopo passo abbandonai il sentiero di ciottoli e sentii il terreno umido, ma improvvisamente mi sentii afferrare per la spalla e uscii così da quello stato di ipnosi. Distolsi l’attenzione dal bosco per voltarmi a vedere chi mi avesse “disturbato”: un vecchio con l’aria severa mi stava osservando, sembrava arrabbiato, ma non urlò, non mi sgridò nemmeno. Le uniche parole che emise furono: “Via di qui ragazzo!”.
Io ovviamente corsi via come un lampo, ero spaventato a morte come se mi fossi svegliato da un incubo e rientrai in casa. Il mio secondo pensiero andò all’anziano signore che mi aveva riportato alla realtà: probabilmente era un giardiniere o comunque una persona da aggiungere alla lista di “presenze” in quella residenza. Il problema alla fine era solo uno: avevo promesso a miss Jones che non mi sarei mai più avvicinato al bosco, avevo infranto la promessa e sicuramente il vecchio l’avrebbe informata.
Ora sto aspettando che questo avvenga, credo che sia appena arrivata dalla città, non ci vorrà molto prima che scopra cos’ho combinato. Non voglio darle un dispiacere, è sempre stata buona con me.

•••

21 ottobre 1943
Cucine

Sono passati quattro giorni e ancora non è successo nulla, cioè quello che intendo è che miss Jones probabilmente non è ancora stata informata oppure sa tutto ma è così arrabbiata che sta studiando un modo per uccidermi.
Non dovevo nemmeno avvicinarmi al bosco e praticamente ero già dentro. Non so cosa mi sia preso, ma sentivo come una forza che mi spingeva a camminare e io l’ho assecondata finché quell’atmosfera non si è interrotta.
So che non è giusto, ma non voglio parlarne con miss Jones: si preoccuperebbe troppo e vorrei evitarlo. Tra le altre cose in questi giorni ho tentato di ritrovare quel signore che mi ha fermato, ma qui non c’è di nuovo nessuno. Comincio a credere di essermelo immaginato come molte cose qui in questa casa.

•••

22 ottobre 1943
Salone

Questa notte i rumori erano più forti che mai, sempre tonfi e botte ma molto più pesanti del solito. Confesso che ho avuto paura per un attimo, almeno finché la mia curiosità non ha preso in sopravvento (comincio a pensare che forse dovrei dare un freno a questa mia ficcanasaggine). Sono uscito di soppiatto dalla mia camera, ricordo che faceva davvero troppo freddo per essere solo autunno, e ho cominciato a camminare nella direzione da cui provenivano i rumori. Ho attraversato il lungo corridoio che collega le camere al pianerottolo e sono sceso per le scale che portano all’ingresso. Fuori dalle finestre non potevo vedere nulla, era troppo buio: credo che il cielo fosse coperto da un fitto strato di nuvole perché non sono riuscito a scorgere neanche un tenue bagliore di luna.
Ho percorso lentamente ogni gradino per non far scricchiolare il legno vecchio e di tanto in tanto gettavo uno sguardo alle mie spalle: effettivamente avevo la strana sensazione che qualcuno mi stesse seguendo.
Era esattamente così. “Henry! Dove stai andando?!” mi aveva urlato miss Jones appena messo piede sul parquet dell’ingresso. Dovevo trovare una scusa plausibile al più presto e la cosa più sensata che mi è venuta in mente di dire è che avevo sete.
Miss Jones ovviamente ha fatto finta di credermi, ma sappiamo entrambi che era una pessima scusa. Mi ha riaccompagnato nella mia stanza ed era pronta per ritornare a dormire, ma i dubbi mi stavano opprimendo, così l’ho fermata.
“Miss Jones, lei non li sente i rumori?”
“Quali rumori?”
“Quelli che provengono dal piano di sotto. Ogni notte, ma questa volta erano molto più forti... non può non averli notati!”
“Henry, sarà sicuramente il vento.”
Sorrideva, ma il suo tono era leggermente insicuro e io l’ho notato: per questo motivo mi sono convinto sempre di più che il vento non centrasse nulla. Mi sono limitato ad annuire, ma non ero soddisfatto e miss Jones lo capì.
“Hai una certa propensione per i misteri irrisolvibili” mi ha fatto notare e io cortesemente ho fatto un cenno d’assenso.
“Vorrei raccontarti una storia, di solito lo facevo con i miei figli, ma temo che siano troppo cresciuti ora. Vuoi sentirla?”
“Certamente!”
“Bene. Allora, iniziò tutto più o meno un secolo fa, non molto lontano da qui in effetti quando Edward Scott, dopo aver fatto fortuna con le estrazioni di argento nella Norvegia del sud si stabilì qui per godersi la tranquillità della campagna. Presto conobbe una giovane ragazza, Daffodil, che abitava in un rudere insieme alla madre e ovviamente il signor Scott se ne innamorò. La madre della ragazza, donna assolutamente insolita, non approvava che sua figlia frequentasse quell’uomo: sosteneva che in lui ci fosse qualcosa di “marcio”. Tuttavia i due avevano trovato il modo di vedersi di nascosto usando un passaggio che collegava le due case ad un mulino che ora è andato perduto. Passarono alcuni anni, nessuno voleva rinunciare all’altro così decisero di sposarsi, ma quando la ragazza informò la madre quest’ultima si infuriò e la chiuse in casa.
Il destino però giocò loro in favore, se così si può dire: la vecchia signora si ammalò gravemente e presto arrivò il giorno della sua morte. Le sue ultime parole furono tremende: disse che nonostante lei stesse morendo avrebbe vegliato su sua figlia e avrebbe saputo sicuramente se le avesse obbedito non incontrando mai più il signor Scott o se le avesse disobbedito. In tal caso la giovane avrebbe dovuto accettare le conseguenze delle sue azioni. Morì subito dopo.
Daffodil, inizialmente rimase scossa ma presto dimenticò gli avvertimenti e sposò Edward. Le cose peggiorarono come era stato predetto: il signor Scott impazzì completamente, non si sa il motivo. Un giorno durante un brusco litigio prese un coltello e ferì la moglie sull’occhio accecandola.
Ogni volta che la guardava e vedeva la cicatrice, in lui, si accendeva un forte senso di disgusto finché non poté più resistere e la cacciò di casa. Non la rivide mai più.
Dopo molto tempo si risposò ed ebbe un figlio, ma qualcosa era successo, qualcosa di strano ed inspiegabile: la sua seconda moglie morì improvvisamente. Non fu un infarto, si spense senza dare segni di malattia. Non ci fu un medico che riuscì a dare una risposta sensata a quell’accaduto.
Tu ora penserai che sia strano, ebbene non è finita qui. Devi sapere Henry, che tutti gli Scott ebbero solo figli maschi e tutte le loro mogli morirono nello stesso modo inspiegabile. Si racconta che Daffodil si sia vendicata di suo marito e che avrebbe continuato finché uno Scott non fosse tornato da lei.”
Ero rapito da quel racconto, miss Jones aveva una certa abilità nel coinvolgere un ascoltatore ed io pendevo dalle sue labbra.
“Ora dove sono gli Scott?” ho chiesto. Lei ridendo dolcemente si è alzata e si è diretta verso la porta.
“E’ solo una leggenda Henry, buona notte”
Dopo averla salutata con la mano mi sono sistemato sotto le coperte e ho cercato di dormire nonostante un debole raggio di sole illuminasse la mia camera.  

   
 
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