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Autore: Whatsername_freedom    10/09/2014    0 recensioni
Cosa accomuna Parigi, Beauxbatons, l'indie rock, Hogwarts e gli amaretti?
Un solo nome: Beatrice Bourgeois.
Dal primo capitolo: "Ero rimasta sola per così tanto tempo che ormai non ne sentivo più il peso."
Genere: Commedia, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Malfoy, Famiglia Weasley, Il trio protagonista, Nuovo personaggio | Coppie: Harry/Ginny, Lucius/Narcissa, Luna/Neville, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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OTTAVO CAPITOLO:  Colazioni e Plimpi Ghiottoni.

 
 
Caldo.
Tanto caldo.
Decisamente troppo caldo.
È la prima sensazione che avverto, ancora con gli occhi chiusi, e realizzo che non posso trovarmi nei miei Sotterranei, perché ho ormai compreso che il calore centra con la Sala Comune Serpeverde come il ketchup con gli spaghetti (orrore!).
Appurato il fatto che non sono nel mio letto, passo alla considerazione successiva.
Dove diavolo sono? E perché non sto nella mia stanza?
E, soprattutto, perché il mio letto…respira?
Spalanco gli occhi, di scatto, e mi alzo a sedere,guardandomi intorno.
Oh.Salazar.
Sono nella Torre dei Grifoni, più specificatamente nei dormitori maschili e, a giudicare dal rosso in piedi di fronte al mio letto che mi guarda con un ghigno divertito, nella camera dei gemelli Weasley.
Piano piano, comincio a ricordare gli eventi di ieri notte: io e il mio pigiamone che piombiamo nella stanza di Draco, il litigio nella Sala Comune e la fuga lontano da quest’ultima e poi…Fred.
Dovrei cominciare a chiedermi perché ogni volta che sto per mettermi nei guai finisco nell’imbattermi in lui.
Okay, forse dovrei semplicemente mettere da parte il mio orgoglio ed essere più gentile: in fondo, anche se la sua sola presenza riesce a farmi saltare i nervi ed odio con tutto il mio cuore il modo in cui mi chiama, non posso dimenticare quello sguardo dolce che mi ha rivolto questa notte.
Quando ci siamo ritrovati in quell’aula, io con i miei ricordi ad assillarmi, lui che scappava e, contemporaneamente, mi salvava. Non so cosa sarebbe successo se non mi avesse trovato, dove sarei a quest’ora:  probabilmente nell’ufficio di Silente, probabilmente sarei vicina all’espulsione.
Mi rendo conto che sto osservando come un’idiota  l’oggetto dei miei pensieri, quando sento un verso divertito, molto simile all’ hem-hem della Megera-Umbridge, così mi volto verso la copia esatta del mio compagno di letto, e realizzo diverse cose contemporaneamente.
Primo: il mio letto non respirava –ma davvero, Beatrice?-.
Ero semplicemente accucciata sul petto di Fred e sono piuttosto sicura di essere rimasta nella stessa posizione per tutta la notte: mi costa ammetterlo, ma…ecco, Weasley è un cuscino molto comodo.
Secondo: Fred Weasley quando dorme sembra un angelo, con quel sorriso perenne sul viso, gli occhi chiusi e l’espressione più serena che io abbia mai visto in vita mia.
Terzo: ho ancora addosso il mio pigiama e, mentre nei Sotterranei sarebbe servita anche una sciarpa di lana con tanto di cappello a completo per avvertire un po’ di calore in più, qui ai piani alti non badano a spese per mantenere tutti al calduccio. Ergo, mi sto sciogliendo.
Quarto: George Weasley mi sta fissando con un’espressione che lascia ben poco spazio all’immaginazione, e aspetta solo di poter parlare.
Meglio prima che poi, giusto?
Quindi, con un sospiro, mi avvio verso il patibolo.
<< Weasley, hai a disposizione tre domande, dopodiché non potrai più rivolgermi la parola o ti schianterò, e sai che non sto scherzando. >> affermo, pregustando quello che mi aspetta.
Ed infatti, neanche il tempo di finire, che George SonoUnImpiccioneMaTiTengoInPugno Weasley comincia a torturarmi.
<< Oh, no, Vossignoria, non ho intenzione di chiederti niente, la vita sessuale di mio fratello può anche restare un’incognita per me. >>
Per poco non mi strozzo con la saliva alle sue parole, e comincio a blaterare frasi sconnesse, certa ormai di aver assunto lo stesso colore bordeaux della tappezzeria.
<< Cosa…io…noi…ehm, non è come sembra…cioè… >>
Vengo nuovamente interrotta dall’ingresso di un ragazzo, dalla pelle scura, con occhi e capelli castani, che credo di aver incrociato qualche volta nei corridoi.
