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Autore: Akisan    12/09/2014    11 recensioni
A volte il destino riserva sorprese mozzafiato, ricche di avventure e compagni formidabili.
A volte, invece, decide semplicemente di prenderti per i fondelli.
Così, senza neanche sapere bene il perché, Alex si ritrova suo malgrado a fare comunella con un Arrancar con seri problemi di gestione della rabbia, una ragazzina logorroica totalmente priva di buonsenso, e un individuo subdolo che, secondo lei, ha buone probabilità di discendere direttamente dal demonio.
Il tutto in un ambiente ricco di Hollow, gatti, sarcasmo allo stato brado e situazioni equivoche.
Mooolto equivoche.
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Jaggerjack Grimmjow, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 (assolo di chitarra elettrica. Il microfono del karaoke viene lanciato in aria e riafferrato al volo dopo una piroetta)

Aki: « ~Ciuuurma, questo silenzio cos’è?~ »

Alex: «È il prodotto di mesi di silenzio stampa. È colpa tua, sai?»

Aki: « ~Svegliaaa! Tutti a rapporto da me!~ »

Liz: «Oh che bello, si ricomincia. Meno male che nessuno di noi è stato lasciato in punto di morte per tutto questo tempo, vero?»

Aramis: «La tua ironia scivola sempre più nel baratro del sarcasmo, coniglietto.»

Liz: «Rimanere per mesi tra le grinfie di un roditore gigante in procinto di staccarti la testa può cambiare molte cose.»

Aki: « ~Grimjoooooow! Possibile che nessuno si muova? Ma sono o no l’autrice di questa lurida storia?~ »

Aramis: «Credo che ormai Grimmjow abbia sviluppato dei sensi di ragno riguardo a queste scenate. Ecco perché non si vede più da ieri.»

Aki: « ~Sono o non sono la vostra autrice, ah? E allora quando vi chiamo, lasciate tutto e correte, e fate presto perché chi arriva tardi lo sbrano!~ »

Alex: «Niente di nuovo quindi.»

Aramis: «A proposito, tu lo sai dove si è cacciato Grimmjow?»

Alex: «In birreria con Matsumoto e Shuhei. Ha detto di essere troppo sobrio per affrontare un nuovo capitolo.»

*la musica nell’aria diventa cupa e lamentosa*

Aki: « ~Pantera miiiiiiiiiiia, torna a casa tuuuuuuuuuua….~»


Aramis: «Per una volta è stato più furbo di noi…»

 
Bleach e tutto ciò che contiene non appartengono a me, ma a Tite Kubo. Io possiedo solo Alex, Liz, Aramis, Meiko e un sacco di doppie punte. Nessun karaoke è stato abusato durante la stesura di questo capitolo. La pazienza dei lettori decisamente sì.

 
Un miliardo di grazie ad Alexandra Sol, Alice Spades, Ari_in_wonderland, Elelam, megghynfbg, Mizu_Hurricane, Nickipurple, Super_Wolf per avermi inserita tra gli autori preferiti, a LifeIsGood_, xEdoardo, NiyraV, goccia_chan, Alexandra Sol, Lady_Roronoa per aver messo questa storia tra le preferite, a _DeidaraSenpai_, Foglia2057, VampireBlack, shitberrie, Lady_Roronoa,LuMiK, anime lover, goccia_chan, Adentia, Luxux99chan, LifeIsGood_, Nightmare_before the dawn, vale_lioness, Alice Spades, Elelam, FefeD, Kuroi Chou, LuMiK, Yra_Giada per averla messa tra le seguite, a goccia_chan, megghynfbg, Yra_Giada per averla messa tra le ricordate e a chi legge e basta. Siete super!

 
Capitolo 37: Da grandi poteri derivano grandi prese per il fondoschiena.

 
Tutto era buio e confuso.

Non sapeva come fosse finita lì, ma in quel momento non era importante.

L’unica cosa che Alex sapeva era che non aveva mai amato le scene al rallentatore.

Spesso erano il preludio di qualcosa di spiacevolmente tragico, e un’altra cosa che Alex non aveva mai amato erano le scene tragiche. 

Tuttavia in un film c’era sempre la scappatoia: si poteva mandare avanti veloce, non guardare o semplicemente cambiare canale.

Purtroppo però nella vita vera non esisteva un telecomando per saltare le scene spiacevoli.

Niente pausa e niente tasto avanti veloce.

No, nella vita vera se cominciava una scena al rallentatore non si poteva far altro che guardare.

