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Autore: Misukichan    10/09/2014    2 recensioni
Jennifer, ragazzina di quasi sedici anni, vuole staccare dalla sua vita in California. Non sopporta i burrascosi rapporti con i coetanei, ha solo bisogno di un estate diversa. I suoi le permettono un viaggio a Miami, per dimostrare la sua autonomia e maturità. Presto, però, si accorge che qualcuno di non desiderato si trova proprio a Miami, e comincia a stravolgerle i piani.
«Non sai nemmeno dove siamo, non è buffo?» parla con la bocca piena.
«No, non è buffo per niente. Ti hanno mai insegnato a non parlare con la bocca piena?»
«Sì, mamma.»
«Ok, va bene, hai vinto, cosa devo fare per sapere...?»
«Ti porto a casa io» vengo interrotta bruscamente.
«Sei proprio u-un...»
Ride e mangia il panino. «Ne vuoi un po'?» Ho fame, ma non accetterei un panino da lui neanche sotto tortura. (capitolo 5).
«stai scherzando, vero?» dice lei seria.
«no, quando mi sono alzata mi sono ritrovata nel letto di casa sua. Era piuttosto seccato di aver scoperto che quella che ha recuperato ero io» dico con nonchalance, «magari si aspettava qualche affascinante donzella» sorrido tra me.
«ma, non è niente di grave, giusto?»
«no, solo qualche botta» (capitolo 9).
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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10. Notizia sconvolgente