<< Oh, buongiorno Lee. >> dice George.
Ovviamente non riceve risposta, perché il suddetto è troppo impegnato a guardare prima me, poi Fred addormentato accanto a me, poi il suo braccio che abbraccia la porzione di letto sulla quale prima era la mia schiena, e poi di nuovo me.
Forse sta solo ammirando il mio pigiama.
Jordan fa un fischio, con un’espressione ammirata. << Però, chi l’avrebbe mai detto. >>
Di cosa sta parlando l’idiota?
<< Non credevo che Fred sarebbe riuscito a portarsi a letto la nuova arrivata! >>
George, al suo fianco, ride, e ricomincia a torturarmi.
<< Se è per questo neanch’io me l’aspettavo, Lee, ma la nostra scarmigliata Regina qui sembra proprio provare che la nottata di mio fratello sia stata decisamente movimentata. >>
Di nuovo, sguardi maliziosi si posano su di me.
<< Oh, guarda come dorme beato, deve averlo proprio fatto stancare. >>
<< Eppure credevo che in occasioni così speciali, le Altezze reali indossassero indumenti diversi, un po’ meno coprenti, ecco. >>
<< Magari tuo fratello è un feticista dei pigiamoni di pile. >>
Uno.
<< La vedo difficile, con quello strano coso che prova a portarti dal lato oscuro…per dei biscotti? Ma stiamo scherzando?! >>
Due.
<< Beh, di  sicuro al lato oscuro ce l’ha portato, anche se definirlo oscuro mi sembra un pochino esagerato, di certo non è al livello di Tu-Sai-Chi… >>
Tre.
<< MA VOLETE SMETTERLA VOI DUE, SANTISSIMO SALAZAR?!! >>
Alla mia esclamazione, George finge uno svenimento, e viene prontamente sorretto da Jordan, che comincia a fargli aria con una mano, mentre il rosso fa finta di sentirsi male.
<< Tu l’hai sentita, Lee? >>
<< Sì, George, sì. >> afferma quello, scuotendo la testa.
<< Ha davvero invocato chi credo io, Lee? Ha appena invocato il suo nome nella nostra stanza? >>
<< Spero per Fred che non l’abbia invocato anche stanotte mentre stavano… >>
<< ZITTI, TUTTI! >>
Penserete che sono stata io ad urlare, non è così?
E invece no.
La voce che ci ha imposto il silenzio è quella di un assonnato Fred Weasley, che –finalmente- si è svegliato a causa del frastuono prodotto dai sui compagni di stanza, e a giudicare dalla sua espressione corrucciata direi che la cosa non gli è andata proprio bene.
Resosi conto della situazione –George, Jordan e io che lo fissiamo, i primi due con un sopracciglio alzato, io con un misto di gratitudine ed imbarazzo- , Fred mi lancia un’occhiata impertinente e poi si rivolge agli altri due.
<< George, Lee, non dovevate andare a fare colazione? >>
<< Sai che ore sono, Gred dei miei stivali? >> risponde il gemello.
<< L’ora che voi due cominciate a farvi un galeone di fatti vostri? >>
<< No, le undici in punto. >>
<< Cooooosa? >> esclamo, facendo puntare tutti gli occhi  su di me.
Fred mi guarda divertito, poi scoppia a ridere.
Ha.Ha.
Molto divertente.
<< Cosa c’è di cosi divertente, Weasley? >> chiedo, acida.
<< Scusa, è che… >> attacco di risa << il tuo… >>  altro attacco di risa << …il tuo PIGIAMA! >>
Signori, ecco a voi Fred Weasley, che al suo sesto anno piange dalle risate, battendo i pugni sul letto e prendendomi in giro per un pigiama – un bellissimo pigiama-.
Sono decisamente stufa di tutta questa situazione, così faccio la prima cosa che mi salta in mente: prendo un cuscino e comincio a scaraventarlo su Fred, che ride in modo ancora più sguaiato.
<< Okay, okay, BASTA! >> supplica il rosso, dopo un po’.
Ci ritroviamo entrambi ansanti, con il viso rosso per lo sforzo dovuto al massacro di piume e cuscini appena avvenuti, e veniamo nuovamente distratti da un leggero colpo di tosse, stavolta di Jordan.
<< Mi spiace interrompervi, piccioncini, ma io levo le tende. Non dateci troppo dentro, mi raccomando! >>
La risata di George, uno sbuffo di Fred e il cuscino che sbatte, purtroppo, contro la porta, mancando quello che era il mio obiettivo, Lee Jordan. Poi, anche George ci lascia, per andare al suo appuntamento, e in men che non si dica ci ritroviamo da soli, io seduta con la schiena dritta, lui appoggiato ad un gomito che mi fissa.
<< Allora… >> comincia lui.
<< Grazie. >> dico,  e improvvisamente mi ritrovo a fissare con interesse il copriletto scarlatto.
<< Non devi ringraziarmi, non ho fatto niente.  >>
