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Autore: Shiida the BlackLightning    01/10/2008    0 recensioni
Victor, un ragazzo come tanti, trasportato da inaspettati eventi, si trova ad essere un nuovo studente in una scuola del nord circondata dal verde. Scoprirà ben presto che fra le mura del suo nuovo liceo si nascondono segreti antichi e più grandi di lui, ma soprattutto un gruppo di ragazze dalle sembiaze quesi divine con una strana passione per il macabro e le notti di luna piena. Il mondo che conosceva sarà cancellato e sotituito con uno nuovo: un mondo in cui Victor, un ragazzo come tanti, avrà un ruolo da protagonista in quello che si rivelerà essere il più grande scontro fra creature della notte e spiriti della foresta. Lasciate un commentino se vi piace!!! plz
Genere: Generale, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo terzo : Lezione di scherma

 

Si buttò sul letto mentre la porta di camera sua si chiudeva di schianto. Aprì un cassetto e tirò fuori un telefonino scuro della NOKIA, ultimo modello. Selezionò rubrica e schiacciò un pulsante di chiamata. Una voce lo informò che il numero da lui chiamato poteva essere o spento o non raggiungibile facendolo andare di matto. Si portò lo schermo davanti agli occhi e vide sparire l’ultima tacca di linea che aveva sul cellulare.

<< Evviva >> esclamò con finta gioia facendo sprofondare il viso nel cuscino. Non riusciva ancora a togliersi quell’idea balorda dalla testa. Potevano essere davvero delle streghe quelle ragazze?

<< Che assurdità! >> esclamò strizzando gli occhi come a voler rimuovere dall’anticamera del cervello tutto l’accaduto. Delle voci fuori dalla camera lo attirarono fino alla porta.

<< Vik! >> lo chiamò la voce perennemente entusiasta di Michael.

<< Che c’è Mike? >> chiese con voce annoiata. Ma la sua risposta tardò ad arrivare infatti notò con piacere che un altro ragazzo se ne stava seduto sul divano e lo guardava.

<< Tu devi essere Victor >> disse quello.

<< Vik >> precisò lui << Victor sa troppo di vecchio >>

Il moro lo guardò sottecchi e riprese a sorseggiare quella che sembrava una bottiglia d’alcool.

<< E tu sei? >>

<< lui è Kevin >> lo informò Micheal prima che quello potesse parlare.

<< Grazie pel di carota, ma ho anche io l’uso della parola >> lo sfotté il moro. Michael si zittì di colpo e gli si mise a sedere vicino.

<< Lieto di conoscerti >> rispose educatamente Victor cercando di essere gentile, forse quel ragazzo si era solo svegliato dalla parte sbagliata del letto ed era irritabile da tutto il giorno.

<< Sei un figlio di papà? >> chiese Kevin con aria spavalda.

<< Cosa? >>

<< Sei qui perché hai fatto le bizze con papino? >>

<< ma che cavolo dici?!? >>

<< Voglio sapere se dovrò pestarti o no in questi giorni novellino >>

la rabbia di Vik aumentò a dismisura fino quasi a fargli fondere tutti gli ingranaggi del cervello.

<< Se proprio vuoi saperlo sono stato mandato in questo maledettissimo buco dal mio caro papino, contro la mia volontà preciserei; e poi se ci tieni a fare il fico puoi anche cambiare camera! >>

Kevin posò la bottiglia a terra e si alzò in piedi. Non l’aveva notato visto che se ne stava rannicchiato in quell’angolo di divano, ma ora che era in piedi tutto era più chiaro. Era almeno dieci centimetri più alto di lui e con una massa fisica notevole. Doveva essere cresciuto mangiando spinaci e spaccando la testa ai secchioni del suo quartiere. Vik si sentì quasi un idiota e per un secondo fu li-li per tagliare la corda ma le gambe rimasero impuntate sul pavimento come due chiodi arrugginiti.

<< Vuoi che ti pesti ora? >> rincarò la dose il moro passandosi una mano sugli assonnati occhi verdi.

<< fa come vuoi >> riuscì a stento a rispondere.

<< Bella prova novellino, ma ti tengo d’occhio >> borbottò sorridendo.

<< Mike, ci vediamo sta sera e se te lo chiedono io sono in giro per la scuola ok? >>

<< ciao Kevin >> lo salutò con la mano il rossino prima che il vero teppista uscisse dalla camera sbattendo la porta.

Le gambe di Victor cedettero di colpo e si ritrovò seduto a terra e con il respiro corto.

<< Sei stato fortissimo, Vik!! Sai la prima volta che l’ho conosciuto mi ha fatto lo stesso discorsino ed io mi sono beccato un cazzotto amichevole, come dice lui, sulla spalla perché ho fatto scena muta!! >>

<< ma che è, un ex carcerato? >>

<< suo padre, ecco perché odia i figli di papà! Non che tu lo sia certo >>

<< posso chiederti una cosa Mike? >>

<< spara! >>

<< ma è sempre così quello? >>

<< Kevin all’inizio è un po’ uno stronzo ma poi quando prende confidenza è un ragazzo ok, te lo assicuro!! >>

Una cosa era certa: non gli avrebbe più messo i bastoni fra le ruote ed avrebbe evitato di rivolgergli la parola se non in occasioni d’emergenza.

<< ora è meglio se dormiamo, domani c’è scuola >> disse aiutando Victor ad alzarsi.

