Secondo
capitolo in arrivo.
Volevo ringraziare tutti quelli ( e sono stati tanti!!) che hanno letto
il primo capitolo e l'hanno recensito. E' vero, sono un vulcano di
idee, ma siete voi a darmi l'energia per metterle su carta bianca (o su
sullo schermo in questo caso) per cui vi ringrazio di cuore.
Questo è un momento particolare della mia vita e scrivere mi aiuta molto. Spero di non deludervi e di non perdere nessuno di voi come lettore.
Un bacione. VI voglio bene. Chichilina
CAP. 2 LE COSE CAMBIANO
L’inverno era ormai alle porte,
montagne di maglioni, sciarpe e cappelli di tutti i colori erano sparsi
per la
piccola cameretta. Due valige aperte e cianfrusaglie ovunque.
“Questo non posso lasciarlo,
quest’altro nemmeno, questo è un ricordo, questo
è troppo carino…”. Fare le
valige per Usagi era decisamente un’impresa epica e di poco
piacere.
Eppure, era stata prooprio sua l’idea un
viaggio “di riflessione”, come lo aveva battezzato
Rei, un viaggio che doveva
essere insieme una vacanza e un’occasione per riflettere. Un
viaggio lungo, con
una meta segreta.
Solo il pensiero di questa pausa le faceva tornare
l’entusiasmo che credeva ormai di aver perso.
-- Usa
tesoro, vuoi una mano con quelle valige? Se mi dai un momento finisco
di
riassettare il soggiorno e ti aiuto.
--
No
mamma, ti ringrazio, ho quasi finito. Poi ti prometto che riordino la
camera.
--
Ma
è proprio necessario questo viaggio tesoro, due ragazze sole
a…dove hai detto
che andate?
--
Mamma
andiamo alle terme, a nord del paese. E’ un centro benessere
di proprietà della
famiglia di Naru e possiamo stare tutto il tempo che vogliamo.
--
E
quando tornate? Prima di Natale naturalmente. Un mese di
relax sarà abbastanza, no?!
--
Non
lo so di preciso. Intanto partiamo. Poi si vedrà.
Con
un piccolo sorriso sulle labbra
Ikuko Tsukino lascìò il caos di Usagi e
tornò alle sue faccende domestiche.
Aveva capito che c’era qualcosa che non andava nel cuore di
sua figlia e
sperava dentro di sè che questa vacanza l’avrebbe
aiutata a tornare la ragazza
allegra e spensierata di sempre.
*Bene,
ho finito. Ora devo solo prepararmi per andare all'incontro con gli
altri per salutare tutti. Chissà se verranno proprio tutti a
salutarmi?,…Lo so che ce l’hanno un po’
con me. Non ho voluto portare nessuno di loro. Mamoru
poi,…mi dispiace stia
soffrendo per colpa mia ma non posso proprio fare
diversamente.
E poi c’è Seya, non ho davvero idea se
verrà oppure no. Mi piacerebbe salutare anche lui. Mi
dispiace, anche lui sta
soffrendo per colpa mia. Ha addirittura deciso di restare sulla Terra
per me e
io, invece di restare almeno in veste di amica, prendo e me ne vado.
Amica. Non
lo so se posso essere ancora sua amica davvero.
Ahhhhhhhhhhhhhh, basta! Ho proprio
bisogno di staccare la spina. Ne avrò a bizzeffe di tempo
per pensare.*
Era
passato un mese dall’ultimo
scontro, un mese da quella battaglia contro Cahos che le aveva fatto
conoscere
il dolore di perdere chi si ama, ancora una volta, e la
felicità di riabbracciare
chi si credeva perduto, ancora una volta. Aveva combattuto da sola e
con
coraggio, non si era mai tirata indietro stringendo in una mano la
paura e in
un’altra la speranza.
Tutti credevano fosse stata la Principessa della Luna a combattere
oppure
Sailor Moon, ma la verità è che era stata la
piccola Usagi a battersi, quel
raggio di sole frizzante che tutti conoscevano aveva lottato ed era
stata
ferita nel corpo e nello spirito. Ma aveva vinto.
Ora però era stanca. Stanca di tutto.
All’inizio
aveva creduto davvero che le cose sarebbero andate bene,
nell’abbracciare il suo uomo dopo tanto tempo e nel rivedere
le compgne credute morte, aveva
creduto di poter ricominciare la sua vita da dove l’aveva
lasciata. Ma i percorsi del cuore sono misteriosi, si sa, e
qualcosa dentro di lei sembrava essere cambiato, … era
strano da spiegare. Era come se tutto fosse
diventato inadeguato: troppo grande o troppo piccolo, troppo difficile
o troppo
banale, troppo impegnativo o assolutamente insignificante per lei. I
suoi sentimenti, i suoi doveri, i suo sogni si erano mischiati in un
calderone nero e profondo che non lasciava decifrare i singoli
ingredienti.
Se
ne accorse subito. La sera stessa dopo la battaglia, a
casa di Mamoru.
Finalmente lui
era tornato. Credeva di
sognare nel rivederlo al suo fianco.
La camera da
letto aveva le persiane
socchiuse, entravano delicati spiragli di luce. Era la luce della prima
luna, quella
luce si rifletteva negli occhi di lui e dava qualcosa in più
al suo sguardo collorato di blu, evidentemente segnato
dall’emozione.
Le lenzuola fresche le accarezzavano la pelle. Era troppo stanca per
parlare.
Aveva davvero
bisogno di riposare.
Mamoru aveva pensato di portarla a casa sua per starle accanto mentre
riacquistava le forze e per non perdere più nemmeno un
minuto della sua
presenza.
Lui era steso
accanto a lei ma sopra
le coperte. Pensò fosse affrettato prendersi la licenza di
infilarsi con lei
sotto l’abbraccio del piumone, le era accanto e la
guardava, come si guardano le cose preziose. Restarono in silenzio. Era come se le parole che
avevano dentro non
riuscissero ad uscire.
_____________________________________________________________________________
*Piccolina, come
sei indifesa in
questo letto. Chi potrebbe mai pensare che tu, scricciolo di donna, sei
colei
che ha salvato l’umanità tante e tante volte? Io
non potrei. Quando sei qui con
me mi sento io il signore dell’universo, anche se la
realtà è ben diversa. Tu
sei la mia regina, i tuoi poteri sono di gran lunga superiori ai miei.
Il tuo
valore è superiore al mio così come il tuo
coraggio. Cosa ho fatto per meritare
il tuo amore così meraviglioso? Io non sono che un uomo, tu
invece sei una dea.*
____________________________________________________________________________
*
Oh Mamoru, perché mi guardi così? Sembra quasi
che non mi riconosci. Sono
sempre io, la tua testolina buffa, quella a cui hai lasciato un anello
come
pegno del tuo amore. Si, sembra quasi tu non mi riconosca. Forse
però hai
ragione. Non sono più la stessa. Non mi sento più
la stessa. L’Usagi che conoscevi non proverebbe dentro il
cuore questo sentimento scuro che sento così grande. Non
l’ho mai provato prima, non
così intensamente almeno. Non verso di te.
Eppure…i tuoi occhi mi sono cari ma…
non come prima, il tuo profumo di aggrada ma…non come prima.
Ti ho amato tanto Mamo-chan. Perché ora però non
riesco a dirtelo?*
Restarono
in
quella posizione e in un silenzio tacitamente accordato per ore, a
Usagi sembrò
fossero lì da sempre, Mamoru pregò restassero
lì per sempre.