Il fatto che abbia passato tutto il giorno dopo, e il giorno dopo ancora a pensare alle sue mani sulle mie spalle, lente, piacevoli e disarmanti non è una cosa positiva. Il fatto che per tutta la notte abbia pensato al suo tocco caldo e immaginato la scena mille e mille volte è ancora peggio. Voglio dire, perchè? Perché deve essere così dolce certe volte? Io non gli chiedo di esserlo, anzi, quasi quasi preferisco la sua versione stronza. Mi è più difficile odiarlo altrimenti.
Mi sistemo i capelli per l'ennesima volta, cercando di far stare al posto un riccio ribelle che tende a separarsi dagli altri. Non so, precisamente, il motivo di tutta la mia agitazione. Metto un filo di lucidalabbra e lo spalmo sulle labbra, incolore. Amo il colore pesca delle mie.
Dieci minuti dopo bussano alla porta della mia stanza, lancio un occhiata di traverso alla porta e mi affretto ad aprirla. «Buongiorno Jenny» sorride una Kandy un po' assonnata. La saluto con un abbraccio e ne approfitto per dare una sbirciata alle sue spalle, lungo il corridoio che porta all'ascensore. Non c'è anima viva, le nostre parole rimbombano sulle pareti. Faccio per chiederle dove sono gli altri, ma lei mi precede. «Mi sono dimenticata di avvisarti che il resto del gruppo arriverà in ritardo, sono andati tipo all'aeroporto a fare non-so-cosa per Jack.» Alza le spalle e fa un gesto con la mano come per intendere che le importa poco. Si siede sul divanetto di fronte al mio letto. «Allora» comincia, accavallando le gambe e guardandomi con aria eloquente. «A cosa è dovuta questa messa in ghingheri?»
«Uhm, niente di particolare.» Osservo la vernice del soffitto, improvvisamente molto interessante. «Jenny, c'è qualcosa che vorresti dirmi?» La guardo, confusa.
«Io? No. Perchè me lo chiedi?»
«Non sei più la stessa persona dopo l'altro ieri, vuoi spiegarmi cosa succede?»
«Sono la stessa persona, invece. Insomma, non posso di sicuro essere cambiata tanto in due giorni.» rido nervosamente.
«Ti sei acconciata come una principessa prima del ballo. E' da due giorni che sei suscettibile, paranoica, ti guardi spesso in giro e sei strana, alquanto strana. Le prove sono tante, ma potrei prendere come esempio il fatto che due minuti fa, quando sono entrata, mi hai abbracciata per poter guardare se ci fosse qualcun altro con me» sorride con aria superiore. Sa di averla vinta stavolta, mi ha davvero messa alle strette. Arrossisco fino alla punta dei capelli.
«Non ti preoccupare, è okay. Vorrei soltanto farti sapere che se hai bisogno di parlare io sono qui.»
«O-okay» la guardo confusa e imbarazzata. Insomma, non c'è nulla che le sto nascondendo. Non proprio. Non c'è nessun motivo per cui io debba nasconderle qualcosa. Una non può vestirsi e sistemarsi come vuole? Voglio dire, avevo voglia di farlo e l'ho fatto. Stop.
Sto chiacchierando con Kandy, quando sento dei passi provenire dal corridoio. Tendo l'orecchio, ma poi mi rilasso. Non può essere nessuno che conosco perché quello è il tipico rumore dei tacchi a spillo; li riconosco bene dato che sono stati la mia sveglia quotidiana per qualche tempo, quando mia madre non aveva ancora perso l'abitudine di andare all'ospedale con le sue scarpe preferite.
Sento bussare alla porta e faccio giusto in tempo a chiedermi che cosa ci faccia la donna delle pulizie già in camera a quest'ora che la porta si spalanca ed una ragazza in minigonna e giubbino entra con fare altezzoso.
«Mhm, qual'è il mio letto? Sono parecchio stanca, e tu, amore, sai perchè» rivolge un sorriso furbo in direzione di Jack. La cosa che mi lascia senza fiato e senza parole con in testa una tale confusione è il fatto che a pochi passi da me si trova Selena, in tutta la sua smagliante forma.
«Mi dispiace deluderti Selena ma questa non è la tua stanza, siamo passati prima a salutare un'amica. Lei è Jenny»
«Come come?» si gira verso di me con aria confusa, come se fosse una cosa insolita il fatto che i suoi desideri non siano ancora stati esauditi. Mi guarda per qualche secondo, strabuzzando gli occhi. Io sono incapace di pensare a qualsiasi spiegazione logica per cui quella specie di Barbie poco cresciuta si trovi qui in camera mia in questo momento.
«Scusate, qualcuno mi vuole spiegare che ci fa qui Jennifer La Sfigata?» si guarda intorno con aria interrogativa, poi guarda Jack in attesa di una risposta che non arriva.