<< Non è vero. Sarò anche una stronza, ma riconosco quando sono in debito con qualcuno. E poi se tu non ti fossi trovato lì probabilmente mi avrebbero beccato e magari a quest’ora starei già tornando in Francia. >> confesso.
<< Non sembra tanto male. >>
<< Lo è. >>
Seguono dei secondi di silenzio, poi sospira, come se si stesse liberando di un peso, e comincia a parlare.
<< Perché stavi piangendo? >> mi chiede.
<< Quando? >>
<< Lo sai. Prima che ci incontrassimo, e anche stanotte.. >>
Mi volto stupita verso di lui: era vero, avevo pianto anche dopo che ci eravamo messi a letto, ma avevo controllato che lui dormisse, e avevo cercato di essere il più silenziosa possibile.
Come accorgendosi dei miei pensieri, continua.
<<  Sì, me ne  sono accorto. E no, non stavo realmente dormendo. >>
Dopo queste affermazioni, mi rendo conto del fatto che c’è ancora qualcosa che non quadra, e che il rosso qui davanti a me mi deve qualche spiegazione.
<< Mi spieghi com’è possibile che ogni volta che mi ritrovo a gironzolare per la scuola di notte, puntualmente finisco per imbattermi in te? >>
In realtà, la cosa non mi interessa più di tanto: voglio dire, di certo Fred non è famoso a scuola per essere ligio al dovere e rispettoso delle regole, quindi  non mi sono stupita di trovarlo in giro alle due di notte. Per quanto possa sembrarmi strano averlo incontrato nelle mie passeggiate notturne, non avrei continuato a fare domande se mi avesse dato una risposta soddisfacente.
Ma è il suo improvviso imbarazzo, e il rossore che va ad imporporargli il viso, che mi fanno insospettire.
Così, sopracciglia fedelmente inarcate, passo all’attacco.
<< Che succede, Weasley? Cos’è tutto questo imbarazzo? >>
<< Niente. >> borbotta, mentre il suo viso cambia continuamente sfumature di rosso.
<<  Fred. >> dico, e mi avvicino fino a trovarmi con il viso ad un soffio dal suo.
<< Io…beh… >>
<< Mi hai seguita? >> chiedo a bruciapelo.
Sbuffa, poi sorride, passandosi una mano tra i capelli.
<<  No, certo che no. Ti faccio vedere. >>
Si piega verso il comodino a lato del letto, prendendo una vecchia pergamena.
Torna a girarsi verso di me, mi guarda sospirando e poi…
<< Giuro solennemente di non avere buone intenzioni. >>
Sto per dirgli che la cosa non mi rassicura affatto, ma vengo distratta dalle linee e dalle forme che vanno a formarsi sulla pergamena.
<< Questa  >> fa indicando la mappa << è la Mappa del Malandrino. La trovammo io e George nell’ufficio di Gazza. Rappresenta Hogwarts e mostra…. >>
<< …tutti gli abitanti del castello. >> lo interrompo.
<< A tutte le ore del giorno. >> conclude per me.
<< Tu…perché mi stavi controllando? >>
Se possibile, arrossisce ancora di più.
<< Non ti stavo controllando…solo…sai, stavo guardando per caso il tuo puntino e, beh, poi ho visto che scappavi dal tuo dormitorio per andare nella stanza di Malfoy, e poi mi sono accorto che stavi scappando dalla Sala Comune. Così, sono sgattaiolato fuori e ti sono venuto incontro. E prima che tu possa dire qualcosa, urlarmi contro o accusarmi di essere un maniaco, sappi solo che l’ho fatto perché ero preoccupato per te.  >>
Finisce il tuo discorso tutto d’un fiato,  e poi comincia ad ammirare le pareti della camera come se non ci fosse nulla di più interessante al mondo.
Io dal canto mio sono…beh, dire che sono scioccata sarebbe un eufemismo: lui mi stava controllando perché era preoccupato  per me.
Era preoccupato per me.
Credo che nessuno si preoccupi più per me…da mesi, ormai.
E poi arriva Fred, e ammette di avermi seguita come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Non so spiegare bene quali  emozioni questa situazione crei in me: confusione, per prima cosa. Ma anche imbarazzo, gratitudine e commozione.
<<  Fred… >> comincio.
Sto per dirgli quanto gli sia grata, quanto mi abbia colpito il suo comportamento.
Ma poi lui alza gli occhi, ed io sembro rendermi conto per la prima volta di quanto siano profondi, ritrovandomi a pensare che in quelle pozze d’acqua mi ci tufferei davvero volentieri, anche se non so nuotare.
Oh Salazar, sembro appena uscita da una canzone di Celestina Warwick!
<< ….non avresti qualcosa da mangiare? >> chiedo infine, cercando di distogliere la sua attenzione dal discorso che stavo per cominciare e soprattutto dai miei pensieri decisamente melensi.
Lui sembra sopreso, poi mi sorride in modo alquanto…malandrino.
<< Vieni con me. >>
 
