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Autore: Beatrix Bonnie    11/09/2014    1 recensioni
-Seguito de L'orologio d'oro-
I tempi spensierati sono finiti: con il ritorno di Colui-che-non-deve-essere-nominato, Mairead, Edmund e Laughlin, insieme ai loro amici del FIE, dovranno affrontare il crescente clima di razzismo dell'Irlanda magica, tra ansie per gli esami finali, nuovi caos a scuola e un Presidente della Magia che conquista sempre più potere. Per Edmund non sarà un'impresa facile, soprattutto visto che il ragazzo sarà anche impegnato nella ricerca di un leggendario manufatto magico di grande potenza, che potrà salvarlo dalla maledizione impostagli da Sigmund McFarren. Ma dove lo porterà la sua ricerca? E questo oggetto esiste davvero o sono solo farneticazioni di un vecchio?
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Trinity College per Giovani Maghi e Streghe'
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CAPITOLO 7
Il fuoco degli O'Brian






Edmund sparse tutti i fogli di pergamena sul tavolo della sala studio e cominciò ad analizzarli. Cercare una nuova prospettiva, quello era il suo obiettivo. Dopotutto, aveva letto e riletto quegli appunti talmente tante volte che ormai si ricordava dove si trovasse ogni maledetto scarabocchio che McFarren aveva disseminato sulla pergamena.
Sono solo farneticazioni di un vecchio pazzo, si ripeté per l'ennesima volta, osservando i fogli sparsi sul tavolo. La grafia di McFarren rendeva già abbastanza difficoltoso capire cosa ci fosse scritto, in più si aggiungevano sigle senza senso, interi brani in lingue e perfino in alfabeti sconosciuti, frasi senza capo né coda. L'unica cosa che Edmund era riuscito a capire era che questo fantomatico manufatto, chiamato da McFarren “Mela d'Oro” riappariva in diverse epoche e saghe mitologiche: partendo dall'epopea di Gilgamesh, un poema dell'area Mesopotamica, ricompariva nel racconto della Genesi nella Bibbia, nella mitologia greca con Ercole, come dono della dea Idunn ai Normanni, e infine in Irlanda, nella saga dei figli di Tuirenn. Edmund aveva preso in considerazione tutte quelle narrazioni e aveva constatato che erano incentrate su un oggetto molto simile, capace di donare l'immortalità e la vita. Ma che questo oggetto fosse davvero lo stesso che riaffiorava nelle varie epoche, era tutto da dimostrare. Inoltre, gli appunti finali riguardo alla sorte che il manufatto magico aveva subito in Irlanda erano completamente indecifrabili.
«Santa Morgana, Edmund!» Laughlin si lasciò cadere sulla sedia di fronte alla sua con la solita delicatezza di un rinoceronte. «Non starai già preparando la Disputatio
«No...» Edmund borbottò qualcosa. «Cioè, sì, ho già buttato giù qualche idea e l'ho mostrata a Cumhacht, ma 'sta roba non c'entra.»
«Non capirò mai come tu possa aver scelto Cumhacht» sospirò Laughlin incrociando le braccia sul tavolo e appoggiandoci sopra il mento. «Voglio dire, è una carogna.»
Edmund si grattò il mento con la punta della penna. «Lo so» ammise con un sospiro. «Però io adoro Trasfigurazione. Preferisco un professore orribile e una materia che mi piace, piuttosto che il contrario.»
«Legittimo» concesse Laughlin. «Però ti sei sporcato il mento con l'inchiostro.»
Edmund si sfregò nel tentativo di pulirsi, ma non ottenne altro che ritrovarsi tutto il mento blu. «Non ce la farò mai!» si lagnò, sbattendo la testa sul tavolo.
«Mi piace la tua positività.» Laughlin cominciò a tirare fuori dalla borsa il libro di Incantesimi Avanzati perché, dato che ormai la scuola era cominciata da un mese, i professori si sentivano autorizzati a caricarli di lavoro. «Tu hai già pensato al regalo per il diciassette di Mairead?» domandò poi, rivolto a Edmund, perché di studiare non ne aveva proprio voglia.
L'amico mugugnò qualcosa in risposta, mentre si tuffava nella borsa alla ricerca di un fazzoletto.
«Che le prendi?» insistette Laughlin. Al compleanno di Mairead mancava poco meno di una settimana e lui non aveva ancora trovato uno straccio di idea decente sul regalo da farle.
