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Autore: E Smile    11/09/2014    0 recensioni
Non ci posso credere, non posso credere l’abbiano fatto per davvero. Sono scioccata, guardo ancora una volta la porta chiusa incredula, non è vero, non può essere vero, non può...
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Non è stato male, è stato divertente e avevo anche giocato bene, ovviamente Olly aveva fatto la maggior parte dei punti, ma appena finita la partita ha ben deciso di sparire e di conseguenza di non rispettare la sua parte del patto. Ero incazzata, la cercavo ormai da una ventina di minuti ma non si era fatta vedere, la gente iniziava ad andarsene e mi prese il panico, dovevo trovarla prima che il ragazzo se ne andasse, ma  proprio in quel momento andai a sbattere contro qualcosa, o meglio, qualcuno. Feci per chiedere scusa, ma quando alzai lo sguardo incrociai i suoi occhi verdi: era quello stesso ragazzo, il mio probabile coinquilino e mi stava osservando con un’espressione scocciata, dovevo cogliere la palla al balzo e così mi decisi a parlare.
“senti.. ho sentito che stai cercando un coinquilino..” tentai imbarazzata, lui alzò un sopracciglio ma non fiatò.
“.. e beh.. a me serve una casa dove stare.. e pensavo che..” mi bloccai rendendomi conto di quello che stavo facendo, stavo davvero chiedendo di vivere a casa di un perfetto sconosciuto?
“pensavi che..?” mi incitò lui.
Presi un respiro “potrei essere io la tua coinquilina” buttai lì tutto d’un fiato, senza riuscire a guardarlo negli occhi, non ero abituata a chiedere aiuto alla gente.
“Ma scusa quanti anni hai?” chiese lui, che al contrario di me non aveva smesso di scrutarmi
“19” sospirai.
Mi fissò perplesso senza dire nulla “ non ho nessun’altro posto dove stare, è per questo che te lo chiedo” continuai costringendomi ad evitare il suo sguardo. Cercò di mettermi una mano sulla spalle, forse spinto da compassione, ma mi scansai serrando la mascella, non avevo bisogno della sua compassione, era già di per sé imbarazzante chiedere aiuto a persone che manco conosco..
Fu lui a sospirare questa volta, mi lanciò uno sguardo e mi fece cenno di seguirlo. Ci fermammo davanti a una macchina nera, tirò fuori le chiavi “ io sto andando a casa ora, non hai delle valige?” chiese indicando la mia borsa.
“no, domani vado a prendere le mie ultime cose” sospirai entrando in macchina dopo di lui
Forse non era così cattivo come si dimostrava, dopotutto è stato più buono di Olivia e mi aveva accettata senza fare storie. Trattenni il respiro appena udii il motore partire: ora sarebbe cambiato tutto “ tranquilla non son il tipo di persona che fa del male alle ragazze” incrociando il suo sguardo mi sentii stupida “ non ci avevo neanche pensato, sinceramente” mormorai più a me stessa che a lui, rannicchiandomi  di più sul sedile e spostando lo sguardo fuori dal finestrino “ ad ogni modo io sono Andrew” si presentò “ Jamie”  risposi soltanto, e nessuno dei due aprii più bocca per tutta la durata del viaggio.
“eccoci” disse quando finalmente arrivammo. Era davvero una casa carina, rimasi a bocca aperta quando entrai, era accogliente: appena entravi ti trovavi davanti ad un soggiorno col pavimento in parquet, qualche vetrina sopra una delle quali c’era una tv, un caminetto, un tavolino, una sedia a dondolo e un divanetto bianco sotto il quale era disteso un tappeto beige, forse era piccola come casa, ma giusta per una o due persone. Mi guardai attorno sorridendo, sì era decisamente accogliente “vieni, questa è la tua stanza” disse salendo le scale e percorrendo un piccolo corridoio per indicarmi poi una porta, alzò il dito e indicò quella di fronte “questa è la mia, non puoi entrarci ovviamente, a meno che non sia qualcosa di estremamente importante e ricordati di bussare”.
“lì c’è il bagno, ce n’è uno anche di sotto, bene ora ti lascio pure disfare le valigie” concluse andando di sotto. Aprii la porta della mia stanza, era.. era..  beh era una stanza cosa mi aspettavo? Pareti bianche, un armadio, un letto, una finestra.. era una stanza. Non potevo aspettarmi le pareti viola, non potevo aspettarmi il profumo alla lavanda, i segni sul muro che disegnavo mano a mano che crescevo, non potevo aspettarmi la mia stanza e quella cosa mi rendeva triste, forse non avrei più rivisto la mia stanza, ma a chi la davo a bere? Io ero triste perché non avrei più rivisto mio padre, è vero, mi aveva cacciata di casa ma era pur sempre mio padre, ed era la persona a cui tenevo di più al mondo, la roccia su cui mi aggrappavo da quando mamma se n’era andata. Ma da quando mamma se n’era andata lui aveva trovato Sally e lei gli aveva fatto il lavaggio del cervello, quella donna era una persona orribilmente egoista, e di mio padre gli interessavano solo i soldi, probabilmente gli interessavano solo i soldi e basta. Una cosa era certa, nella mia nuova vita Sally non mi sarebbe mancata affatto. Sospirai tirando fuori quei pochi vestiti che mi ero portata appresso e una volta finito scesi di sotto, trovai Andrew in cucina così decisi di buttarmi sul divano accendendo la tv, poco dopo lo vidi sbirciarmi dalla cucina “ti ho disturbato?” chiesi, “no, è che.. non mi son ancora abituato ad avere qualcun altro che gira per casa” annuii e rivolsi lo sguardo alla tv “ho ordinato una pizza.. se per te va bene.. ma comunque l’ho già ordinata quindi..” disse grattandosi la testa, “pizza va benissimo” lo interruppi sorridendo. “certo..”  mi guardò imbarazzato e tornò in cucina.
Sorrisi a me stessa, no, non era cattivo.
“cosa è successo?” mi chiese mentre addentava il suo trancio di pizza, “sono stata cacciata di casa” risposi secca, senza accennare a dire altro “ e perché..” “ora vado a dormire, ho sonno, grazie per la pizza” tagliai corto gelida alzandomi e andando in bagno. Quella notte contrariamente a come mi immaginavo mi addormentai subito e non ebbi neanche incubi.


eccomi di nuovo,so di essere sparita e che è un pò corto ma il computer si era rotto e poi con la scuola non ho fatto in tempo e quindi scriverò una volta a settimana. spero vi piaccia e alla prossima.
  
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