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Autore: ChiaKairi    11/09/2014    10 recensioni
Ti ho incontrato lì dove la terra incontra il mare.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jonghyun, Minho, Onew, Taemin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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5. Boukyaku Rokuon – Registrazione dell’Oblio
 
 
|Minho|
 
Jonghyun ha allargato il braccio e sulla sua spalla si è comodamente appoggiato Minho, mezzo addormentato. Non si sono nemmeno coperti, sembra che la pioggia stia lentamente scemando. È anche ora, sono gli inizi di agosto, il sole prima o poi deve arrivare.
“Hyung…”
Jonghyun gli risponde con un grugnito. Sta così bene, ha la mente così annebbiata che ogni minimo cambiamento lo infastidisce. La posizione è perfetta, il fisico asciutto di Minho contro al suo è perfetto, il materasso è perfetto.
“Io sono sinceramente innamorato di te. Sul serio.”
“Sei ubriaco?” Jonghyun trova quella frase così assurdamente sdolcinata che si mette a ridere, gli scosta una ciocca di capelli scuri dalla fronte e osserva la guancia del più piccolo che si gonfia contro al suo petto.
“No che non lo sono…” Minho sbatte le lunghe ciglia e si tira su, per riprendere un po’ di lucidità. Jonghyun incrocia le braccia al petto e aspetta. “Una volta mio padre mi ha detto, ‘nessuno ti amerà mai come tu ami lui.’ All’inizio mi è sembrata una stronzata…” Minho sorride un secondo, poi prosegue. Prende la mano di Jonghyun tra le sue e giocherella con le dita. “Adesso ho capito hyung. Quando ho visto i tuoi occhi che hanno smesso di brillare… l’ho capito.”
“Vedi, Minho, io vorrei davvero…”
“Hyung, parlami di te. Dove sono i tuoi parenti? Hai un lavoro?”
Jonghyun gli accarezza una guancia. Quel ragazzo è così tenero che…
Gli viene in mente quando l’ha visto la prima volta, con in braccio i bambini.
“Mia mamma e mia sorella mi mancano, ma non posso tornare da loro, non così. Sì, l’avevo un lavoro. Ed era quello che ho sempre sognato.”
“E poi hyung?” parlano a bassa voce, Minho tenta disperatamente di non rompere la magia.
“La persona che amavo… è stata lui ad offrirmi quel lavoro. Ha detto che credeva in me… che idiota, e io lo sono pure stato a sentire.”
“Che cosa è successo?”
“Per un po’ è stato tutto perfetto. Ho guadagnato parecchio, e lui era tutto quello che non avevo mai osato chiedere. Gli ho dato tutto e… mi sono ritrovato con niente.”
Jonghyun sorride, gli trema un po’ la mano. Minho si china e lo bacia con lentezza, senza trovare modo più immediato per confortarlo.
“Jinki dice che è per colpa sua che hai tentato di... Dice che ti sta obbligando a farlo.”
“È colpa mia, sono testardo.”
“Hyung… ti ha lasciato solo sul ciglio di una strada… ancora lo difendi?” non è un rimprovero, Minho è solo turbato.
“Non lo sto difendendo. Mi voglio vendicare. Quando… quando capirà quello che mi ha fatto, si ritroverà con le mani sporche del mio sangue e forse solo a quel punto, sarà davvero consapevole di essere una merda.”
“Non ne vale la pena Jonghyun.” Minho scuote il capo, gli accarezza la clavicola. Jonghyun distoglie lo sguardo.
“Me ne devo andare, Minho.”
“Bwo?”
“Non posso rimanere per sempre, lo sai.”
“Per me puoi eccome.”
“Grazie.” Jonghyun gli dà un bacio, velocissimo. “L’altro giorno, al telefono, prima che arrivassi… ormai sa dove sono. Mi ha proposto di tornare a lavorare. Penso che… penso che accetterò, Minho.”
“Cosa? Tornare da lui?”
“Sì.”
“Jonghyun… forse non ti rendi conto di quello che ti ha fatto.” Minho adesso alza la voce, è incredulo. Il più grande gli mette una mano sulle labbra.
Ascoltami per un momento. Non mi va che venga qui, ok? Non mi va che ti veda, o niente di simile. Non sparirò, lo prometto. Ti… ti verrò a trovare appena posso.”
“M-ma…”
“Minho, il mio lavoro lo rivoglio indietro. Scrivo canzoni, capisci? Non so se ne sarò ancora capace ma… ci devo provare.”
“Non con lui.”
“Lo so, ma abbiamo un conto in sospeso. Non sono ancora morto, Minho.” Jonghyun gli stringe i capelli sulla nuca, Minho è disgustato solo all’idea.
“Jonghyun, ti ha abbandonato su una strada a morire. Ti ha indotto lui a farti del male. Tutto questo è perseguibile per legge, te ne rendi conto? Quell’essere è un assassino.”
“Come fai a dirlo, se nemmeno lo conosci?”
“Conosco te e questo è più che abbastanza.”
“E se io fossi malato? Se fossi fuori di testa?”
Minho è stanco di parlare, è stanco di provare a farlo ragionare. Lo bacia con foga e lo getta tra le lenzuola, gli si butta addosso e inizia a farsi spazio tra le sue ginocchia.
“Minho, so che devo sembrarti impazzito… ma lasciami fare, ok? Continuerò ad andare da Jinki e… cazzo, Minho!”
È dentro di lui e ora sì, che è tutto come dovrebbe essere. Lo mette a tacere con un bacio e la discussione si perde tra i gemiti.
 