Edmund tentò di ripulirsi dall'inchiostro. «Le ho preso un ciondolo a forma di aquila con uno smeraldo al centro» rispose alla fine.
«Un ciondolo, eh?» gli fece eco Laughlin, improvvisamente malizioso. «Perché non un anello?»
«Perché un anello?» indagò Edmund, perplesso.
Laughlin scosse la testa. «Lascia stare, Ed.» Il suo amico non coglieva le allusioni nemmeno quando erano sottili come un baobab.
«Ehi...» Mairead li salutò con aria stanca, lasciandosi cadere sulla sedia al fianco di Edmund. Indossava ancora la sua divisa da Quidditch, poiché era appena terminato un altro estenuante allenamento con la squadra.
«Ossequi a voi» fu invece il saluto di Faonteroy, che accompagnava la cugina. Aveva in mano un rotolo di pergamena e nel taschino della giacca teneva un giglio bianco. Aveva l'aria mortalmente seria. Cioè... più seria del solito. «State bene?» chiese, sedendosi di fronte a Edmund.
Laughlin si strinse nelle spalle, mentre Edmund si mise le mani nei capelli. «No, va da schifo» rispose drammatico.
«Perché?» indagò Mairead.
«Gli appunti di McFarren» spiegò Edmund. «Non ci capisco un tubo!» Fece passare un paio delle ultime pagine, alla ricerca di qualcosa di comprensibile. «Qui, boh, forse c'è un nome – indicò uno scarabocchio, – ma non riesco a leggerlo. Hos.. Hout... Hoster...»
«Hoser Howt» esclamò con sicurezza Faonteroy.
Edmund alzò gli occhi dal foglio e lo guardò allibito; poi tornò a fissare il nome: sì, poteva proprio esserci scritto Hoser Howt. «Come cavolo hai fatto?» gli domandò scioccato.
Faonteroy si strinse nelle spalle come per difendersi. «È un personaggio storico famoso» si giustificò.
I ragazzi si scambiarono delle occhiate perplesse: nessuno l'aveva mai sentito nominare.
«E chi sarebbe?» si informò Laughlin, dando voce ai pensieri di tutti e tre.
Faonteroy si rassegnò ad una breve lezione di storia. «Hoser Howt è un mago nobile dell'inizio del XVII secolo che disonorò la sua famiglia, complottando con gli invasori inglesi. Per questo motivo il Consiglio Supremo cancellò la sua famiglia dall'elenco di quelle nobili» spiegò in tono di disapprovazione. «Non è molto ben ricordato, sapete. La famiglia Howt cadde in disgrazia e nessuno dei suoi discendenti parla molto volentieri dell'episodio.»
Edmund rielaborò le informazioni che Faonteroy gli aveva fornito: cosa diavolo c'entrava quella storia con la Mela d'Oro e tutto il resto? Perché McFarren si era annotato il nome di Hoser Howt? Doveva assolutamente indagare più a fondo.
«Comunque non ero venuto qui per chiacchierare della triste fine degli Howt» commentò Faonteroy. «Ho bisogno del tuo aiuto, Edmund.»
Il ragazzo fu costretto a interrompere i suoi ragionamenti sulla Mela e sul nesso con la famiglia Howt. «Dimmi.»
Faonteroy gli mostrò il rotolo di pergamena che aveva in mano. «Ho bisogno che lanci su questa lettera un Incantesimo duplicatore» spiegò. «Io non sono ancora capace di farlo.»
«Ehm... non puoi ricopiartela?» si intromise Laughlin.
Faonteroy prese la cosa molto sul serio. «Ci avevo pensato, ma me ne servono ottantacinque copie.»
«Ottantacinque?» gli fece eco Laughlin. «Che diavolo ci devi fare?»
Faonteroy non si accorse del tono allucinato dell'altro, oppure preferì semplicemente soprassedere. «Devo inviarne una a ogni membro del Parliamint» spiegò tranquillo.
«Perché vuoi scrivere ai parlamentari?» si informò Mairead, prendendo la lettera per darci una sbirciata.
