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Autore: melhopes    15/09/2014    9 recensioni
“E se non dovessi incontrarla di nuovo?”
“Senza volerlo, vi siete incontrati tre volte. Accadrà di nuovo e, quella volta, le parlerai”
“Me lo assicuri?”
“Dovessimo andare in capo al mondo, Harry”
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Italian & French. 

La porta si chiude alle mie spalle con un leggero fruscio di campanelle. Sono solo, adesso. Non c’è più un edificio a dividerci. Solo dei metri. Approssimativamente venti.
 
Mi avvicino a passo svelto. Impaziente di arrivare. Ho bisogno dei suoi occhi nei miei; di essere guardato come solo lei riesce. Mi è mancata la sua voce. Così tanto. Sono nervoso ed entusiasta allo stesso tempo. E’ così strano. Surreale, oserei dire.
 
Più la distanza diminuisce e più rallento. Non voglio che, udendo i miei passi svelti, possa alzare la testa dal libro prima che possa sedermi al suo fianco e “sorprenderla”. E, ad essere del tutto onesto, ho bisogno di qualche altro secondo per calmarmi. Devo apparire cool: caratteristica che mi appartiene sempre meno con il passare del tempo.
 
Sono ad un metro appena dalla sua figura. E’ china su un libro, come mi era sembrato dalla locanda. Non riesco a distinguere cosa sia per la posizione della copertina e la luce nient’affatto mia alleata. Poco importa. Lo scoprirò, poi. Non è nei miei progetti, adesso.
 
Il fatto che il lampione sia posizionato sulla sua testa è una grande fortuna. La illumina in modo tale che io possa ammirarla in tutta la sua naturale bellezza e, allo stesso tempo, evita che io proietti la mia ombra su di lei, disturbandola.
 
Starei a fissarla per ore. A cercare di imprimere la sua immagine a fuoco nel mio cervello. Più la guardo e più credo che l’unica invenzione utile a questo mondo sarebbe la capacità di scattare foto con gli occhi e archiviarle nel proprio cervello. Altro che nuovi Iphone!
 
E’ assurdo. E’ così presa che non si è accorta minimamente di una persona all’in piedi al suo fianco. Ora sono anche preoccupato. E’ un’incosciente! Se questa figura non fossi io ma qualcuno deciso a farle del male? Non dovrebbe fidarsi così tanto. Non dovrebbe perdersi nella lettura. Non che non la capisca ma è pericoloso. Non voglio che le accada nulla.
 
Mi accomodo lentamente accanto a lei, anche se essere cauti risulta eccessivo vista la sua inesistente tendenza a relazionare col mondo circostante.
 
Ho bisogno che mi noti in qualche modo. Qual è il modo più semplice ed efficace che non darebbe una strana idea sul mio conto? Immagino sia chiedere troppo. Solo il fatto di essere qui dona strane idee sul mio conto. Sono innamorato, no? Quindi tutto questo è normale in qualche zona remota del mondo. Magari riesco a fare in modo sia dello stesso avviso. Prima dovrei parlarle, però.
 
Mi sporgo per sbirciare il libro. Iniziare con un commento sull’autore o sulla storia potrebbe essere un buon inizio. Sorprendente, quasi. Peccato io non riesca a ricavarne nulla. E’ scritto in piccolo e la copertina scura non mi permette di distinguere.
 
Rabbrividisce.
 
<< Hai freddo? >> le chiedo, senza riuscire a controllarmi. La mia apprensione ha avuto il sopravvento.
 
Alza di scatto lo sguardo e punta i suoi occhi nei miei. Credo che il mio cuore abbia saltato un battito. O un paio. Proprio quello di cui avevo bisogno per morire giovane.
 
Sembra sorpresa. Probabilmente non si aspettava di vedermi. In tutta onestà, nemmeno io ero così convinto sarebbe stata la volta buona, eppure dividiamo una panchina.
 
<< Sei tornato per offrirmi tutto il tuo armadio? >> pronuncia con una dolce inflessione sarcastica.
 
Vorrei scoppiare a ridere: per averla trovata; per essere ancora “vittima” del suo sarcasmo; ma mi trattengo. Anche se non credo durerà molto.
 
<< Non credo ti calzerebbe >> cerco di mantenere la sua stessa linea. << Sai, per i colori pastello… >> trattengo un risolino, sperando noti l’allusione alla nostra conversazione nel bagno.
 
<< I tuoi occhi non sono così fantastici >> commenta con sufficienza.
 
La ricorda! Se sapessi farlo, mi cimenterei in un paio di capriole. Proprio qui, davanti a lei. No, forse no. Ho un’immagine da mantenere. Una specie, almeno.
 
<< I colori che li mettono in risalto non la pensano allo stesso modo >> scherzo.
 
Scuote impercettibilmente il capo, alza gli occhi al cielo e poi torna al suo libro. Sta provando ad ignorarmi? E’ così adorabile.
 
A costo di sembrare petulante ed insistente, non credo smetterò di darle fastidio. Prima che possa aprire nuovamente bocca, un telefono prende a squillare. Si blocca di colpo.
 
