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Autore: Midori No Esupuri    10/09/2014    4 recensioni
[WARNING: MORMOR/MORMORSTAN]
L'evoluzione del rapporto tra l'ex colonnello Sebastian Moran e il consulente criminale Jim Moriarty tramite messaggi.
(11.19) Mi sta assumendo come killer?
(11.20) Esattamente. JM

[...]
(11.24) Stia tranquillo, la sua ferita all’occhio non sarà un problema. So che possiede un conto bancario, mi occuperò di versarle la somma necessaria al costoso intervento che deve sostenere per recuperare la vista. JM
(11.26) Perché?
(11.26) Gliel’ho detto. Mi serve un collaboratore. JM

Nota: Capitoli comprensivi di messaggi e parte narrativa.
Genere: Angst, Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Jim, Moriarty, Mary, Morstan, Sebastian, Moran, Sebastian, Moran
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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#4: Cena romantica?
 
Martedì 31 dicembre
 
Si stava dando dello stupido almeno da un quarto d’ora, o forse da venti minuti. Come poteva anche solo credere che qualcuno lo avrebbe ripescato da quell’ospedale la sera dell’ultimo dell’anno? Avrebbe festeggiato con le donne e le ricette del canale ventiquattro, tanto per non sentirsi solo, e avrebbe passato i primi minuti del nuovo anno a maledire il televisore che faceva saltare l’immagine ogni tre minuti scarsi, trattenendosi a fatica dal lanciare contro quella scatola gracchiante il telecomando rivestito in gomma. Si era ripreso dall’intervento, l’occhio gli provocava ancora un po’ di fastidio ma ci si stava abituando, e in ogni caso era molto meglio rispetto a prima, in trincea. Ogni tanto, un medico veniva nella sua stanza e gli faceva seguire una stupida luce gialla lungo la stanza, per provare i riflessi dicevano; dal canto suo Sebastian si sentiva perfettamente capace di vedere, ma acconsentiva a quella farsa solo per levarseli di torno.
 
(13.52) Immagino che il cibo dell’ospedale sia disgustoso. JM
 
(13.52) Mi stavo chiedendo se si fosse dimenticato di importunarmi, oggi.
 
(13.55) Oh, non potrei mai. Mi annoio troppo durante la giornata per dimenticarmi di ‘importunare’ qualcuno. JM
 
(13.57) Farò finta di essere onorato.
 
(13.57) Deve esserlo. Sa che ha veramente poche cose? JM
 
(13.58) I miei ragazzi hanno portato qui le scatole con i suoi effetti personali, quando ne ho viste solamente due ho pensato che dovessero ancora scaricare… Mi sbagliavo. JM
 
(14.00) Non ho molto, sono appena tornato dalla guerra. E la mia famiglia è morta, lo sa, no?
 
(14.03) Anche la mia lo è, ma non significa che io non debba avere vestiti a sufficienza. JM
 
Sebastian scosse il capo e si alzò dal letto, avvicinandosi alla finestra con il telefono in mano, lo posò sul davanzale e si concesse un po’ d’aria. Poi tornò indietro verso il letto e frugò nelle tasche dei pantaloni militari, estraendone un pacchetto di sigarette rossiccio e un accendino con un disegno tribale scolorito, lo aveva rubato a qualche soldato infimo… O per strada, non se lo ricordava bene, al momento. Si trascinò fino alla finestra e cercò di accendersi una sigaretta, interrotto dalla vibrazione del telefono.
 
(14.07) Non ci provi nemmeno! JM

Alzò un sopracciglio.
 
(14.07) Uhm?
 
(14.09) Metta via quella schifezza. Non deve fumare fino a questa sera. JM
 
Sebastian si ritrovò a ridere, per quel poco che il dolore gli permetteva di fare, poi si accese la sigaretta con tranquillità, assaporando il gusto amaro del fumo e buttandolo fuori, nel traffico di Londra.
 
(14.10) HAHAHAHAHAHAHA.
 
(14.15) Si diverte a giocare con il fuoco, colonnello? JM
 
(14.15) Tanto quanto lei si diverte ad importunarmi. E la smetta di spiarmi, è inquietante.
 
(14.18) Non la sto spiando. JM
 
(14.20) Ma davvero?
 
Sogghignò e alzò la mano libera dalla sigaretta alle sue spalle, in un punto imprecisato, facendo bella mostra del proprio dito medio come se fosse un oggetto di estremo valore. Se non lo stava spiando, il tipo dei messaggi non avrebbe detto niente… In caso contrario, avrebbe sentito vibrare il telefono.
 
