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Autore: evelyn80    12/09/2014    0 recensioni
[Affari a quattro ruote]
[Liberamente ispirata alla puntata n° 7 della settima stagione]
In vacanza in Gran Bretagna, Evelyn rimane con l'auto in panne nel bel mezzo della campagna inglese. Mike ed Edd la aiuteranno a ripartire. Prima che ciò accada, però, tra lei ed il meccanico scoccherà una scintilla.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Spazio autrice: Buongiorno a tutti! E siamo arrivati alla fine anche di questa piccola fic! Spero che il finale non deluda...
Bacioni!
Evelyn


DISCLAIMER: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, ne offenderle in alcun modo.




Capitolo 6

 

 

Quella di Evelyn fu un’altra notte agitata: il ricordo del pomeriggio precedente, e della dichiarazione di Edward, era ancora troppo vivido per essere accantonato. Passò tutta la mattina a riflettere su cosa avrebbe dovuto fare e decise che, nonostante tutto, nonostante anche lei fosse pazzamente innamorata di quell’uomo – per quanto una persona possa innamorarsi in pochi giorni – sarebbe stato meglio per entrambi che la loro piccola storia si chiudesse li.

Non poteva, non voleva ridursi alla stessa stregua di quella "troia" che le aveva rubato il fidanzato; e se avesse continuato su quella strada, sarebbe andata proprio così.

Nel pomeriggio raggiunse a piedi l’officina di Edd e Mike, più che mai decisa a mettere la parola "fine" su quella breve parentesi della sua vita.

Non appena la vide entrare, il meccanico abbandonò subito il suo lavoro e le andò incontro, strappandole un bacio che lei avrebbe voluto evitare.

"Edward, ti prego… Non complicarmi le cose…"

"Non voglio complicare nulla… Voglio solo rendertele più facili…" le rispose, tra un piccolo bacio e l’altro, facendo scivolare le sue lunghe braccia dietro la sua schiena per poi sollevarla e portarla alla sua altezza. Il trasporto dell’uomo era tale che per un attimo la ragazza perse la cognizione di quello che stava facendo: gli serrò la vita tra le cosce, assaporando la morbidezza delle sue labbra, la dolcezza della lingua di lui contro la sua.

Un rumore improvviso – una chiave inglese in bilico sul ponte sollevatore che cadde a terra con un tintinnio – li fece sobbalzare entrambi. Quell’attimo di distrazione consentì ad Evelyn di riprendere il suo contegno e con mosse serpentine riuscì a liberarsi dalla stretta ferrea del meccanico.

"No Edd! Quello che stiamo facendo è sbagliato! Ho riflettuto a lungo, stanotte, ed ho capito che se porterò avanti questa storia poi non mi sentirò più in pace con me stessa! Mi sento una puttana, capisci? Sto facendo esattamente la stessa cosa che la mia "ex" migliore amica ha fatto a me! Non posso ridurmi al suo stesso livello! Tu mi piaci Edward, sul serio, ma sento nel profondo del mio cuore che non posso continuare su questa strada! Cerca di capirmi…"

Il meccanico la guardò fisso per qualche istante prima di risponderle:

"Anch’io ho riflettuto, stanotte, ed ho deciso che questa non è la vita per me! Non voglio passare il resto della mia esistenza a riparare macchine sotto questo capannone che diventa una fornace in estate ed una ghiacciaia in inverno; non voglio vivere al fianco di una donna a cui voglio bene, si, ma come ad una sorella… L’ho capito solo ieri, mentre facevamo l’amore… Quello che ho provato con te mi ha fatto sentire vivo, e con Imogen non ho mai provato niente del genere! Voglio stare con te, voglio sentire ancora quelle magnifiche sensazioni che mi hai dato!…"

"Edward, per favore…" cercò di interromperlo lei, ma lui la fece tacere con un gesto della mano:

"Fammi finire, ti prego! La tua auto è quasi pronta, ho già montato il motore nuovo, devo solo fare gli ultimi collegamenti, questione di un’ora, forse un’ora e mezza! Poi andrò a casa e preparerò la mia valigia: ti seguirò fino in Italia, od anche il capo al mondo, se è là che vuoi andare! Ora che ti ho trovato, non ti lascerò più…"

Le parole del meccanico erano così tenere ed appassionate che, per un istante solo, Evelyn fu tentata di cedere, di buttarsi nuovamente tra le sue braccia e baciarlo con tutta la passione di cui era capace. Poi, involontariamente, il suo sguardo cadde su una fotografia appoggiata ad una delle mensole dell’officina, che fino ad allora non aveva mai notato: ritraeva Edward e Imogen seduti sul divano a motore, entrambi sorridenti e con i capelli al vento. Quella vista la fece tornare in se: si allontanò di qualche passo dall’uomo, per evitare di cadere in tentazione, poi gli voltò le spalle:

"No Edd, no… Ripensaci, ti prego…"

Lo sentì avvicinarsi, il passo pesante dei suoi scarponi dietro di lei:

"Ormai ho preso la mia decisione: voglio solo te, Evelyn!"

