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Autore: Clairy93    10/09/2014    8 recensioni
[Seguito di “Mi avevano portato via anche la luna”]
Trieste. 1950.
La guerra è terminata ma quella di Vera Bernardis è una battaglia ben più difficile da superare. E’ sopravvissuta all’abominio dei campi di concentramento, è divenuta un’acclamata scrittrice e ora ha una famiglia a cui badare.
Ma in certi momenti quel numero inciso sulla sua carne sembra pulsare ancora e i demoni del suo passato tornano a darle il tormento.
Situazioni inaspettate sconvolgeranno il fragile mondo di Vera ponendo in discussione ogni cosa, anche se stessa.
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Olocausto, Dopoguerra
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mi avevano portato via anche la luna'
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E’ possibile credere di conoscere intimamente qualcuno, e in realtà rendersi conto che hai solo cercato di nascondere a te stessa la vera natura di quella persona?
Questa è l’assillante domanda che s’insinua nella mia mente, spargendo una macchia di amarezza nel mio animo.
Io volevo solo dargli un’ultima occasione. Riporre ancora una speranza, seppur disperata, di poter perdonare Filippo e riunire la famiglia.
E invece, ho solo cercato di celare ai miei occhi cosa è diventato.
O forse, cosa è sempre stato.
Dopotutto le persone non cambiano solo perché lo vogliamo.
E l’ho capito, adesso.
A mie spese.
E i lividi bluastri comparsi questa mattina attorno al mio occhio e ai miei polsi, ne sono stati l’esito.
Rabbrividisco ripensando al rischio corso la notte scorsa, il velo di rabbia che offuscava lo sguardo di Filippo e il terrore di soffocare sotto il suo peso...
Poi compare lui. Il mio Tommy.
Rivedo i suoi occhi brillare nel buio, lo sconcerto apparire sul suo visino.
Ed io che gli urlo contro. Grido di correre in camera sua perché non veda, o quantomeno ancora non realizzi, quanto le persone che ami possano farti crollare.
Ma Tommaso non è ingenuo. E’ una sua qualità, e la sua disgrazia.
Prima di uscire con la tata, è corso verso di me, mi ha abbracciata, ha sfiorato con un ditino il mio occhio e vi ha posato le labbra. Poi è corso via.
Qualcosa era scattato in me.
Forse la voglia di poter cancellare tutto quel dolore dal suo cuore, e piuttosto caricarlo sulle mie seppur gracili spalle.
E mentre esco dalla farmacia e impreco contro la busta di ghiaccio secco che non vuole aprirsi, inizio a credere di non poter affrontare tutto questo.
Non da sola.
E questa maledetta confezione di ghiaccio non mi aiuta!
Distolgo lo sguardo frustrata. Vorrei gettare la busta ma mi trattengo quando vedo sopraggiungere Massimo.
Il respiro inizia subito a farsi affannato, i palmi sudare mentre mi guardo attorno come una forsennata nella speranza di una via di fuga.
Se mi vedesse in questo stato, per me sarebbe la fine.
Lui cammina svelto e con il capo chino. Non si è accorto di me.
Rapida porto qualche ciocca davanti agli occhi, affrettando il passo e fissando il selciato.
“Vera! Sei tu?”
Mi mordo l’interno della guancia ma continuo, imperterrita, ad avanzare.  
“Vera! Perché tutta questa fretta?”
Ignoralo. Prosegui, e non voltarti.
Lo sento toccarmi il polso tuttavia mi scanso con rapidità.
“Ehi!” inveisce lui e questa volta la presa sul mio braccio si fa più vigorosa.
Cerco di divincolarmi ma mi obbliga a voltarmi e sono costretta a sollevare la testa.
Massimo sbianca non appena il suo sguardo si posa sul mio occhio destro.
“Vera cosa cazzo è successo?!”
Comincio ad avvertire un nodo alla gola. Abbasso il capo imbarazzata, cercando di apparire ferma e decisa.
“Ti prego Massimo, lasciami in pace.”
Approfitto dell’allentarsi della sua stretta per allontanarmi, ma lui mi riprende svelto per le spalle.
