1.
A casa
Weasley-Granger
avrei voluto un altro amore.
Una ragazza con la faccia pulita
con gli occhi grandi e l’aria delicata,
quello che non è mai stata lei.
Un
buon profumo di arrosto aleggiava nella piccola cucina della villetta a schiera
dove Ron e Hermione erano andati a vivere da quando si erano sposati, otto mesi
prima.
La
giovane donna, mentre cucinava, canticchiava fra sé una canzone babbana che
aveva sentito quel pomeriggio a casa dei genitori. Aveva colto l’occasione per andarli
a trovare essendosi concessa alcuni giorni di permesso dal suo impiego al
Ministero. Si sentiva un po’ spossata e in ansia in quel periodo. Nascondeva un
segreto, Hermione. Un segreto che, aveva deciso, quella sera avrebbe finalmente
confidato a Ron. Dopotutto ormai ne era sicura.
Ron,
invece, era ancora al lavoro, di servizio come Auror. Hermione guardò
l’orologio sulla parete sopra la credenza dove, all’estremità delle due
lancette, vi erano il suo ritratto e quello del marito. Era stato un regalo dei
signori Weasley per il loro matrimonio. Molly riteneva che fosse l’oggetto più
utile che avesse mai avuto e così aveva deciso di farne fare uno apposta per
ognuno dei suoi figli. Sorrise guardando l’immagine di Ron che si era appena
spostata nel quadrante In viaggio,
mentre la sua era fissa sul quadrante A
casa. Erano le sette e Ron sarebbe rientrato di lì a poco, stanco e
affamato. Affamato come sempre, come a Hogwarts. Hermione si ricordava la
voracità di Ron e un sorriso le nacque spontaneo sulle labbra. Quel semplice pensiero
bastò un po’ a distrarla e per un attimo sembrò quasi dimenticare l’ansia che
provava. Ron sarebbe stato felice dopo aver saputo la notizia che lei gli avrebbe
dato. Ne era quasi certa. Anche se,
quel quasi, la impauriva non poco.
Il
rumore di una porta che si apriva e che sbatteva nell’ingresso, fece sobbalzare
Hermione.
“Hermione,
sono tornato.” Un Ron tutto trafelato comparve sulla soglia della cucina, si
tolse il mantello da viaggio e andò ad abbracciarla.
“Ciao,
Ron.” Hermione si lasciò baciare teneramente sulle labbra. “Come è andato il
lavoro?”
“Bene,
anche se oggi mi è toccato stare in ufficio a compilare un mucchio di
scartoffie mentre Harry è andato a controllare qualcosa di illegale a Notturn
Alley. Tocca sempre a lui tutto il divertimento.” Ron sbuffò come un ragazzino.
Lei gli fece una carezza. “Tranquillo, la prossima volta toccherà a te.”
Ron
le sorrise fiducioso. Hermione aveva sempre le giuste parole di conforto.
“Ah,
a proposito Hermione, ho incontrato Fred al Ministero oggi -non so cosa ci
facesse lì, era di fretta- e ho invitato lui e George a cena stasera. Era da un
po’ che li volevamo invitare, ricordi? Per te va bene?”
“Cosa?”
Hermione si scostò appena dall’abbraccio del marito per guardarlo con un
cipiglio severo. “Ronald Weasley! Quante volte devo dirtelo di avvisarmi prima
di invitare gente a casa! Ho preparato l’arrosto ma mi sa che per quattro non
sarà sufficiente” si lamentò la ragazza.
“Dai,
Herm. Si tratta dei miei fratelli. Mangeranno tutto quello che c’è.”
“Appunto, Ron! Il problema è che non ce
molto d’altro. Ho solo del pasticcio di carne, del risotto ai funghi e…”
Ron
scoppiò a ridere. “E questo ti pare niente?
Tranquilla. Andrà tutto bene.” Ron sciolse l’abbraccio non prima però di averle
depositato un bacio in fronte. “Arriveranno alle 8. Vado a cambiarmi e a fare
la doccia” e la lasciò incredula e un po’ scocciata in mezzo alla cucina.
Il
suo piano di una cenetta romantica con suo marito era appena andato in fumo a
causa dell’invito inopportuno di lui, senza contare il fatto che anche il suo
segreto avrebbe dovuto attendere. E poi, come se in quei giorni non fosse stata
già abbastanza in ansia e stressata, ci si mettevano anche le parole di Ron dette
in riferimento al fratello.