Perciò Alex assistette con orrore crescente alla scena che le si parava davanti.

Cominciò a correre, ma era troppo tardi.

Sapeva che non sarebbe mai riuscita ad intervenire in tempo, era troppo, troppo lontana…

Disperata, sollevò un braccio nel preciso istante in cui la forza esplosiva del Cero rosso sangue si schiantò al suolo. 

«LIIIIIIZ!!!!!»

Disperata, Alex si accasciò al suolo, con le lacrime che le offuscavano la vista.

Com’era possibile?

Liz c’era sempre stata, era una costante nella sua vita.

E ora era scomparsa per sempre.

Alex aveva fallito nell’unico momento in cui Liz aveva davvero avuto bisogno del suo aiuto.

Devastata dal dolore, per un attimo non si accorse che sui resti fumanti del cratere lasciato dal Cero era comparsa una figura che combatteva contro un nemico indistinto.

Confusa, Alex si asciugò le lacrime, rendendosi conto che ora davanti a lei quello in pericolo era Grimmjow.

La sua divisa bianca era lacera e inzuppata di sangue, e con suo sommo orrore si accorse che gli mancava un braccio.

Stava combattendo con tutte le sue forze contro qualcuno, ma Alex non riuscì a vedere chi fosse, era troppo buio.

Tremante, si rimise a fatica in piedi.

Doveva aiutarlo.

Non poteva perdere anche lui.

Ma le sue gambe erano pesanti come piombo, e Alex riuscì a fare solo pochi stentati passi prima che la spada del nemico eludesse la guardia di Grimmjow e lo trapassasse da parte a parte, dritto attraverso il cuore.

Fu allora che il mondo andò letteralmente in pezzi.

Soffocando un grido d’orrore, Alex si accasciò di nuovo a terra, e pianse.

 
**Qualche minuto prima**
 
Alex era sempre stata una persona sedentaria e alquanto pigra, positivamente convinta di essere atterrata nelle lande del paradiso ogni volta che il suo fondoschiena si ritrovava parcheggiato sulla soffice superficie di un cuscino, o meglio ancora del suo letto.

Ah, soffici, soffici cuscini.

Forse perché per lei l’atto della corsa non era mai stato associato ad un evento piacevole.

Anzi.

Tanto per fare un esempio, quando Liz partecipava alle gare di corsa ad ostacoli organizzate dalla scuola, Alex con ogni probabilità si trovava in qualche angolo remoto e puzzolente della città a cercar di seminare gli Hollow che le stavano col fiato sul collo per invitarla a pranzo.

Con lei come portata principale.

Ma questo era niente.

No, Alex aveva compreso il vero significato del verbo “correre” solo nel momento in cui Grimmjow era entrato nella sua vita con la delicatezza di un carro armato, senza chiedere scusa e tantomeno il permesso, dando il via ad un estenuante inseguimento fisico e spirituale che lei aveva la netta sensazione fosse ancora ben lungi dall’essersi concluso.

Anche se a quel punto non era più tanto chiaro chi dei due stesse effettivamente inseguendo l’altro.

Eppure, nonostante la sua storica pigrizia, in quel momento Alex avrebbe dato qualsiasi cosa, compresa la sua non trascurabile e amatissima collezione di manga e videogiochi, pur di riuscire a liberarsi e ricominciare a correre.

Perché le sue missioni di salvataggio non andavano mai come previsto?

La prima volta aveva finito coll’adottare un Arrancar randagio con una spiccata propensione nel rompere le mentali scatole, e ora non era neanche riuscita a raggiungere l’obiettivo del suo gesto altruistico.

In compenso era molto probabilmente incappata come un’allocca in ciò che aveva tagliato fuori Liz e Grimmjow da ogni comunicazione.

Accidenti!

Alex tirò l’ennesimo calcio nella vana speranza di aprirsi un varco nella sfera d’energia che l’aveva avvolta e imprigionata durante la corsa che aveva intrapreso per andare a salvare Liz e Grimmjow, ma l’unico risultato che ottenne fu che gli angoli della bocca di Aramis, imprigionato in una sfera simile di fianco a lei, si curvassero nel tipico sorriso ti-prendo-per-il-culo che portava il suo marchio di fabbrica.

Cristo, Alex sapeva di stare dando spettacolo, dopo tutto ormai avevano capito che non sarebbero riusciti a liberarsi, ma in quel momento si sentiva tutto tranne che ragionevole.