“Ti ho detto di lasciarmi in pace!” grido esasperata, con voce tremante.
E quando capisco di non riuscire più a frenare le lacrime, Massimo mi stringe a sé.
Mi aggrappo alla sua camicia, come temessi che da un momento all’altro una voragine si aprisse sotto i miei piedi, inghiottendomi.
Ma tra un singhiozzo e l’altro, lui sussurra al mio orecchio che non mi lascerà, che non mi lascerà mai.
Io in fondo lo so. So che non mi lascerà.
E comprendo che questo è il tempo di sfogarsi, di liberare la mia anima schiava e sperare di ricavarne un po’ di sollievo.
Perché Massimo mi afferrerà se dovessi cadere.

Massimo mi ha accompagnato al pronto soccorso.
Mi hanno sottoposto ad un breve accertamento, dato una pomata per il gonfiore e ghiaccio a volontà.
Massimo mi è sempre rimasto accanto.
Alla domanda della giovane infermiera sul come mi fossi procurata un colpo di quel genere, lui ha risposto prontamente, raccontando di come io sia scivolata da un gradino nonostante le centinaia di volte mi abbia ripetuto di non correre sulle scale.
Poi deve aver fatto una battuta o altro, non saprei con certezza. Ricordo che l’infermiera gli ha sorriso.
Dopo di che si è chinata su di me e ha bisbigliato qualcosa, riguardo alla mia incredibile fortuna nell’avere un fidanzato tanto premuroso.
Non ho replicato, non mi sembrava la circostanza adatta per le precisazioni.
Massimo era già riuscito a smorzare la tensione e inventare una scusa piuttosto convincente da non incitare l’infermiera a pormi ulteriori domande.
Eventualità che, nella mia condizione, non sarei riuscita a gestire.
Ma lui è fatto così, gli basta un sorriso per far sentire chiunque a proprio agio.
Io, invece, chiusa nel mio mutismo e imbarazzata persino a guardarlo in faccia, non concepivo come riuscisse a esibire una tale tranquillità e sicurezza.
E intanto mi chiedevo, seppur non fiduciosa nella risposta: cosa starà pensando Massimo vedendomi ridotta in quello stato, pallida da far spavento e con un occhio gonfio?
Ve lo assicuro, è semplice intuirlo.
Le occhiate di fuoco che m’indirizza mentre mi aiuta a tenere il ghiaccio sul livido, sono decisamente eloquenti.
Sono quasi più fastidiose del bruciore, ma non mi lamento. Anzi, concentrarmi sul dolore mi permette di non pensare a quanto Massimo mi sia troppo vicino.
Che illusa! Io che volevo mostrarmi forte ai suoi occhi, indipendente e capace di badare a me stessa, non solo mi ritrovo con un occhio violaceo, ma tra le milioni di persone al mondo è proprio Massimo a reggermi la borsa del ghiaccio.
Percepisco il suo sguardo, so che vorrebbe una spiegazione ma non si azzarda a chiedermi chiarimenti.
Ma tutto ciò è anche peggio del greve silenzio tra noi. Una spiacevole sensazione s’insinua in me, viscidi pensieri che si tramutano in rocce e precipitano dolorosamente nel mio stomaco.
Sprofondo sullo schienale della panchina, ma mi raddrizzo in fretta.
Ormai è fatta, tanto vale raccontargli cosa è accaduto la sera scorsa con Filippo…
“Sei una stupida Vera.”
E’ il commento finale di Massimo. Rapido, e letale.
“Grazie, sei di grande aiuto...” rispondo io, priva della forza per replicare.
La verità è che ha ragione.
“E cosa vuoi che ti dica? Preferisci il classico te lo avevo detto?” irrompe lui come un fiume in piena, violento ed incontrollabile “Porca puttana Vera! Dillo se non ti avevo avvertito che di Filippo non c’era da fidarsi! Ti ho mostrato le prove, hai avuto la sua confessione! Finalmente riesci a cacciare quel bastardo e poi cosa fai, lo lasci entrare in casa tua?! Ma cosa diavolo ti passa per la testa?!”
