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Autore: theblackphantomhive    11/09/2014    1 recensioni
Trailer della storia [by: http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=250641] https://www.youtube.com/watch?v=-L5TfAe2ikA&feature=youtu.be
Dalla storia:
"[...] Ogni sera, avrete una parte della storia, finché via via essa non sarà conclusa, e allora io sarò libera di volare via, e di cominciare a vivere."
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Capitolo 13

Ciao a tutti, scrivo prima che le canzoni sono Una poesia anche per te di Elisa e Dear God degli Avenged Sevenfold, altrimenti lo dimentico. Buona lettura!



 
*Harry *
Ero ancora in quella maledetta stanza, io stavo benissimo. Non capivo perché dovevano tenermi ancora li, a fare sempre questi stupidi e monotoni controlli, invece di cercare di salvare Diana.

Forse non sai quel che darei
Perché tu sia felice
 Piangi lacrime di aria
Lacrime invisibili
Che solamente gli angeli
san portar via


Stavo impazzendo in quella camera, su quel letto, col pensiero fisso a lei, vedendo Liam e Louis, sempre seduti su quel divanetto in pelle di fronte al mio letto, continuare a lacrimare, persino mentre dormivano. Sentire il pianto straziato di Abby, lei era distrutta quanto me. E il signor Francesco, suo padre..vederlo mi faceva stare ancora più male, perché io sono stato quello che non è riuscito a salvare sua figlia, e mi odiavo, mi odiavo per quello.

Vorrei rinascere per te
e ricominciare insieme come se
non sentissi più dolore
ma tu hai tessuto sogni di cristallo
troppo coraggiosi e fragili
per morire adesso”


Pregavo Dio che lei si muovesse, stringesse la mia mano quando la tenevo stretta fra la mia, muovesse gli occhi, sorridesse, riprendesse a respirare coi suoi polmoni..ma aspettavo qualcosa che probabilmente non sarebbe successo. Sperare era l’unica cosa che mi teneva ancora vivo.
-Signor Styles, la polizia è venuta qui per interrogarla- in quel momento ad interrompere i miei pensieri fu l'infermiera, che si mosse svelta per sistemare il disordine nella stanza e svegliare Liam e Louis che dormivano sul divanetto. Annuii, e aspettai cinque buoni minuti prima che gli sbirri entrassero. Non avevo mai avuto un buon rapporto con loro.
-Sta meglio?- mi chiese uno dei due polizziotti
-No, sto di merda se le interessa davvero-
-Siamo qui per sapere come sono andate le cose, se per favore vuole darci la sua versione, visto che la signorina Diana, insomma...- Lo ghiacciai con lo sguardo.
-Quelle stronze, quelle stronze la minacciavano per messaggi da mesi, lei non aveva detto nulla. Fino a quando una notte non me li inoltrò tutti, li ho ancora salvati. Una di loro, quella stessa notte mi aveva drogato con degli allucinogeni credo. Qualche mese dopo mi arrivò un messaggio anonimo dove mi spiegavano cos'era successo, e dicendo“forse puoi ancora salvarla”. Corsi fino al luogo indicato, ma nulla. Li non c'era nessuno, ero da solo, almeno cosi credevo. C'era un cellullare usa e getta fra l'erba, lo colsi e un anonimo chiamò. Dalla chiamata di sentivano solo gemiti e urli strozzati, probabilmente di Diana..- ricordare faceva cosi male, sentivo ancora la nausea, ma dovevo farlo, dovevo vendicarla. Lei non doveva rimanere all'oscuro, quello che aveva vissuto avrebbero dovuto saperlo tutti, avrebbero dovuto conoscere le mostruosità che possono fare i ragazzi -poi qualcunò uscì da dietro un cespuglio e lo inseguii fino al vecchio magazzino da dove vi chiamai. Li c'erano delle ragazze della mia scuola: Merien Smith, Cathleen Wood, Juliet Turner e Alexa Moore. Loro l'aveva ridotta in quel modo e io...- le lacrime scendevano sole, rigavano il mio viso. Tenevo gli occhi sbarrati fissi a guardare il lenzuolo che stringevo fra le mani.
-Va bene cosi signor Styles, basta. Le sue informazioni sono prove sufficienti, e quello che ha detto lei è vero. Abbiamo già perquisito il cellullare di Diana e abbiamo trovato quei messaggi, inoltre in casa sua teneva un diario, dove la parte iniziale della sua versione era tutta scritta- disse il polizziotto che fino a quel momento era rimasto ad ascoltare, con un'espressione seria.
-Vogliamo far luce su questo caso, è un fatto molto grave-
-Non vorremmo che la storia di Diana passi inosservata, è stata una chiara vittima del bullismo scolastico ed extrascolastico, ci dispiace enormemente per quello che vi hanno fatto, siete solo dei ragazzi e guarda quanto avete sofferto...- lo sbirro tirò un sospiro, per poi riprendere il cappello e uscire dalla stanza.
-Le prenderemo- disse l'altro, seguendo il suo collega.  
Speravo davvero che le prendessero, che subissero quello che avevano fatto a noi, che avevano fatto a te, Diana.
-Ehm, signor Styles la prego di indossare i suoi vestiti, è dimesso dall'ospedale, può andare- era di nuovo l'infermiera.
-Seh, andare da nessuna parte. Ho un altro fatto importante di cui occuparmi- dissi, cominciando a indossare i pantaloni.
-Lei si riprenderà, glielo prometto- disse lei, sorridendo. Ma quelle parole non mi davano conforto, non bastavano delle fottute parole per farmi credere che lei potesse svegliarsi.
 