La calcolatrice e riflessiva ragazza di sempre aveva piantato capra e cavoli ed era andata spontaneamente in modalità standby, lasciando il posto ad un irritabile ed impaziente fascio di nervi che avrebbe volentieri cercato di aprirsi un varco a testate, se solo avesse pensato che avrebbe davvero potuto funzionare.

E tutto questo serviva solo a sottolineare quanto il carattere di Grimmjow potesse essere contagioso.

D’altra parte i continui commenti di Aramis in sottofondo non la stavano certo aiutando a ritrovare un minimo briciolo di schifoso autocontrollo.

“Sai, forse ho sentito la barriera scricchiolare, questa volta”. Fece una pausa. “Ah no, aspetta, era la tua gamba. Errore mio.”

Appunto.

«Indossa un gigai e poi vai a fare una passeggiata lunga giù da un ponte corto, Aramis.»

Scrutandola divertito dalla posizione seduta in cui era sprofondato ormai da parecchi minuti, Aramis sollevò le braccia in segno di resa.

Alex sospirò e scrutò con attenzione l’oscurità che li circondava, cercando di individuare il minimo indizio che potesse tradire la presenza dell’essere che li aveva rinchiusi in quelle sfere di energia, e che molto probabilmente aveva fatto lo stesso con Liz e Grimmjow, ma la sola cosa che riuscì a percepire fu un inquietante silenzio.

Perfino gli Hollow avevano levato le tende.

Perfetto, la giornata non faceva che migliorare.

Sconfitta, si lasciò scivolare a terra e raccolse le ginocchia contro il petto.

Gran bella missione di salvataggio.

“Sai, di solito nei film questo è il momento in cui i protagonisti perdono tutte le speranze, e, visto che ormai pensano di essere spacciati, ne approfittano per farsi delle confessioni importanti su punti chiave della trama.” commentò Aramis con fare cospiratorio.

Alex alzò gli occhi al cielo.

«È troppo sperare che il nostro nemico misterioso abbia pietà di me e ti butti fuori anche dalla mia testa?»

“Poco probabile. Che ti piaccia o no il legame che unisce le nostre menti ha una natura più stretta. Diciamo che possiedo la chiave dell’area VIP del tuo cervello.”

E te pareva.

Anche se in effetti ti sento a malapena.” continuò. “Non mi è mai capitato di dovermi sforzare così tanto.

«E allora risparmia le energie e parla con la tua santa boccuccia come fanno tutte le persone normali.»

Ma sarebbe noioso.

Alex appoggiò la fronte sulle ginocchia.

«E tu assecondami lo stesso. Tanto l’ho capito che muori dalla voglia che io ti chieda come hai fatto ad ottenere la chiave dell’area VIP del mio cervello. Giusto?»

“Già.”

«E va bene, Aramis, inauguriamo il momento confidenze e mettiamo le carte in tavola: o mi dici una volta per tutte che diavolo significano tutte queste allusioni tue e di Meiko su un nostro presunto legame, o la pianti di infestare il mio cervello con la tua presenza.»

«Non posso.» le rispose ad alta voce.

Alex sollevò la testa quanto bastava per lanciargli un’occhiata di sbieco.

Che nervi!

«Io invece posso ucciderti?»

Aramis si portò una mano al petto con aria scandalizzata.

«Principessa, così mi ferisci nel profondo dell’anima!»

«Tu non ce l’hai un’anima, l’hai barattata in cambio del potere di rompere illimitatamente le palle al tuo prossimo.»

«No, ti assicuro che quella è una dote naturale.» rispose Aramis sorridendo.

Alex digrignò i denti e ricominciò a contare per l’ennesima volta fino a diecimila.

«Perché non me lo vuoi dire, Aramis? Credo di meritarmi almeno una misera spiegazione.»

«È più questione di potere che di volere.» precisò Aramis.

«La vuoi piantare di girarci attorno?» sbottò Alex esasperata.

«La semantica è importante.» si difese l’Arrancar.

«Ma perché quella notte nel deserto non mi sono fatta gli affari miei invece di raccogliere te? Perché?» si chiese Alex alzando le mani al cielo in un gesto disperato.

«Prenditela con Grimmjow, è lui che è venuto per primo a disturbarmi.»

Alex sbatté all’indietro la testa per la frustrazione.

«Perfetto. Invece di aiutare Liz e Grimmjow sono bloccata qui a discutere con te senza capire se sei scemo tu o se sono io che sto impazzendo. Che altro può capitare di peggio?»