 
Una doccia e qualche piano dopo, Fred e io ci ritroviamo in un corridoio vuoto, camminando l’uno affianco all’altra.
Certo, probabilmente potrei essere scambiata per sua sorella, dato che indosso i suoi vestiti.
Ma certo, cosa credete? Che mi basti scappare dal mio dormitorio per rifugiarmi nella Casa avversaria alla mia, dormire con un Grifondoro e addirittura dirgli grazie?
Puah, certo che no.
Perché dopo l’esortazione a seguirlo fatta dal rosso, io gli ho fatto gentilmente notare –leggi  gli ho tirato uno scappellotto e parlato in modo alquanto brusco- che non potevo andarmene in giro per la scuola di buon mattino con addosso ancora il pigiama, e che avevo bisogno di una doccia.
Così il rosso mi ha gentilmente invitato ad usare il suo bagno e a trovare qualche capo d’abbigliamento nel suo armadio – leggi “mi ha chiesto se volessi farmi lavare da lui, ha schivato un libro scivolato dalle mie mani e mi ha detto che avrei potuto indossare la sottoveste della sua prozia Muriel -.
Ed eccoci qui: Fred, con dei jeans strappati, una maglia a maniche lunghe rossa e un sorriso divertito.
Io, accanto a lui, con un paio di pantaloni leggermente troppo lunghi,  una semplice t-shirt bianca e delle pantofole trasfigurate in scarpe da tennis.
Mi fermo confusa, accorgendomi che il rosso si è bloccato di fronte ad un quadro e…gli fa il solletico.
Io non ci posso credere.
Se fossimo in cartone animato,probabilmente mi comparirebbe la classica gocciolina sulla testa, ma qui siamo ad Hogwarts, quindi l’unica cosa che compare è il mio scappellotto sulla nuca di Fred.
<< Ahi! Ma che ti prende? >>
<< E lo chiedi a me? Non so se te ne sei accorto, Weasley, ma stai facendo il solletico a… >>
… ad una porta?
Il quadro che c’era fino a tre secondi fa è scomparso, lasciando spazio ad un passaggio dal quale spunta un Elfo Domestico.
<< Oh, signor Weasley, Wonky è molto felice di vederla! E anche la sua amica bionda! Prego, entrate! >>
<< Benvenuta nelle cucine di Hogwarts, Principessa. >> mi sussurra il rosso, prima di prendermi per il braccio e trascinarmi nel passaggio.
 