Le sue grandi mani le cinsero la vita, la sua bocca morbida si posò sul suo collo e prese a mordicchiarlo. La ragazza sospirò, incapace di rifiutare quei gesti di dolcezza. Per riprendere il controllo cercò nuovamente con lo sguardo la foto di prima: l’immagine dei due fidanzati felici la fece ancora una volta tornare padrona di se. Si allontanò ulteriormente dal meccanico, dirigendosi verso la porta del garage. Questa volta Edd non la seguì, si limitò a dirle, mentre lei già afferrava la maniglia:

"Domani mattina partirò con te! Alle sette sarò qui, ad aspettarti…"

Evelyn recise quelle parole – che le davano piacere e dolore allo stesso tempo – chiudendo l’uscio dietro di se: non voleva, non poteva permettere che succedesse! Non se lo sarebbe mai perdonato!

C’era solo una cosa che poteva fare: andarsene prima dell’alba, in silenzio, senza lasciare traccia alcuna di se…

Ma per farlo, avrebbe avuto bisogno dell’aiuto di Michael: solo lui, oltre al meccanico, aveva le chiavi dell’officina. Non avrebbe mai voluto raccontare cosa era successo tra lei e Edward, ma in cuor suo era certa che il commerciante non avrebbe mai fatto parola con nessuno al riguardo.

Prese il cellulare e, risoluta, compose il numero dell’uomo, che rispose al secondo squillo:

"Pronto?"

"Mike, sono Evelyn…"

"Buon pomeriggio cara! A cosa devo la tua chiamata?"

"Ho bisogno di parlarti… a quattr’occhi!"

Il tono allegro e vivace del rivenditore si incupì quando sentì il tono di voce con cui la ragazza gli rispose:

"E’ successo qualcosa…?"

"Si…" sospirò lei: "Ma non posso parlarne al telefono…"

"Va bene… Dove sei, adesso?"

"Per strada, tra l’officina ed il B. & B."

"Aspettami lì, sono già in auto. Tra meno di dieci minuti sarò da te!"

Puntuale come sempre, Mike mantenne la sua parola: dopo pochi minuti Evelyn vide apparire il Range Rover dal fondo della strada. L’uomo si fermò accanto a lei, giusto il tempo di farla salire, per poi ripartire subito dopo, senza dire una parola.

Percorsero parecchi chilometri in mezzo al nulla in completo silenzio. Solo quando il rivenditore si decise a fermare l’auto in uno spiazzo in aperta campagna l’uomo lo spezzò, chiedendo alla ragazza che cosa fosse successo.

"Devi aiutarmi Mike…"

"Farò quello che posso, ma prima devi dirmi cosa…"

"Sono andata a letto con Edd…"

La faccia dell’uomo divenne incredula: si passò una mano tra i corti capelli castani e mormorò un semplice:

"Oh mamma…"

Evelyn trasse un lungo sospiro, prima di lanciarsi nel racconto di quanto era successo tra lei ed il meccanico, e di tutti i sentimenti contrastanti che aveva provato. Mentre parlava, Michael diventava sempre più serio: a volte annuiva, a volte scuoteva la testa, contrariato. Quando finalmente la giovane donna giunse alla conclusione della storia l’uomo si lasciò sfuggire uno sbuffo secco:

"Me lo immaginavo!"

Le sue parole lasciarono inebetita Evelyn:

"Cosa?!"

"Che sarebbe andata a finire così… Ho capito subito che lo spilungone aveva perso la testa per te… Ma ancora non riesco a capire perché sei venuta a raccontare queste cose proprio a me!"

"Edward vuole partire con me…"

"Ah… capisco… COSA VUOLE FARE?!" gridò, quando il vero senso di quelle parole gli fu finalmente chiaro: "A Settembre deve sposarsi con Imogen! Passi una scappatella… Chi è senza peccato scagli la prima pietra! Ma da qui a lasciare tutto…"

"E’ per questo che ho chiesto il tuo aiuto: lui mi aspetta domani mattina alle sette all’officina per andare via insieme, ma io non posso farlo, capisci? Voglio andarmene stanotte, voglio sparire come la nebbia sotto i raggi del sole, senza lasciare tracce o ricordi dietro di me. Tu hai le chiavi dell’officina: aprimi la porta, ed io scomparirò! Te lo giuro Mike: scomparirò nel nulla! Sarà come se tutto questo non fosse mai successo!"

L’uomo annuì, pensieroso, sfiorandosi il mento tra pollice ed indice:

"Si, credo anch’io che sia la soluzione migliore… L’unico modo per lasciare tutto com’è… Passerò dal garage, e rimarrò in ufficio fino a che Edd non se ne tornerà a casa. Poi me ne andrò anch’io e lascerò la porta aperta: fingerò di aver ricevuto una chiamata urgente e di essermi dimenticato di chiudere. Da quel momento in poi, avrai campo libero…"

"Grazie Mike, ti sono debitrice…"

"Si, di trecentocinquanta sterline! Il costo del motore e della mano d’opera…" concluse l’uomo scoppiando a ridere, stemperando l’atmosfera cupa di cospirazione che si era venuta a creare. Evelyn non poté fare a meno di imitarlo:

"Quel che è giusto è giusto!" gli rispose, tirando fuori il portafogli dalla borsa e saldando il suo debito.