In quel preciso istante la sfera di energia cominciò a riempirsi di un denso fumo bianco.

«Avrei davvero preferito che non lo dicessi.» commentò Aramis.

L’ultimo pensiero che Alex rivolse al mondo, prima di precipitare a tempo record nel sonno, fu un sonoro e sentito “Vaffanculo!”.

 
**Presente**
 
Liz non riusciva a capire cosa fosse successo.

Era sola al buio, eppure ricordava vagamente di essere stata in una situazione diversa poco prima.

Qualcosa che aveva a che fare con l’ottusità sentimentale di Grimmjow e con un Hollow a forma di criceto assassino.

Se non sbagliava era stata sul punto di diventare uno snack pomeridiano, ma poi Grimmjow l’aveva riacchiappata giusto in tempo…

Il resto non riusciva proprio a ricordarselo.

Provò a chiamare gli altri, ma con orrore si accorse di non avere più voce.

Si guardò freneticamente attorno, e con enorme sollievo si accorse che Alex si trovava poco distante da lei, intenta a parlare con qualcuno che Liz non riusciva a vedere.

Cercò di chiamarla, ma di nuovo dalla bocca non le uscì alcun suono.

Allora provò a raggiungerla, ma i piedi le rimasero inchiodati dove si trovava.

Intanto Alex aveva cominciato ad allontanarsi.

Stava chiacchierando amabilmente con la persona che Liz non riusciva a vedere, e sembrava felice.

Sempre più disperata, Liz cominciò a sbracciarsi, tentando di urlare o di farsi notare in qualsiasi modo.

Non voleva essere lasciata sola al buio.

Fu allora che vide con chi stava parlando Alex.

Era Aramis.

Si tenevano per mano, ignorando tutti i suoi tentativi di attirare la loro attenzione, eppure era impossibile che non riuscissero a vederla.

Poi, lentamente, teneramente, cominciarono a baciarsi.

Lacrime bollenti cominciarono a scorrerle lungo le guance.

Poi, ignorando lei e il suo dolore, i due si allontanarono nel buio.
 **
 
Grimmjow imprecò sonoramente.

Splendido, aveva perso di vista la bionda.

Alex lo avrebbe scuoiato vivo.

Il che in effetti sarebbe stato anche un pensiero divertente, se solo Grimmjow avesse avuto anche solo una vaga idea di dove si trovasse e come fare a raggiungerla.

Che giornata di merda.

Perché le cose continuavano a sfuggirgli di mano un casino dopo l’altro?

Ora basta, era stufo marcio di fare da balia ad una mandria di ragazzini: una volta trovata Alex se ne sarebbe uscito da lì all’istante, e ‘fanculo ad Aramis, Liz e il resto del mondo!

Seccato, stava per muoversi in una direzione qualsiasi, quando sentì in lontananza l’inconfondibile clamore di un combattimento.

Perfetto, una battaglia era sempre un buon punto da cui cominciare.

Con uno scatto di Sonido si portò abbastanza vicino da riuscire a scorgere i combattenti.

Aveva tutta l’intenzione di intervenire, ma qualcosa lo lasciò di sasso.

Un contendente era Alex.

L’altro era lui stesso in forma rilasciata.

«Ma che cazzo…?»

Che diavoleria era mai quella?

Un’allucinazione?

Oppure qualcuno aveva preso il suo aspetto per attaccare Alex?

Qualunque fosse la verità, i due si scambiavano colpi ad una velocità impressionante, senza trattenersi minimamente, tanto che erano entrambi ansimanti e grondanti di sangue.

Prima che lui avesse il tempo di riprendersi dalla sorpresa, tuttavia, il suo doppio rilasciato riuscì ad oltrepassare la guardia della sua avversaria e a squarciarle il petto con gli artigli.

Lei boccheggiò, sputando un’ingente quantità di sangue, e perdendo i sensi crollò in avanti.

Il suo sosia la afferrò per i capelli e, premendole gli artigli insanguinati contro la gola, la voltò verso di lui che ancora li guardava sbalordito.

Poi, fissandolo dritto negli occhi, disse una sola parola.

«Scegli.»    
**
Solo nell’oscurità, Aramis si mise cautamente all’erta.

In quanto esperto in materia, sapeva riconoscere un trucco mentale quando ne vedeva uno, e poi quel fumo bianco di poco prima non era stato esattamente discreto.