.
 
|Minho, Jinki, Taemin|
 
Stanno seduti davanti al mare.
Ci sono – nell’ordine – Jinki, Taemin, Jonghyun e Minho. C’è tanta gente in spiaggia anche se è sera. Finalmente c’è bel tempo, nonostante i danni provocati dalla tempesta del giorno prima. Sono cadute delle palme, qualche cartello stradale è stato divelto e le spiagge sono da sistemare.
Il maltempo non ha fermato i fuochi d’artificio però, e quella sera i villeggianti li vogliono vedere. C’è stato il sole, sembra quasi estate. L’acqua del mare che gli lambisce i piedi è ancora calda. Le figure si distinguono a malapena, c’è musica sul bagnasciuga. A mezzanotte inizia lo spettacolo pirotecnico. Non c’è nessuna festività particolare, forse c’è solo tanta voglia di dare inizio all’estate, quella vera, senza più nuvoloni.
“Allora te ne vai. Torni alla tua vita precedente?” Taemin si stringe le ginocchia ossute al petto. Minho e Jonghyun hanno tra le labbra una sigaretta, hanno deciso di fumarne una insieme, come la prima volta sul terrazzino dell’ospedale. Anche le ferie del giovane dottore sono giunte al termine, i suoi bambini lo aspettano.
Si sente diverso, lo deve ammettere. Prima quei bambini erano tutto il suo mondo, ora gli dispiace, si sente un verme, ma Jonghyun si è fatto spazio tra loro con inaudita prepotenza.
“Così sembra.” Risponde Jonghyun, godendosi la sua sigaretta.
“Non se ne andrà molto lontano, puoi starne certo.” Minho gli mette un braccio attorno alle spalle e se lo tira più vicino, continuando ad osservare il mare.
“Confermo.” Sorride Jinki, guardandoli con aria paterna.
“Jonghyun… ci conto.”
“Proteggi tuo fratello Taemin, ok? È un tale casinaro…”
“Non lo farò, hyung.” Jonghyun e Minho lo guardano sorpresi. Jinki invece lo conosce troppo bene e ride. “Lo affido a te, adesso. Mi raccomando.” Taemin gli riserva uno sguardo arguto, poi gli ruba la sigaretta dalle labbra.
“Yah!”
Jinki gliela toglie di mano e la spegne subito nella sabbia.
“Yah!” si lamentano in coro, Taemin e Jonghyun.
“Ehi tu, giraffa… dammene un po’.” chiede subito Jonghyun a Minho, avvicinando le labbra alle sue. Il giovane dottore non riesce a resistergli, gli fa tirare una boccata.
Taemin gonfia le guance, imbronciato.
Iniziano i fuochi d’artificio, per un attimo tutti esprimono il loro stupore, tra le grida estasiate dei bambini e gli applausi. Le scintille sibilano, scoppiano e poi cadono sul mare. Minho e Taemin, i due fratelli, si alzano per ammirarle. Minho inizia a scompigliare i capelli del più piccolo, si sfidano in una dolce battaglia di pizzicotti e carezze.
Jonghyun rimane seduto con Jinki, a godersi lo spettacolo.
“Jonghyun-ssi, mi dispiace dirtelo ora, ma temo che sia la mia ultima occasione.”
Il ragazzo si volta stupito a guardare lo psicologo.
“Sai, per la tua malattia… per quella del corpo, intendo. Si può curare. Dovresti davvero farlo, Jonghyun-ssi. Per Minho. Per te.”
“Hai giurato di mantenere il segreto, Lee Jinki. Me l’hai giurato.” Sibila Jonghyun, improvvisamente teso.
Il più grande annuisce, con un velo di tristezza negli occhi.
“Prendi in mano la tua vita Jonghyun. Puoi fare qualsiasi cosa, se solo vuoi. Metti te stesso prima di ogni altra cosa. Prima del lavoro, prima di quello stronzo che odi così tanto… pensa a chi ti ama davvero.”
Jinki gli stringe una spalla, e Jonghyun si tranquillizza. Percepisce la sua voglia di trasmettergli forza.
“Grazie hyung.”
“Non ringraziarmi… obbedisci e basta, arasso?”
Tornano Minho e Taemin, si buttano ognuno tra le braccia del compagno e la serata finisce con uno scoppio di risa e dei baci a stampo.
 
