Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: UiHamayu    10/09/2014    1 recensioni
Avete presente quando uno di quei sassolini fastidiosi vi si incastrano nelle fessure sotto la suola della scarpa?
"A furia di passare tempo con Marco avevo imparato a conoscerlo meglio, e lui aveva fatto lo stesso con me, 'riusciamo ad intenderci con una sola occhiata', conoscevo le sue abitudini, molto di lui, se avessi avuto un minimo di talento artistico avrei potuto disegnarlo qui su due piedi, ad occhi chiusi, semplicemente ricordandolo."
(art's by Gidan- Kuroki ; http://gidankuroki.tumblr.com/ )
Genere: Angst, Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Jean Kirshtein, Marco Bodt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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-Sembri contento, Jean- mi guarda sorridendo come sempre, ricambio il suo sguardo continuando a camminare con le braccia incrociate dietro la testa e senza riuscire a trattenere un sorriso da orecchio a orecchio che riempie il mio volto in questo giorno, l'ultimo della crudele agonia chiamata scuola 'almeno per un pò'
-Waah~ Sembrava non dovesse finire mai 'sta tortura e invece sono stato addirittura promosso senza bisogno di trucchetti!- 'Che poi avevo già preavvisato mia madre di dover fare cose con il preside ..e lei come reazione mi ha tirato dietro uno dei suoi zoccoli, tch' -Ed è tutto grazie a te, Marco! Come potrò mai sdebitarmi?- con fare teatrale
-Sdebitarti? Ma non ce n'è bisogno, l'ho fatto con piacere. Avere un amico è già un enorme premio, credimi.- Chiude per qualche istante gli occhi sorridendo per poi guardarmi, arrossisco, continua a guardarmi
-Beh? Arrossisci? Non ti sarai mica innamorato di me, vero Jean?- avvicinando il suo viso al mio, con un espressione inaspettatamente maliziosa; arrossisco nuovamente spalancando gli occhi
-E-ehm, i-i-io e-ecco, n-non.. c-cioè, v-volevo dire..- ma cosa cazzo sto dicendo
-Vedi che stavo scherzando- mi mette una mano sulla spalla divertito, sciogliendo tutti i muscoli del mio corpo in tensione per quella situazione
-Ah,A.. AHAHAH, certamente, vale lo stesso per me, pff, ce ne vorrà ancora molto di tempo prima che l'allievo riesca a superare il maestro, mio caro Marco- forzandomi un'espressione convinta da “vecchio saggio” per sdrammatizzare la situazione 'da quand'è che si sono invertiti i ruoli qui?'
-Hai ragione, ma faccio progressi, non credi?- mi guarda con gli occhi lucidi d'emozione mentre attende una mia risposta 'che carino, sembra un cagnolino che fa le feste' sorrido bonariamente socchiudendo poi leggermente le labbra pensando a che parole usare
-Si- 'wow Jean, profondo come pensiero' lo guardo arrossendo ancora, seppur leggermente, questa volta per la mia idiozia 'e pensare che volevo dire qualcosa di carino' mi gratto la nuca con lo sguardo perso tra i miei pensieri
Dopo poco, ritornando in me, lo guardo girando gli occhi verso di lui e continuando a camminare, ora nuovamente con un'espressione serena in volto. 'Certo che.. ha davvero un bel profilo..' il mio sguardo scende partendo dalla fronte ampia, fino alla punta del naso estremamente proporzionato e armonioso nel complesso, per poi soffermarsi sulle sue labbra, due labbra scure 'e morbide, sembrano estremamente morbide..' mi mordo involontariamente le mie continuando a guardarlo durante il tragitto che, come al solito, stavamo percorrendo per arrivare dalla scuola fino alla stazione.
Un impatto relativamente violento.
-Scu..si
Mi sbilancio all'indietro senza però cadere e, dopo aver passato un braccio sul viso e successivamente coperto gli occhi dal sole, alzo finalmente lo sguardo. 'Merda'
-Stai un po' attento a dove guardi, Kirschtein- quello sguardo sottile eppure spesso affidabile lo riconoscerei ovunque e, per come sta messo ora, decisamente accigliato, meglio tentare di calmare le acque.
-R-Reiner! C-ciao!- gli batto un paio di volte la mano sulla mastodontica spalla a essa corrispondente prendendo a ridere nervosamente