~ ~ ~ Chiamata in entrata – Numero sconosciuto ~ ~ ~
~ ~ ~ Accetta ~ ~ ~
 
-Pronto?- chiese Sebastian, ancora ghignante e intento a fumare.
-Non ci provi mai più.
 
La voce che gli rispose era maschile, forte e molto dura, gli faceva presagire un uomo fisicamente prestante quanto lui, e senza volere cominciò a domandarsi come potesse essere quel JM.
 
-Non mi dica che si è offeso.
-Potrei averlo fatto.
-Che esagerato. Non l’hanno mai mandata a quel paese?
-Sì.- sospirò la voce. -Ma chi l’ha fatto non è vissuto molto, dopo.
 
Sebastian rise di nuovo, divertito, gettando il filtro della sigaretta giù dalla finestra e lasciandosi andare sul letto appena più fresco, una mano dietro la nuca e l’altra che reggeva il telefono contro l’orecchio.
 
-Non sa proprio stare allo scherzo, eh? J qualcosa.
-James. Dobbiamo cenare insieme questa sera, e già non si ricorda il mio nome? Non è carino, sa? Faceva così anche con le sue ragazze?- rise la voce, stranamente non era una risata allegra. Era più inquietante che altro.
-A volte.
-Beh, con me farà meglio a non fare questo errore. Dunque, le va bene per le dieci di questa sera?
-Vuole cenare alle dieci di sera?- chiese Sebastian, stranito.
-Così ci vuole molto meno tempo per guardare i fuochi d’artificio, no?
-Accidenti, proprio una cena romantica. Non credo di avere niente di adeguato da mettermi, a meno che la tuta mimetica sia improvvisamente diventata il top dell’eleganza.
-Non fa niente, colonnello Moran. Sarò elegante io per entrambi.
-Ah, allora sto tranquillo.
-A questa sera, veda di non fumare.
-Come no.
 
Gli venne praticamente chiusa la chiamata in faccia, ma non se ne curò più di tanto, visto che nemmeno lui era la quintessenza del galateo, e passò il resto del tempo a dormire o a guardare la televisione sui canali meno noiosi che trovava. Non c’era granchè da fare in ospedale, e si ritrovò a rimpiangere i vaghi sprazzi di tranquillità in trincea, dove poteva giocare un po’ a carte con i suoi commilitoni, o bere una birra gelida in compagnia. Quella stanza era vuota, il tempo passava lento, e ogni volta che si svegliava da un pisolino era più stanco di prima, si svegliava solo per la luce gialla sole che i medici gli indirizzavano contro per il solito controllo ogni quatto ore. O per fumare, in barba a quel James.
Alle ventuno e trenta, sentì nuovamente vibrare il telefono e si destò dal suo pigro non far niente, aveva pensato per ore a come potesse essere quell’uomo ed era rimasto davvero colpito da quella voce calda,  non aveva paura della cena di quella sera e anzi, la stava aspettando.
 
(21.30) Si vesta, su. JM
 
(21.30) Lo ammetta, aspettava questo momento per spiarmi mentre mi cambio.
 
(21.34) E va bene. Mi ha colto sul fatto. JM
 
(21.35) Lo sospettavo.
 
(21.35) Non sono immune al fascino della divisa militare, come molte donne. JM
 
Sebastian si vestì in fretta, abituato ai tempi della guerra, andò al bagno per inumidirsi le mani e sistemarsi alla meno peggio i capelli biondi, la barba era lunga e abbastanza ispida ma gli piaceva, senza si sarebbe sentito fin troppo poco virile.
 
(21.45) Scenda pure, fuori dall’ospedale troverà una macchina nera. Salga, la porteranno al ristorante. JM
 
(21.46) E ‘sti cazzi. Fa così anche con le sue ragazze?
 
(21.46) Non sia così sboccato, non è più in guerra. JM
 
(21.47) Ragazze? No, non sono propriamente la mia… Area. JM
 
Sebastian si soffermò per un momento a soppesare quelle parole, stava davvero parlando con un riccone gay che gli aveva appena offerto una cena romantica? E ci aveva persino flirtato? Sbarrò gli occhi – o meglio, l’occhio – e deglutì per calmarsi, sicuramente aveva frainteso e basta. Insomma, non era veramente gay, no? Magari era una battuta.
 