.
 
|Minho|
 
Jonghyun alla fine se ne è andato.
Si è portato con sé ogni cosa, però ha fatto la valigia ed ha preso un treno. Si è lasciato il mare alle spalle, senza salutare nessuno perché i saluti sono qualcosa che non concepisce. Uno c’è e poi non c’è più e basta, non serve star male inutilmente.
Minho l’ha tempestato di telefonate, e anche Jinki. Taemin ha preferito i messaggi, è quello che si è fatto sentire di meno, ma comunque a Jonghyun è bastato.
È sopravvissuto.
Una settimana intera.
Una settimana che è durata millenni.
È stato con i suoi spartiti, ha scoperto di avere ancora un cuore, è incredibile. Senza cuore la musica non ti tocca, se ne sta ben lontana, e invece l’ha riaccolto come un vecchio amico. Non smetterà mai di sorprenderlo.
Ha rivisto anche lui.
È in quei momenti, che ha la voglia di conficcarsi qualsiasi cosa sia a portata di mano in tutte le vene delle sue braccia. Poi però pensa a Minho, a Jinki, a Taemin, e alla vendetta che è un piatto che va gustato freddo.
Ora sta tornando, come aveva promesso, perché per quanto odi la vita, ancora non è diventato un completo figlio di puttana.
Sta tornando e lo vuole fare in grande stile.
 
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Gli aveva scritto un solo messaggio.
‘Passo stasera. Preparati, arasso?’
Poi non aveva più risposto alle chiamate.
Di certo però Minho non si aspettava di doversi ‘preparare’ per vedere arrivare una limousine bianca coi finestrini oscurati davanti alla sua casa.
La mandibola di Taemin è quasi caduta per terra, quando sono andati alla porta per assistere alla scena.
“Porca… troia!” solitamente gli tappa la bocca, quando il fratellino è così volgare, ma questa volta proprio non ce l’ha fatta.
Jonghyun è arrivato con una fottuta limousine fino a Samcheok con tanto di guidatore. Anche lui sembra diverso, è vestito alla moda, coi capelli ben pettinati.
Li ha fatti salire entrambi e gli ha offerto dei cocktail. Gli interni sono da spavento, con i divanetti bianchi e le luci e lo stereo e…
“Ma tu lo sapevi?” chiede Taemin ancora super eccitato mentre accarezza i sedili.
“S-sì ma…”
“Quando ti ho detto che scrivo canzoni, non ti aspettavi che fossi così famoso, mh? È anche per questo che in ospedale non volevo che si sapesse il mio nome… sai, le voci corrono.” Borbotta Jonghyun.
Minho lo fissa e ancora non ha bevuto nemmeno un sorso del suo cocktail. È preoccupato per lui, non gliene importa niente della limousine e dei soldi di Jonghyun.
 
