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Autore: mastersilver88    30/09/2008    0 recensioni
Fine '8oo. Cosa si cela dietro agli eventi che iniziano a coinvolgere le famiglie Urangia e Bondi? Forse una verità che supera la più fervida immaginazione.. Postato il sesto capitolo!! "N.B:Tutti i personaggi di questa storia sono immaginari e fittizi,ogni riferimento a persone,fatti,luoghi,veramente esistiti ed esistenti è puramente casuale."
Genere: Romantico, Drammatico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Maggiori informazioni Clelia si svegliò nel suo letto, stordita dal tepore delle lenzuola sul suo corpo. Il sole era già alto, lo si intuiva attraverso lo spessore delle tende e della veneziana, facendole comprendere l'entità dello sforzo che aveva compiuto durante la notte appena trascorsa.
L'impegno che prese con l'ordine la privò della sua libertà, forse per questo motivo non si stupì di sentire intorno al collo una catena che la strangolava.
La prese in mano, e vide un lieve filo dorato, a cui stava legato una medaglietta con lo stemma dell'Ordine. La doppia falce le avrebbe tenuto compagnia in ogni attimo della giornata, accompagnandola passo per passo lungo la sua nuova strada.
Si levò dal letto, la camicia da notte le pesava sulla pelle, così come il sole troppo splendente, o la camera troppo allegra. Abitava proprio in una casa irrispettosa della sua padrona, e questo le dispiacque molto. Cambiandosi con lentezza, cercò di non sentire alcun rumore intorno a sé, nemmeno le allodole avrebbero scalfito il muro di silenzio che si era creata.
Ispezionò la camera da letto da cima a fondo, temendo di trovare altri segni dell'Ordine, o addirittura un incappucciato nascosto nei punti più impensabili.
Ci mise un po', la stanza non era piccola, e perse molto tempo nel perlustrare l'armadio, o meglio, per tentare di aprirlo. Il fidato letto a baldacchino non la tradì nascondendo alcunché tra i suoi veli, e tranquillizzata uscì nel corridoio. Lungo, pieno di quadri e di anticaglie varie, ma tranquillo e intatto, come il salotto, la cucina, la biblioteca e l'ingresso. Probabilmente l'unica cosa storta in quella casa, da quella mattina, sarebbe stata solo lei.
Il lutto non impediva alla servitù di compiere i propri doveri, né al padre della ragazza di starsene quieto. Gli affari lo avevano chiamato via da Volta, lasciando Clelia sola in casa, in compagnia di pochi fidati.
Decise di uscire, per scrollarsi via il peso della nottata, ma varcato il cancello trovò una carrozza ad aspettarla, il monogramma dei Bondi in rilievo sulla porta della vettura. Dalla finestrella comparve la sorella di Giuseppe, che velocemente la invitò a salire.
Clelia lo fece, guidata soprattutto dalla spilla che fermava il vestito all'altezza del collo della ragazza: la doppia falce, identica alla sua.
In vettura nessuna parlò, ma Clelia notò il movimento lesto con cui la Bondi mise al sicuro la spilla.
Arrivarono ad un cancello, lungo la via lunga del paese. Imponente e borioso, come i suoi padroni, dopotutto.
Il giardino accolse la carrozza, e le due ragazze scesero, dirigendosi verso un piccolo gazebo riparato dalle piante.
-Lo stemma dell'Ordine non dovrebbe essere messo in bella mostra come stai facendo tu. Non è certo qualcosa di cui vantarsi.-
Clelia rimase gelata dalle sue parole, e mise la collana dentro al collo del vestito, nascondendola per bene.
-Molto meglio. Sono Silvia, e sono uno dei cavalieri di Thanatos.-
La ragazza rimase silenziosa a guardarla. Era una donna normale, come lei. Il volto stanco, preso dal padre Giulio, a cui assomigliava un poco, in cui spiccavano gli occhi freddi e decisi dei Bondi, color ghiaccio. Capelli castani stretti in una severa crocchia, così come severi erano i suoi vestiti, il suo portamento, e le sue parole.
-Non ti interessa sapere il motivo per cui ti ho portato qui?-
Ruppe il mutismo con fatica, aveva le labbra incollate dall'ora del risveglio.
-Certo che si! Ma non rischiamo di essere...scoperte?-
Silvia sorrise stringendo le labbra, comprimendole sui denti, deformando quasi a un ghigno la sua espressione.
- No. Né mio padre né mio fratello sono in casa, e torneranno tardi, come al solito. E casa mia è un luogo relativamente sicuro per chiarirti un po' di cose sull'Ordine-
Clelia non stava più nella pelle, finalmente qualcuno le avrebbe spiegato tutto quello che stava succedendo intorno a sé.