-Inutile che cambi discorso, sei andato addosso a Mom, dovresti fare attenzione- con uno sguardo di rimprovero inciso sul volto
-M-Mom? Intendi per caso Berthold?- dico io alzando ulteriormente lo sguardo e riconoscendo uno dei due che gli stavano di fianco
-Esatto. Potevi fargli male.- sospira girando un braccio attorno a “Mom” 'Mom..Mom? Ma come cazzo gli è venuto in mente a quello?'
-Pfft.. c-cioè- parlando a fatica e cercando di trattenere il più possibile le risate- farò attenzione, non c'ho urtato di proposito, scusa Berth- guardandolo, il nomignolo 'Mom', mi passa per la testa -AHAHAHAHAHAHAHAHAH- scoppio in una fragorosa risata piegandomi praticamente in due
-Ehi, bello, la smetti?- una voce femminile ed estremamente fredda e decisa, o mio.. Annie, non avevo fatto caso che fosse lì

-A-Annie..!- guardandola in un certo senso con terrore, tutti conoscono i suoi precedenti, quando Berth le ha fatto conoscere Reiner lui era con Eren, non so bene cosa le abbiano detto, ma non credo esista persona, qui al Trost Academy, che non sappia che figura di merda abbia fatto fare a quel finocchio suicida e al biondone.
-D-dai, Fluff! Dad! Calmatevi! Non è il caso di fare la ramanzina a Jean, non ha fatto niente di male, era solo concentrato a guardare Marco, e poi nemmeno io facevo troppa attenzione a dove camminavo..- aggiunge Berthold con la sua voce che inietta in qualche modo calma a qualsiasi situazione, sudando e guardando prima Reiner e dopo Annie 'Fluff e Dad, se non fossero loro li prenderei per il culo all'infinito per questa storia' sposto per un attimo il mio sguardo su Marco, che era stato in silenzio per tutta la durata del discorso, tutto rosso mi stava guardando con gli occhi leggermente più aperti e attenti del solito 'del solito... diciamo che in classe è sempre molto attento, ma quello è un altro discorso', a questo punto io, ripetei inconsciamente nella testa le parole di Mom //era concentrato a guardare Marco// 'Oh mioddio...' arrossendo 'sicuro che sono arrossito'
-S-senti Mo- Berthi, va bene così, ti ringrazio m-ma non serve che tu ti metta in mezzo oltre- dico io partendo a parlare quasi urlando per poi riappianare man mano il tono delal voce e gesticolando, tentando invano di coprire il mio volto dallo sguardo di Marco
-A-ah, va bene Jean, però cerca di stare più attento la prossima volta, potevi sbattere contro il lampione qui a fianco, e non sarebbe stato altrettanto indolore- sorridendo bonariamente aggiunge lo spilungone, il “gigante buono”
-Allora noi andremmo- aggiunge Annie, probabilmente in imbarazzo per le parole del compagno, per quanto ciò non trasparisse minimamente dalla sua espressione, bensì dalla punta delle sue orecchie, totalmente rossa.
-Alla prossima Jean, ciao Marco- conclude Reiner sorridendo al suo strano modo per poi incamminarsi e dare una pacca probabilmente troppo inconsapevolmente violenta alla spalla di Marco, che si vede costretto ad avanzare con un piede per non trovarsi buttato giù a terra, quest'ultimo torna subito a sorridere salutando con la mano i ragazzi, che aveva 'finalmente', citandolo, conosciuto sotto mia presentazione tempo prima.
Ancora scosso in qualche modo mi voltai come se qualcosa fosse rimasto in sospeso. Si erano fermati appena qualche metro dietro di noi e Berthold era nel bel mezzo di una delle sue pacate ma taglienti ramanzine, quelle per le quali sudava ancora più del solito per concentrarsi e per poter quindi scegliere le parole più adatte al contesto:

-Fluff, no, Reiner Braun, quante volte devo dirti che non devi dare in escandescenze per delle piccolezze simili? Stai tranquillo, nonostante non sia massiccio quanto te so cavarmela, dopotutto sono arrivato all'età che ho senza particolari problemi, no?- guardandolo da vicino, con un espressione dolce ma allo stesso tempo rigorosa
-S-si, però sei sempre troppo pacifico, gli altri potrebbero sfruttarti e..- solo quando era in compagnia di quei due Reiner diventava improvvisamente un'altra persona, non più un compagno affidabile e premuroso, apparentemente freddo, ma un ragazzo come tanti, che ha voglia di lamentarsi e gioire semplicemente.
-Non preoccuparti, va bene?- sorride passandosi la maglia sulla fronte imperlata di sudore come a tamponare per poi chinarsi e schioccargli un bacio sulla fronte prendendogli entrambe le mani tra le sue, entrambi arrossiscono. Intanto Annie con le braccia incrociate attendeva quella che sicuramente anche per lei sarebbe stata una ramanzina.
-E tu Dad, Annie, tesoro..- guardando ora lei -quante volte dovrò ripeterti di essere gentile con gli altri? E' inutile essere aggressivi e chiusi, dovresti sorridere più spesso- dice lui facendole cenno di sorridere -sorridi alla vita!- aggiunge con l'intonazione di qualche spot pubblicitario dimenticato; lei, nonostante lo sguardo rivolto altrove, fece come le era stato suggerito, arrossendo nuovamente, sempre a suo modo
-Contento, Mom?- sbuffa Reiner
-Cos'è, sei geloso Fluff?- con tono aggressivo ma allo stesso tempo amichevole aggiunge Annie
-Ahhh..- sospira Bertholdt, oramai da anni in parte rassegnato ai loro comportamenti- ancora?- guardando il biondo e poi tornando a posare lo sguardo sulla ragazza, baciandola subito dopo alla francese per qualche lungo istante. Mi imbarazzo nel vedere quella scena e mi volto deglutendo, subito dopo sento un altro schiocco, quindi mi volto ancora una volta vedendoli ora incamminarsi mano nella mano, tutti e tre assieme, torno quindi a guardare avanti a me 'nessuno sa che tipo di rapporto leghi quei tre, c'è chi dice che si lascino andare in orge, ma non mi sembrano i tipi, fottute voci da corridoio.. anche se devo ammettere che non ho ancora ben definita in testa la loro sessualità o assemblaggio di coppie, so solo che stanno sempre insieme, ma basta questo, sono brave persone fatta eccezione per Annie' facendo spallucce ritorno al mio contesto, per poi tornare a concentrarmi su Marco, aveva lo sguardo fisso su quei tre, che si allontanavano, sul suo viso, leggermente arrossito e colpito dal sole v'era un'espressione di infinita dolcezza, come se fosse intenerito dal loro comportamento, concentrando ulteriormente il mio sguardo, sfidato dal sole, noto una lacrima scendergli lungo la guancia lentigginosa per poi essere portata immediatamente via dal vento. Restai a camminare qualche passo dietro di lui, guardando la sua figura semplice e maestosa al contempo, in silenzio per il resto del tragitto, con una sensazione strana addosso.. come se vederlo a quel modo mi avesse appesantito il cuore in quella giornata che fino a poco prima mi sembrava a dir poco stupenda 'forse stai crescendo un po', Jean'.
Dopo esserci salutati ognuno di noi è tornato alla propria casa.
 

'E ora? Per quale motivo dovremmo vederci ora che è finita la scuola?'
 

La mia testa è piena di pensieri simili a questo mentre, con le cuffie alle orecchie, aspetto di arrivare alla mia fermata, per poi scendere senza riuscire a concentrarmi su altro, senza pensare che finalmente era finita la scuola, che sarei andato in vacanza in chissà quale lussuosissimo albergo, o che avrei potuto dedicarmi a ciò che mi piace per quanto tempo avrei desiderato. La mia testa, per tutto il tempo, ha continuato invece a formulare problemi, ma allo stesso tempo senza trovare una soluzione valida, senza trovare una risposta alle domande che continuavano ad avvicendarsi, sovrapporsi, accumularsi nella mia testa.
 