Faonteroy la lasciò fare. «Perché il Parliamint è l'unico organo in grado di destituire il Presidente della Repubblica Magica, votando la sfiducia con una maggioranza dei due terzi. Io scrivo ad ogni parlamentare affinché apra gli occhi sul regime di terrore che sta instaurando McPride, con la scusa di proteggere l'Irlanda dai Mangiamorte, e voti la sfiducia contro il Presidente.» Il ragazzo aveva usato lo stesso tono del discorso al termine del corteo, la stessa serietà e compostezza.
«Wow» fu il commento ammirato di Mairead.
Laughlin lanciò uno sguardo allucinato a Edmund, poi si voltò nuovamente verso il piccolo O'Brian. «E questo c'entra qualcosa con il giglio nel taschino?» indagò.
Faonteroy si concesse un mezzo sorriso. Il che era una cosa talmente rara da far quasi paura. «Questa è una mia idea e ne vado molto fiero» spiegò soddisfatto. «Ci hanno impedito di riformare il FIE, ci hanno impedito di portare le spille, ci potranno anche chiudere la bocca con il Magiscotch, ma non potranno impedirci di portare un fiore nel taschino. Un fiore contro la dittatura.»
«Parli come un vero uomo politico» si complimentò Mairead, quasi commossa dall'energia del cugino.
«Parli come un vero dissidente» corresse Laughlin, in tono risaputo.
Faonteroy lo ignorò. «Non appena riuscirò a farmi insegnare dalla professoressa Blath come mantenere il giglio fresco a lungo, ne fornirò uno ad ogni membro del FIE» aggiunse. «Altrimenti rischiamo di disboscare le colture di fiori olandesi.» E quella era quasi una battuta, anche se Faonteroy aveva usato il suo tono serio di sempre.
Il ragazzino controllò il suo orologio da taschino. «Fra cinque minuti ho l'appuntamento con la professoressa Blath. Edmund, posso lasciarti la lettera da incantare?»
«Sì, certo.» Edmund era stato colto alla sprovvista dall'attivismo del giovane O'Brian.
«Ottimo, grazie.» Faonteroy si alzò dal tavolo, ma prima di andare li scrutò con serietà. «Non li lasceremo vincere. Non li lasceremo rovinare l'Irlanda.»
«No, certo che no!» lo incitò Mairead, mettendogli una mano sulla spalla in segno d'approvazione. «Sono fiera di te, cugino.»
Faonteroy annuì. «Grazie.»
Solo quando il ragazzino si fu allontanato, Edmund si lasciò sfuggire un sorrisetto. «Quasi, quasi lo preferivo quando indossava il pizzo e si lagnava di ogni cosa.»
Laughlin piantò i suoi occhi sgranati su Mairead e scosse la testa. «Hai creato un mostro.»
«Ehi, è un O'Brian» replicò Mairead, divertita. «È bastato solo alimentare un po' il fuoco naturale che c'è in lui e il resto è venuto da sé.»

Si era messa al collo la fila di perle che era appartenuta a sua nonna e vi aveva inserito il ciondolo con lo smeraldo che lei le aveva regalato per i suoi diciassette anni. È verde come sono verdi i tuoi occhi, le ripeteva sempre la nonna. Sorrise a quel ricordo, ma la dolce nostalgia fu sopraffatta da ben altri sentimenti. Si lisciò le pieghe dell'abito e fece qualche respiro per calmarsi. Quello che stava per fare non era una cosa semplice, ma suo padre non le aveva lasciato altra scelta. Strinse il ciondolo con lo smeraldo e ritrovò la determinazione: sua nonna aveva ragione nel dire che lei era l'unica ad aver ereditato le caratteristiche della sua famiglia, e non solo per via degli occhi verdi e dei capelli rossi. Lei aveva il temperamento degli O'Brian.
Attraversò con passo deciso i cupi corridoi del castello, mantenendo il mento leggermente sollevato mentre sfilava davanti ai quadri dei suoi antenati, dal momento che non aveva alcun motivo per nascondersi al loro sguardo.
«Andalysia!» la chiamò suo fratello, sbucando dalla sua stanza, ma lei non si fermò perché sapeva che avrebbe tentato di dissuaderla.
«Andalysia!» ripeté quello, afferrandola per il braccio per costringerla a girarsi verso di lui. «So cosa stai per fare.»
«Bene» fu la sua secca risposta. Eibhean aveva due anni meno di lei, ma si credeva in diritto di comandarla solo perché era un maschio; e, come tale, sebbene fosse l'ultimo di sette fratelli, era il quarto in linea di successione per il titolo di Conte di Con Cetchthach. «Non farlo» le intimò Eibhean, scrutandola con serietà.