 
Parecchi saluti e riverenze dopo, ci ritroviamo seduti vicino ad un camino, mentre gli Elfi cominciano a portarci una quantità industriale di cibo.
<< Gli Elfi devono volerti molto bene. >> commento, all’ennesimo “è un piacere averla qui, signor Weasley”.
<< Già, conosco parecchi di loro, io e George abbiamo scoperto questo passaggio al terzo anno, e da allora veniamo qui almeno due volte a settimana. >>
Mi rendo conto solo ora di avere realmente fame, mentre vedo Fred che prova a mettersi un muffin intero in bocca.
Deve accorgersi della mia espressione…quasi disgustata, perché mi sorride sornione, lasciando intravedere volutamente qualche goccia di cioccolato del dolce.
<< Puah, Weasley, sei una  vergogna. >> dichiaro.
<< Tu perché non mangi, invece? >>
<< Non so da dove cominciare. Dolce o salato? >> chiedo.
<< Dolce. >>
Non gli lascio il tempo di dire “a”, che mi riempio il piatto con un muffin al cioccolato, qualche pancakes, del pudding alle more e un croissant. Comincio a mangiare, partendo dal muffin al cioccolato, che è il mio preferito in assoluto.
Perché io amo, anzi no, ho una vera e propria venerazione  per il cioccolato, in tutte le sue sfumature.
E i muffin al cioccolato sono…paradisiaci.
 