Mentre percorro la parte di tragitto in pietra che forma il vialetto di casa mia, al quale sono arrivato senza nemmeno accorgermene, come è usuale, e di quella vicini, realizzo finalmente cos'è che sentivo sotto al piede già da un pò, cos'è che produceva quel rumore fastidioso ad ogni passo, rumore che ha interrotto costantemente i miei pensieri; cos'è che faceva scivolare in avanti il mio piede ogni volta che lo poggiavo sul terreno per dare un passo. Un piccolo sasso, un ciottolo, si era incastrato chissà quando e chissà da quando e dove, sotto la suola della scarpa.
Fermandomi e strisciado poi la mia schiena sul tronco di un ciliegio ricco di frutti del mio giardino, lancio lo zaino praticamente vuoto a una parte qualsiasi attorno a me, mi siedo di spalle alla mia abitazione alzando infine il viso, con i miei occhi tra i rami posso scorgere il cielo azzurro, decorato di qualche bianca e paffuta nuvola qua e là.
Non voglio togliere quel sassolino dalla mia scarpa, sento che è l'unica cosa che può tenermi collegato a Marco, Marco.. quale piacere nel pronunciare quel nome, inizio a sussurrarlo per non so quanto per poi tacere ancora, immergendomi nuovamente e totalmente tra i miei pensieri.
'Mentre prima consideravo lui un fastidio, come un ciottolo può esserlo in queste situazioni, ora sento distintamente che, come per l'appunto una piccola selce incastrata sotto la soletta può portare instabilità e strane incertezze a l'interezza di un soggetto, così Marco, ua sola, piccola persona nel mondo, colui il quale era divenuto ed è tutt'ora il mio migliore amico, ha portato dubbi e incertezze nella mia vita, ma anche uno strano gorgoglio nel mio stomaco, e un irrefrenabile, insistente e perpetua felicità del tutto incontenibile, dei sentimenti ,insomma, del tutto nuovi, sentimenti che la mia superficialità e paura avevano sempre impedito di portare a galla, lui ha modificato la mia intera persona insinuandosi quasi per caso nella mia vita e prendendo, senza usare la forza, ma con gentilezza, dolcezza, indulgenza e tenerezza, un ruolo importante e insostituibile nella mia anima, in ogni mia azione quotidiana c'è qualcosa di diverso, qualcosa di lui'.

-Sai, ciliegio- continuando a guardare in alto e stringendo tra i pugni serrati l'erba verde da poco rasata e umida -credo proprio di essermi innamorato seriamente per la prima volta in vita mia-

'Dovrei smetterla di parlare con gli esseri inanimati, eh, Marco?'
 

Infilo con naturalezza una mano in tasca e lì, spiegazzata, uno dei miei ricordi oramai più cari, una foto. Una foto scattata per scherzo da Connie e Sasha, durante il compleanno di quest'ultimo, stampata poi “per non dimenticare quanto siamo stati stupidi da giovani” hanno detto loro in coro al momento di consegnarcele.
A furia di passare tempo con Marco avevo imparato a conoscelo meglio, e lui aveva fatto lo stesso con me, 'riusciamo ad intenderci con una sola occhiata', conoscevo le sue abitudini, molto di lui, se avessi avuto un minimo di talento artistico avrei potuto disegnarlo qui su due piedi, ad occhi chiusi, semplicemente ricordandolo.
'Di tutto quello che abbiamo fatto e che siamo diventati nel, seppur poco, tempo passato assieme è davvero.. davvero rimasta solo una foto? Passati gli esami non ci rivedremo davvero più? Solo.. solo una foto scattata ad un bar resterà di noi..? Non potremmo vederci.. per qualche altro motivo, Marco?'

Mi si illuminarono gli occhi, un'idea fulmineamente aveva conquistato il consenso di ciascuno dei miei neuroni, prendo il telefono dalla tasca e mi appresto a scrivere un messaggio.

 

 


Largo dell'autrice
Beh, che dire, finalmente sono tornata e ho terminato il capitolo ;u; Mi scuso infinitamente con coloro che seguono la fic fin dal principio e che hanno dovuto attendere tanto per leggere ;0; Ad ogni modo spero che questo capitolo possa piacervi almeno un pò e vi sarei grata se lasciaste una recensione, qualsiasi sia il suo contenuto, alla prossima~
  
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