Andalysia si liberò dalla presa con uno strattone. «Non dirmi quello che devo o non devo fare.»
Il fratello sbuffò. «Nostro padre...»
«...nostro padre mi ha costretta a questa scelta» completò la frase per lui. «Tu hai avuto la tua Ailionora, o sbaglio?» lo accusò. «Vi fidanzerete ufficialmente quando lei avrà finito il Trinity. Perché io non ho la possibilità di decidere con chi passare il resto della mia vita?»
«E chi sceglieresti?» la provocò Eibhean, che diventava sempre piuttosto suscettibile, quando veniva nominata Ailionora. «Diarmaid O'Duibne?»
Andalysia si sentì messa a nudo sulla pubblica piazza. Lei e il bel Diarmaid si erano scambiati poco più che qualche sguardo quando lui veniva a casa loro per le riunioni dell'EIF; poi erano incominciate le lettere, come gli amanti segreti di un qualche romanzetto rosa. E il tutto era stato coronato da nulla più che un bacio rubato all'ombra di una quercia durante l'estate appena finita. Avrebbe scelto Diarmaid, ovviamente, ma, ad essere sinceri, le sarebbe andato bene chiunque, pur di evitare il pretendente che suo padre aveva deciso per lei. Fece per andarsene, ma suo fratello non sembrava intenzionato a porre fine alla conversazione. «E se anche dovessi scegliere lui?» replicò con una smorfia.
Eibhean sapeva di aver colpito nel segno. «O'Duibne non è nobile e tu non sei una sguattera qualunque: sei una Deamundi.»
«Neanche Ailionora è nobile, se non ricordo male» lo provocò a sua volta Andalysia. «Eppure tu hai potuto sceglierla perché sei un maschio. Mentre io sono una femmina e non ho alcuna utilità se non quella di permettere alla famiglia di stringere alleanze vantaggiose tramite il matrimonio combinato.»
Eibhean ammutolì. Non poteva ribattere nulla di fronte a quella disarmante verità.
Andalysia sentì la furia montarle in corpo. Era il suo animo O'Brian che veniva fuori, ne era certa. «Stai a vedere» gli intimò. E riprese con passo deciso la sua direzione.
Quando si ritrovò a bussare alla porta dello studio, sapeva che suo padre non avrebbe accolto bene l'interruzione.
«Andalysia» la accolse entrando. Era seduto alla scrivania a leggere il giornale, con il suo immancabile calice di vino rosso. «Sai che non gradisco essere disturbato quando sono in studio.» Se Meccorin Deamundi era alterato, non lo dava certo a vedere. Quell'uomo era l'imperturbabilità in persona.
«Lo so, padre» rispose la ragazza, chinando di poco il capo. Era ancora in preda alla rabbia, ma sapeva che quella non era una buona carta da giocare in una discussione con il padre.
«Siediti» la invitò, facendo un cenno con il capo.
Andalysia eseguì l'ordine ma, quando si ritrovò seduta di fronte a lui, per poco non le mancò il coraggio. Con un gesto automatico, strinse il ciondolo di smeraldo che le aveva regalato la nonna e si sentì un po' rincuorata. Doveva dirglielo, altrimenti l'avrebbe rimpianto per tutto il resto della sua vita. «Io non sposerò Belisar MacGaril» riuscì finalmente a tirar fuori.
Meccorin alzò gli occhi su di lei: la ragazza si sentì perforata ma non abbassò lo sguardo, restando ferma nella sua decisione.
«Andalysia.» Il padre usò un tono quasi gentile e fu strano sentirglielo sulle labbra. «Ho dato la mia parola a Giustinianus che avrei concesso la tua mano al figlio.»
«Infrangete la vostra parola.» Andalysia non era disposta a cedere. «Siete il Conte Deamundi, chi ve lo impedirà?»
Meccorin sopportò con un sorriso l'impertinenza della figlia: era giovane e impetuosa e la sua audacia, almeno, meritava un po' di ammirazione. «L'alleanza con i MacGaril è fondamentale per noi» le spiegò paziente.
Lei non si arrese. «Trovate un altro modo per tenerli vicini.»