Tendendo le orecchie cominciò a sentire un lieve rumore di passi, che man mano divennero sempre più vicini e forsennati, finché dall’oscurità non comparve la testolina bionda di Liz.

Era in lacrime, e come lo vide gli si gettò tra le braccia di slancio, mozzandogli il fiato di prepotenza.

«Non farlo mai più!» lo rimproverò, stringendolo così forte che per un attimo lo sfiorò il sospetto che gli avesse incrinato un paio di costole.

Se era un’illusione, era davvero fatta bene, doveva concederlo.

«Fare cosa, coniglietto?» chiese accarezzandole la testa.

Lei se possibile lo strinse ancora più forte. «Prima ti ho visto con Alex! Io non potevo muovermi o parlare, cercavo di chiamarvi, e voi vi siete baciati davanti a me, ignorandomi come se non esistessi!»

Aramis sentì suo malgrado una stretta al cuore.

La vista del visetto di Liz in lacrime, anche se in un’illusione, lo faceva sentire profondamente a disagio.

Avrebbe voluto spazzare via in modo violento qualunque cosa osasse renderla triste.

«Non ero io, piccola. Era solo una visione.» la tranquillizzò.

Lei sollevò il viso dal suo petto e lo guardò con due occhi lucidi di lacrime.

«Davvero?»

«Davvero. Qualcuno ci ha drogati con del gas allucinogeno che a quanto pare pesca nel nostro subconscio per tirare fuori immagini poco piacevoli.»

«E perché qualcuno dovrebbe fare una cosa del genere?»

«Non lo so. Forse è una creatura che si nutre di dolore.»

Liz lo guardò perplessa.

«E come mai su di te non ha effetto? Voglio dire, tu non hai visto cose brutte, vero?»

«Non ancora.» confermò Aramis, accarezzandole la guancia umida.

«Su di te non può avere effetto, Aramis, perché non ha tenuto conto della mia presenza.» spiegò una voce calma alle sue spalle.

Una voce che per molto tempo aveva turbato i suoi sogni.

Aramis sospirò.

«Meiko.»
**
 
Stordita dalla disperazione, Alex sollevò il volto ancora grondante di lacrime.

La figura di fronte a lei era offuscata a causa del suo pianto, ma in quel momento non gliene importava un accidente del suo aspetto.

Quel che le interessava era ciò che le aveva appena detto.

«Cosa?»

«Ho detto che puoi scegliere.»

«Scegliere cosa?»

«Tra di loro, ovviamente.» rispose la figura pazientemente.

Forse era fuori di testa.

Alex cercò di asciugarsi gli occhi.

«Ma loro sono…» cercò di spiegare, ma la voce le si ruppe quando altre lacrime trovarono la loro strada giù dai suoi occhi.

«Morti, certo.» concluse la voce per lei. «Ma vedi, questo è solo un mondo illusorio, e quella che hai appena visto era la rappresentazione metaforica del tuo futuro. O meglio, dei tuoi due possibili futuri.»

Il cuore di Alex ricominciò a battere, e finalmente le lacrime si fermarono.

«E-era tutto finto? Non è successo davvero?»

«Oh cara, certo che è successo davvero, ma solo nella tua testa. Erano i tuoi futuri, sempre metaforicamente parlando.»

«Che intendi dire?» chiese Alex asciugandosi la faccia e tirandosi faticosamente in piedi. «Che sta succedendo? Chi sei tu?»

«Quante domande!» rispose la figura. Solo che ora non era più una figura indistinta. Per un attimo pensò che fosse Meiko, perché le assomigliava da matti, non fosse stato per un piccolo particolare: la faccia era quella di Alex.

«Io, carina, sono il tuo futuro.»

 
**
 
«Chi sei tu?» urlò Grimmjow, cercando con tutte le sue forze di muoversi.

Da quando lo stronzo col suo aspetto gli aveva parlato, i suoi piedi erano ancorati saldamente al terreno, e lui non era più riuscito a muoversi, cazzo!

Il suo sosia digrignò i denti e gli rispose con lo stesso tono.

«Io sono tutto ciò che eri, ciò che eravamo, prima che questa ragazza entrasse nella tua vita!»

Strattonò il corpo incosciente di Alex per i capelli, affondandole leggermente gli artigli nel collo.

Grimmjow rinnovò ulteriormente i suoi sforzi, ma non riuscì a guadagnare neanche un millimetro.

«Lasciami. Andare.» righiò tra i denti.

