Anime & Manga > Capitan Harlock
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Autore: kamony    14/09/2014    13 recensioni
Com’era il giovane ed acerbo Harlock prima di diventare il cupo e ramingo pirata, silenzioso e devastato dal rimorso, che solca lo spazio a bordo dell’Arcadia?
Questa è la storia dei suoi albori, di come sia diventato il Capitano di una delle 4 navi Death Shadows con motori a dark matter. Di come si sia guadagnato questo ruolo, della sua bella amicizia con Tochiro Oyama, come ha conosciuto e conquistato il suo primo grande amore... e molto altro ancora!
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harlock, Nuovo personaggio, Tochiro
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'ACROSS THE UNIVERSE'
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I PRESCELTI

 

Caserma Shandor*1 Pianeta Marte

Tochiro si svegliò di soprassalto. Non aveva il sonno leggero, ma qualcuno aveva fatto un baccano assurdo, facendolo precipitare malamente dalle braccia di Morfeo sul pavimento freddo della camera. Erano ormai tre mesi che il suo compagno di stanza si era ritirato dalla vita militare per motivi di salute, così aveva avuto l’immensa fortuna di essersi ritrovato un alloggio tutto per sé. Ciò lo rese certo che qualcuno si era intrufolato di soppiatto nella sua camera, quindi si alzò veloce in piedi ed estrasse la sua Cosmo Gun da sotto il cuscino.

“Chi va là?” chiese strizzando gli occhi, agitando l’arma contro l’oscurità che lo circondava. Senza occhiali era cieco come una talpa.
“Sono io! Rinfodera quella pistola prima che qualcuno si faccia male” si sentì rispondere da una voce a lui molto familiare.
A tentoni accese la luce, inforcò gli occhiali e finalmente lo vide. Aveva l’uniforme stropicciata e mezza aperta, tanto che gli si intravedeva una generosa porzione di petto nudo. I capelli, un po’ troppo lunghi, erano decisamente arruffati, ed il viso era illuminato da quel mezzo sorrisetto canagliesco che gli faceva piegare le labbra da un solo lato in modo furbetto. Di sicuro aveva bevuto e probabilmente c’era di mezzo una donna.
“Santa pazienza Harlock, la devi smettere di irrompere come un ladro nella mia camera in piena notte! Hai nuovamente violato il coprifuoco vero? Vuoi farci consegnare tutti e due?”.

L’amico questa volta gli arrise apertamente. Uno di quei sorrisoni che vengono facilitati dall’abuso di alcool: in quel caso ben due bottiglie di rosso, di quello buono.
“Da quando sei diventato così musone Tochiro?” gli chiese l’amico grattandosi la testa, levandosi poi la giacca e lasciandosi cadere a peso morto, sul letto dell’ex compagno di camera dell’ingegnere spaziale.

“E tu quand’è che metterai la testa a posto?”.
“Non si risponde ad una domanda con un’altra domanda…”  commentò crucciato il giovane tenente, facendo il broncio.
“Da dove diamine vieni? E perché sei ubriaco?”.

“Non sono ubriaco” protestò Harlock “Sono stato ad una partita di poker. Strip poker, per l’esattezza… ho perso…” aggiunse incrociando le braccia dietro la testa con aria sorniona, come se ricordasse chissà quali piacevoli particolari.

Tochiro, che aveva capito l’antifona, roteò gli occhi e poi scosse la testa. “Chi è questa volta?” chiese rassegnato, ma anche curioso.
“Meglio che tu non lo sappia, ultimamente hai questa tendenza a mamma chioccia che mi preoccupa non poco. Una volta saresti stato dei nostri e in prima fila”.
“Nostri?” chiese Oyama strizzando gli occhi, riducendoli a due fessure con fare indagatorio.
“Sì eravamo io, Devasto, il Freddo e…” quindi si schiarì la voce “…la nipote del sergente Lee” aggiunse in tono casuale.
“COSA?” disse l’ufficiale ingegnere “Ma siete matti? Ma lo sapete che ci sono le selezioni per scegliere gli equipaggi delle navi Death Shadows, e che le farà proprio Lee? Sai che lavoro a quel progetto da tempo e vorrei tanto che tu ne facessi parte, dovresti smetterla con queste sciocche bravate. Hai le carte in regola per fare un gran salto di qualità e diventare capitano, afferra l’occasione al volo e smetti di farti abbindolare da ogni sottana che vedi svolazzare” lo rimproverò con tono da fratello maggiore.
A quelle parole Harlock si alzò a sedere sul letto.
“Punto primo, la donna che mi abbindola deve ancora nascere. Punto secondo, ci divertiamo come abbiamo sempre fatto, sei tu che sei strano ultimamente. Prima eri sempre pronto a far bisboccia, soprattutto quando c’era da menar le mani. Ora ti sei come rammollito” e i due bellissimi occhi color castano ambrato chiaro, scrutarono quelli marroni scuri e vividi del suo migliore amico. Voleva sondarlo a fondo e leggergli quasi nel pensiero. Lo conosceva molto bene e ultimamente era davvero troppo strano “Tu mi nascondi qualcosa” gli disse puntandogli l’indice contro.