Una volta vestito uscii dalla stanza per dirigermi direttamente verso quella di Diana.
Davanti la sua porta vi erano suo padre e il medico. L'espressione del medico non mi rassicurò affatto, mi avvicinai un po per sentire, parlavano di lei.
-C-come sta?...- chiese Francesco
-Signore, le condizioni sono stabili, ma non ci sono segni di miglioramento purtroppo. I suoi polmoni sono ancora parecchio danneggiati, ma quelli guariranno...-
-E allora qual'è il problema?- rispose l'uomo, guardando il medico dritto negli occhi speranzoso.
-Il problema è che...- sospirò – i problemi gravi sono due: vede, è stata danneggiato il sistema nervoso per via dei traumi, e c'è la possibilità, remota per quanto sia, che se Diana dovesse svegliarsi potrebbe essere paralizzata-
Francesco indietreggiò lentamente per sedersi, tenendosi la testa fra le mani. Potevo vedere le sue lacrime cadere per terra.
-Ma il problema più grave è che la parte più danneggiata è stato l'ippocampo, situato nella zona del lobo temporale, la parte adita alla m...-
-Fate passare, fate passare!- un gruppo di paramedici passarono correndo con una barella sulla quale era stesa un'anziana donna. Non riuscii a sentire l'ultima parola del medico, ne vedere le sue labbra muoversi nella speranza di capire, solo Francesco rabbuiarsi, e lasciarsi cadere disteso sulle sedie.  
Entrai nella stanza di Diana, dopo aver consolato Francesco e essermi andato a lavare.
Lui dormiva su una sedia, con la testa appogiata sul letto e la mano stretta a quella di sua figlia. Il cuore di lei batteva piano, sempre piano, come il mio in quel momento. Mi sentivo morire nel vederla in quello stato. Avevo passato tutti quegli anni a chiedermi se andassi veramente bene cosi come sono, a chiedermi se meritassi davvero una vita, perché fossi nato sbagliato. Le risposte non arrivavano, ma al loro posto giunse inaspettatamente la soluzione. Il suo nome era Diana. Non si rendeva conto probabilmente di quello che avrei dato per lei, perché io ero stronzo, non sapevo dimostrare i miei sentimenti, ero sempre stato cosi fottutamente orgoglioso. E proprio in quel momento ce l'avevo davanti, fu la prima volta che vidi dormire un angelo.
Io non andavo bene per lei, io non sapevo amare dell'amore con cui lei amava me, io non sapevo darla i sorrisi che lei mi donava, o gli abbracci sinceri.
 
