Fanfic su attori > Chris Evans
Segui la storia  |       
Autore: SickOfLoveSong    14/09/2014    2 recensioni
[Chris Evans ]“L'inferno non esiste! IL vero inferno è una vita andata storta.”
4 personaggi: Doroty, Gwen, Chris e Tom, 1 storia.
Cosa succede se 4 persone decidono di mettere fine a una serie di scelte sbagliate che rendono la loro vita un inferno? Riusciranno i sogni ad essere più forti della realtà?
Crossover tra Chris Evans e Tom Hiddleston.
Storia dove i due attori non sono famosi ma provengono comunque da famiglie importanti.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

"Abbiamo tutti le nostre macchine del tempo.
Alcune ci riportano indietro, e si chiamano ricordi.
Alcune ci portano avanti, e si chiamano sogni."


 
In quelle due settimane, il momento peggiore si presentava, come un appuntamento giornaliero, la sera quando lei rincasava, dopo aver visitato tutto il giorno delle agezie di lavoro, in quel motel anonimo abbellito da carta da parati anni '70 in stile Honolulu, l'unico che poteva permettersi e Doroty era ormai quasi al verde.
La sera iniziava a sentire la solitude che le attenagliava il petto per farsi più forte al livello del cuore, ma si era ripromessa che non avrebbe contatto la sua famiglia, la sua vita valeva più dei sacrifici e dei malesseri che la assalivano la notte ; anche se lasciava il suo telefono sempre a portata di mano ; a volte, quando la sua forza di volontà diminuiva, digitava con sicurezza e senza esitazione quei 10 numeri che l'avrebbero messa in contatto con sua madre e poi all'improvviso, come se una lampadina si fosse accesa, si ricordava del perché era scappata via e lanciava il telefono, dopo averlo spento, sul letto, il più lontano da lei.

Quella sera Doroty infilo' le chiave nella serratura del numero 13 e accese l'interruttore a destra della porta laccata di un verde speranza, illuminando la stanza, si tolse la borsa a tracolla rossa e la lascio' cadere a terra mentre con passo svelto si diresse verso il bagno dove accese l'acqua calda, facendola scorrere sul piatto doccia, e lentamente si spoglio' per lasciarsi andare sotto il getto quasi bollente e far scorrere via tutta la negatività che iniziava a impossessarsi della sua mente.

-No, mi dispace. Non abbiamo bisogno di un'interprete-
-Nemmeno una tata?-
-No, mi dispiace-


Per l'ennesima volta, Doroty fu liquidata da un'altra agenzia di lavoro, ormai era al limite, sapeva che sarebbe dovuta ritornare a casa.
Un brontolio si fece spazio nei pensieri della ragazza facendola distrarre, alzo' lo sguardo e vide una pasticceria «Che coincidenza, sembra anche carina, speriamo costi poco» penso' dando un occhiata al portafoglio e dirigendosi verso Betty Bekery.



Quel giorno Gwen aveva lasciato la mattinata libera a Lily e adesso si trovava dietro il bancone nell'attesa che qualche cliente arrivasse.
Un cigolio si fece spazio tra la musica che la radio stava trasmettendo, una porta che si richiudeva su stessa e un Buon Giorno detto quasi cantilenando.
-Cosa desidera?- chiese Gwen indossando i guanti di gomma per poter prendere il dolce richiesto
-Mh... Una fetta di quella torta li'- rispose la cliente, indicando un pan di spagna farcito di latte condensato e ricoperto dallo zucchero a velo.
-Mangia qua?-
-Perché no- rispose Doroty prendendo il pezzo di torta e accomodandosi su una delle tante sedie vuote.

Doroty osservo' la ragazza dietro al bancone servirsi anche lei una fetta dei quella torta e nel silenzio più totale con solo la musica di sottofondo, entrambe addentarono il dolce.
La smorfia che fece la cliente fu lampante come un tuono a ciel sereno, il pan di spagna era duro e stupposo, quasi difficile da mandare giù, la farcitura era un aiuto nell'ingoiare.
-Mai provato ad aggiungere un bicchiere di acqua calda nell'impasto?- chiese Doroty girandosi verso l'altra ragazza.