«Si direbbe che questa è la mia stanza, quindi sono io che mi dovrei chiedere che cosa ci fai tu qui» rispondo io cauta.
«Non ho chiesto a te, sfigatella. Non credo che questo sia il posto adatto a te. Cos'è, i tuoi hanno rapinato una banca? Ce li hai i soldi per pagare questo hotel?» comincia a ridere di me guardando gli altri, in attesa di sentire le loro risate che però non arrivano. Nella camera cala il silenzio. Kandy mi guarda con aria strana, cominciando a capire chi lei effettivamente sia. La stronza che fa coppietta con Jack di cui le avevo parlato.
«Vi conoscete?» interrompe il silenzio Luke. Guardando prima lei, poi me, poi Jack. «Seriamente, amore. Con chi cazzo di gente stai uscendo?! Davvero, non ti riconosco più! Dov'è il Jack che conoscevamo? Il ragazzo che non si abbassava ad uscire con... le sgualdrine come lei!»
«Adesso basta!» Luke ha una faccia seria e severa. «Se non ti piace la gente con cui usciamo puoi anche levare le tende» continua Kandy sorridendole con faccia angelica.«Bene, è proprio quello che farò! Non ho intenzione di passare un minuto di più in camera con quella. Vieni, tesoro?»
Jack mi fissa. Dal suo sguardo non traspare nessuna emozione, i suoi occhi sono spenti, cupi.«Jack, mi stai ascoltando?! Ti ho detto, andiamo...» Selena sbatte un piede per terra, spazientita. I miei occhi non si scollano per un momento da quelli di Jack, cercano di scavare a fondo, trovare quella scintilla maliziosa sempre presente nel suo sguardo. No, ora è vuoto. Sembra di fissare una persona... vuota.
Il suo sguardo si stacca dal mio, io mi sento svuotata, non capisco.
Non so quello che sia successo, quello che so è che Jack è un'altra persona. Il suo sguardo non è più il suo.
Esce piano dalla porta, chiudendola. Per qualche minuto si sente l'eco dei tacchi a spillo e la voce stridula e altezzosa di Selena, lungo il corridoio.
Rimaniamo tutti e tre a fissarci, io, Luke e Kandy. Loro staranno domandandosi sicuramente cos'è tutta questa storia. Ma io non lo so, la mia testa probabilmente è più confusa della loro. Come mai Jack è con Selena? Ora non so più a cosa credere. Probabilmente mi ero illusa che una parte di Jack stesse cambiando, che si fosse accorto di aver... sbagliato. Mi ero convinta che il ragazzo con cui ho trascorso gli ultimi pomeriggi fosse un ragazzo completamente diverso dal ragazzo che era a scuola, dal ragazzo di Selena. Ora non so davvero più cosa pensare.
Sento Luke e Kandy bisbigliare, poi sento Luke uscire e chiudersi la porta alle spalle. Kandy si avvicina al bordo del letto e si siede, guardandomi come in attesa di qualcosa.
Io mi alliscio la maglietta sul davanti, pronta al discorso che seguirà.
«Jenny...» comincia lei, cauta. Non sa bene come proseguire. «Sai chi mi ricordi?» mi guarda sorridendo.
«Chi ti ricordo?» rispondo con voce rauca.
«Mia cugina.»
«Tua cugina?»
«Sì. Tempo fa mi ha raccontato la sua storia. Credo che tu le somigli.»
Quando vede che non rispondo più, prosegue: «Quando frequentava la High School era nella tua stessa situazione, anzi, forse peggiore. Veniva derisa dalle solite persone superficiali che ci sono in ogni scuola - purtroppo non possiamo sopprimerli tutti, sarebbe un genocidio» sorride. «Il punto è che un giorno conobbe una persona. Una persona che si mostrava superficiale, ma che in realtà era tutt'altro. Aveva solo bisogno di conoscere se stessa.»
Mi soffermo a riflettere sulle sue parole. Cosa centrerebbe questa storia con me? E chi sarebbe ipoteticamente questa persona? Selena? Jack?
«E perchè lei dovrebbe assomigliarmi?»
«Perchè penso che voi abbiate lo stesso carattere. Siete capaci di "curare" le anime delle persone. La tua bontà è tale e quale alla sua. Penso che tu sia speciale. E le persone speciali hanno sempre un compito speciale» mi fa l'occhiolino.
Non so perché ma le sue parole non mi convincono. Non mi aiutano a rialzare la poca autostima che ho di me e l'umore che ormai è scivolato ben più sotto delle suole delle mie scarpe.
«Cos'ho di diverso io da lei? Perché tutti quanti preferiscono quel tipo di ragazza, cosa c'è che va in lei che in me non va? Solo perchè non uso termini volgari dalla mattina alla sera e non vado in giro vestita come lei... o meglio, svestita.»
«Ora smettila, Jenny. Tu non hai niente che non va, mi stupisco che tu sia tanto sciocca da pensare queste cose. Ogni persona è perfetta a modo suo e credimi, tu hai tantissime qualità. Come ho già detto, credo che tu sia speciale.»