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Dopo ben un’ora, riescono finalmente a staccare Taemin dalla super macchina che si è portato Jonghyun. Rimangono soli, finalmente grazie a Dio, e lo stereo si spegne.
Si guardano, Jonghyun ha le gambe accavallate e si passa una mano nei capelli.
“Stai bene?” chiede Minho, con cautela.
Jonghyun alza lo sguardo e improvvisamente Minho ci vede una fame che non si aspettava. I suoi occhi stanno bruciando di desiderio e di sollievo, mentre Jonghyun gli si getta addosso in modo febbrile. Gli toglie la maglietta con una rapida mossa, poi si avventa sulle sue labbra.
Minho non può rifiutare. Si stringono e le unghie graffiano nella pelle, le labbra marchiano. C’è qualcosa di strano però nel modo in cui le labbra di Minho si muovono, un retrogusto amaro. Jonghyun si stacca e un altro pezzetto del suo cuore va in frantumi.
“…Minho?”
“Hai baciato mio fratello?”
Jonghyun sorride di sollievo.
“Sì ma... Sai com’è fatto Taemin…”
Minho non è convinto, si è intristito.
“Tieni più a lui che a me, vero?”
“Cazzo Minho…” Jonghyun gli si avventa di nuovo addosso, lo inchioda al sedile e lo bacia con tutta la forza che ha. Gli apre le labbra a forza, fa scontrare le loro lingue e gli tira i capelli da tanto glieli stringe tra le dita. Gli è salito in grembo e le mani di Minho sono subito corse ad aggrapparsi al suo fondoschiena.
Gli piace quella parte di Minho, quando è la perfetta rappresentazione del concetto di uomo.
“Questo ti basta a convincerti?” chiede il più grande al giovane medico, mentre riprendono fiato e fanno incontrare le loro fronti. “Ho fatto l’amore con te per la prima volta dopo tutto quello che è successo… come puoi dubitare ancora?”
“E lui, Jonghyun? L’hai rivisto, non è così?”
La gelosia di Minho lo rende inquieto, ma la comprende. Si sforza di non agitarsi troppo.
“Sì. Minho.” Gli afferra i capelli con entrambe le mani, lo tiene inchiodato a sé. “Ascoltami adesso. Quando mi sono quasi staccato le braccia, quella notte, lui era lì a guardarmi. E sai cosa ha fatto?”
Minho si morde un labbro.
Niente. Mi ha guardato con soddisfazione. Credevo che fosse innamorato di me, io lo amavo davvero, invece per lui ero solo un fottutissimo giocattolo rotto ormai. Per lui sarebbe stato più conveniente, no? Ero troppo famoso, avevo firmato i contratti, c’erano interessi, aspettative su di me… se fossi morto suicida, sul ciglio della strada, tutti si sarebbero commossi, non ci sarebbero stati contratti da mandare al vento, clausole da pagare… capisci Minho?” glielo soffia sulle labbra, poi un altro bacio, rumoroso. “ Non farmi ripetere, ok? Ci ho fatto sesso la prima volta con lui, ed è stato l’errore più grande della mia vita. Ti prego, non farmelo ripetere.”
C’è un particolare che non torna nella testa di Minho, e lui è troppo intelligente per farselo scappare. Ma in quel momento ha Jonghyun seduto sul bacino, il suo corpo solido che preme e anche quello di Minho diventa subito più rigido, si riscalda, il sangue inizia a pompare e scioglie ogni altro pensiero. Allunga il collo e Jonghyun sorride sulle sue labbra mentre il più giovane le cattura con foga.
In un secondo si ritrova disteso sul divanetto della limousine e Jonghyun si toglie la maglietta, gli addominali che si contraggono magnificamente.
Non perde tempo e si posiziona tra le lunghe gambe di Minho, il più giovane è un po’ stupito, lo guarda con aria interrogativa.
“Che c’è… ne voglio un assaggio anche io, che ti aspettavi?” Jonghyun sorride malizioso.
“Solo un assaggio?” si baciano, Minho sente due dita del più grande accarezzarlo, si irrigidisce.
“Shh… sono un uomo anch’io, Minho-ssi.” Jonghyun è divertito dalla sua insicurezza, ma sa quello che fa. Lo sente anche Minho, esala un sospiro e stringe le palpebre, lasciandogli spazio.
“N-non ci sentirà?”
“Chi? L’autista si è andato a fare un giro, e comunque questa parte della limousine è insonorizzata. Rilassati…”
Le dita di Jonghyun sono entrate fino in fondo, Minho osserva il suo bicipite che si ingrossa.
“Piccolo… non ti fidi di me?” Jonghyun gli bacia un orecchio, fa scorrere la lingua sullo zigomo.
“Sta zitto e muoviti.”
Si guardano negli occhi. Il più grande sfila le dita e si posiziona, afferrando Minho da dietro le ginocchia.
“Sii pure rumoroso quanto vuoi, neh? Ci siamo solo noi.”
“…ti piacerebbe.”
Solo l’idea del suo hyung che se lo prende senza troppe cerimonie potrebbe portarlo al limite, ma Minho preferisce fingere e tentare almeno di mantenere una parvenza di orgoglio.
Jonghyun però non controbatte, spinge e basta e Minho si lascia andare ad un gemito sconclusionato, gettando il capo all’indietro.
Perché cazzo quei sedili sono così fottutamente comodi…
 