La pozza di sangue attorno al corpo di Alex continuava ad allargarsi senza posa, e con ogni goccia che scendeva dal suo collo Grimmjow diventava sempre più furioso.

Come aveva osato ferirla usando il suo aspetto?

Come osava ora tenerlo lontano da lei mentre sanguinava in quel modo?

Come OSAVA minacciarla davanti a lui?

«LEI È MIA!» urlò con quanto fiato aveva in corpo.

«LEI È LA TUA ROVINA!» rispose l’altro con altrettanta foga. «Apri gli occhi, non vedi quanto sei cambiato da quando la conosci? Riesci a ricordare com’era essere la Sexta Espada? Vedere i tuoi nemici tremare di paura di fronte a te, sentire il sangue scorrere durante le battaglie, non avere nessuna pietà? Lascia che questa insignificante ragazza muoia, e ritorna quello di una volta! Fai la scelta giusta!»

 
**
 
«Di che diavolo stai parlando?»

La Meiko-Alex sbuffò sonoramente.
«Cristo, quanto sei lenta. Diciamo che ora ti trovi ad un bivio, okay?»

«Un bivio.» ripeté Alex lentamente.

Si sentiva completamente svuotata da qualsiasi emozione, capace solo di ascoltare come in trance le sue parole.

Liz e Grimmjow erano ancora vivi?

«Esatto, un bivio. Una scelta, per essere più precisi. Puoi scegliere se diventare un Hollow oppure no. Ovvero, per essere ancora più precisi, puoi scegliere se diventare me» e si indicò con un gesto glorioso. «Oppure se rimanere te.» continuò indicandola con una smorfia.

Un momento…

«Che stai dicendo? Questa non è una mia scelta. Ormai è deciso che diventerò un Hollow. Non posso fare nulla per impedirlo.»

Meiko-Alex alzò gli occhi al cielo.

«Tu assecondami, okay carina? Dicevamo, se tu sceglierai di diventare me, sarà uno spasso. Niente più responsabilità, niente più legami, e poi…» mormorò al suo orecchio con fare cospiratorio (quando diamine si era avvicinata così tanto?). «Avremo Grimmjow tutto per noi. Cacceremo insieme, dividendo le nostre prede per l’eternità, combatteremo fianco a fianco, oppure uno contro l’altra, se ci prenderà lo sghiribizzo. Per non parlare poi di tutto il resto…» aggiunse con tono sognante.

Alex si allontanò quanto bastava per guardarla negli occhi.

«E Liz? Hai detto che la sua morte prima era la rappresentazione di uno dei miei futuri. Se Grimmjow in questo futuro vive, allora…»

Meiko-Alex si strinse nelle spalle.

«Ho detto che quelle morti erano metaforiche. Se diventerai me avrai guadagnato un’eternità con Grimmjow, ma Liz non avrà certo un posto in quel futuro. In quanto Hollow il tuo primo istinto sarà divorare le persone a cui vuoi bene, e se anche riuscissero ad impedirtelo, l’amicizia non avrebbe più alcun significato per te. Quindi qualsiasi sia il futuro di Liz, diventando me la escluderesti dalla tua esistenza.»

Alex si accorse di star scuotendo ripetutamente la testa.

Un futuro simile era inaccettabile.

«D’altro canto», continuò Meiko-Alex, «Se rimarrai te, la tua vita continuerà noiosa e lenta come al solito, con un’unica novità: Grimmjow sparirà per sempre dalla tua esistenza.»

«Che intendi dire?»

«Vedi, tu non lo sai, ma esiste un modo per impedire l’Hollowificazione. Ora non sto a spiegarti i dettagli, perché l’unica cosa che ti serve sapere è che il prezzo è tutto il tuo potere spirituale. Diventerai debole, e soprattutto incapace di vedere il soprannaturale. Niente più Grimmjow nella tua vita, cara.»

Alex la fissò esterrefatta.

Esisteva davvero un modo per rimanere umana?

Possibile?

E il prezzo erano i suoi poteri?

«C’è pur sempre il suo gigai.» propose con calma. «Con quello potrei vederlo…»

Meiko-Alex scoppiò a ridere.

«Oh cielo, che tenera che sei! E così ti illudi veramente che lui sarebbe disposto a rinunciare a tutto ciò che adora pur di passare una vita da umano insieme a te? Ad invecchiare e morire al tuo fianco? Debole e spaesato in un mondo che non gli appartiene? E se invece scegliesse una soluzione a metà, incontrandoti col gigai solo ad intervalli, saresti comunque tu ad invecchiare, mentre lui rimarrebbe per sempre giovane. E in ogni caso, parliamoci chiaro: senza i tuoi poteri, che attrattive potresti mai avere per lui?»