Un'ora dopo la mia crisi esistenziale dovuta all'arrivo di Selena e ai suoi insulti, sono sdraiata sul letto a riposare. Kandy è appena tornata in camera, e a quest'ora è davvero caldo, troppo caldo per uscire.
Bip, bip.
Il mio cellulare suona. Lo prendo in mano controvoglia e leggo:
"Ho bisogno di parlare con te. Jack"
Ah. Ah. Questa è bella.
Rimango a fissare il messaggio indecisa. Una parte di me vorrebbe cestinarlo, l'altra parte vorrebbe rispondere, fare chiarezza sull'accaduto, avere delle risposte. Siccome la parte di me più curiosa di me prevale, rispondo al messaggio: "Che avresti da dirmi?"
Non passano nemmeno 30 secondi che il cellulare suona nuovamente.
"Ho bisogno di parlare, so che sembrerà strano e inopportuno ma... tu qui sei l'unica persona di cui mi fido, ho davvero bisogno di parlare con te, ti prego, non rifiutarmi."
"Parla, anzi, scrivi. Posso risponderti anche qui per messaggio."
Beccati questa. Non ho intenzione di vederti e cadere in tentazione un'altra volta.
"Sono quasi davanti al tuo hotel."
Cosa? Ma perché deve sempre averla buona lui?
Non mi sembra di averti dato il permesso di venire a trovarmi. E comunque, non ho intenzione di lasciar entrare anche lei."
Se c'è Selena con lui giuro che lo ammazzo. Oh cavolo, ho il pigiama addosso!
"Tranquilla, è a casa. Non mi sembra di aver bisogno del permesso di nessuno, non ho 10 anni. ;)"
Sbuffo e mi infilo la prima maglietta che trovo. Due minuti dopo bussano alla porta.
«Ciao Jenny, carino quel completino» mi sorride divertito.
«Ciao anche a te, Jack» sospiro. «Cos'ha la mia maglietta che non va?» gli lancio uno sguardo truce.
«La tua maglietta di per sè non ha nulla che non va, è il fatto che l'abbia abbinato con quei... cosi» dice indicando i miei pantaloni.
Mi guardo e mi accorgo di aver dimenticato di togliere i pantaloni del pigiama. Lo guardo offesa, sbuffando mentre lui si siede sul bordo del mio letto.
«Insomma, invece di criticare ogni cosa di me, perchè non mi dici quello che mi devi dire e la facciamo finita una volta per tutte?»
«Come siamo permalose 'sto pomeriggio» mi guarda ironico.
«Quello che ti volevo dire è che...» ritorna composto in un secondo, si interrompe e abbassa lo sguardo. «Okay, non so neanche da dove cominciare. E' una storia così assurda che...»
La curiosità prende il sopravvento, facendomi passare tutto il resto e dimenticare le battutine di qualche minuto fa.
«Avanti, sentiamo» lo sprono a continuare, sedendomi vicino a lui e guardandolo negli occhi.
«Devo partire dall'inizio dei tempi oppure posso passare subito al sodo?»
«Mhm, direi che prima mi dici il sodo, poi io ti chiedo il resto.»
«Bene, ehm.. Selena è incinta.»
«Cosa?»
«Selena. E'. Incinta. Hai presente quando una donna ha il pancione.. no?» alza un sopracciglio.
«Oh Dio..» Ho troppa paura di pronunciare quelle parole. Non so perchè, ma il mio cervello non vuole avere una risposta. Mi faccio coraggio.
«C-chi è il padre?» lo fisso dritto negli occhi, seria, lui mi guarda di rimando. Rimaniamo così per qualche minuto, poi i suoi occhi si fanno cupi, umidi. Un vuoto e una tristezza implacabile prendono il posto di qualsiasi emozione positiva nel suo sguardo.