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“E allora… morirai.”
“Sì, morirò.”
Sono nudi e sudati, sembra che sia calata la sera. I contorni dell’interno della macchina sono sfumati. Minho si sposta una ciocca di capelli dal viso e si sdraia sopra Jonghyun, per guardarlo bene in viso.
“Ma non stai per morire sul serio, non è vero?” gli lascia un bacio sulle labbra e la lingua di Jonghyun gliele accarezza, mentre alza le braccia e le allaccia sulle spalle di Minho. “Voglio dire… starai bene, giusto?”
“È inevitabile, Minho. Morirò, alla fine.”
Minho è stranamente calmo. Ha ancora nelle orecchie il rimbombo dei suoi stessi sospiri e sul corpo le mani sicure di Jonghyun.
“Allora… guardami bene in faccia.”
Jonghyun sorride.
“Perché?”
“Voglio essere la cosa più bella, nei tuoi ricordi.” Non se ne è nemmeno accorto, ma sta piangendo. Sente le lacrime che scorrono giù dalle palpebre. Jonghyun continua a sorridere, gli passa il pollice sulle guance.
Jonghyun gli dice che “il mare… è proprio qui, nei tuoi occhi.”
Minho sente la forza scemare, sente le spalle che gli tremano e non contiene un singhiozzo.
“Senti, Minho… quando sarò morto, chi si occuperà del funerale?”
“Smettila, chi cazzo vorrebbe parlare del proprio funerale…”
Jonghyun ride.
“È vero…”
“Non scherzare.” Minho vede le lacrime che cadono dai suoi occhi sul petto di Jonghyun, grandi come gocce di pioggia d’estate.
“Minho, soltanto una cosa… mi aspetterai?”
“Bwo?” Minho tira sul col naso.
“Quando non ci sarò, aspettami. Aspettami per mille anni, ok?”
“Sì, certo che ti aspetterò…”
“E quando tornerò, ti verrò a cercare. Verrò per incontrarti, arasso?” Jonghyun continua a sorridere, gli mette un indice davanti alle labbra.
Minho batte un pugno serrato sul sedile, vicino alla testa di Jonghyun. Stringe il divanetto in pelle tra le dita e si piega, gli appoggia la fronte ad una spalla.
“J-Jonghyun…”
“Minho.”
 
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Minho.”
Minho apre gli occhi e si ritrova sdraiato a pancia in su, con Jonghyun seduto al suo fianco. Ha indossato la canottiera, per il resto è ancora nudo. Minho si passa il dorso di una mano sugli occhi e li trova bagnati, è spaesato. Ci sono i loro vestiti sparsi a terra, sul pavimento lucido della limousine, e dei bicchieri vuoti.
“Cosa c’è? Perché piangi?”
Sono passati in fretta questi mille anni, pensa Minho, ancora disorientato.
Jonghyun ha la testa leggermente inclinata, gli passa una mano sotto agli occhi per asciugarglieli.
“Allora? Hai fatto un brutto sogno?” sussurra il più grande, nella penombra della limousine.
“Ho visto… ho fatto un sogno… dove tu morivi.” Minho alza una mano dalle lunghe dita sottili e la appoggia sul viso di Jonghyun, sentendo la guancia calda contro al palmo e i capelli della sua frangia.
Negli occhi di Jonghyun c’è lo stesso velo opaco che riempie quelli di Minho. Il piacere è stato potente, distruttivo, hanno ancora le orecchie che fischiano.
“Ok… ma era solo un sogno, no?”
Minho annuisce. Si mette a sedere e lo bacia ad occhi chiusi, respirando profondamente.
 
.
 