-Si può?- chiese la voce tremante di una donna, aprendo piano la porta.
Non potevo crederci. No, ci vedevo male. Non potevano essere loro, i genitori di quelle. Mi sbrigai a svegliare Francesco, che rimase a fissarli confuso e stordito. -Chi siete?- chiese. Quelli si guardano incerti su cosa dire, io stavo solo aspettando il momento per massacrarli.
-Siamo...i genitori delle ragazze che hanno fatto questo- i loro visi erano mortificati. Ma non esisteva perdono per quelle persone.
-Che cosa volete ancora?- io e Francesco scattammo in piedi, e lui mi teneva una mano sul petto per trattenermi.
-Noi non siamo assolutamente qui per giustificare quello che hanno fatto le nostre figlie- disse un uomo del gruppo, poi la donna accanto a lui aggiunse -siamo qui per chiedervi scusa, per dirci che ci dispiace. Ci dispiace per la piccola Diana, e ci dispiace di non esserci accorti di nulla del mondo rivoltante in cui vivevano le nostre figlie- Francesco non disse nulla, guardava Diana.
-Io...-avanzò una donna bionda -volevo solo dirvi che mia figlia è malata-
Mi voltai a guardarla fisso, era la madre di Merien, l'avevo già vista alle sue feste.
-Soffre di una grave Psicopatia. Ne avevamo già notato i comportamenti strani sin da piccola, quando il suo mentire era patologico. Era spesso molto violenta con gli animali, anche quelli che tenevamo a casa come il suo pesce rosso e il gatto. Spesso aggrediva bambini per strada, o quando aveva circa 12-13 anni, ragazzi e ragazze sconosciuti. Sembrava priva di emozioni.. Chi riscontra questa patologia cerca solo la soddisfazione egoistica, non la reciprocità dei sentimenti.- si interruppe per riprendere fiato, -Per questo, lunghe relazioni amorose sono quasi sempre escluse a causa della tendenza a considerare l'altro soltanto come un mezzo, un oggetto, e non una persona. Inoltre, notammo in lei una netta propensione al sadismo, con bambini, animali, piante. Abbiamo provato a cercare una cura, ma non esiste nulla del genere. Solo farmaci per calmarla, ma spesso le provocavano delle allucinazioni per l'abuso che ne faceva-
Mi sentivo sconvolto, avevo capito adesso. Lei non era pazza, era malata. Lei stava solo giocando col suo cucciolo: una ragazza indifesa, una perfetta sconosciuta che gli aveva rubato il suo giocattolo sessuale.
-Ecco cosa aveva messo nel mio drink allora- dissi io infine
-Adesso tutte le ragazze sono in un ospedale psichiatrico in periferia di Londra, lontane da qui, e lontane da voi ragazzi- disse un'altra madre
-Non vi faranno più del male- 
 
Era passata una settimana, una maledetta settimana da quando mi ero trovato in quell'ospedale confuso e disperso.
Il pericolo era stato cacciato, Diana aveva avuto la sua vendetta, per dirla cosi. Ma di lei ancora niente. Sapete, io ero proprio distrutto. Non avevo dormito un'ora, aspettavo che lei si svegliasse, che il suo cuore mandasse un battito in più.
I medici non dicevano nulla a riguardo, la esaminavano, giorno per giorno. Non da segni di miglioramento dicevano. Io, Francesco, i ragazzi, persino a scuola tutti pregavano per lei prima di cominciare a studiare. Avevano appeso cartelloni e striscioni per tutto l'edificio: “Forza Diana, tu puoi farcela.” “Vivi per te, vivi per noi” “Noi crediamo in te” “Guarisci presto, angioletto”.
Quelle parole mi facevano sentire meno solo, mentre stringevo nuovamente la sua piccola mano fra le mie, appoggiando la testa stremato sulla sua pancia, e finalmente dopo giorni mi addormentai.

Caro Dio l’unica cosa che ti chiedo è
Di stringerla quando non sarò lì in giro
Quando sono troppo lontano
Tutti abbiamo bisogno di quella persona
Che può essere vera con te
Ma l’ho lasciata quando l’ho trovata
E adesso vorrei essere rimasto
Perché sono solo e sono stanco
Mi manchi di nuovo, ancora una volta”

 
 
 
 //Posso consigliarvi di ascoltare "Reprise" fra le soundtrack di Spirited Away? Amo quella canzone!
* Diana *
 
Aprii gli occhi, tutto era bianco e silenzioso. Dov'ero? Uhm, ero distesa su una panchina, di fronte a me dei binari, e un grande orologio, le cui lancette scorrevano al contrario. Sembrava una stazione di treni. Non c'era nessuno e il silenzio era tombale, tanto da poter udire i battiti del mio cuore. Ma quel posto non era inquietante o spaventoso, li regnava la pace su tutto, ti lasciavi avvolgere da quella luce pallida e calda.

