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Autore: NorahJ21    12/09/2014    0 recensioni
La prima volta che hai parlato di sposarci lo avevi detto per scherzo.
La seconda volta eri sobrio.
La terza fu meno piacevole.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La prima volta che hai parlato di sposarci lo avevi detto per scherzo, alla festa dei ventisette anni di Louis, gli occhi lucidi per via dell'alcol e la testa sulle mie ginocchia. Mi avevi guardato, un sorriso dolcissimo sulle labbra rosse per il freddo, la fronte corrugata. Avevi abbandonato la bottiglia di vodka sul muretto della finestra che dava sul giardino, e mi avevi seguito sul dondolo della casa del festeggiato. Li la musica si sentiva meno, o forse ero solo io che sentivo solo il mio cuore battere talmente veloce che avevo paura che scoppiasse.
Eri bellissimo, con la tua camicia azzurra preferita e il jeans che ti fasciava a pennello. Un po' le invidio le tue gambe lunghe e il tuo fisico perfetto. I primi mesi era tutto un 'come fa a stare insieme a me?' 'sono una ragazzina in confronto a lui'. Poi mi hai detto quelle parole, quel giorno nel letto di casa mia, la mia testa appoggiata al tuo petto che si alzava e abbassava lentamente, ma il cuore lo sentivo bene. Martellava, forse come il mio. '
Ti amo'. Come erano suonate dolci e sincere, quella volta.
Alla festa eri ancora così, dolce e sincero, con la voce un po' alticcia e il sorriso con le fossette
“I miei mi hanno detto che potrò venire a vivere con te solo da sposati” avevo detto, divertita dal fatto che i miei genitori dopo due anni ad Harry non si erano ancora abituati.
“Allora dovremmo sposarci, nella chiesa in campagna, ad Holmes Chapel”.


La seconda volta eri sobrio, eravamo a casa dei tuoi genitori per capodanno, Gemma che ancora osservava ammaliata il vestito rosso che le avevamo comprato e la mano stretta in quella di Toby. Avevi il braccio intorno alle mie spalle, ormai era diventata una cosa spontanea farlo, come quando passavi un braccio intorno alla mia vita o quando ormai ti stendi sul lato sinistro del letto perchè sai che quello a destra è mio.
I novelli sposi erano felici, e ci raccontavano del loro viaggio di nozze alle isole vergini, e io li ascoltavo con un sorriso.
Anne mi sedeva accanto, tra le braccia Lattea, la gattina che le avevamo regalato
“Harry voglio andare anche io alle isole Vergini” avevo detto scherzando, e tu avevi ridacchiato “allora sposiamoci e andiamo”.
E tutti avevano riso, ma tu eri maledettamente serio, e questo mi spaventava.


La terza fu meno piacevole, ricordi? Avevamo litigato, Dio solo sa per cosa, forse per i piatti ancora sporchi da mezzogiorno nel lavandino, forse per la lavastoviglie rotta. Mi ero alzata da tavola come una furia, prendendo la spugna saponata e lanciadotela addosso, e tu eri rimasto fermo a guardarmi, sbigottito. Il mio cuore era accellerato a dismisura, come quando scendi dalle montagne russe.
“Invece di chiamare tua madre e lamentarti con lei perchè non me le dici in faccia le cose, mh? Perchè non me lo dici che sono disordinata, che odi come sistemo le tazze e che non vuoi un fottuto porcellino d'india in casa?” avevo urlato, gettando a terra la tazza del servizio che mia madre ci aveva regalato, facendoti imbestialire.
“E perchè tu non mi vuoi sposare, eh? Perchè non vuoi farlo? Vuoi sposarmi?”.
Ero stata zitta, e anche tu, per troppo tempo, perchè lo sapevo che quella domanda la conservavi da mesi.
“Fai sempre così, quando si parla di matrimonio resti sempre zitta, non rispondi. Non vuoi sposarmi? Dimmelo, almeno mi metto l'anima in pace che non mi ami!”.
“Pensi che io non ti ami?” avevo sussurrato, serrando la mascella “Non sai proprio un cazzo di me Harry”. E me ne ero andata, la borsa piena di qualche vestito per la notte e la porta sbattuta dietro di me.
Ora chi li avrebbe lavati i piatti?

La sera venni a casa dei miei, sotto la finestra che usavi per raggiungere la mia stanza, come un ragazzino, ma ragazzino non eri.
Mio padre era furioso con te, ma io ti capivo, avrei reagito allo stesso modo, ma ero troppo orgogliosa per dirtelo.
Entrasti nella mia stanza affannato, mormorando un 'sono troppo vecchio per queste cose' e io avevo alzato un sopracciglio, in attesa.
“Mi dispiace, okay? Sono arrabbiato, furioso, perchè io ti amo e non trovo mai il modo per dimostrartelo. Non so neanche fare una proposta decente senza che tu ti incazzi. Tu che hai sempre adorato le proposte di matrimonio e piangi ogni volta che guardiamo i film d'amore. Io non sono così, sono professore di letteratura inglese e non so neanche cosa sia, il romanticismo, e con te non lo sono mai stato. Io ti amo, Dio se ti amo, e mi sembra così facile stare con te, perchè tu non pretendi nulla, dai e basta, e sta sera per la prima volta con te ho mentito.
Lo so che mi ami, hai sacrificato così tante cose per me. I tuoi vent'anni, il collage, gli amici, solo per stare con me, uno che ha dieci anni di più ma si comporta ancora come un ragazzino. Eppure io ti amo, e sei bellissima, anche quando ti mordi il pollice e cambi canale per non vedere le figuracce che fanno gli attori, perchè tu poi sfasi. E adoro il modo in cui sistemi le tazze, lo fai in modo aristico le impigni una sopra l'altra, anche se quando apro l'antina rischiano di cadere giù. E amo il tuo disordine, perchè se fossi perfetta non staremmo insieme. E io amo quel fottuto porcellino d'India, ci parlo quando tu non sei a casa, lo sai? E gli ho comprato un guinzaglio, così puoi portarlo a spasso. E se tu non vuoi sposarmi, fa niente. Ma voglio che rimani con me per tutta la vita, che ci sia un pezzo di carta in mezzo o meno”.
Avevo sorriso leggermete, le mani abbandonate lungo i fianchi
“Me ne accorgo, lo sai? Quando mi rimbocchi le coperte dopo che mi si scosta la coperta perchè mi muovo sempre. Quando mi baci la fronte e mi stringi leggermente. E per me questo basta e avanza. Non me ne frega nulla se non sei romantico, per me lo sei. E io odio il modo in cui metto a posto le tazze, le metto così solo perchè sono di fretta. E io ti amo, e abbandonerei l'università, litigherei con Liam, trascorrerei ancora questi anni con te, perchè ti amo. E poi non sei vecchio, hai trent'ani, e io ti amo” mi ero fermata, allugando una mano nel cassetto della scrivania e prendendo la scatolina che tu avevi lasciato nella tasca dei tuoi jeans, e che non ti eri neanche accorto di aver perso.
“Dove l'hai..”
“Anche tu sei disordinato, non solo io” borbottai, sorridendo. “Chiedimelo” ti avevo mormorato, allungando la scatolina.
Ti eri inginocchiato, proprio come Francis davanti a Mary i 'Reign'.
“Sposami. Dì di si”
Si”
   
 
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