 

~

 

Dire che sono sconvolta è dire poco.

Cerco di calmarmi e di non guardarlo negli occhi. Ho troppa paura che possa leggerci i miei sentimenti.

Lo guardo in faccia, i suoi occhi sono gonfi, come quelli di qualcuno che non ha dormito da giorni. Continua a muoversi nervosamente, il silenzio nella stanza si è fatto pesante. La mia mente cerca di elaborare qualsiasi tipo di soluzione.

Pensavo si fossero lasciati, è per questo che Selena si trova qui, ora, a Miami?
E' venuta a riprendersi il suo Jack? Il ragazzo che l'ha messa incinta? Il padre del suo bambino? Quasi non riesco a pensarci. Gli occhi mi si riempiono di lacrime.

«Sarai un padre fantastico» dico con voce debole. Non so che altro dire.

Improvvisamente scoppia, si sporge verso di me, dalla poltrona in cui è seduto, e mi stringe forte. Sento le sue braccia forti stringersi intorno al mio busto, e le sue mani sulla schiena. Mi sento... protetta.

Sento che questo sarà uno degli ultimi momenti in cui potrò stare in sua compagnia. Probabilmente, ora che è successo quel che è successo, sarà costretto a tornare a casa, in California, a Sunnyvale.

Chissà se quest'esperienza, tutto sommato, lo cambierà. Chissà se sarà sempre lo stesso Jack di sempre il prossimo anno a scuola: arrogante, presuntuoso, menefreghista. Ora, che sarà costretto a stare con Selena, mi chiedo se chiuderà per sempre a chiave la parte di Jack che ho conosciuto durante questo periodo: sensibile, quasi... dolce.

«Come fai a essere sicuro che sia tu il padre?» dico tutt'un tratto.

«Di che diavolo stai parlando?» ribatte lui. «Pensi davvero che sarebbe capace di mentirmi su una cosa di questa importanza?»

«Magari gli date una diversa importanza. Non mi stupirei se mentisse.»

Okay, questa è pesante. Però conosco Selena, so quello di cui è capace.

«Non essere così superficiale.»

«Come scusa? Stai dando a me della superficiale quando tu non ti sei nemmeno premurato di usare un contraccettivo con la tua ragazza?»

«Falso.»

«Falso cosa?»

«Ho sempre usato il preservativo.»

«E allora com'è possibile?» chiedo, sempre più confusa.

«Potrebbe rompersi. Potrebbe essere stato bucato, senza che io me ne fossi accorto. Anche se sono sicuro di aver controllato tutte le volte. Sono molto responsabile, quando si tratta di queste cose.»

Arrossisco. Parlare di questi argomenti con Jack seriamente mi imbarazza. Fino a poco tempo fa non avrei mai parlato di niente con lui, e ora mi ritrovo a parlare di sesso, bambini e contraccettivi.

«Penso seriamente che tu debba parlare con lei. Andare in fondo a tutta questa storia.» dico, seria come non mai.

 

 

La sera stessa, al telefono con Laura, passiamo in analisi tutte le possibili opzioni che leverebbero Jack da un così grosso impiccio, o che comunque lo dimostrerebbero innocente.

«Secondo me non è lui, il padre. Mi hai detto che è sempre stato attento, no? Allora sicuramente quella stronza gli sta facendo il lavaggio del cervello.»

«Spero.»

 

 

Un bip mi sveglia nella notte.

Controllo l'orologio sullo schermo del mio cellulare: le 3.05.

Apro i messaggi, chiedendomi chi possa essere così tardi.

Jenny, sei sveglia?” il messaggio è da parte di Jack.

Ora lo sono, si può sapere che ti passa per il cervello a quest'ora?

Scusa, questo è l'unico momento in cui Selena non controlla i miei messaggi.

Penso a quanto difficile possa essere, ora, per Jack. Tutto quanto. Vorrei poterlo aiutare, vorrei poter trovare una soluzione, ma di soluzioni non ce ne sono.

L'unica cosa è accettare le proprie responsabilità, e provare ad essere un bravo padre. Lo so, che lui lo sarà. Prima di conoscerlo, prima di questa vacanza, quando tutto era normale, quando non mi rivolgeva la parola, se non per deridermi, non avrei mai pensato una cosa simile di lui. Ora però, malgrado tutto, sono affezionata. Sento di volergli bene, in qualche modo. Quando l'ho visto debole e indifeso, qualche giorno fa, sdraiato per terra nel suo salotto, con le mani sul viso, trattenendo i singhiozzi. Qualcosa è cambiato in me. Qualcosa è cambiato in quella che prima era l'idea che avevo di lui.

Dicono che quando un ragazzo piange, nasconda un anima sensibile. Non è debolezza. Lui si è sfogato davanti a me, sapeva che io non lo avrei mai giudicato. Sapeva che lo avrei ascoltato, e che non me ne sarei andata.

“Ti va di incontrarmi alle 10?”

“Che mi dici di Selena?” Vedo la nuvoletta con i puntini, segno che sta digitando una risposta, che ricevo quasi istantanea: “Sarà via.”

“Ne sei sicuro?”

“Sì. Ti aspetto.”

“Ci sarò.”

Appoggio il mio cellulare sul comodino, e punto la sveglia alle 9 in punto.

Dopo poco mi addormento.


 

Ciao ragazzi! Ringrazio hi_guys per la sua recensione dello scorso capitolo! Spero che anche a chi non si è fatto sentire sia piaciuto, nel frattempo eccoci con un nuovo capitolo. 
Un bacio
Pim

 


 

  
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