Faceva male, miseria se faceva male, ma era vero.

Ogni singola parola.

«Quindi, come ti ho detto, la scelta è questa: la tua vecchia vita, noiosa, mortale ma insieme alla piccola Liz e alla tua famiglia, oppure una vita nuova, eccitante, priva di inibizioni e in compagnia di Grimmjow. Fai la scelta giusta.»

 
**
 
«Smettila una buona volta di essere così indeciso, Aramis.»

Aramis digrignò i denti. «Ancora una volta, mia regina, non hai idea di quello che mi stai chiedendo.»

«Ma io invece ce l’ho!» esclamò Liz tirandogli il braccio. «Se quello che Meiko ha detto è vero, e l’unico che può uscire da questa trappola sei tu, portando solo un’altra persona, allora voglio che porti lei! Con lei potrai svegliare anche Alex, vero? Lo so che c’è un qualche tipo di legame tra loro! Salva Alex, ti prego!»

 
 
Meiko fece un passo avanti.

«So quanto questa ragazza significhi per te, Aramis. Non devi rimanere fermo a piangere il passato. Con lei hai un futuro, e voglio che tu lo viva. Salva lei, Aramis. Fai la scelta giusta.»

 
**
«Come?»

Liz alzò gli occhi al cielo (Alex aveva ragione, era davvero liberatorio) e si mise le mani sui fianchi.

«Ho detto», scandì con decisione, «che sono tutte balle.»

La Liz albina sembrò per un attimo presa in contropiede, poi sorrise con condiscendenza. «Ah, capisco. Ciò che ti ho mostrato ti fa così paura che preferisci non crederci. Ma quello che hai visto è vero. Presto i tuoi cosiddetti “amici” si stancheranno di te. E perché non dovrebbero? Loro sono diversi, e i mostri non possono vivere insieme agli umani.». Cominciò a girarle attorno con un sorrisetto di scherno stampato sulle labbra. «Ma guardati, sei debole e patetica. Tu sarai in eterno l’inutile chiacchierona palla al piede. Tenera forse, ma niente più. Ti lasceranno indietro. Questo ovviamente, a meno che tu non scelga di diventare me. Allora in quel caso sì che… mi stai ascoltando?!?»

Liz continuò imperterrita a tastare il terreno alla ricerca di un buco, una porta, qualsiasi cosa.

«Sì sì, certo, io debole, tu forte, tutti mi abbandonano. Continua pure.»

Accidenti, doveva riuscire a contattare gli altri.

Serrandosi la testa tra le mani, provò a sforzarsi al massimo nell’aprire la mente e chiamare Aramis, ma l’unico risultato che ottenne fu un inizio di emicrania.

«Sei stupida o cosa? Non puoi scappare da qui! L’unico modo che hai di andartene è fare la scelta giusta, e francamente non capisco perché la cosa ti risulti così difficile.» disse Miss Fiocco di Neve mettendo in mostra la sua figura di guerriera.

Liz spostò con uno sbuffo una ciocca che le solleticava il naso.

Non c’era modo di evitarlo, la gallina era in vena di chiacchiere.

«Pronto? Potrò anche sembrarlo, ma non sono stupida. Credi che non abbia mai visto un film in vita mia? “Fai la tua scelta, credimi io sono te, so quel che dico, solo così potrai salvarti”» recitò con la voce in falsetto. «Andiamo, chi cascherebbe mai in un trucco così vecchio? Perché non mi mostri anche scene tristi della mia infanzia, già che ci sei? E poi non ci credo neanche se me lo sbatti in faccia che da Hollow diventerei un’anatra isterica come te. Bel tentativo, ma ritenta, sarai più fortunata.» concluse dandosi dei pizzicotti sul braccio.

Ahia.

No, decisamente non sarebbe stato così facile svegliarsi.

La non-Liz pestò frustrata il piede per terra.

«Non mentire! Hai pianto vedendo la tua paura più nascosta! Hai sofferto, perché sai che succederà! Così come sei, sei troppo debole, troppo umana per loro. Da quando hai scoperto il sovrannaturale, non hai fatto altro che essere in pericolo. Quanto pensi che ci vorrà prima che Alex giunga alla conclusione che il rischio è troppo grande, e decida di toglierti quel bracciale che ti permette di vederli tutti, per poi allontanarsi da te “per il tuo bene”? È questo che vuoi? Perdere i tuoi amici? Perdere Aramis?»