Ho incontrato Fred al Ministero oggi,
non so cosa ci facesse lì, era di fretta. Quelle dannate parole continuavano a rimbombargli nella testa. Cosa era
andato a fare Fred al Ministero? Di solito, per le pratiche da sbrigare legate
al negozio, ci andava sempre George. Fred odiava il Ministero! In realtà odiava
tutti i posti dove, come diceva lui, si sentiva puzza di autorità. E lei sapeva bene quello che Fred Weasley
odiava. Lo sapeva perché, per un periodo -quando lei era al quinto anno-, lei e
Fred si erano frequentati. La cosa sembrava impossibile persino a lei eppure
era accaduto. Solo George aveva saputo di loro; nemmeno Ginny ne era al
corrente e, anche se il suo intuito femminile aveva di certo fiutato qualcosa,
aveva sempre fatto finta di nulla. Poi tutto era finito. Era finito per
l’abissale differenza che c’era tra lei e Fred. Era finito perché Fred aveva
voluto fare di testa sua e aveva abbandonato la scuola. Era finito perché Hermione
aveva visto quell’abbandono come un modo che Fred aveva usato per allontanarsi
da lei senza prendersi alcuna responsabilità. E da allora non c’era stato più
nulla. La guerra aveva cambiato molte cose e lei ora era felicemente sposata
con Ron che la amava più della sua stessa vita. Ma allora perché era così
turbata dall’arrivo di Fred? Sì, perché per quanto quella sera a casa loro
sarebbero arrivati entrambi i gemelli Weasley, per Hermione era come se fosse
dovuto arrivare solo Fred. Fred che, come George, Ginny, Bill, Percy e Charlie,
era suo cognato.
Hermione
venne riportata alla realtà da uno sfrigolio sinistro proveniente dalla pentola
sul fuoco. Si affrettò ad abbassare la fiamma con un colpo deciso di bacchetta
e si costrinse a fare due respiri profondi. Tutta quell’improvvisa ansia non le
faceva di certo bene e poi lei era Hermione Granger, la ragazza che sapeva
affrontare ogni situazione. E avrebbe affrontato anche quella. Quella sera,
giurò a sé stessa che qualunque cosa fosse accaduta avrebbe mantenuto i nervi
saldi.
Alle
8 in punto si sentì bussare alla porta e Ron andò ad aprire.
“
‘Sera, Ronnie. Come stai? È da un po’ che non ti fai vedere al negozio.” George
salutò allegramente il fratello entrando nel piccolo ingresso di quella che era
casa Weasley-Granger.
“Ciao,
George. Tutto bene e tu? Beh, ho avuto un sacco da fare al Ministero. I
controlli per noi Auror non finiscono mai.” Ron cercò di darsi un tono. Era
fiero di essere diventato un Auror.
“Non
starai mettendo su delle arie come il vecchio Perce, vero fratellino?” Anche
Fred aveva seguito il gemello dentro casa. “Anche perché oggi non ti ho visto
propriamente in azione. Hai finito di
sistemare l’archivio, a proposito?” e ghignò furbescamente.
Ron
divenne rosso in zona orecchie e borbottò: “Non era l’archivio, Fred. Erano le
pratiche della settimana.”
“Un
mucchio di documenti utilissimi al
lavoro di un Auror” lo prese in giro Fred.
Hermione,
che aveva seguito l’intero discorso dalla cucina a fianco del salotto, decise
che era il momento di intervenire prima che i gemelli, o in questo caso Fred
soltanto, provocasse Ron a tal punto da fargli dimenticare le buone maniere e
l’invito che lui stesso aveva esteso ai fratelli.
“Buonasera
ragazzi.” Hermione esibì un sorriso sincero andando incontro ai gemelli.
“Ciao,
Hermione. Come stai?”
“Bene
George, grazie. E voi?”
“Non
male. I nostri affari vanno alla grande” concluse Fred guardandola.