Alle tre di mattina, se qualcuno fosse passato davanti all’officina di Mike e Edd avrebbe visto una sagoma scura armeggiare con la saracinesca del capannone. Ma la strada era deserta, ed Evelyn non ebbe nessun problema nel far uscire la macchina dall’officina.

Il motore si accese al primo colpo, e girava come mai aveva fatto prima di allora: merito delle mani d’oro del meccanico. La ragazza rimase per un attimo ferma a contemplare l’interno del garage, ripensando a tutto quello che le era successo in quei pochi giorni di vacanza. Su uno dei carrelli porta attrezzi vide un taccuino, aperto ad una pagina bianca: incapace di resistere, prese una penna e vergò due sole parole, prima di richiudere la saracinesca e salire nuovamente a bordo.

Era giunto il momento di ripartire, di tornare indietro alla sua vecchia vita, di dimenticare; anche se, in cuor suo, sapeva che non avrebbe mai scordato il profumo di Edward e della loro brevissima relazione: il profumo delle fragole selvatiche.

 

* * *

 

Alle sei e mezza, quando mise piede nel garage, Edward non riuscì a trattenere un grido, mentre il borsone pieno dei suoi effetti personali gli sfuggiva di mano, cadendo a terra con un tonfo sordo:

"No… No Evelyn, non puoi avermi fatto questo! Non puoi essertene andata senza di me!"

Si mise le mani tra i capelli, in un gesto di disperazione, mentre fissava lo spazio che fino a poche ore prima era stato occupato dall’auto della ragazza.

Volse lo sguardo all’intorno, come se potesse ancora scorgere qualche traccia di lei, della sua presenza. L’occhio gli cadde sul taccuino che aveva lasciato la sera prima sul banco porta attrezzi: aveva pensato di usare una delle sue pagine per scrivere una lettera d’addio per Imogen, ma all’ultimo momento si era scoperto troppo codardo e non era riuscito a buttare giù nemmeno una riga. Vide che il foglio non era più bianco, ma sporcato da due parole, vergate in una calligrafia minuta ed un po’ inclinata verso destra: "Meglio dimenticare".

Contemplò quell’unica riga, mentre una lacrima andava formandosi nell’angolo dei suoi occhi.

"Perché…" mormorò, stringendo convulsamente il block notes tra le mani.

Un rumore di pneumatici sulla ghiaia lo fece correre di nuovo all’esterno, convinto che fosse lei, che fosse tornata a prenderlo, che non fosse ancora partita. Fu molto deluso quando vide che era solo il suo socio, il quale scese trafelato dal fuoristrada:

"Edd! Credo di aver dimenticato la porta aperta, ieri sera! Mia moglie mi ha chiamato e sono uscito di fretta! E’ entrato qualcuno? Manca qualcosa?"

"Si…" rispose il meccanico con lo sguardo perso nel vuoto: "Evelyn…"

"Bè, certo… Non è partita ieri sera?"

Il giovane uomo alzò lo sguardo su Mike, e quello si spaventò quasi nel vedere i suoi occhi:

"Le avevo chiesto di aspettarmi…"

"Aspettarti… è perché?" Il commerciante tentò di mantenere un tono neutro, ma non riuscì a celare del tutto il tremito che aveva nella voce: lui conosceva tutta la storia, ma doveva assolutamente mantenere il segreto.

Edward rimase per un attimo in silenzio, poi sospirò rumorosamente con il naso e scosse la testa:

"No… niente…"

Il meccanico tornò all’interno e raccolse il taccuino – che nella foga di uscire aveva lasciato cadere – strappò la pagina con le due parole scritte, la piegò e la ripose accuratamente nella tasca dei pantaloni. Poi riprese il suo bagaglio e tornò fuori.

"Cosa fai con quel borsone?" gli chiese Michael, fingendo indifferenza.

"Volevo passare qualche giorno di vacanza con Imogen, se non ti dispiace… Il lavoro sulla Bond Bug è finito, e…"

"Oh no, non mi dispiace affatto! Prenditi pure una settimana di riposo, te la sei meritata!"

Il commerciante non riuscì a nascondere il sollievo: per un istante aveva temuto che il suo socio stesse per commettere una qualche sciocchezza. Lo seguì con lo sguardo, mentre il giovane uomo raggiungeva nuovamente la sua auto, con il borsone appoggiato alla spalla.

Una volta a bordo, Edward tolse di tasca il biglietto e lo spiegò lentamente, rileggendo le due parole:

"Meglio dimenticare… Cercherò di farlo, Evelyn…cercherò di farlo…"

Ma dentro di se sapeva perfettamente che non avrebbe mai scordato il profumo della loro unica volta: il profumo delle fragole selvatiche.

 

Fine



 
  
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