Una strada isolata, attraversò un altro freddo confine
Miglia lontano da quelli che amo
Un scopo è difficile da trovare
Mentre ripeto tutte le parole che mi hai detto
Non posso farci niente ma vorrei essere lì
Indietro dove mi piacerebbe stare, si”


Ero a scalza, però i miei piedi non si fecero male camminando sui mattoni del pavimento pieni di pietruzze. Seguii i binari, camminandovi sopra, erano per un po sommersi dall'acqua, la quale mi arrivava alle caviglie. Quella via sembrava non finire mai, ma stranamente dopo aver camminato per una buona mezz'ora non mi sentivo affatto stanca.  
Davanti a me si aprii un enorme distesa verde, con qualche chiazza colorata dei fiori sparsa qui e la. Il vento mi spostava dolcemente i capelli, e mi arrivava al naso l'odore del mare. Ricordo bene un particolare che mi colpii prima degli altri: attorno a me delle luci bianche cadevano per tutto il cielo, ma non era neve. Allargai la mano per afferrarne qualcuna, ma queste appena si scontravano si “rompevano”in altre piccole luci.

“Qualche ricerca, non trovo mai una strada
Prima di tirarle per le lunghe si logoreranno”


Continuai a camminare accompagnata dalla pace di quel luogo, quando i miei occhi scrutarono una figura in lontananza.
-EHII!- urlai, ma quello non si girò. Allora gli corsi incontro.
Era un uomo anziano, che giocava con due cani. Quando si voltò a sorridermi il mio cuore si fermò. Quell'uomo mi ricordava fortemente qualcuno di importante, ma era come se i miei ricordi fossero in parte oscurati, come se vedessi la sua figura accanto a me non riuscissi a riconoscerla. E quei cani che corsero a farmi le feste... -Zeus, Irina! Piccoli miei!- dissi, abbracciandoli. Erano i miei cani, quand ero molto piccola. Ero cresciuta insieme a loro, e per me erano come dei fratelli a quattro zampe.
-Belli vero?- chiese l'anziano lanciano un ramo molto lontano, i cani corsero appresso a quello. Io annuii.
-Dove sono? Non sono mai stata in questo posto-
-Questo è il posto di mezzo piccola Diana- Non avevo capito, allora chiesi -Cosa significa?- lui sorrise e mi accarezzò la testa -vieni con me, voglio mostrarti un posto-
Cominciammo a camminare, entrando sempre più dentro una foresta. Durante il tragitto non proferii parola, ascoltavo la sua risata e respiro affannato dei cani. Quella foresta era strana, non vi era alcun rumore, solo silenzio.

“Ti ho trovata, qualcosa mi dice di restare”

Gli alberi erano solo Salici, pensai che fosse una foresta bellissima. Avevo sempre adorato quegli alberi.
-Eccoci- mi guardai intorno, Irina e Zeus avevano corso contro due alberi, passandovi attraverso e andandosi a sedere accanto a un germoglio.
-Che posto è?- chiesi accarezzando un albero.
-E' la fonte della vita, Diana-
-Credo di non capire- dissi confusa, ed effettivamente era vero. Non ci capivo nulla.
-Osserva bene, questi alberi sono la vita. Guarda, quelli di Zeus e Irina sono ben cresciuti, vero? Questo perché loro hanno vissuto la loro vita a pieno, e sono morti una volta aver compiuto il loro scopo- disse avvicinandosi al germoglio e chinandosi su questo -invece, piccola Diana, questo è il tuo. Vedi com'è piccolo? Deve ancora crescere,non è giunto per te il momento di morire- Morire? Di che stava parlando? Non riuscivo a seguirlo.
-Uomo, per caso tu sei Dio?- chiesi stupita, ma lui rise e non disse nulla. -Se sei Dio, perché hai fatto si che mi succedessero quelle cose?- avevo ricordato di aver sofferto, ma i miei ricordi erano molto sfocati, come se stessi dimenticando di averli vissuti, -e poi perché sono qui?!- l'uomo sorrise ancora, e mi diede un'altra carezza.
-Diana, ancora non hai compreso il tuo scopo, non vivi al meglio quello che hai, non abbandonare chi ami per salvarti, perché se tu rimarrai qui, qualcun altro laggiù morirà-
-Vecchio uomo io..non riesco a capire, puoi spiegarmi? Perché rischio di impazzire-
-Non posso dirti nulla, devi essere tu a ricordare-
-Ricordare cosa?-
-Ricordare cosa ti faceva sorridere, i tuoi amici, la tua famiglia, ricordare cosa ti faceva venire voglia di vivere. Devi lottare Diana-