Hermione,
per quanto si fosse ripromessa di stare calma, quando incontrò lo sguardo di
Fred -quel dannato sguardo sempre con una punta di malcelata malizia che gli
scintillava nelle iridi chiare- si sentì avvampare. Eppure ora non era più una
quindicenne. Erano passati sette anni dalla sua pseudo storia con Fred e lei
ora era felicemente sposata. Perché avvampava? Attribuì il tutto alla sua
neonata condizione. Certo, doveva per forza essere così dato che, in 5 anni da
quando Fred l’aveva lasciata, non aveva provato altro che una strana rabbia
mista a rancore che si erano infine trasformati, negli ultimi due anni, in
serena rassegnazione. Lei si era sposata con Ron e questo era quello che
contava. Mentre Fred, da quello che sapeva dalla signora Weasley, sembrava non
avesse minimamente intenzione di impegnarsi seriamente. Sapeva che da alcuni
mesi frequentava una ragazza ma non conosceva i dettagli e non voleva saperli.
“Hermione,
andiamo a cena?” Ron cercò di attirare l’attenzione della moglie.
“Certo.
Venite pure” e li precedette in cucina.
Fred
e George si scambiarono uno sguardo complice ma non dissero nulla.
“Non
ho potuto preparare molto perché Ron non mi ha avvisata prima” si giustificò
con i gemelli rifilando un’occhiataccia al marito che si strinse nelle spalle.
“Tranquilla,
Hermione. Siamo ragazzi di poche pretese” disse George.
“Se
avessimo voluto una cena in grado di sfamare un esercito sicuramente non
avremmo accettato il gentile invito e saremmo andati da mamma.” Fred era il
solito. Scherzava sempre e soprattutto non la smetteva mai di prenderla in
giro.
Hermione
alzò gli occhi al cielo. “Hermione cucina tanto. E bene” la difese Ron. La
ragazza gli sorrise riconoscente.
“Lo
sappiamo Ronnie, si faceva per scherzare” spiegò George prendendo a sua volta
le difese del gemello. Ron, da quando era sposato, aveva cominciato ad
assomigliare terribilmente a Percy, a parer loro. I quattro si accomodarono a
tavola e cominciarono una piacevole conversazione, cosa su cui Hermione non
avrebbe mai scommesso. Il tempo passò più velocemente del previsto.
Hermione
per tutta la durata della cena, seduta accanto a Ron, non si sentì più nemmeno una
volta in imbarazzo guardando Fred nonostante si accorse più volte che il
gemello la guardava con aria indecifrabile.
“Hermione
devo proprio ricredermi. Non pensavo tu fossi anche un’abile cuoca. Devo
ammetterlo.”
“Devo
prenderlo come un complimento, George?”
“Ma
certamente!” e le fece l’occhiolino.
“In
tal caso, grazie. Ma dicci, come sta Angelina? Avete progetti in vista?”
George
si schiarì un attimo la gola e assunse un’aria seria che poco gli si addiceva.
Fred venne colto da un eccesso di risolini.
“Dai,
Georgie. Diglielo” lo spronò dandogli una leggera gomitata nelle costole.
“Certo
che glielo dico, Freddie. Strano che non ci abbia già pensato mamma” aggiunse,
alzando gli occhi al cielo.
“Che
cosa nascondete voi due?” chiese Ron sospettoso e incuriosito.
“Io
e Angelina abbiamo intenzione di sposarci.”
Ron
e Hermione rimasero a bocca aperta. “Wow. Non è uno scherzo, vero?” chiese Ron
incredulo.
“Questa
volta mi sa proprio di no” affermò George.
Fred
ridacchiò. “L’ho sempre detto io che la Johnson ha del carattere. Fin da quando
l’ho invitata al Ballo del Ceppo. Io non mi sono fatto incastrare però.”
“Ohohoh.
Questa è bella, Freddie. Stai forse cercando di dire che nessuno ti ha mai
rubato il cuore?” lo prese in giro George.
Ad
Hermione sembrò che il ragazzo le avesse indirizzato uno sguardo in tralice ma
fu una cosa talmente veloce che poteva benissimo esserselo sognata.
“Nessuno,
caro mio. Sono uno spirito libero, io.
Non come tutti voi” affermò convinto, battendosi una mano sul petto.
“Ah
si? E che fine ha fatto Jessica?”
Fred,
a quella domanda, fulminò Ron con lo sguardo.