Infila il segnalibro tra le pagine che sta leggendo. << Ti dispiace? >> mi chiede, porgendomi il libro affinché glielo tenga.
 
Scuoto la testa e lo prendo in custodia mentre fruga nella borsa dall’altro lato, di cui non mi ero accorto. Recupera il cellulare e, dopo aver controllato il nome sul display, i suoi occhi prendono a brillare mentre le sue labbra si aprono in un sorriso.
 
Wow. E’ bellissima. Non credo di averla mai vista così nei confronti di qualcosa. Non che io l’abbia vista in molti frangenti. Conosco appena tre versioni di questa ragazza e nessuna di quelle ha a che fare con ciò che sto gelosamente osservando.
 
Vorrei farle esattamente lo stesso effetto. Ci riuscirò mai?
 
<< Nonna! >> esclama. E’ italiano?
 
Dopo una leggera pausa, prosegue. << Certo! >> credo sia decisamente italiano.
 
Non smette di stupirmi. Parla tedesco, inglese e italiano. Resto in ascolto nonostante, come per il tedesco, riesca a capire solo una parola ogni tanto.
 
E’ incredibile come non abbia un accento inglese o tedesco mentre parli. Sembra quasi sia nata per parlare ogni lingua esistente in maniera estremamente corretta: come fosse una nativa.
 
Mi ricordo del libro che sto reggendo e lancio, finalmente, un’occhiata alla copertina per soddisfare la mia curiosità. “Le petit prince” di Antoine de Saint-Exupéry. Francese? Apro in corrispondenza del segnalibro e leggo qualche parola. E’ proprio francese.
 
Questa ragazza parla fluentemente tedesco, inglese (con un accento che non ho ancora decifrato), italiano e legge in francese. Tutto in uno. E’ straordinaria.
 
<< Sì, è arrivato >> afferma e in ogni parola c’è un piccolo sentore di felicità.
 
Potrei vivere di questo per sempre. La osservo avidamente. La osserverei per tutta la vita. Non mi importerebbe di quanto patetico, imbranato o maniaco potrei sembrare.
 
<< Va bene. Ci sentiamo domani. Buonanotte >> pronuncia con la voce più morbida io abbia mai sentito.
 
Sono quasi tentato di sposare le sue corde vocali.
 
Attacca e ripone il cellulare con cura.
 
<< Mi nascondi altro? >> le chiedo.
 
Sussulta appena. Come se si fosse dimenticata della mia presenza e la mia voce gliel’avesse ricordato. Quasi a dimostrarlo, mi lancia un’occhiata sorpresa.
 
Attendo che dica qualcosa.
 
<< Harry? >> esterna il suo stupore.
 
<< Ciao, Char >> ripeto, modificando di poco l’intonazione.
 
<< Non chiamarmi Char >> mi ricorda. Mi era mancato il suo finto divieto.
 
<< Sei un po’ ripetitiva >> la prendo in giro.
 
Sgrana gli occhi, indossando una finta espressione offesa. Mi dà un piccolo schiaffo sul braccio. Mi era mancato il suo tocco delicato.
 
<< E fai ancora schifo >> continuo con un risolino.
 
Mi lancia un’occhiata truce. << Cosa ci fai qui? >>
  
Non sono ancora pronto per questa domanda. A dimostrazione, cambio discorso di scatto. << Avrei potuto essere un maniaco >> alludo alla mia precedente preoccupazione.
 
Mi scocca il suo tipico sguardo eloquente. << Perché, non è il tuo secondo nome? >>
 
<< Solo il mio lavoro part-time >> commento con un mezzo sorriso.
 
Voglio solo godermi la sua compagnia. Voglio solo scoprire chi è davvero questa ragazza.
 
<< Guadagni bene? Potrei farci un pensierino >>
 
<< Non potresti >> rispondo secco.
 
Mi guarda interrogativa, aspettando che mi spieghi. Non la faccio attendere oltre.
 
<< Ci sono dei requisiti minimi previsti >>
 
Trattiene un risolino. << Oh, del tipo? >>
 
Prendo a guardare davanti a me. Lascio andare il libro in grembo. << Tanto per iniziare…una certa dose di forza >> conto sulle dita della mano destra.
 
Di sottecchi cerco di controllare la sua reazione. La bocca spalancata tra il “finto offesa” e “chiaramente divertita”. Mi volto dalla sua parte. Non esiste che io perda occasione di memorizzare quest’espressione.
 
<< Diciamocelo, in caso di stupro dovrei fare tutto io >> continuo, alludendo all’ultima volta.
 
<< Non sembrava ti dispiacesse la scorsa volta >> mi fa notare con una lieve malizia.
 
<< Puoi biasimarmi? >>
 
Scoppia a ridere. E’ stata la mia espressione? Il mio tono di voce? Io? Se capissi cosa la fa scattare in questo modo, lo userei di continuo. La sua risata è uno dei miei suoni preferiti.
 