“Oh finiscila Franklin!”.
“Non chiamarmi così! Chiamami Harlock, chiamami Occhio di Falco ma evita il mio orrido nome di battesimo! Non lo sopporto e tu lo sai”.
“Non c’è nulla da nascondere, tengo moltissimo a questo progetto e non vorrei vedere andare tutto in vacca perché tu ti sei spupazzato la nipote di Lee”.
“In realtà è lei che si è spupazzata me. Ho perso…” disse fintamente contrito. Si divertiva un sacco a farlo agitare, era il suo migliore amico e gli voleva bene, voleva solo che mollasse un po’ gli ormeggi, negli ultimi tempi era davvero diventato troppo serioso e lui non se ne capacitava.
“Sei irrecuperabile! Ora dormi, che tra quattro ore, durante il cambio della guardia, dovrai sgattaiolare ai tuoi alloggi, perché se ti beccano qui all’adunata, ci facciamo minimo un mese di consegna e addio progetto!”.

“Va bene mammina” disse Harlock ridacchiando.
Suo malgrado sghignazzò anche Tochiro “Sappi che se fossi stato mio figlio ti avrei educato meglio”.
“Dici?”.
“A proposito ma la nipote di Lee com’è, spero vivamente non assomigli a suo zio, non avrà mica i baffi a manubrio anche lei, vero?”.
Harlock rise sinceramente divertito, ora sì che riconosceva il vecchio Tochiro dei bei tempi andati dell’accademia. “Sono un gentiluomo, non parlo delle signorine con cui mi intrattengo… a giocare a poker. Dovesti conoscermi, ingegnere curioso” lo canzonò il tenente.
“Sì certo, come no, avete giocato fino alle tre del mattino di sicuro” ribatté Tochiro che per una volta aveva sperato che magari il suo amico avesse trovato uno svago innocuo ed innocente.
Harlock rise, ma non aggiunse altro. Era molto popolare tra le ragazze e aveva un certo successo con le donne in generale, di rimando a lui piacevano parecchio, ma non si era mai vantato una sola volta di una sua conquista, né tanto meno si era mai lasciato andare a volgari commenti tra commilitoni. Era giovane e sfrontato, la carriera militare gli piaceva e gli dava grandi soddisfazioni. Come tipico della gioventù, mordeva la vita e si sentiva invincibile, per questo a volte era un po’ incauto. Non aveva la minima idea di cosa negli anni gli avrebbe riservato il destino, ma per fortuna nessuno è in grado di conoscere il proprio futuro, così per il momento si godeva a pieno ciò che amava fare, con quel pizzico di incoscienza tipica di chi ha tutta la vita davanti a sé e la percepisce come una strada lunga e dritta, quasi priva di salite.

 

 

 

*

 

 