Il
fratello minore cercò subito di correre ai ripari. “Me l’ha detto la mamma. È
stata lei ad entrare nel discorso. Io non le avevo chiesto proprio nulla.”
Fred
annuì. “Ah, è così! La mamma parla di me e non di George. Quella donna parla
sempre troppo. Dovrò farglielo presente la prossima volta che la vedo. E
comunque io e Jessica non parliamo certo di matrimonio. Dillo pure alla mamma
se mai ti capitasse ancora di sparlare
con lei dei fatti miei.”
Hermione
aveva seguito la conversazione senza proferire parola. Una sola frase l’aveva
lasciata di stucco: l’affermazione convinta che Fred aveva fatto in merito a sé
stesso. Nessuno gli aveva mai rubato il cuore. Hermione improvvisamente venne
trascinata in un vortice di ricordi e un mare di emozioni la travolse
ricordando come si sentiva le prime volte che aveva cominciato a vedersi di
nascosto con Fred. Lui era audace e intrigante e, solo adesso dopo tanti anni,
si ricordò di quello che le aveva detto una volta prima di strapparle uno dei
tanti baci mozzafiato che si scambiavano nascosti in un corridoio di un passaggio
segreto. “Granger, mi hai rubato il cuore.”
Fred
le aveva mentito e lei, illusa, ci aveva persino creduto.
“Hermione,
il dolce lo mangiamo in salotto?” ancora una volta fu Ron ha riportarla alla
realtà.
“Certo.
Andate pure di là. Io preparo tutto e arrivo.”
“Ti
do una mano” l’offerta di Fred stupì un po’ tutti. Tre paia di occhi erano
puntati su di lui. George lo guardò per un attimo preoccupato, Ron assunse
un’aria perplessa ed Hermione si morse le labbra evitando così di spalancare la
bocca per la sorpresa.
“Che
c’è? Che avete tutti da guardare? Voglio solo rendermi utile.”
“Sei
un ospite, Fred. Non è necessario” aggiunse in fretta Hermione.
“Sciocchezze,
lascia che ti aiuti.”
L’insistenza
di Fred, che nel frattempo si era alzato da tavola e aveva impugnato la
bacchetta per aiutare a sparecchiare, convinse George che il gemello aveva
qualcosa in mente. Forse aveva bisogno di parlare con Hermione. Era una cosa
plausibile. Dopotutto quello stesso pomeriggio lo aveva piantato in asso da
solo al negozio dicendo che aveva degli affari
da concludere al Ministero. E George sapeva bene che Fred odiava il Ministero. Aveva però anche
notato che il gemello aveva cominciato ad odiare quel posto un po’ meno da
quando Hermione, due anni prima, aveva cominciato a lavorare lì. Decise perciò
di dargli man forte. Se Fred doveva parlare con Hermione da solo, lui doveva
aiutarlo.
“Ma
sì, Hermione. Lascia che Fred ti aiuti. A casa sono sempre io quello che sbriga
tutte le faccende perciò se per una volta vuole fare qualcosa, non
proibirglielo. Dai, Ron, io e te ce ne andiamo di là.” Mise un braccio attorno
alle spalle di Ron che lo guardò stranito e confuso. “Mi devi raccontare
cos’hanno fatto i Cannoni, ultimamente. Hanno acquistato nuovi giocatori?”
George
si era giocato la carta Quidditch e Ron abboccò in pieno, notò Fred mentre
guardava i due andare in salotto. George riuscì anche a fare un occhiolino
veloce al gemello e poi si affrettò ad interessarsi allo sproloquio di un
entusiasta Ron che parlava del super battitore che i Cannoni avevano comperato.
Ad
Hermione non sfuggì lo sguardo d’intesa tra i due gemelli e arricciò il naso.
Senza guardare Fred, prese la propria bacchetta e iniziò a sparecchiare. Fred,
dal canto suo, senza dire una parola, cominciò a riempire il lavabo e a far
lavare i primi piatti che l’incantesimo di Hermione vi depositava.
“Beh,
Granger. Hai intenzione di non parlarmi per il resto della serata? Questo sì
che sarebbe scortese da parte di una buona padrona di casa” Fred si era
appoggiato spalle al lavandino e, con gambe e braccia incrociate, osservava
ghignando la giovane donna.