- L'Ordine da sempre ha stipulato patti con i mortali, specialmente da quando ha iniziato a stanziarsi a Volta. Thanatos è sempre stato attratto dai pazzi, e qui ne ha trovati a volontà, desiderosi di unirsi a noi e vivere per sempre. In pochi avevano altri obbiettivi, e tra questi ci sono i Bondi.-
Silvia alzò gli occhi, fredda e dignitosa, lo sguardo del felino pronto ad attaccare negli occhi.
- Con chi sia iniziato il patto non lo so, sta di fatto che i Bondi, tramite esso, hanno cercato e cercano di eliminare voi Urangia definitivamente tramite l'Ordine, e in cambio l'hanno aiutato e protetto..fino alla morte di tuo nonno.-
- Cosa centra la sua morte? E' stato un semplice infarto..-
- Certo che no. Qualcuno alleato dei Bondi ha rubato una delle nostre armi ed ha ucciso tuo nonno. Ovviamente non ha lasciato nessun taglio né tracce di sangue, e il dottore ha constatato solo un semplice malore.-
Se prima a Clelia le cose sembravano complicate, ora le diventavano impossibili. Sentì un dolore sordo allo stomaco, e le lacrime che tentavano di inumidirle gli occhi; se ne vergognò come una ladra, non voleva dare nemmeno il minimo segnale della sua debolezza a Silvia.
- Perché non l'avete fermato? Perché non fermi la tua famiglia? Sei o no un messaggero della morte?-
La ragazza vide la fredda Silvia tremare a quelle parole, e farsi piccola nella poltrona di vimini. Le sembrò più umana, fragile nel corpo ma testarda nella mente.
Con fatica la donna cercò le parole per risponderle.
- Sono la secondogenita, e sono una femmina. Non sono fortunata come te, ad avere un padre..sensibile, moderno.-si guardò intorno accertandosi che fossero sole- Potrei anche dire che non ho un padre, ma non mi arrischierei a dirlo in altre occasioni. Il mio riscatto l'ho trovato nell'Ordine, ma al di fuori di esso, non sono nessuno, ricordatelo.-
Clelia non aprì bocca, e preferì andare avanti con le informazioni, per evitare altri motivi di imbarazzo tra di loro.
- Il tuo compito nell'Ordine consiste nell'uccidere a comando. Ti insegneremo ad usare varie armi, con cui porrai fine alla vita delle tue vittime. Un consiglio: non perdere troppo tempo ad uccidere qualcuno, perché dopo la prima volta Thanatos non vuole ritardi o ripensamenti. Forse con te può chiudere un occhio, ma non conterei molto su questo.-
- Perché dovrei avere un trattamento migliore rispetto agli altri?-
Silvia ridacchiò, facendo innervosire la ragazza.
- Il capo ha sempre avuto simpatia per chi non può essere toccato da lui, e anche tu rientri in questa categoria.  La tua fortuna è quella di non poter morire se non per mano di Thanatos stesso, alla fine del tuo tirocinio, e solo se fallirai. Per lui questa è una sfida, e da molto non gli capitava di dover esser messo alla prova. Alla fine conviene ad entrambi aver stipulato questo patto.-
Il sole era alto nel cielo, ma sotto al gazebo entrambe avvertirono degli strani brividi, di cui solo Silvia ne conosceva l'origine.
- Ecco, ora siamo nei guai..-
Da casa Bondi uscì un uomo vestito di chiaro. Dal passo Clelia lo riconobbe subito, era Giuseppe, ed era diretto verso loro. Sembrava arrabbiato, o almeno molto agitato, camminava velocemente, cosa inusuale per lui.
Silvia tentò di fermarlo, ma non fece in tempo ad aprire bocca perché il ragazzo vide Clelia e si bloccò.
- Cosa ci fa LEI qui?? Silvia, lo sai che, se nostro padre la vede..-
Giuseppe si piazzò davanti a Clelia, coprendola alla vista di chiunque si fosse azzardato a dare un'occhiata al gazebo dalla casa.
- Siete impazzita a venire qua? Lo sapete che rischiate venendo qui? Ad ascoltare Silvia si diventa pazzi..-
Clelia lo ignorò, e spinta dalla voglia di sfida, si alzò dalla poltrona. Ora era ben visibile dalla casa, non voleva nascondersi come una vigliacca, ma cercare un apertura verso quella famiglia di zucconi.
- Silvia mi ha gentilmente invitata a bere un tè. Ho accettato, pensando fosse una buona cosa aprire i rapporti tra le nostre famiglie.-
Il ragazzo si mise le mani nei capelli, indeciso se ridere o piangere degli sproloqui della ragazza.