Esattamente quattro giorni dopo, Harlock fu convocato dal sergente Lee. Si presentò nel suo ufficio non senza una punta d’ansia, perché essersi intrattenuto con sua nipote e aver violato il coprifuoco per ben due volte in una settimana, avrebbe potuto costargli la carriera. Era certo di averla fatta franca, ma la sicurezza matematica non poteva averla. Si rimproverò mentalmente di essere stato così avvenato e si ripromise, da quel momento in poi, di essere più oculato e meno scapestrato. Tochiro aveva ragione, era ora di mettere la testa a posto.
Non era uno sciocco né uno sprovveduto, ma la guerra di Came Home era appena finita e  nell’aria c’era una gran voglia di leggerezza. La pace ritrovata aveva riportato nuove speranze nei cuori di tutti. Così era capitato che alcune volte, durante quegli ultimi mesi, si fosse lasciato andare con una certa faciloneria che non era da lui, indugiando forse anche un po’ troppo sui piaceri della vita. Nonostante questo restava pur sempre un ottimo tenente, con delle doti particolari e spiccate, che lo rendevano un candidato perfetto per il comando di una di quelle navi così speciali.
Fu proprio questo che gli comunicò Lee, facendogli tirare un gran sospiro di sollievo. Avrebbe partecipato all’operazione più ambita del momento. Seppe di essere stato scelto insieme ad altri tre tenenti e che avrebbero fatto i test attitudinali direttamente sulla Terra, ma non gli fu detto chi fossero i suoi compagni.
Lee gli spiegò solo che l’addestramento sarebbe stato effettuato sul loro pianeta natio nella caserma Gladio
*2, della cittadella Oceania tredici*3, uno dei tanti distaccamenti della Gaia Fleet abitati da militari e civili, che erano disseminati sulla Terra a difesa della stessa da attacchi alieni, pirateschi e incursioni di uomini che non rispettavano l’accordo di pace, secondo cui per il momento non si poteva far ritorno a casa, nella madre patria.
In realtà, il neonato governo Gaia Sanction aveva in mente di dichiarare il Pianeta Azzurro
*4, pianeta sacro ed inviolabile, per impedire che venisse ripopolato. Ne voleva fare un quartier generale ad esclusivo beneficio di politici e pochi ricchissimi eletti. Per fare questo però occorreva tempo, ma soprattutto bisognava organizzare una flotta di difesa invincibile che avrebbe dovuto preservare la Terra da probabili incursioni di riottosi, eventuali profughi, dissidenti e malfattori di ogni sorta. Per questo era nato il progetto Space Cowboys, con navi a motore dark matter, eredità del retaggio extraterreste Nibelungo. Alieni che avevano messo a disposizione la loro conoscenza e la stessa particolare materia  oscura proveniente da Yura*5, loro pianeta d’origine, per la costruzione dei potentissimi motori e delle armi speciali in dotazione alle quattro navi. Era ciò che le rendeva invincibili e potentissime.

Harlock fu orgoglioso di essere stato scelto, ma si prese subito una bella ramanzina dal sergente istruttore che gli comunicò che non sarebbero stati tollerati comportamenti indecorosi né risse, né tanto meno atti d’insubordinazione.

“Spero che tu capisca che se diventerai comandante di una delle navi non potrai mai, e sottolineo mai, rifiutarti di eseguire un ordine” gli disse serio.
“Allora speriamo che non ce ne sia mai bisogno” rispose altrettanto serio Harlock.
Lee lo conosceva bene, come del resto gli altri tre tenenti da lui scelti. Sapeva che era un osso duro, che aveva un alto senso morale e un codice tutto suo comportamentale, e se questo andava in collisione con gli ordini ricevuti, era conscio che non si sarebbe fatto problemi a non eseguirli.
“Capisco le ragioni che ti hanno spinto a disobbedire ad un ordine, come quello di sacrificare la vita di duecento civili abbandonandoli al loro destino, ma a volte in guerra si devono fare delle scelte dure e sacrificare delle vite...”.
“Non delle vite innocenti Signore” lo interruppe Harlock, ribattendo. Era consapevole che fosse un rischio difendere la propria posizione, ma lui era un tipo che non si piegava, era  uno tutto d’un pezzo e non avrebbe rinnegato ciò che aveva ritenuto sacrosanto fare.
“Sei dannatamente testardo!” tuonò l’uomo indispettito, ma sotto sotto era anche ammirato da quel coraggio indomito e un po’ sfrontato che portava quel tenente a sfidare l’autorità, in nome dei suoi principi. Questa sua caparbia integrità faceva di lui un uomo d’onore che non temeva neppure la corte marziale. Anche lui al suo posto avrebbe salvato quei civili, ma non glielo avrebbe mai detto. Non poteva dargli apertamente ragione, né poteva fargli credere che era spalleggiato o giustificato, nella sua disobbedienza.
“Sappi che un solo atto di insubordinazione ti costerà il posto e sarai buttato fuori dal progetto, oltre che deferito alla corte marziale. Questa volta non si scherza Occhio di Falco, chiaro?”.
“Lo terrò a mente Signore” rispose serio Harlock.
“Bene. Partiamo domani mattina all’alba. Ti consiglio di radunare le tue cose e salutare chi devi” e con queste parole Lee lo congedò.

