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Autore: MiaBlack    10/09/2014    6 recensioni
Seguito di "Carpe diem tutto accade per una ragione"
La storia si colloca nella seconda stagione, Felicity conosce già Oliver. ma Oliver non se lo ricorda, non ha riconosciuta la bella informatica e lei non si prodiga a farsi riconoscere anzi cercherà di evitare che lui lo scopra, ma Felicity nasconde un segrete un grosso segreto. Cosa accadrà quando il suo segreto sarà sul punto di essere rivelato, quanto sarà disposta a fare perchè Oliver non venga a sapere quello che nasconde.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, Nuovo personaggio, Oliver Queen, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3

Ricordi

 

Felicity aveva iniziato il college da cinque mesi, Oliver e Mr Queen invece erano dispersi da quasi sette mesi, mentre la sua gravidanza era ormai a fine, ancora qualche settimana e poi sarebbe nato il piccolo. Con sua madre aveva deciso che sarebbe tornata a casa per il parto e poi sarebbe tornata al college, non poteva compromettere la sua borsa di studio saltando troppe lezioni.

Il college non era stata l’esperienza che sperava fosse, i suoi compagni la guardavano bisbigliando al suo passaggio, mentre la maggior parte dei professori la guardavano come una che si era rovinata la vita.

Quel giorno Felicity aveva deciso di sfruttare la sospensione dei corsi per tornare a casa e trovare un po’ di pace.

Era salita in auto da poco meno di un ora e ne aveva ancora più di due per arrivare, senza contare tutte le soste pipì che avrebbe dovuto fare, essere incinta era una dannata fregatura.

Era scomodamente seduta sul seggiolino della sua auto e stava litigando col cambio: doveva muoversi a cambiare auto o presto l’avrebbe lasciata a piedi, presa dai suoi pensieri e per colpa della radio sparata a volume eccessivamente alto Felicity ci mise un po’ a sentire la suoneria del suo cellulare abbandonato in borsa, allungò la mano e cercò freneticamente all’interno senza fermarsi.

-Accidenti! – sibilò prima di rovesciare con una mano sola, il contenuto sul sedile del passeggero, il cellulare scivolò fuori dalla borsa e lei lo afferrò.

-Dio, mia madre è veramente ansiosa. – esclamò a se stessa mentre prendeva il cellulare e controllava il display: non era sua madre, il prefisso era sicuramente di Starling city, ma quello non era il numero di casa sua, esitante rispose, pregando che non fosse successo niente alla madre.

-Pronto?- rispose preoccupata.

-Felicity Smoak? – chiese una voce femminile, il tono era nasale e decisamente scocciato, come se fare quella telefonata la stesse privando della sua vita.

-Si sono io. – attese impaziente che la donna si decidesse a dirle chi era e cosa voleva da lei.

-Salve, sono la segretaria personale di Walter Steel. – iniziò, Felicity si accigliò chi diavolo era quell’uomo? E cosa voleva da lei?-

-…Il nuovo amministratore delegato della Queen Consolidated.- Felicity imprecò tra i denti, ovvio che dopo la scomparsa di Mr Queen, qualcuno avesse preso il suo posto, ma ancora non capiva per quale motivo la stessero chiamando.

-Il signor Steel, vorrebbe incontrarla e discutere con lei di una questione… - quella donna la stava irritando, perché non poteva parlare senza fare quelle dannate pause, la stava uccidendo lentamente, anzi le stava provocando la gastrite e l'ulcera da stress.

-Riguardo a quale questione? – domandò.

-La borsa di studio rilasciata a suo nome. – CAZZO! Anche se la chiamavano in quel modo Felicity aveva seri dubbi che fosse una vera e propria borsa di studio, c’erano clausole che una normale borsa di studio non avrebbe dovuto avere, per non parlare dell’importo, era logico che il nuovo amministratore delegato la volesse incontrare.

-Capisco. Sto tornando a Starling city per qualche giorno.-

-Se è disponibile le fisso un appuntamento per domani alle quindici. –

-Certo perfetto.- chiuse la chiamata e lasciò cadere il cellulare sul sedile accanto a lei cercando di non mettersi ad urlare..