Liz fissò con determinazione quegli occhi gialli, e nelle loro profondità vi scorse un’unica, dominante emozione: paura.

Un senso di calma estrema, probabilmente sintomo di imminente follia, data la situazione tutt’altro che tranquilla in cui si trovava, la pervase da capo a piedi.

«È vero, ho paura. Nei miei incubi ho pensato a tutte queste cose, e anche a cose peggiori. Perché sono umana, e quindi non posso farne a meno, così come non posso fare a meno di guardarmi per delle mezz’ore allo specchio chiedendomi se i pantaloni che indosso mi fanno il sedere grosso. Ma questo è un problema mio.» aggiunse con un sospiro. «Ma poi mi sveglio, e allora tutto torna al suo posto. Ricordo che Alex è mia amica, e che mi fido di lei. Ricordo che Aramis fa tanto il farfallone con le clienti, ma sotto sotto è pazzo di me. E come potrebbe non esserlo, dato il mio fascino irresistibile? Perfino Grimmjow comincia a trovarmi simpatica! Senza contare che lì dentro sono l’unica in grado di far bollire una pentola d’acqua senza far saltare in aria l’intero edificio.» considerò con aria soddisfatta.

«Quindi diciamoci le cose come stanno: quei ragazzi non sarebbero in grado di vivere neanche mezza giornata senza di me, quindi perché cavolo dovrei avere paura di essere lasciata indietro?»

Nel momento stesso in cui lo disse, Liz comprese di pensarlo davvero, e un calore confortante cominciò a farsi strada nel suo petto.

Wow, ma allora è davvero come nei film! Salvata dalla Forza dell’Amicizia! Forte!” pensò entusiasta, mentre il suo corpo cominciava a brillare di luce bianca.

La non-Liz fece un passo indietro, schermandosi gli occhi con una mano.

«Aver superato la prova non ti sarà di alcun aiuto se gli altri soccomberanno all’oscurità celata nella loro anima.» la mise in guardia mentre cominciava a svanire. «Da un grande rischio deriva una grande ricompensa. Usa la tua con giudizio, prima che tutto vada perduto.»

«Oh insomma, evitami il discorso alla zio di Peter Parker, per favore.» si lamentò Liz col nulla, visto che ormai era rimasta di nuovo da sola. Lei e la sua pelle luccicante come quella della Madonna.

«Che bello, io adoro gli ultimatum.»

Con uno sbuffo mezzo esasperato, si sfregò le mani una contro l’altra.

Bene, era finalmente giunto il suo turno di salvare il fondoschiena a tutti.

Rimaneva solo un piccolo e insignificante problema: come?

 
 
Angolo delirazioni
 
Aki: «Vi vedo leggermente confusi, ragazzi.»

Alex: «Credo che questo sia stato il più strano di tutti i tuoi capitoli.»

Liz: «A parte quello della lavatrice, vero?»

Alex: «Ugh, perché me lo hai ricordato?»

Aramis: «Siete troppo gentili, ragazze. Io lo definirei fiacco e confusionario. Probabilmente Aki cerca di convincere qualche ingenuo nuovo lettore che questa sia una storia da prendere sul serio.»

Alex: «Pfffffffffff…»

Liz: «Ahahahahahahahahahahahahahahahahah!»

Aki: «Grazie Aramis, il tuo contributo è sempre utile come un calcio al basso ventre.»

Aramis: «Si fa quel che si può.»

Liz: «Ehi Aramis, ma cosa tieni in quel sacco che si agita e impreca?»

Aramis: «Ah, questo? È solo un omaggio che ho ricevuto in birreria…»

*il sacco viene aperto*

Grimmjow: «Perché mi hai riportato qui, maledetto bastardo? Io ti ammazzo!»

Alex: «Stai tranquillo, ormai il capitolo è finito.»

Grimmjow: «Dici sul serio?»

Liz: «Già. Avresti dovuto esserci, è stato davvero strano, pieno di sangue, dolore e disperazione!»

Grimmjow: «Che cosa?!?»

Aki: «Eh già. Pensa che la tua scena era la più cruenta. C’era persino un combattimento contro Alex. Peccato che tu te la sia persa…»

Grimmjow: «Noooooooooooooo!» 

 
  
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