 

 

Harlock si ritirò e andò al suo alloggio, aprì la porta e con grande sorpresa trovo Hisa, la nipote del sergente Lee, seduta sul suo letto. Non fece in tempo a sillabare una parola che lei si alzò e lo raggiunse. Gli si avvinghiò e gli stampò la bocca contro le labbra, violandole delicatamente con la punta della lingua. Il tenente colto di sorpresa cedette a quel piacevole assalto, ma fu una questione di pochi secondi, sebbene con riluttanza l’allontanò con forza da sé. Hisa era giovane, disinvolta e molto carina ma lui non avrebbe rischiato la sua carriera per lei. La trovava attraente ed era una ottima compagna di divertimenti, ma nulla più. Le donne gli piacevano parecchio ma era totalmente allergico ai legami. Era un uomo libero e intendeva rimanere tale, almeno per il momento.
“Che cosa ci fai qui? Vuoi farmi consegnare?” le chiese accigliato. I suoi occhi ambrati cosi belli e luminosi sapevano diventare come due lame affilate e taglienti quando si incupiva, e in quel momento era decisamente infastidito.
“Te ne sei andato via appena mi sono addormentata ieri sera…” miagolò la ragazza con fare da gattina, giocherellando con una mostrina della sua divisa, proprio il genere di comportamento che con lui non attaccava.
“Si dà il caso che io abbia un coprifuoco e sia un tenente. E che tu sia la nipote del mio sergente istruttore” gli scappò detto.
La ragazza lo guardò sgranando gli occhi stupita “Ma allora tu?...”.
“Sì. Sono stato scelto per il progetto riguardante le navi classe Death Shadows” ammise.
“Ma andrai sulla Terra!” piagnucolò Hisa, tornando all’attacco avvinghiandosi di nuovo a lui.
“Facciamo l’amore ora. Subito!” gli disse con tono implorante, cercando ancora le sue labbra e premendo il suo bacino contro di lui.
Harlock la prese delicatamente per i polsi per farla desistere “Per favore, non è proprio il caso”.
Cominciava ad innervosirsi, la ragazza stava esagerando, non voleva trattarla male, ma era un grave rischio che si trovasse in camera sua, se l’avessero colti in flagrante sarebbe scoppiato il finimondo e probabilmente lui avrebbe passato grossi guai. Per il futuro si ripromise di essere più prudente e di scegliersi meglio le sue prossime divagazioni. Soprattutto avrebbe dovuto assicurarsi che non fossero così pedanti.
Per fortuna furono interrotti dall’incursione in camera di Devasto.

“Ehi bambolina, tuo zio ti sta cercando” disse serio il commilitone alla ragazza, lanciando un’occhiata d’intesa ad Harlock.
Hisa, che nonostante tutto temeva l’autorità dello zio, con cui poi non aveva molta confidenza, rubò l’ennesimo bacio ad Occhio di Falco, lo sciolse dal suo abbraccio e scappò via dalla camera come se fosse tarantolata.
“Mi devi un favore” disse sornione Devasto ad Harlock.
L’altro sorrise grato e annuì con gesto della testa.