- Rapporti tra noi?! Al diavolo il galateo e stupidaggini varie, sei una sciocca se pensi di uscire di qui senza..-
Una porta sbatté alle loro spalle. Silvia chiuse gli occhi, stringendo nervosamente i suoi guanti e un lembo del vestito, sentì i capelli rizzarsi in testa e piccoli brividi giù per la schiena.
Aveva freddo, sapeva chi e cosa l'aspettava. Ma almeno il suo dovere l'aveva fatto.
Giuseppe le strinse le mani, stanco di vedere il terrore negli occhi della sorella ogni volta che Giulio si avvicinava a loro.
Chissà che follie avrebbe fatto stavolta, quali attacchi di rabbia avrebbe sfoggiato?
Per ora si avvicinò a loro, lento e composto, ma i pugni serrati e le nocche bianche la dicevano lunga sul suo umore.
- Silvia, dovevi avvertirmi della presenza di un'ospite, l'avremmo ricevuta nel modo più consono.-
Lo disse con voce calma ed occhi voraci, cercando di negare con lo sguardo quello che stava dicendo alla figlia senza darlo a vedere all'intrusa.
Clelia fece un cenno col capo, per assicurargli che non c'era alcun problema. Non sarebbe riuscita a dirglielo a voce, la gola le si era seccata, e ogni traccia della sua "voglia di sfida" si era dissolta.
Giulio posò le labbra sul dorso della mano della ragazza, un modo come un altro per farsi perdonare.
Gli vennero i brividi, era costretto a fare quel gesto. Il rispetto per l'ospite era una delle cose che più detestava fare, e in quel caso avrebbe preferito cacciare in malo modo Clelia piuttosto che intrattenere con lei anche solo 5 minuti di conversazione.
- Penso siate stanca, e non voglio costringervi a stare qui un minuto di più del dovuto..- Con finta affabilità Giulio fece capire alla ragazza che sarebbe stato meglio per lei andarsene il prima possibile, ma..-..e spero in una vostra visita futura, Silvia sarà felice di invitarvi di nuovo nella nostra casa.-.
Sei occhi lo guardarono con velata sorpresa, e Giulio stesso faticava a tener celata l'idea che gli era saltata in mente, era certo che potesse essere la volta buona per mettere fine a ogni problema..
Un lieve inchino, e l'uomo se ne andò, sentendo gli occhi puntati sulla sua schiena, e non gli riuscì di trattenere un sorriso.
Silvia smise di torturare i guanti, e Giuseppe si gettò spossato sulla prima poltrona libera,aveva lo sguardo perso e si stava passando nervosamente una mano tra i capelli.
Clelia, in piedi, non staccò gli occhi da Giulio nemmeno quando questi entrò in casa. Cercava una spiegazione al suo comportamento, ma tutto le pareva contraddittorio, forse quell'uomo era davvero pazzo. Si voltò a guardare i due parenti, ora apparivano sicuri e fieri come sempre.
Giuseppe aprì bocca per primo: - Meglio se torni a casa, Urangia. Ti è andata bene con nostro padre, non sfidare la fortuna.-. Si alzò, e l'accompagnò al cancello, dove una carrozza l'attendeva.
Non si dissero nemmeno una parola, solo un cenno del capo per salutarsi. Clelia si sporse dal finestrino, per salutare, ma uno sguardo freddo attirò la sua attenzione, dietro una finestra della casa.
Era Giulio, ne era sicura, che la guardava mentre se ne andava, incolume, da casa sua. Rabbrividì, come prima in giardino, e strinse tra le mani il medaglione dell'Ordine, cercando di ricordarsi che non aveva nulla da temere, che nessuno l'avrebbe uccisa se non la Morte. Ma più ci pensava e più aveva paura, si sentiva inerme e debole, avesse avuto un arma con sé, l'avrebbe usata di sicuro contro Giulio, ne era certa.
Lui non le aveva fatto nulla, ma i suoi occhi la volevano morta.

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Ciao! Chiedo perdono per il lungo periodo di gestazione, ma gli esami accademici non perdonano.
Spero che il sesto capitolo sia di vostro gradimento, e che non abbassi le aspettative sulla storia (sempre che ce ne siano!).
Il numero di letture mi rende felice, e spero che la storia finora piaccia.
Se volete, commentate pure, anche negativamente, basta che ci sia nel commento la volontà di contribuire al miglioramento della storia..e della mia psiche, lo ammetto!
Ci tengo a precisare che la storia io la continuerò indipendentemente dalla presenza o no di commenti, la sto crescendo da più di 4 anni, la amo come un figlio, e credo di poter aspettare ancora tanto pur di farle avere il giusto merito.
Un saluto a tutti, e buona lettura!

Mastersilver88
  
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