 

***

 

Il giorno seguente Felicity si recò alla Queen Consolidated, era arrivata senza problemi e in perfetto orario, si fermò un attimo davanti all’entrata per contemplare l’immenso palazzo, sarebbe stata capace di uscire di li con ancora la sua borsa di studio? Ne dubitava, ma decise di non farsi scoraggiare dai pensieri negativi, prese un profondo respiro per farsi coraggio ed entrò.

Si fermò nell’ingresso, quel posto la metteva già in soggezione, il marmo chiaro sotto di lei era lucido, come se fosse stato appena pulito, il soffitto era alto e le pareti in vetro mostravano cosa accadeva fuori di li, ma nonostante ciò si sentì soffocare, era come se il palazzo le stesse crollando addosso, si riscosse da quello stato di trans e si avviò alla reception dove due ragazze la guardavano.

-Sono Felicity Smoak, ho un appuntamento con il signor Steel.- le due la guardavano alzando un sopracciglio, conosceva bene quello sguardo era lo stesso che le riservavano i suoi compagni: quelle due la stavano giudicando solo perché era una ragazzina ed era incinta, alzò il mento e le guardò con aria di sfida, era incinta, non era un appestata ne una terrorista ricercata, uno sbaglio non poteva offuscare i suoi meriti. Le due chiamarono la segretaria per avvertire del suo arrivo, poi le diedero il pass e le indicarono dove si trovavano gli ascensori, se ne andò senza salutare, al diavolo le buone maniere con loro.

Mentre l’ascensore saliva Felicity osservava le persone e le macchine giù in strada diventare sempre più piccole, ad un tratto dovette distogliere lo sguardo,quell’altezza iniziava a darle i brividi. Le porte dell’ascensore si aprirono con un debole din, il viaggio le era sembrato interminabile, ma ora che era arrivata sembrava fosse durato un secondo.

Ferma davanti all’ascensore trovò una donna di mezz’età che la fissava scocciata, quella doveva essere la segretaria del signor Steel.

-Felicity Smoak? – chiese la donna, annui e uscì dall’ascensore, la donna la squadrò dalla testa ai piedi alzando un sopracciglio quando notò il pancione.

-Prego venga, si accomodi un momento, il signor Steel è al momento occupato. –

Felicity si sedette su una della poltrone fuori dall’ufficio, si guardò attorno curiosa, non era mai stata in quel posto, la segretaria aveva una scrivania in fondo al corridoio proprio dalla parte opposta dell’ascensore, davanti a lei c’era l’ufficio del signor Stee, le pareti di vetro le permettevano di vedere l’uomo, che era al telefono e stava parlando, lo vide sorridere, poi si accorse dalla segretaria sulla porta e liquidò velocemente la telefonata.

-Signorina Smoak? Può entrare. –

-Certo. – si alzò e si avvicinò alla porta, l’uomo le andò incontro porgendole la mano.

-Signorina Smoak, salve, sono Walter Steel. Prego si accomodi. – gli afferrò la mano sorridendo.

-Piacere di conoscerla signor Steel. – rispose lei prima di accomodarsi sulla sedia davanti alla scrivania, l’uomo la guardò sorpreso, da quando era rimasta incinta quella era la prima volta che non le riservavano uno sguardo da sgualdrina.

-Mi dispiace averla fatta venire via dal college.- iniziò lui sedendosi sulla poltrona.

-Stavo tornando per il fine settimana.- rispose rapidamente lei così da accantonare velocemente le formalità ed arrivare al dunque.

-Posso offrirle qualcosa? –

-No… Grazie.. Sono apposto così. Senta possiamo andare subito al nocciolo della faccenda? Cioè non voglio essere maleducata… ma. Insomma, si sarà accorto che, beh aspetto un bambino e diciamo che lo stess non aiuta. – disse balbettando, odiava quando succedeva, ma era una cosa con cui avrebbe dovuto convivere per il resto della sua vita, quel tic nervoso che le faceva dire tutto quello che le passava per la testa.

-L’ho notato. Bene l’ho fatta chiamare per questa. – come si aspettava e come le aveva già anticipato la scorbutica segretaria, il signor Steel mise sul tavolo la copia della sua borsa di studio.