“Ho ceduto per strade egoiste”

I miei amici...la mia famiglia... loro cosa c'entravano? Io..non riuscivo a ricordare nulla di loro, era vero! Non ricordavo le loro facce, i loro nomi..solo delle immagini soffuse e non riconoscibili.
-Pensa piccola Diana. Devi ricordare il motivo per il quale il tuo cuore batte ancora. Vuoi morire?-
-No! Certo che no!- risposi io, come se qualcuno avesse parlato al mio posto. Come se la voce fosse uscita sola. Il vecchio sorrise.
-E allora lotta per vivere, pensa per bene, perché hai ancora delle cose da fare laggiù, hai un compito- 
I giorni passarono, e miglioravo lo ammetto. Me ne stavo seduta sotto i tronchi dei salici a farmi accarezzare dalle foglie scosse dal vento, oppure seduta su uno scoglio a giocare coi pesci del ruscello, e intanto ricordavo. Avevo riconosciuto Abby, la sua risata, i suoi capelli biondi, ogni momento con lei.
Poi Niall, i suoi sentimenti, la sua amicizia, il suo calore.
Liam e il suo fare premuroso, Louis e la sua allegria.
La mia famiglia, i miei nonni, mio padre, mia madre, mio fratello. Non volevo lasciare nessuno di loro.
Ma dentro di me sentivo un pezzo del puzzle che mancava, qualcuno o qualcosa che non riuscivo a ricordare. Mi sforzavo, ma nulla. Nei miei ricordi appariva una sagoma bianca, come fatta di fumo.

“E quanto mi manca qualcuno da stringere”

Era un bel pomeriggio quello, io e il vecchio eravamo seduti sul prato.
-Questo posto è cosi bello..- dissi io
-Non devi affezzionartici, sai?- l'uomo indicò il sole che stava tramontando. Zeus e Irina corsero verso l'orizzonte, si infransero, volando nel cielo. Erano le stelle più belle che avessi mai visto.
-E' tempo di ricordare. Più stai qui, più laggiù il tuo corpo muore-
-Ma io ci ho pensato! Ho ricordato, ma manca ancora qualcosa...qualcosa che proprio non riesco a trovare-

“Quando la speranza inizia a svanire”

-Pensa..cos'è che ti fa sorridere?- chiese lui voltandosi verso di me.
-Abby, sicuramente lei! Ma anche Louis e Niall, sono cosi allegri!-
-Okay. Ora dimmi, chi è che si prende cura di te?-
-Mio padre prima di tutto, e poi anche Liam e i miei nonni e tutta la mia famiglia-
-Mmh, ci siamo quasi. Devo farti un'ultima domanda- si girò a guardare il cielo, e portò la mano alla barba come se stesse pensando, dopo aggiunse -Dimmi, chi è che ti fa battere forte il cuore, Diana?-

“Una strada isolata, attraversò un altro freddo confine”

-HARRY! Ecco chi mancava, accidenti, che stupida! Harry..Harry!- Presi a piangere di gioia, ridendo mi voltai verso il vecchio ma lui era lontano con Zeus e Irina che gli correvano.

“Miglia lontano da quelli che amo

-Arrivederci nipotina!- urlò lui salutandomi con la mano, mentre tutto attorno a me diventava trasparente. Venni sollevata in aria, ero come sopra quel mondo, lo vedevo pian piano rimpicciolirsi, e io salivo sempre di più, sempre più su! L'uomo continuò a salutarmi finché ai miei occhi non divenne un lontano puntino.

La luce si spense, il calore sparì, ma qualcuno mi strinse la mano.






//Spazio autrice
Sssalve! Scusate se non ho postato nulla in questi giorni, ma ho avuto gli esami a scuola e quindi ho studiato un sacco, e la sera ero molto stanca. Personalmente questo è uno dei miei capitoli preferiti perché ho inserito mio nonno e i miei cani, che sono morti molto tempo fa. Mio nonno mi manca molto, cosi ho deciso di scrivere di lui in questa sorta di luogo spiritico. Spero possa piacervi!
Ringrazio chi ha letto i capitoli fino ad ora, chi ha messo la storia fra le ricordate, seguite e preferite. Vi adoro! <3
Lasciate qualche recensione per favore, se vi va, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate! :3
Al prossimo capitolo <3
   
 
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