Piangere così davanti a lui l’ha riempito di vergogna, ma poi se n’è fatto una ragione. Jonghyun adesso è pensieroso ma sembra tranquillo, guarda il mare.
“Vieni a farti una doccia su da me?” aveva chiesto Minho, mordendogli un orecchio.
“No… andiamo al mare.” Aveva risposto il più grande.
Ed eccoli lì, in piedi con la brezza e il sale nei capelli.
Minho vorrebbe prenderlo per mano ma non ne ha il coraggio, c’è un’atmosfera strana tra loro e Minho di atmosfere se ne intende. Non si guardano, c’è ancora quel piccolo punto irrisolto nella testa del giovane dottore, quel particolare che non gli è sfuggito ma di cui non osa domandare.
Ha paura, forse è lo strascico amaro del sogno, forse è solo troppo apprensivo. Non lo vuole lasciare andare via ancora, Seoul non è dall’altra parte del mondo ma comunque non è lì, al suo fianco.
“Aish…” la frustrazione lo sta uccidendo e quando è così è meglio darci un taglio subito. Si morde la lingua, si mette a correre e sente lo sguardo di Jonghyun che lo segue. Corre verso le onde e non gliene frega niente se l’acqua è fredda. Si toglie la maglietta senza nemmeno rallentare, se la alza sopra la testa e la getta fra la sabbia.
Si butta in mare, con Jonghyun che rimane immobile e zitto ma lo osserva.
 
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|Jinki|
 
Jonghyun ha appena spento l’ultima sigaretta prima di andarsene, è solo. Sta per salire sulla limousine, l’autista è pronto. Gli dispiace averlo lasciato così, nel buio della sera. Avrebbe voluto anche salutare Taemin, ma indugiare non fa mai bene e non è nel suo stile.
 Si sente chiamare da una voce familiare e si gira.
Jinki corre verso di lui, sventolando una mano. Quando lo raggiunge, si piega un attimo per respirare e i capelli lisci gli ricoprono il volto. La limousine non la degna di uno sguardo.
“Per fortuna ti ho beccato.”
“Ciao hyung.” Borbotta Jonghyun.
“Come stai, Jonghyun-ssi? È un po’ che non ci si vede.”
“Lo so hyung, ma fare avanti e indietro da Seoul col lavoro di mezzo è un casino.”
“Lo immagino… Jonghyun-ssi.” Lo psicologo gli afferra un polso, sa che Jonghyun ha fretta di andare. “Cos’hai deciso poi?”
Il più giovane distoglie lo sguardo, non riesce a rispondere.
“Aish, cosa devo fare con te…” Jinki gli mette le mani sulle spalle, si fa guardare. I suoi occhi rassicuranti sciolgono il cuore di Jonghyun che si sente vacillare.
“Sai Jonghyun, ci sono persone che si incontrano nel corso della vita, persone che distruggono completamente ciò che eri prima e ti portano a domandarti chi sei, ti portano a mettere in discussione tutto ciò che sei stato fino a quel momento, tutto ciò che credevi di sapere per certo. Quello che eri prima poi non esiste più, ad eccezione di un sottile ricordo sul fondo della tua testa… Non avere paura di queste persone, accoglile a braccia aperte perché sono quelle che ti fanno i regali più belli, sono quelle che ti rendono vivo, che siano dei completi bastardi o che ti trattino come un principe. Lascia che cambino per sempre le costellazioni nel tuo cielo e… vivi.”
Jonghyun ascolta quelle parole e le sue orecchie, il suo cuore, le assorbono come linfa vitale. Sono esattamente ciò di cui ha bisogno, sono l’ultima goccia di pioggia nell’oceano, quella che fa traboccare il vaso. Ci si aggiunge anche il sorriso sincero di Jinki, e la speranza che non si è mai voluta spegnere del tutto nell’animo di Jonghyun si risveglia, brucia come il sole e scava nelle fenditure.
Il blocco di pietra si rompe, il tappo esplode e le lacrime cadono come un fiume in piena lungo gli zigomi di Jonghyun, sulla camicia di Jinki che lo abbraccia e lo lascia sfogare, finalmente, finalmente.
 
.
 