(21.53) Sto aspettando. E’ maleducato far aspettare qualcuno al primo appuntamento.  JM
 
Si destò dai pensieri, infilò gli anfibi e scese le scale marmoree dell’ospedale – inquietantemente vuoto – fino a raggiungere l’uscita ed il parcheggio. Quell’ospedale era veramente vuoto, c’erano solo lui e i medici che si occupavano delle sue analisi… Non che fosse una persona incline al provare paura, ma si sentiva vagamente inquietato da tutte le rivelazioni che stava avendo in cinque minuti. Appena arrivò nelle vicinanze dell’auto, la portiera gli venne aperta e partirono non appena si sedette, diretti nel centro affollato di Londra. Faceva freddo, ora che era abituato al caldo afghano, si strinse nella tuta mimetica e fu infinitamente grato al tepore del ristorante in cui era stato accompagnato. Era lussuoso, fin troppo lussuoso, ebbe il forte istinto di girare i tacchi e tornarsene al suo appartamento da quattro soldi… Ma, chiunque fosse quel James Moriarty, stava aspettando ad un tavolo, no? E ormai lui era lì, tanto valeva entrare.
 
(21.58) Tavolo 13. JM
 
Sapeva che era arrivato al ristorante?
-Benvenuto al Riviera’s.- gli disse un cameriere vestito come un pinguino, a detta di Sebastian, almeno. Si guardarono l’un l’altro e il cameriere indugiò sul suo occhi bendato e sul suo abbigliamento non proprio adatto ad un ristorante di quel calibro, solo che si limitò a non dire nulla per paura di ricevere un potente destro dritto sul naso.
-Come posso…
-Tavolo 13. Ho un, uhm… Appuntamento.- grugnì il colonnello, incerto. Il cameriere cambiò subito espressione, si impettì e divenne improvvisamente professionale, facendogli alzare nuovamente un sopracciglio.
-Certo. Venga con me, signor Moran.
Sebastian lo squadrò in tralice, come diavolo sapeva…? Giusto, la prenotazione. Forse l’inquietante tipo dei messaggi aveva mostrato una sua foto ai camerieri, poteva essere possibile. Fatto sta che stava sfilando tra tavoli dalle tovaglie ricamate e donne in tubini da sera, uomini armati di bicchiere di vino rosso vinaccia e puzzolenti di dopobarba di marca, era incredibilmente fuoriposto. L’accordo dissonante in quell’orchestra di ricconi, pensò con un ghigno. Era sempre, sempre stato l’accordo dissonante in qualcosa di perfetto, non era più una novità e non lo metteva nemmeno più a disagio. Arrivò al tavolo e vide un uomo, avvolto in un completo blu scuro e curato persino nella piega all’indietro dei capelli neri, gli occhi erano due pozzi di petrolio indefinibili e il fisico era magro, avrebbe giurato persino che la giacca fosse su misura. Si fermò davanti al tavolo, il cameriere pomposo di prima si era volatilizzato e Sebastian e l’uomo si fissavano a vicenda, finchè il moro non gli riservò un sorriso. Era veramente lui quel fantomatico James Moriarty? Se lo aspettava diverso, molto diverso. L’uomo tese una mano, aperta per indicare la sedia di fronte a lui, e continuò a sorridere.
-Si sieda.
Sebastian sapeva riconoscere un ordine quando gli veniva dato, nonostante non capitasse spesso, ma prese posto come gli era stato detto di fare. Nel suo piccolo, quell’uomo pareva essere davvero potente, anche se non sapeva cosa glielo facesse pensare di preciso.
-E così lei è…- iniziò, titubante.
-James Moriarty, sì. Salve.
 
•Nota dell'autrice~
Oddeo, sono commossa. Sono riuscita ad aggiornare dopo una settimana esatta, omfg *^^^^* *scoppiano coriandoli*
Anche questo capitolo è stato troncato con l'incontro tra Jim e Sebby e, se ve lo state chiedendo... Sì, mi diverto a gettarvi addosso suspence nemmeno fosse pioggia estiva(?). Che dire, questa storia per me si fa sempre più divertente da scrivere, sono contenta che piaccia a qualcuno del fandom e che venga seguita e commentata con una certa regolarità. Vi adoro tutti~ Ci vediamo la settimana prossima con il capitolo 5 e, per chi seguisse anche le altre mie long... Stai tuned, aggiornerò presto anche quelle, promesso!
Adieu :3
Midori No Esupuri~
  
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