« Acqua calda ? »
Perché Gwen non ci aveva mai pensato ? Perché la nonna non glielo aveva detto ? E poi un flashback si fece spazio nella sua mente, prepotente e carico di ricordi dolorosi.

Era una domenica sera, una delle tante dove tutta la famiglia si riuniva per passare qualche ora insieme intorno a una tavola stracolma di cibo e in compagnia di qualche bicchiere di un vino tenuto nascosto chissà dove per avvenimenti importanti, e quello era un avvenimento importante.
Gwen si era appena diplomata, doveva scegliere la strada da seguire e tutti erano curiosi di sapere se avrebbe portato avanti la pasticceria della nonna Betty che sprizzava vivacità da tutti i pori nonostante i suoi novant'anni.
-Allora Gwen?- chiese a fine serata la nonna, riuscendo dopo non pochi tentativi a far tacere tutti gli altri ; all'improvviso la ragazza si senti' osservata come in quei teatri dove l'attore principale si trova al centro del palco con un occhio di bue puntato addosso, sotto gli sguardi indiscreti di tutti gli spettatori.
-Diventero' manager e apriro' delle filiali di Betty in tutta NY- rispose e una parte di lei si spense in quel momento, quello era il sogno di sua madre, non il suo, lei voleva stare accanto a sua nonna e aiutarla a creare dolci.
Da quel giorno sua nonna non fu più la stessa, le forze la abbandonavano sempre più fino a quando, due settimane dopo l'annuncio, venne a mancare ; Gwen non se lo perdono' mai e un senso di colpa la accompagnava tutt'ora.

-Acqua calda ? Ho sempre aggiunto un bicchiere di latte-
-L'errore che commettono tutti-
disse Doroty sorridendo -quanto fa?-
-Un dollaro- la cliente prese il portamonete cercando la banconota e non appena la trovo', la porse a Gwen.

-Non é che...- le ragazze parlarono all'unisono e dopo essersi scambiate uno sguardo fugace scoppiarono a ridere, era per entrambe una risata liberatoria, nessuno si loro sapeva il perché ma da quando si erano viste avevano provato un senso di pace, si erano piaciute a prima vista.
-Non é che ti serve un lavoro?- chiese Gwen sorridendo
-Ne avrei davvero bisogno ! Mi sono appena trasferita e ho i soldi per pagare il motel fino a dopo domani ma non riesco a trovare nessun lavoro-
-Tutto il palazzo é nostro, se vuoi puoi occupare il secondo piano e lavorare durante il giorno, poi per l'affitto non lo conto. Se aspetti mezz'ora, chiudo per pranzo, andiamo dove alloggi cosi' puoi prendere le tue cose e iniziare ad istallarti e domani puoi già iniziare a lavorare-




-Mi dispiace ancora Kitty per l'inconveniente- si scuso' per l'ennesima volta Chris.
Non aveva detto a nessuno che quella sera sarebbe arrivato Tom, i suoi genitori non approvavano quell'amiciza, « Ti porta sulla cattiva strada » disse suo padre, tempo addietro, quando avevano scoperto che il ricciolino era scappato in Inghilterra.
Chris, quella sera, era tornato a casa su di giri, mancavano solo un paio di ore all'atterraggio, il tempo di farsi una doccia e avviarsi al John-Fitzgerarld-Kennedy per recuperare il suo migliore amico ; invece aprendo il portone principale, che dava sul salone, senti' delle voci femminili che conversavano convivialmente.
Kitty gli faceva il filo da un bel po' di tempo, precisamente da quando suo padre era entrato in collaborazione con i McKellen, già perché Kitty era la figlia del senatore e i suoi genitori gli facevano pressioni affinché si fidanzassero, ma almeno in quell'occasione era riuscito a tener loro testa, Chris aveva dedicato ai suoi genitori la sua vita, non potevano prendersi anche il suo cuore.
« Piuttosto single a vita che con qualcuna che mi sposa per i soldi » disse loro e la conversazione termino' li' con Bob, suo padre, che usci' di casa sbattendo il portone e facendo tremare i vetri che lo ornavano.


-Scusa per il ritardo!!!- disse Chris raggiungendolo.
Prima di abbracciarlo, Tom gli poso' le mani sulle spalle e lo osservo' ; non era cambiato di una virgola, era il solito di Chris, ad eccezione della barba che adesso cresceva incolta.