-La mia borsa di studio. Me la vuole togliere? – chiese lei, sperando dicesse di no.

-Dovrei? – chiese invece lui socchiudendo gli occhi, studiando la sua reazione..

-Potrebbe, voglio dire, è decisamente una borsa di studio originale.-ammise.

-Vedo che ha colto il segno, il signor Queen è stato molto generoso. – commentò mentre sfogliava i documenti, in quel momento odiò quell’uomo, non c’era motivo per fingere di star guardando quei fogli, sicuramente li conosceva a memoria.

-Senta, non so che idea si sia fatto di me, ma quei soldi me li ha dati il signor Queen, io non gli ho chiesto nulla. – ammise lei, era inutile girarci tanto attorno doveva farsi vedere determinata o si sarebbe giocata la sua borsa di studio.

-Nessuno sa di questa borsa di studio, nemmeno la signora Queen. –

-Senta le cose sono andate così: ho aiutato Oliver a passare gli esami e lui mi aveva promesso che se ce l’avessi fatta suo padre mi avrebbe concesso la borsa di studio, forse non è la cosa più legale del mondo, ma io ho mantenuto il mio accordo, Oliver ha preso il diploma, la somma e tutte le clausole le ha messo il signor Queen. – spiegò rapidamente Felicity.

-Le credo. Non mi sembra il tipo di ragazza che mente… E poi ho fatto delle ricerche su di lei.-

-Ricerche? – chiese lei sorpresa, che ricerche poteva fare su di lei.

-Ho parlato con i suoi vecchi professori. Un certo Palmer si è prodigato molto per lei. Dice che è una ragazza geniale che quella borsa di studio è un investimento che andrà solo a nostro favore. – Felicity guarda l’uomo a bocca aperta, sapeva che il signor Palmer si era preso molto a cuore il suo futuro, ma non si era aspettata che quell’uomo parlasse così bene di lei.

-Mi sono informato anche sul suo rendimento di questi pochi mesi. Non male, tutti voti alti. Immagino che la clausola di stage con assunzione sia stata un attimo incentivo. –

-Si. Uscire dall’università con la prospettiva di un lavoro in questo momento non mi dispiace. –

-Immagino. –

-Quindi non mi toglierà la borsa di studio? – chiese.

-No, credo che gliela lascerò esattamente com’è, credo di capire cosa ha visto Robert in lei, ha del potenziale. –

-La ringrazio. – sorrise, per fortuna non aveva perso la borsa di studio, si alzò per lasciare l’edificio, ora che la situazione era stata chiarita poteva tornare a casa e godersi un po’ di coccole di sua madre.

-Le posso chiedere quando manca al lieto evento. – chiese Walter sorridendole.

-Qualche settimana. – si accarezzò la pancia sorridendo leggermente, tra poco sarebbe diventata mamma, ancora non ci credeva, le faceva strano pensare che lei sempre così attenta e coscienziosa fosse finita in quella situazione.

-Ha già deciso il nome?-

-Robert. – rispose sicura lei, inutile farne mistero, aveva scelto il nome dell’uomo che le aveva regalato una speranza, che era stato generoso con lei, per un secondo aveva pensato di chiamarlo come il padre, ma chiamarlo i quel modo significava ammettere che Oliver fosse morto e lei non ci credeva, il mondo intero poteva credere quello che voleva, ma per lei Oliver Queen era vivo.

-Il nome del padre? – chiese, c'era qualcosa nel tono in cui lo disse che fece sospettare Felicity che l'uomo conoscesse già la risposta a quella domanda.

-No, del nonno. – rispose, il signor Steel sorrise come se si aspettasse quella risposta, aveva capito immediatamente chi era il padre del bambino, ma la cosa non la disturbava affatto.

 

Continua…

 

Ecco il terzo capitolo, un piccolo salto nel passato tanto per spiegare cosa è successo a Felicity. Ce ne saranno altri almeno l'idea iniziale era di metterne ancora, però più vado avanti meno ne vengono fuori, quindi è probabile che non ce ne siano quanti ne volevo all'inizio.

Qui non c'è molto Olicity, ma non vi preoccupate, c'è ancora tempo!
Un bacio

Mia

   
 
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