“ Quando mangi i muffin al cioccolato, sembra che tu abbia l’estasi dipinta in viso.”
 
Abbasso gli occhi, al ricordo delle parole che diceva sempre mio fratello.
È come se in un attimo mi fosse passata la fame.
 
 
 
FRED POV
 
Luce. Buio. Luce. Buio.
Beatrice sembra essere una medaglia in continua trasformazione, una di quelle maschere usate nel teatro: un attimo prima è felice, e poi immediatamente si rabbuia.
Prima esplode in una risata cristallina che sembra provenire direttamente da un coro d’angeli, il secondo dopo è lì che fissa il suo piatto in silenzio, mangiucchiando distratta, persa in chissà quali pensieri.
Non riesco a capirla.
Credo che sia per questo che mi affascina tanto. Nel senso  che mi incuriosisce, non mi riferivo certo al suo aspetto fisico –bugiardo-.
Pensieri confusi a parte, non mi piace respirare lo stesso ossigeno di una persona triste, quindi faccio la prima cosa che mi viene in mente.
Quindi faccio finta di non sentire quella vocina nella mia testa che dovrebbe appartenere alla mia coscienza –non ne sono del tutto sicuro, in realtà, credo di averla venduta parecchi anni fa in cambio di qualche gioco di Zonko- che mi dice di fermarmi, di pensare a quello che sto per fare e…splash!
Gioia e tripudio appaiono sulla mia faccia, ne sono sicuro, quando vedo lo sguardo a dir poco furioso della Principessa qui di fronte a me posarsi prima su di me, poi sulla mia mano che regge ancora i resti della fetta di cheesecake alle fragole che le ho appena spalmato sul viso.
<< Dicono in giro che sia una specie di maschera contro i brufoli, ci crederesti? >> faccio, noncurante dello sguardo assassino di Beatrice e pulendo i resti della mia arma geniale.
Alzo lo sguardo giusto in tempo per godermi la scena dell’imperturbabile ragazza che apre e richiude la bocca a scatti, con i pezzi di crema al formaggio che cadono dalla fronte e un impasto di briciole e gelatina di fragole a sporcarle il viso e poi scoppio a ridere.
Mossa sbagliata, me ne rendo conto.
Perché non appena cominci a battere il pugno a terra per l’ilarità del momento, sento qualcosa di fresco, appiccicoso e liquido scendere dalla mia testa, quindi a meno che non mi si sia formato uno di quei fori da cui le balene espellono acqua –cosa impossibile, sono troppo affascinante per un paragone del genere- , quella stronza di una francesina dev’essersi appena vendicata.
Apro gli occhi, beccandola mentre posa la brocca che conteneva del delizioso succo di zucca e si volta a guardarmi con aria innocente.
<< Ehy, Weasley, avevi tanta sete, eh?  >> ghigna, come solo una Serpe potrebbe fare.
<< Non credere che sia finita qui, Bourgeois. >> esclamo, prendendo quello che dovrebbe essere un pudding al cioccolato.
 
 
Un’ora e tanto cibo in aria dopo, ci ritroviamo fuori dalle cucine.
Chissà perché, ma gli Elfi sembravano quasi felici di vederci uscire fuori dalle Cucine…
In effetti, uno o due mi hanno anche stretto la mano, mentre ce ne stavamo andando, esclamando “Grazie, grazie mille, Signor Weasley” e inchinandosi come se avessero appena visto Merlino risorto.
Guardo la mia avversaria, la mia nemica, perché credetemi, quella appena avvenuta lì dentro era una vera e propria guerra, con tanto di  “CARICAAAA!” urlati colpendoci a vicenda con questa o quest’altra leccornia.
<< Sei un idiota. >>
Oh, dolce, dolce ragazza.
<< Credo che tu l’abbia ripetuto decisamente troppe volte, e ci conosciamo da appena…due settimane? >> chiedo, inarcando le sopracciglia.
<< Qualsiasi lasso di tempo, Weasley, con te diventa semplicemente troppo. >> risponde.
<< Oh, Principessa, le tue soavi parole mi commuovono: cos’hai mangiato stamattina?  Limoni marci e latte andato a male? >>
Forse non avrei dovuto fare riferimento alla colazione…
In effetti, ogni mio dubbio viene dissipato dallo scappellotto che segue la mia frase e mi fa quasi rompere il collo.
<< Non provare a lamentarti, intesi? È tutta colpa tua e sei un idiota. >> mi informa.
<< Tranquilla, morirò in silenzio. >>
 
 
 