Dopo essersi calmata, riprende la parola. << Attendo gli altri requisiti >>
 
<< Oh, certo. Dovresti essere una tipa misteriosa dal passato tormentato >>
 
Diventa seria di colpo. << Non mi conosci allora >>
 
Inarco un sopracciglio. Cosa le succede? Cosa sta insinuando?
 
<< Eh? >> mi sfugge.
 
Non ha molto senso, me ne rendo conto. Il punto è che non riesco a controllare la mia bocca. Mi fissa intensamente per qualche istante. Ho l’impressione stia per dirmi qualcosa di estremamente vitale. Come sempre, però, ho la sensazione devierà la conversazione.
 
<< Potrei ucciderti mentre svolti l’angolo >> riprende con un sorrisino.
 
<< Una nuova versione di “Jack lo Squartatore”, mi complimento >> e mimo un elogio con la mano.
 
<< Con la differenza che non sei una prostituta >> scherza.
 
<< Sarei una grandiosa prostituta da vicolo >> affermo con una punta d’orgoglio.
 
Sorride. << Non mi hai detto cosa ci fai qui >> mi ricorda.
 
Non credo ci sia modo di raggirarla. Devo arrendermi. Ho evitato la domanda per un tempo straordinariamente sorprendente. Mi sorge un dubbio: è solo curiosa o vuole sentirsi dire che sono qui per lei? Credo sia la seconda.
 
<< Mi trovavo da queste parti… >> inizio.
 
<< Ma dai >> commenta, sarcastica.
 
<< …e ho pensato di fare un salto per concederti quel famoso appuntamento >> cerco di apparire serio ma un sorriso sghembo si piazza sul mio viso, tradendomi.
 
Apre appena la bocca. Un impercettibile soffio d’aria l’attraversa. E’ rimasta senza parole? Non può essere. Sono sicuro che in quella testolina ci sia più di un modo per controbattere.
 
<< Ti sei dato tutta questa pena per me >> fa una pausa. << Inutilmente >> aggiunge, piuttosto seria.
 
Ha cambiato idea? La scorsa volta, quando ha pronunciato la fatidica frase che mi ha portato qui, sembrava più che propensa a rivedermi. Era solo un modo per prendermi in giro? Per non dirmi un secco “no”? Anche se, in tutta onestà, dubito sia il tipo di persona che si farebbe problemi a rifiutare qualcosa o qualcuno. O me.
 
Forse mi sta solo mettendo alla prova. Che sia o meno così, non mi arrendo adesso. E perché dovrei?
 
<< Allora, ti va bene domani sera? >> ignoro il suo “rifiuto”.
 
<< Sei sempre stato un tipo insistente? >>
 
<< Nah. Credo sia arrivato con la pubertà >> ironizzo.
 
Sorride sotto i baffi. Il telefono riprende a suonare. Non è la stessa suoneria di prima. Deduco non sia una chiamata. A meno che non abbia impostato diverse armonie in base alla persona.
 
Sobbalza. Lo afferra dopo aver messo sottosopra la borsa. Passa il dito sullo schermo e il telefono smette di strombazzare. << Non posso >> conclude.
 
Recupera il libro dal mio grembo, frettolosa. << Grazie >> mormora e si alza di scatto.
 
<< Cosa c’è? >> domando imitandola.
 
<< Devo andare a prendere Julia e metterla a letto >> risponde mentre infila il libro e il cellulare nella borsa.
 
Controlla la panchina. Si sta accertando di non aver lasciato nulla?
 
<< Parlavo di domani sera >>
 
<< Ho Julia >> ripete.
 
Non riesco a capire se sia una scusa o stia cercando di mettermi alla prova. E’ troppo sfuggente per essere decifrata.
 
<< Per… >> inizio con un filo di voce ma la mia supplica muore in gola quando prende ad allontanarsi a passo svelto.
 
Dovrei seguirla? Credo di non dover insistere o mendicare per stare con lei. Non posso forzarla se non vuole. Sarebbe sbagliato.
 
Percorre una decina di metri. Resto a guardarla. Cosa si fa in questi casi? Si guarda semplicemente la propria “persona” andare via senza sapere se ci sarà un’altra occasione?
 
Si ferma di scatto. Si volta e i suoi occhi cadono decisi su di me.
 
<< Julia è a scuola dalle 8:30 alle 17:00 >> pronuncia a voce alta, affinché possa sentirla.
 
Cosa? Non capisco perché me lo stia dicendo. Resto a guardarla interdetto.
 
<< Tutti i giorni >> aggiunge con un enorme sorriso.
 
Mi sciolgo. Ricambio. E’ tutto chiaro, adesso.
 
     
 






SPAZIO AUTRICE: Buonasera! Vado di fretta per questo non mi tratterrò molto. Spero che il capitolo possa essere quantomeno soddisfacente. In caso contrario, una parola e lo riscrivo (non immediatamente perché non ho molto tempo domani). 
Nel prossimo capitolo farò l'angolo pubblicità, promesso :)
A presto :) x

 
       
  
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