“A buon rendere” aggiunse sollevato.
“Non ho mai capito come mai tu e le donne siete come le mosche e la carta moschicida. Ti si appiccicano addosso e non c’è verso di staccartele via! Sei un dannato rubacuori Falco, mentre io faccio sempre una fatica immensa ad avere un appuntamento, nonostante il mio indiscutibile charme!”.
“Perché lui ha il fascino del bel tenebroso” gli fece eco il Freddo appena sopraggiunto nella stanza, e aggiunse “Ho quasi il sospetto che quella cicatrice sulla guancia se la sia fatta da solo per aggiungersi più carisma e fantomatico mistero! Fascinoso e sfregiato, un binomio micidiale per giovani fanciulle in cerca di dolci emozioni, come appunto le mosche con il miele, o erano le api?”.
“Fatela finita!” tuonò fintamente indignato Harlock, poi si girò e con fare da impunito disse: “Se piaccio, che ci posso fare?”.
Scoppiarono tutti a ridere. Era ormai una consuetudine sfottersi a vicenda sull’argomento donne e conquiste. Ma non si prendevano mai troppo sul serio e neppure Harlock si approfittava del suo ascendente sul gentil sesso, anche se quando gli capitava una ghiotta occasione, non si tirava quasi mai indietro.
“Ragazzi ho una notiziona da darvi” cambiò discorso Devasto.
E fu così che uno ad uno scoprirono di essere stati scelti tutti e tre per il progetto a cui lavorava da mesi Tochiro, altro membro della loro cricca affiatata, che però al momento risultava irreperibile.
“Bisogna festeggiare. Andiamo a bere! I bagagli li faremo dopo” disse il Freddo e così l’uno accanto all’altro come un piccolo plotone, affrontarono il corridoio in direzione circolo ufficiali.
Harlock si chiese dove si fosse cacciato il suo amico Oyama e perché ultimamente fosse così sfuggente e assente, neanche gli altri due lo avevano visto, né sapevano dove fosse. Questo comportamento misterioso non era da lui, doveva scoprire cosa gli stava nascondendo.
Così, alla fine, la bevuta bene augurale per la nuova avventura che stavano per intraprendere fu solo tra loro tre, ovvero la maggior parte dei neonati Space Cowboys.

 



Glossario:

1 SHANDOR: Cognome di personaggio inventato scovato su Google e usato dalla sottoscritta come nome di caserma Marziana per la sua musicalità e particolarità.

2 GLADIO: Arma da taglio (spada) dell’epoca dei romani, ma anche nome in codice di un’operazione top secret durante la così detta “guerra fredda” scelta dalla sottoscritta come nome della caserma terrestre per la sua musicalità e per il rimando ai soldati romani: retaggi antichi.

3 OCEANIA TREDICI : nome cittadella militare inventato dalla sottoscritta per descrivere un posto molto simile alle basi militari esistenti oggi e stanziate sul nostro territorio tipo quelle americane di stanza Livorno.

4 PIANETA AZZURRO : altro modo di chiamate la Terra, come ad esempio si usa Pianeta Rosso per chiamare Marte.

5 L'argomento Materia Oscura proveniente da Yura è una mia personale invenzione già usata in Wonderwall, in cui la dark matter o materia oscura che dir si voglia, non è quella terrestre, ma quella proveniente dal Pianeta Yura, patria delle nibelunghe.

 Ma ciao!!!

GRAZIE ancora una volta a TUTTI VOI per la bellissima ed entusiastica partecipazione. Boh… io non so che dire ogni volta riuscite e stupirmi! *.* Grazie a TUTTI i lettori silenti e grazie a tutte le ragazze che hanno commentato vi lovvo a bestia sappiatelo e GRAZIE infinite a chi ha già messo la fic tra le preferite, tra le ricordate e tra le seguite
(Mi viene l’ansia! Speriamo di non deludervi!!!)

 

Questo Capitolo è dedicato a CowgirlSara e poco più sotto capirete e capirà perché  è dedicato anche ad una persona che stimo moltissimo Ladyfive ;)

 

Grazie 1000 ad Angelfire e lei continua a sapere il perché :)

 

Grazie alla mia beta Azumi che è tornata a fare egregiamente il suo lavoro :D

 

Curiosità: Molti di voi si sono  chiesti e hanno commentato i soprannomi dei quattro piloti. Bene dovete sapere che a luglio quando ho cominciato a  buttare giù la storia, dopo averla partorita nella mente circa ad aprile/maggio è nato il problema dei nomi di battaglia. Così Sara prima, e Silvia Sara dopo, abbiamo passato almeno tre sabati sera post uscita serale tirando tardi. Io sciorinavo soprannomi infausti in inglese, la Sara in tedesco e la Silvia in Italiano. Ovviamente solo per Harlock, la scelta per gli altri tre l’ho fatta in brevissimo tempo. Alla fine ha vinto l’idea che ho sempre avito nella mia mente, ovvero il falco e le ragazze ne hanno convenuto con me. Grazie per l’appoggio, le risate e GRAZIE a Sara per l’entusiasmo e che mi ha spronata ancor di più!

 

 

GRAZIE Capitano perché il sogno è sempre più bello, ma anche più nitido!!! ♥♥♥

 

 

––––•••·.·•••––––

 

Per oggi è tutto.
Buona notte, o Buon giorno a voi!
Passo e chiudo.
Che la pace sia sempre con voi! Alla prossima volta! =D

 

 

 

 

  
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