BEATRICE POV
 
No, io ti ucciderò in silenzio, lentamente.
Avete presente la gratitudine, la commozione e tutti quei bei sentimenti carini e coccolosi che solo poche ore fa invadevano la mia anima?
Beh, cancellate tutto.
Ora l’unica cosa che sento è una vocina molto simile a quella della protagonista di un horror babbano, Samara, che mi dice “Uccidilo.”
Io stavo mangiando un meraviglioso, delizioso muffin al cioccolato e quest’idiota figlio di un troll ha avuto la brillante idea di dare inizio ad una vera e propria strage con protagonisti i meravigliosi, deliziosi dolci offertici dagli Elfi.
Mi sento perciò in dover di continuare ad appellare l’idiota accanto a me con tutti i  -indovinate un po’- meravigliosi, deliziosi nomignoli che mi vengono in mente, la maggior parte dei quali è vietata ai minori di almeno 60 anni.
<< Principessa, sei nel mondo dei sogni, per caso? >>
<< Muori. >>
<< Non essere così dolce con me, potrei credere che anche tu sei rimasta affascinata dal mio splendido sorriso. >>
Avada Kedavra.
Due semplici parole e la mia giornata migliorerebbe tanto, no? Che ci vuole infondo? Potrei nascondere il suo cadavere da qualche parte, o magari chiedere agli Elfi di servirlo per cena, oppure potrei….
<< A cosa è dovuto quel sorrisetto sadico, Principessa? >>
<< Niente, pensavo come sarebbe facile ucciderti e poi nascondere il cadavere. >>
<< Questo è perfino più inquietante del tuo pigiama. >>
<< Fanculo, Weasley. >> borbotto, mentre sento un’altra voce che si sovrappone alle nostre.
<< Moderi il linguaggio, signorina Bourgeois! E cosa ci fa conciata…così? >>
 