Hermione
che si stava dando da fare nel servire il dolce -una semplice crostata di
frutta- sbuffò appena. “Perché mai non dovrei parlarti, Fred? Dopotutto tu sei
il fratello di mio marito, nonché mio
cognato. Avrei forse motivo di non parlare con mio cognato?” sottolineò con
una punta di sarcasmo.
“Come
siamo acide e puntigliose, Granger.”
La
ragazza poteva vedere il sorriso sghembo di lui anche se gli dava le spalle. Un
momento di silenzio e delle parole sussurrate al suo orecchio la fecero
sobbalzare.
“Però
non hai intenzione di guardarmi, o sbaglio?”
Il
respiro di Hermione le si spezzò in gola. Quell’improvvisa vicinanza l’aveva
scossa facendole tremare appena la mano che stava tagliando le fette di torta.
Fred,
che era da sempre un acuto osservatore, se ne accorse e mise la sua mano su
quella della ragazza, aiutandola. Hermione arrossì e deglutì.
“Fred,
sono ancora capace di tagliare una torta.” Farfugliò a voce bassa e con una
punta di irritazione mentre cercava di tenere a bada le neonate emozioni nel
suo petto scatenate dal solo contatto con la mano di Fred.
“Dimmelo
guardandomi in faccia” la sfidò.
Hermione
racimolò tutto il coraggio che aveva in corpo e si voltò verso Fred, trovandosi
a pochi centimetri dal suo viso.
“Sono
ancora capace di tagliare una torta” ripeté mostrando una sicurezza che in quel
momento era messa davvero a dura prova dallo sguardo provocatorio del ragazzo.
“Sei
bella, Granger. Lo sai?” Fred aveva ignorato bellamente l’ultima affermazione
della ragazza. “Anche più bella del giorno del tuo matrimonio con mio fratello.
Non fraintendermi. Quell’abito bianco ti stava d’incanto e anche il trucco
naturalmente. Ma così,” con la mano libera Fred le aveva sistemato dietro
l’orecchio una ciocca ribelle che le scendeva sul viso “così, con la faccia
pulita, senza trucco su questi tuoi splendidi occhi grandi e con questa tua
aria delicata… sei davvero magnifica.”
“Fred…
io… perché mi stai dicendo queste cose?” Hermione scorse il suo sguardo
sconvolto riflesso negli occhi scintillanti di Fred. Stava succedendo quello
che non doveva succedere. Lui la stava ammaliando, ancora una volta. Ma se
l’ultima volta erano solo dei ragazzini, ora erano degli adulti. Lei una donna sposata e lui era suo cognato! Non poteva cedere! Lui non
poteva farle una cosa così meschina!
“Hermione,
tutto bene?” la voce di Ron li raggiunse dal salotto. Fred si allontanò
immediatamente da lei annullando ogni contatto tra loro. Hermione fece
altrettanto. Per fortuna Ron se ne stava seduto sulla poltrona dalla cui
posizione si scorgeva solo una piccola parte di cucina, parte che, era occupata
solo da Hermione.
“Si,
Ron. Adesso Fred vi porta la torta.” Hermione prese il piatto con l’unica fetta
di torta che era riuscita a tagliare e lo porse in malo modo a Fred che, sempre
ghignando per l’atteggiamento scontroso di lei, si allontanò verso il salotto
senza aggiungere altro.
Quello
che doveva dirle gliel’aveva detto e la domanda di lei non si era fatta
attendere. Peccato che Ron avesse, proprio in quel momento, pensato di
interromperli. O forse era stato meglio così. Fred in realtà non lo sapeva.
“Domani
la sveglia suona per tutti” asserì George, cercando di trattenere uno
sbadiglio.
“Non
per Hermione” disse Ron casualmente.
Due
sguardi interrogativi identici si posarono su Hermione. “Cosa sono quelle
facce? Mi sono presa alcuni giorni di permesso. Non ne ho forse il diritto?” si
affrettò a spiegare la ragazza, indignata.
“Oh,
questa sì che è bella! Hermione Granger che si prende dei giorni di permesso”
declamò Fred.
“Non
si era mai sentito” concluse George.
“Oh,
andiamo ragazzi! Anche Hermione è una persona. E poi ultimamente lavorava un
sacco al Ministero, non è così?” Ron le cinse i fianchi con fare protettivo.