“Tu lo sapevi… vero? L’hai saputo per tutto questo tempo e non mi hai detto niente.”
Jinki è dispiaciuto, sul serio, ma non poteva fare altrimenti. Spera che Minho capisca la sua buona fede. Sa quanto il suo migliore amico abbia una memoria di ferro, sa quanto non sopporti le ingiustizie più di ogni altra cosa. Spera davvero che Minho non consideri il suo silenzio un tradimento nei suoi confronti.
“Non è solo per il segreto professionale. È una questione di coscienza, capisci? Lui si è fidato di me e io non potevo deluderlo, né come amico, né come terapista.”
Minho si mangia le mani e tenta di calmarsi. Ha la cartella clinica di Jonghyun aperta sulle ginocchia. L’ha fissata per venti minuti buoni, Jinki ha visto l’orrore e l’incredulità nei suoi occhi.
“Avrei preferito che te l’avesse detto lui, ma Jonghyun è… beh, è Jonghyun. Scommetto che non se l’è sentita di farti preoccupare.”
Preoccupare? Hyung, io…!”
“Ti vuole bene Minho! È testardo e ha sbagliato a non dirtelo… ma ci tiene a te.”
Minho si copre gli occhi con una mano, sente la testa pulsare.
“Dov’è adesso…”
“Non so se…”
Cazzo hyung, sono due settimane che non lo vedo e non lo sento, dimmi dov’è e basta!”
“È dove dovrebbe essere. In ospedale.”
“Oh, merda… a Seoul?”
“Sì.”
“Io vado.” Si è già alzato, Jinki lo rincorre.
“Forse non serve dirtelo, sei un medico e sei sempre stato bravo con le persone, ma questa volta mi sembri troppo coinvolto, quindi meglio non rischiare. Sii comprensivo con lui, ok? E comunque vengo con te.”
“Vengo anche io!”
“Taemin!” esclamano insieme, Jinki e Minho. Ha origliato di nascosto sulle scale, ha occhi e orecchie ovunque quel piccolo…
“Voglio venire anche io.” È risoluto. Scende le scale e si pianta le mani sui fianchi stretti.
“Va bene piccolo. Andiamo tutti, ok?”
Taemin si illumina e getta le braccia al collo di Jinki, baciandolo con trasporto. Lo psicologo si gira di schiena per coprire il bacio alla vista di Minho, che distoglie lo sguardo ma sorride.
Stringe il più piccolo in un abbraccio sicuro, volta il capo e guarda Minho con dispiacere.
Mi perdoni? Sillaba senza parlare.
“Non hai niente da farti perdonare.”
Minho sospira.
Capitolo chiuso, si guarda avanti.
 
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|Jonghyun|
 
In quattro giorni, Jonghyun ha ricostruito tutto il mese e mezzo passato a casa di Minho, nella cittadina vicino al mare. I suoi ricordi si intrecciano, si uniscono e poi si disciolgono, si riordinano. Sono scene separate l’una dall’altra, sensazioni che non si può scordare.
È incredibile quant’è cambiata la visuale dalla sua finestra. Ed è incredibile quanto sia cambiato anche lui, come le persone diventano solo ricordi, reminescenze, quando sono lontane. È esistito davvero, quel pomeriggio d’estate? E quella barca, con i gabbiani che sfrecciano veloci sopra le vele? Il sapore della salsedine sulle labbra di Taemin, il battere del cuore di Minho.
 
.
 