 
Avete presente la sfiga? Quella sorta di dea astratta che gironzola di qua e di la, per poi scegliere una persona a caso e scagliarle contro tutto quello che di più brutto c’è al mondo?
Beh, io e la Sfiga siamo amiche per la pelle: non riusciamo proprio a stare lontane l’una dall’altra.
Perché non mi bastava cambiare scuola, aver conosciuto Luna Lunatica Lovegood, essere finita nel ‘covo delle Serpi’ , aver scoperto che le suddette Serpi sono culo e camicia con i Mangiamorte ed essermi rifugiata nella Torre dei Grifoni, no. Non sarei stata soddisfatta se non avessi anche ingaggiato una battaglia di cibo con Fred L’Idiota Weasley, sporcandomi dalla testa ai piedi fino a diventare qualcosa di molto simile ad un dipinto di Picasso.
E poi, vi pareva che non avremmo dovuto incontrare  la McGranitt mentre il suddetto idiota ed io litigavamo, così da sembrare due dipinti di Picasso che cercavano di fondersi a suon di scappellotti?
Non siamo mica nella scuola di Stregoneria e Magia della Culonia, no? Siamo ad Hogwarts, la scuola per eccellenza, ospitata in un castello che definirlo enorme è poco.
Probabilmente ai tempi della sua costruzione i quattro fondatori per trovarsi l’uno con l’altro dovevano chiamare qualche programma radiofonico per le persone scomparse, perché tra questi corridoi ci si perde davvero troppo facilmente.
O forse sei tu ad essere imbranata?
Stupida coscienza.
Ritornando al mio soliloquio mentale, la domanda mi sorge spontanea: come Salazar è possibile che tra tutti i corridoi, i passaggi segreti onnipresenti in qualsiasi scuola di magia, le aule e le torri di Hogwarts, la McGranitt incontrasse proprio noi e ci chiedesse spiegazioni ‘delle vostre condizioni a dir poco…sconvenienti’ ?
La professoressa è qui davanti a noi, con le sopracciglia così inarcate e le labbra così tese che mi viene il dubbio non sia a causa di una paresi facciale.
<< Allora? >> chiede, con un cipiglio sempre più marcato.
<< Beh, ecco… >> comincio, ma non so bene cosa dire.
Il rosso al mio fianco apre la bocca per parlare, ma viene interrotto da una voce alle nostre spalle.
<< Oh, mi scusi tanto professoressa McGranitt, è tutta colpa mia! >>
No, non è una semplice voce, questo è un coro d’angeli.
Sia benedetta Lunatica Lovegood e la sua propensione a comparire nei momenti giusti.
<< Prego, signorina Lovegood? >>
Ah-ah, Mac, l’ho visto che ti ha spiazzato, l’abbiamo fatta franca.
<< Vede, stamattina volevo trovare dei Plimpi  Ghiottoni, che come lei certamente saprà sono attratti dal’odore del cibo, ma sono anche molto timidi… >> comincia la nostra salvatrice, con la classica espressione di stupore che, devo ammetterlo, fa un po’ tenerezza.
<< Plimpi Ghiottoni? >>
<< Già, proprio loro! Sono delle creature che abitano nelle acque del Lago Nero: pescarli è molto difficile, così ho chiesto a Fred e Bee… >>
No, non la correggo nemmeno, ormai ho perso ogni speranza.
<< …se avessero potuto cospargersi di cibo e poi tuffarsi nel Lago, così che i Plimpi arrivino in superficie. Sarebbe interessante studiarli da vicino, non trova? >>
A giudicare dall’espressione della McGranitt –che tra parentesi è la stessa che avrebbe se avesse appena visto Silente distribuire caramelle ai Dissennatori-, direi che non è d’accordo con Luna.
<< Io…andatevi a ripulire, di corsa! >>
E poi scappa via.
Povera McGranitt, un giorno o l’altro la troveremo per terra in un angolo, a dondolarsi su se stessa dicendo: “ Che cos’ho fatto di male?”.
Vengo risvegliata dai miei soliti soliloqui mentali da Luna.
<< Quindi...non volevate andare a pesca di Plimpi Ghiottoni, vero? >>
<< No, Luna, non esistono i Plimpi Ghiottoni. >>
<< Ti sbagli, invece. La loro zuppa è deliziosa! >> risponde, come se stesse facendo delle osservazioni sul tempo e non inventando nomi di animali inesistenti.
Okay, respira profondamente.
<< Beh, grazie mille, Luna, ci hai salvato da un bel pasticcio. >>
<< Oh, non c’è di che, Fred! O forse sei George? Non ne ho idea, quindi penso che ti chiamerò Weasley. >>
Con mia somma sorpresa, il rosso non risponde con una delle sue battute sarcastiche che ti fanno venir voglia di prenderlo a schiaffi –il genere che usa con me, insomma- ma si limita a sorridere in direzione di Luna e ad annuire.
<< È lo stesso. >>
C’è qualche secondo di silenzio, poi mi rendo conto che forse è il mio turno di ringraziare.
<< Luna… >>
<< Sì, Bee? >>
Ugh.
<< Grazie per…per prima, sai. Non voglio avere un’altra punizione, quella con la Umbridge mi è bastata. >>
Credo.
<< Oh, non c’è di che!  Siamo amiche, no? >>
Lo dice come se fosse la cosa più naturale ed ovvia del mondo, e mi guarda con uno dei suoi sorrisi strani, quindi ditemi, avrei forse dovuto dar voce alla parte più stronza di me, che mi chiedeva di andarmene da lì senza rispondere e tornare nel mio regno di Regina introversa?
<< Già, siamo amiche. >>
La risposta è no, ovviamente.
 
 

Blabla's Corner

Chi è in ritardo di millemila giorni per il nuovo capitolo, si scusa tanto e fa schifo come autrice??
*rullo di tamburi*
C'est Moi!

Potrete prendermi a sberle virtuali, sul serio, o se volete mandatemi delle bombe o qualcosa del genere, sono.in.ritardo.dannazione.
Ho una scusa, però: la settimana prossima parto per....
*altro rullo di tamburi, perchè io amo le percussioni*
...LONDRA!
Trascorrerò tre settimane lì, e eccitazione a parte, ho avuto un sacco di cose da fare: PostePay, shopping, iniezioni di morfina per calmare le mie reazioni alla realizzazione del fatto che sì, sto per andare a Londra.
Quindi, mi dispiace aver tardato: per farmi perdonare, posterò un altro capitolo, tra domani/dopodomani.

Come sempre, grazie a Hazel Grace e a tutti quelli che seguono: fatemi sapere cosa ne pensate!

La vostra ritardataria,

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