Tom era arrivato in areoporto poco prima e accendendo il suo cellulare, per avvisare Luke del suo arrivo, si rese conto che Chris gli aveva lasciato un messaggio in segreteria per avvisarlo del fatto che avrebbe accomulato del ritardo.

-Quindi sei arrivato a casa e hai trovato la barbie ad altezza naturale ad aspettarti- disse Tom riassumendo il discorso del compagno,
-Kitty, Tom ! Si chiama Kitty- rispose quest'ultimo.
Tom lo riconosceva, Chris era fatto cosi', aveva sempre preso le parti dei più deboli, anche se in quel caso non era la giusta parte ; Tom conosceva Kitty, frequentavano lo stesso corso di Francese alle superiori e l'aveva sempre trovata odiosa con quella vocina acuta che si infilava nei timpani.
-Lasciatelo dire ! Kitty mi ricorda tanto il nome di un gatto- e finalmente Chris si lascio' andare a una risata liberatoria, una di quelle che, se la ascolti, ti viene voglia di ridere senza alcun motivo, una di quelle che trasmette allegria e che metteva in mostra la sua dentatura perfetta e scintillante, scintillante come i suoi occhi color cielo che si illuminavano lasciando posto alla felicità e scacciando le preoccupazioni che lo assalivano e non lo lasciavano in pace.


Per raggiungere casa di Chris, ci avevano impiegato solo un quarto d'ora, era incredibile come alle 11 sera le strade si svuotassero ; una volta arrivati, si erano accomodati in salotto e si erano versati un bicchiere di Scotch in onore dei vecchi tempi.
-Ti ricordi quella volta che abbiamo saltato la scuola per andare a fare una partita di calcio nel Nw Jersey?- chiese Chris con lo sguardo perso in un punto indefinito della stanza,
-Dio ! Avevamo 15/16 anni?- domando' Tom, mentre un sorriso si apri' sul volto, e il biondino annui' -Quella volta tuo padre annullo' tutti gli appuntamenti per venirti a prendere e ti mise in punizione due settimane ! Come sta il vecchio Booby?- continuo' il ricciolino.
-Se la passa bene-
-E tu Chris?-

Chris sapeva che Tom era diventato serio, aveva notato come in un milli-secondo il suo viso era mutato, l'allegria aveva lasciato il posto alla preoccupazione, e si era preso un momento per formare una frase di senso logico nella sua mente, una frase che non contenesse delle lamentele ma che dipingesse la sua vita in modo quasi perfetto.
Tom capi' quel silenzio, sapeva che il suo amico stava cercando un modo per dirgli che adorava la sua vita, ma sapeva anche che non esisteva nessun modo perché non era cosi', perché Chris non adorava la sua vita.
-Vieni con me a Londra, insieme, come due vecchi amici, ce la possiamo fare- disse abbassando il tono di voce, quasi impaurito, quasi non volesse rompere quel silenzio carico di tristezza che si era venuto a creare.
-E' tardi, dovrei riposare. Domani mattina devo presentarmi in ufficio alle 7, quindi fai con calma, se ti serve un auto, in garage ci sono le chiavi della Mini Cooper, non farti problemi ad utilizzarla- e cosi' Chris mise fine a quel discorso spinoso e Tom si rese conto che stava perdendo il suo migliore amico, doveva fare qualcosa o non avrebbe avuto più nessuno motivo di ritornare a New York.


SickOfLoveSong
me voilà ^^ ho finalmente aggiornato, se la storia continua a piacere aggiornero' tutti week-end ^^
quindi Tom e Chris si sono riuniti, le due ragazze si sono incontrate e uno strano feeling é nato tra di loro^^ sia chiaro, non feeling tra due persone che si amano ma tra due amiche ^^
come promesso ecco i prestavolti di Gwen e Doroty ^^
Doroty --> Lea Michele
Gwen --> Naya Rivera
Visto che il pc ha dei problemi, non riesco a caricare le foto, già é un miracolo che riesco a pubblicare... Quindi le foto le carico il prima possibile :)
 
A presto
Sofia :*

 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Chris Evans / Vai alla pagina dell'autore: SickOfLoveSong