“Jonghyun-ssi, hai delle visite.” Annuncia l’infermiera, poi apre la porta. Jonghyun si mette a sedere sul letto e spalanca gli occhi.
“T-Taemin?”
“Hyung!” il ragazzino corre ad abbracciarlo, gli stampa un bel bacio sulle labbra. Ormai Jonghyun ha capito che quello è il suo modo per comunicare, è un gesto di affetto tutto suo.
“Come stai hyung?”
“B-bene?” dietro di lui entra Jinki, gli va a dare uno scappellotto sul capo.
“Aigoo, mi hai fatto preoccupare.”
“Scusami hyung.” Borbotta Jonghyun, sorridendo. Ha la flebo attaccata al braccio, gli occhi dei due amici guizzano subito a guardarla.
“Sto bene, sul serio. Ma voi che ci fate qui?”
“L’ho torturato.” Taemin si siede sul letto e si aggrappa al collo di Jinki come una scimmietta.
“Non ho potuto resistergli.” Ammette lo psicologo.
“Allora uhm…” Jonghyun è convinto che Minho non ci sia, probabilmente Jinki ha mantenuto il segreto almeno con lui. Poi però si sente un bussare leggero alla porta e Jinki e Taemin si aprono in sorrisi allusivi.
“Che c’è?” chiede Jonghyun, gli occhi che guizzano da loro alla porta.
“Vieni Tae…” lo psicologo gli lascia un bacio sulla fronte, poi lo fa alzare.
“Divertiti hyung~” canticchia Taemin, salutando con la mano.
Jonghyun stringe un secondo le lenzuola, si chiede se deve alzarsi in piedi o è meglio che…
La porta si apre, Jinki e Taemin spariscono ed entra Minho, con cautela. È vestito sportivo, si ravvia i capelli un secondo.
Jonghyun si morde un labbro.
Allora Jinki la bocca chiusa proprio non la sa tenere, è come Taemin.
“Aish, che ci fai tu qui…”
Minho si chiude la porta alle spalle e si massaggia la nuca. Si siede al fianco di Jonghyun, gli accarezza subito una mano. Chiude gli occhi e lo bacia, solo per un secondo, a fior di labbra.
“Jonghyun… perché non me l’hai detto?” lo chiede con dolcezza ma si vede che gli brucia.
“Non mi andava.” Jonghyun si stringe nelle spalle.
“Quando ti hanno operato?”
Jonghyun conta sulle dita.
“Mh… quattro giorni fa.”
Minho segue con un indice il contorno del braccio di Jonghyun, dalla spalla fino al polso, saltando l’ago della flebo quando lo incontra e la garza che lo tiene fermo.
“Sarei dovuto esserci… sono un medico, dopotutto. Saresti potuto venire al mio ospedale, ti sarei stato vicino.” sussurra, quasi solo a se stesso.
“Saresti morto di paura. Non ne valeva la pena.”
“E tu? Non hai avuto paura, da solo?”
“Sapevo che sarebbe andato tutto bene. Adesso ho un motivo per restare, non trovi?” Jonghyun sorride.
“E quale sarebbe il motivo?” Minho sorride sotto ai baffi.
“Beh, l’ho promesso a Jinki. E poi Taemin ha bisogno di qualcuno che lo tenga in riga, lo strizzacervelli è cotto marcio e non lo aiuta.”
“Mh mh…” Minho annuisce e intanto si avvicina. Si baciano di nuovo, più in profondità.
Jonghyun assapora quella sensazione familiare, si sente rinvigorito nonostante la stanchezza.
“Quando eri stanco… quando ti addormentavi su di me, era la malattia, vero? Ed io che pensavo che lo facessi perché ti piacevo, perché ero il tuo porto sicuro… mi hai fatto innamorare di te in un modo davvero subdolo, Kim Jonghyun.”
Il più grande ride.
“Mi dispiace~”
“Jonghyun sul serio, perché non mi hai detto della malattia?”
“L’ho detto a lui Minho, e sappiamo come è andata a finire.”
“Il giocattolo rotto…” e finalmente ogni pezzo va al suo posto. Quando Jonghyun aveva scoperto di doversi operare e di non poter continuare col lavoro per qualche tempo, probabilmente il suo datore aveva preferito sbarazzarsi crudelmente di lui, piuttosto che rivedere i contratti e perdere un sacco di soldi.
“Quel bastardo… sono ancora deciso ad ammazzarlo con queste stesse mani hyung.” Minho è serio.
“Ti darei via libera, ma ormai ci tengo troppo a te.”
Jonghyun appoggia la fronte a quella di Minho e respirano per un attimo ad occhi chiusi. Devono riprendersi dalle paure, dalle due settimane passate senza vedersi, da tante cose.
“Ho lasciato il lavoro, Minho. Non… non lo voglio più vedere. Mi vendicherò, troverò qualcun altro che mi lascerà scrivere canzoni. Ce la farò, non è vero?”
“Certo che ce la farai.”
Il più grande sorride, rincuorato.
“Adesso starai bene, Jonghyun?”
“Mi hanno detto che l’operazione è riuscita quindi… penso di… sì?”
“E starai con me?”
Aprono gli occhi.
Jonghyun annuisce, si aspetta un altro bacio che arriva puntuale.
Minho ha le lacrime agli occhi, allora si separa e lo prende per mano, intrecciando le loro dita sul letto. Guarda fuori dalla finestra.
“Allora? Quando ti porto in barca?”
Jonghyun sorride.
“Appena esce il sole. Arasso?”
 
.
 
Qui.
Ecco dove sono.
Forse è solo il cielo
che fluisce nella stanza,
ma oggi il mio letto
sembra un po’ più in alto.
 
 
THUNDERSTORM.


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Oddio non sono pronta non sono prontaaaa gnnnnnnnnnnnn *piange*
E' finitaaaaaaa TT__TT (yo yeah Party hard*)

Spero vi sia piaciuta tanto quanto mi sono divertita io a scriverla!!!!
Come li vedete i due romanticoni, mh?

Aspetto i vostri commenti ^^ Riguardo a questo, invito chi magari ha letto senza commentare a lasciare una recensioncina anche piccola, così da farmi sapere che avete seguito la storia!! Accetto critiche di ogni genere as always, parliamone, neh? 
Grazie a tutti ragazzi!! 
*hugs*


...ci vediamo presto con una nuova mini (e con la long, per chi la sta seguendo #IlPrincipeelaVolpe)!!
Adiosss


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- Chiara
  
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