Hermione
annuì senza però guardare il marito. Lo sguardo di Fred l’aveva nuovamente
catturata. La scrutava sospettoso perché, Hermione lo sapeva bene, quelle
strane ferie non erano state programmate e Fred probabilmente si stava
chiedendo il motivo per cui l’instancabile Hermione Granger, avesse preso un
permesso dal lavoro.
“Comunque
ora è meglio andare, grazie di tutto e buonanotte a chi si alza domani per
andare al lavoro e a chi non si alza.” George fece un inchino sarcastico ad
Hermione che scosse il capo, rassegnata di fronte a tanta idiozia.
“Buonanotte
anche a voi” salutò la ragazza prima di chiudere la porta di casa.
Fred
e George percorsero a ritroso il vialetto di fronte a casa Weasley-Granger come indicava la scritta gialla a caratteri
cubitali sulla cassetta della posta babbana che Hermione aveva insistito nel
voler mettere all’ingresso della villetta. “Allora, Freddie. Serata
interessante, no?” esordì George.
“Sì,
niente male.”
“Hai
parlato con lei?” George andò subito al nocciolo della questione.
“Di
cosa?”
“Non
fingere con me, fratello. Non sono un idiota. Ti ho anche coperto. Ma ora
vorrei sapere cosa dovevi dire alla nostra cara cognata.”
“Nulla
di importante, Georgie.” Fred fece spallucce.
“Beh,
se le cose stanno così, tieniti pure i tuoi segreti ma ricordati che sei in
debito con me. Andiamo a casa ora.”
“No,
tu va avanti. Io ho promesso a Jessica che sarei passato da lei, stasera.”
George
ghignò furbescamente. “Allora ci vediamo domani mattina in negozio. Puntuale. Certo
che sei incorreggibile. Vai a farti consolare da Jessica.”
“Io
non ho nulla per cui farmi consolare” asserì convinto e poi con un cenno di
saluto e un sonoro crack, si
smaterializzò.
“Fred,
sei tu?” Un crack del tutto
inaspettato aveva allarmato la ragazza.
“Certo
che sono io, piccola. Aspettavi qualcun altro per caso?” chiese sarcastico.
Fred
si era smaterializzato direttamente nella camera di Jessica. La ragazza era già
a letto ma accese subito la lampada sul comodino. Una tenue luce verde si
diffuse nella stanza illuminando Fred che se ne stava appoggiato all’armadio di
fronte al letto di lei e la osservava con un sorriso dannatamente malizioso.
Jessica
si era messa a sedere e lo guardava raggiante. Indossava la leggera camicia da
notte color pesca che lui le aveva regalato per il suo compleanno, due mesi
prima. I capelli lunghi e biondi le ricadevano in curati boccoli sulle spalle.
Usava la pozione Super-ricci-perfetti, pozione di cui, sicuramente, Hermione
non faceva uso. Aveva gli occhi verdi, Jessica. Sfuggenti e malandrini, un po’
come quelli di Fred. Era sempre perfettamente truccata e il suo volto lasciava
trasparire una maturità troppo presto acquisita a scapito di un’innocenza che
aveva perso da parecchio tempo. “Come mai questa visita a sorpresa?”
Fred
si tolse il mantello, lo abbandonò sulla sedia della scrivania e si avvicinò a
lei. “Volevo vederti. Ti dispiace?”
La
ragazza negò con il capo e si protese verso di lui avvolgendogli le braccia
attorno al collo e trascinandolo sul suo letto, o meglio, sopra di lei. Fred la
lasciò fare e si sentì invadere dal profumo di violette che la ragazza usava
sempre. Per un attimo, Fred pensò che non era quello il profumo che voleva
sentire e che, a dirla tutta, le violette non gli erano mai piaciute ma questi
pensieri vennero scacciati dalle labbra di Jessica che cercarono le sue con
forza e desiderio.
Fred
si lasciò andare. Dopotutto Jessica era la ragazza che frequentava e con lei
aveva una certa intesa eppure, per molte ore durante la notte che passò con
lei, Fred si ritrovò a pensare che avrebbe voluto un’altra donna. Una donna che
apparteneva ad un altro.
Angolo
Mirty_92:
A
presto con il seguito.
Mirty