Non ho mai visto Massimo tanto furibondo. I suoi occhi emettono scintille di rabbia e la presa sulla confezione del ghiaccio è così vigorosa che temo possa esplodere.
Tuttavia si accorge di avermi turbata e cerca di riprendere il controllo.
Massimo pronuncia il mio nome con una tale dolcezza e apprensione da farmi trattenere il fiato, e prego di non scoppiare di nuovo in lacrime.
“Se penso a quello che poteva farti…” s’interrompe, angosciato “Filippo è pericoloso, te ne sei resa conto? E’ una minaccia per te e per il bambino.”
“L’ho capito, adesso. Ma la verità è che conservavo ancora una speranza di poter ricomporre la famiglia, di ricominciare da capo.”  
“Puoi farlo Vera! Tu puoi superare tutto questo. Sei una donna forte...”
“Ti sbagli Massimo!” lo interrompo decisa “Io non sono la persona combattiva che tu pensi io sia. Vorrei fosse così, vorrei gettarmi tutto alle spalle e andare avanti con la mia vita. Ma non posso! Perché Filippo è il padre di Tommaso! Ed io cosa gli racconterò del suo papà? Che è un impostore?! Un violento?!“
Mi porto le mani tremanti alla bocca e vi ci nascondo il viso, sfinita.
“Ieri notte Tommy ha assistito alla scena. Ha visto suo padre, completamente fuori di sé. Poi mi ha guardato. E mi ha vista in questo stato pietoso…”
Mi sento sempre più male e la voce mi si spezza.
Massimo posa il mio capo sulla sua spalla. Sento il suo tocco dolce e protettivo sfiorarmi la nuca.
“E’ solo un bambino...” mormoro, fissando il vuoto “Non è giusto che sopporti tutto questo dolore.”
“Non dipende da te Vera, non puoi fartene una colpa. Tommaso è intelligente, e molto sensibile. Se fosse stato facile ingannarlo sarebbe vissuto tranquillo, è vero, ma come vivono tutti gli sciocchi.”
Le sue parole indugiano nella mia mente, come lettere roventi che delicatamente affondano nella neve e vi restano impresse.
“Supererai tutto questo. Sei la persona più coraggiosa che io abbia mai incontrato Vera.”
“Lo dici solo per farmi stare meglio...”
“Non è così.” replica Massimo, abbozzando un sorriso “Ricorda cosa hai passato Vera, ricorda come sei sopravvissuta all’inferno e hai ripreso possesso della tua vita. La tua immensa forza di volontà può portarti ovunque vorrai, abbi solo più fiducia in te stessa.”  
Alzo lo sguardo e i nostri volti sono così vicini da potersi toccare.
Massimo sfiora il mio mento con le dita e si china su di me. Avverto il suo profumo, socchiudo gli occhi…
Trattengo una risata quando invece sento le sue labbra posarsi sulla mia fronte.
“Vi proteggerò Vera.” promette lui, stringendo le mie mani tra le sue “Proteggerò te e il piccolo. Ti prego, permettimi di starti accanto.”
Sollevo il capo dalle nostre dita intrecciate ed ammiro i grandi occhi di Massimo brillare.
E sorrido.
Perché nonostante qualche ruga attorno agli occhi e la barba più ispida, rivedo quel giovane soldato che cinque anni fa, tra le macerie della guerra, è riuscito a colorare la mia esistenza di una ricchezza infinita.
“Chissà se tu non sia davvero il mio angelo custode.”
Massimo alza le spalle, guardandomi.
“Per te Vera, sarei qualunque cosa. Dipende solo da te.”



Angolino dell'autrice: Ciao miei dolcissimi cannoncini alla crema! Come state? Come sono andate le vacanze?
Finalmente torno con un nuovo capitolo! Ne approfitto per scusarmi per l'assenza, ma non avendo avuto il pc per qualche tempo non sono riuscita ad aggiornare nei tempi che mi ero fissata. Spero di farmi perdonare!
Vi ringrazio infinitamente per l'enorme affetto che mi dimostrate. Vi auguro un buon rientro e una buona ripresa di scuola/lavoro.
Un bacione e grazie di cuore per tutto!
<3
   
 
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