Il padre accettò l'ennesima critica con un debole cenno del capo. «Andalysia, ognuno di noi ha i propri doveri» le ricordò, con un tono quasi comprensivo. «Ognuno deve affrontare dei sacrifici.»
«Sacrifici?» Andalysia sbottò. «Lo chiamate un sacrificio quello di passare la propria vita al fianco di un troglodita ritardato? Uno scimmione con la parrucca bionda sarebbe preferibile!»
Rimpianse subito quello sfogo. Si era ripromessa di tenere a freno la lingua, di usare la diplomazia per convincere suo padre ad annullare le nozze, invece era esplosa come una pozione andata a male. Stupida, stupida, stupida! si ripeté, costernata. Ma ormai il danno era fatto.
Gli occhi di Meccorin persero qualsiasi luce paterna e divennero di un blu talmente cupo da far quasi paura. La mascella si irrigidì, le spalle divennero dritte. Era il Conte di Con Cetchthach e si apprestava a dare i suoi ordini. «Tu sposerai Belisar MacGaril.» Non era ammessa alcuna defezione. «Così ho deciso.»
Andalysia si alzò dalla sedia con uno scatto di rabbia. Non sapeva dire se ce l'aveva più con il padre che la voleva maritare a quel ritardato di MacGaril o con se stessa, per non essere stata capace di affrontare la discussione senza esplodere.
Meccorin attendeva in silenzio che lei uscisse dallo studio, ma Andalysia non aveva intenzione di lasciare che la questione si chiudesse a quel modo. Fissò il padre dritto negli occhi e usò tutta la determinazione di cui era capace per mettere in chiaro le cose una volta per tutte. «Se mi costringerete a sposare Belisar MacGaril, io giuro... – esitò solo un attimo, per dare ancora maggiore enfasi alla sua promessa; – giuro che lo sgozzerò nel suo letto la prima notte di nozze.»









Eccoci qui!
Vi piace Faonteroy in versione dissidente? Non temete, nel prossimo capitolo tornerà ad indossare pizzi e merletti e a lagnarsi di ogni cosa... ;)
Che volete farci, sono tornata dai Deamundi! Non posso stare troppo a lungo senza i miei cattivoni preferiti! Eibhean lo conoscete già: faceva il Trinity insieme al trio, di due anni più grande. Andò al ballo di capodanno con Ailionora Diablaiocht; Andalysia aveva fatto una brevissima comparsa nel primo capitolo del quarto racconto (QUI per chi volesse rivederlo). È un personaggio che mi piace molto, al quale vorrei dedicare una mini-sottotrama; è una O'Brian fatta e finita: ha preso tutto da nonna Evangeline. ;)

Visto che siamo in tema O'Brian, QUI una bella immagine dei cugini O'Brian... i veri cugini! Ovvero Childerich, il nonno di Faonteroy, Evangeline (la nonna di tutti i sette fratelli Deamundi) con in braccio il neonato Meccorin e Josephine, la nonna di Mairead.
QUI, invece, una visione d'insieme della Deamundi Family: al centro, ovviamente, Meccorin, poi a partire da sinistra Evangeline, Cassian (primogenito ed erede del titolo di Conte), Liutpridus (secondogenito, ha ereditato gli occhi verdi della nonna!), Tricolon (quintogenito), Andalysia (sestogenita) e infine Eibhean (ultimo!). Mancano le altre due sorelle Rosmerta e Luisdel che sono già sposate e non hanno ruolo rilevante nella storia.
QUI il motivo per cui Andalysia non vuole sposare Belisar MacGaril: poverino, causa incroci familiari non del tutto chiari, è un po' ritardato. Ma l'adorabile padre Giustinianus sa di essere indispensabile ai Deamundi e spera di trovare un buon partito per lui. Giustinianus e Belisar sono comparsi nel primo capitolo di questa storia, in quanto zio e cugino diretti di Faonteroy. A destra, invece, il bel Diarmaid (anche lui comparso nel primo capitolo del quarto racconto) di cui Andalysia è innamorata. Come darle torto?
Infine, QUI la vera immagine del capitolo: Faonteroy e Andalysia. Mai stuzzicare un O'Brian! ;)

Bene, ho finito di raccontare la vita di tutti!
Ci vediamo venerdì 3 ottobre con il prossimo capitolo!
A presto!
B.B.

   
 
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