La prima nottata all’ Emerald fu turbolenta e Victor dormì solo per poche ore. Ma il giorno dopo fu quasi peggiore: si svegliò in ritardo e quando uscì dalla camera non trovò nessuno dei suoi due compagni nella stanza. Si vestì più veloce che poteva e si lavò solo i denti. Visto che non aveva visitato tutte le aule si mise a consultare la piantina della scuola che si era rivelata essere una trappola mortale. Fatto sta che trovò l’aula di matematica cinque minuti prima che la lezione terminasse suscitando il riso di tutti i compagni. L’ora dopo non fu di cero migliore: letteratura inglese. Di certo non era la sua materia preferita e l’insegnate, Mrs Growen aveva un non so che di disgustoso nell’alito. Non incontrò ne Mike ne Kevin, per fortuna, fino all’ultima lezione: ossia quella di scherma. Ricordò subito dove si trovava l’aula visto che era quella prima della porta segreta che il giorno prima lo aveva condotto fino al corridoio dell’ala nord-est. Diede una spallata alla porta ed entro con un vistoso sorriso nell’aula. Era pieno di ragazzi e di femmine nemmeno l’ombra. I suoi compagni di lezione erano tutti vestiti con la tuta bianca e la maschera retinata tipica della scherma. Lui fuggì rapido negli spogliatoi e trovò nel suo personale armadietto, con tanto di cognome scritto sopra, una tuta adatta per lui ed un fioretto. Usci traballando e si sedette vicino a Michael che però indossava abiti ordinari.

<< E tu perché non ti vesti? >>

<< Sono esonerato dalla lezione per tutto l’anno visto che ho un polso slogato >>

<< ma dove? Non hai nemmeno un fasciatura?! >> lo rimproverò Vik.

<< Lo so, ma mi fa ancora male! >> rispose Mike mortificato.

<< signor Thompson >> lo chiamò la voce del suo professore.

<< Si signore! >> rispose Victor con tono militare.

<< Cinque minuti di ritardo, se ricapiterà sarò costretto a sospenderla dalla lezione: siamo intesi? >>

<< No signore, cioè volevo dire si >> balbettò rimanendo dritto come un manico di scopa.

<< bene, ci faccia vedere cosa sa fare >> lo incoraggio il professore.

<< James vieni qui per favore >> disse chiamano un ragazzo seduto su di una panca.

<< ma signore vede io non ho mai tirato di spada prima d’ora! Forse è meglio se oggi guardo soltanto? >> domandò supplichevole il ragazzo.

Ma il professore fu irremovibile e malgrado i molteplici tentativi Victor si ritrovò faccia a faccia con il suo avversario. Una ragazzo alto, biondo e con gli occhi azzurri. Il tipico super bello della scuola ma anche il super idiota e stronzo immaginò. James Hawk, si chiamava ed era il figlio del più grande proprietario terriero di Green Valley, il perfetto figlio di papà che avrebbe fatto saltare i nervi a Kevin. Il moro infatti lo stava corrodendo con lo sguardo dall’altro lato della sala. Vik pregò per un miracolo che lo salvasse dalla figura meschina che stava per affrontare ma nessun angelo venne in suo soccorso.

<< En Garde !! >> esclamò James abbassandosi la maschera sul viso.

<< Scusa? >> balbettò Victor prima che un colpo di spada non gli mozzò quasi la testa dal collo.

<< ma sei scemo?!? >> urlò abbassandosi subito la maschera sul viso. Ma James non sembrava sentirlo, o forse solo non voleva. Victor si ritrovò a correre per la stanza cercando di evitare i colpi mortali dell’avversario. Le risate dei compagni lo fecero disorientare e cadde a terra come una pera cotta. Si girò di scatto e si ritrovò la cima del fioretto puntata sull’addome.

<< Basta signor Hawk, credo che il nostro signor Thompson sia stato punito abbastanza per il suo ritardo.. >> sentenziò sorridendo il professore.

<< Lei è troppo buono Professor Black, dico davvero.. >> rispose il biondo adulando l’uomo davanti a lui.

<< Ehy novellino >> lo riprese James prima di raggiungere il suo gruppo di amici. Victor alzò il capo senza però staccare il sedere da terra.

<< La prossima volta stattene a casa ok? Di conigli ne abbiamo già abbastanza nel bosco >> lo schernì con superiorità facendo piegare i compagni di classe dalle risate. Victor si sentì sprofondare: avrebbe voluto tanto spaccargli la faccia ma se solo avesse avuto la malsana idea di affrontarlo sarebbe di sicuro finito all’ospedale. Quindi abbassò lo sguardo ed uscì dalla classe con ancora la tuta addosso.

" Merda " continuava a gridare nella sua mente aumentando il passo fino quasi alla corsa. L’erba bagnata del prato gli stava macchiando il vestito bianco ma non gliene fregava nulla. Il ragazzo era infuriato con se stesso ma soprattutto con il destino; che aveva avuto una nota di riguardo poco entusiasmante per lui. Si strappò dalla tesa il casco e lo gettò a terra in uno scatto d’ira e si diresse lontano. Il suo sguardo ambrato e furioso incontrò quelle che dovevano essere delle stalle e vi ci si intrufolò. Voleva stare un po’ da solo e li avrebbe avuto il tempo necessario per calmarsi, almeno in parte. C’erano una ventina di cavalli e qualche asino da un lato. Afferrò saldamente la spada e inizio a sferzare l’aria con rabbia.

<< Vuoi la guerra signor Hawk? >> chiese verso il nulla che ovviamente non gli rispose. Si girò e sferrò un fondente sbilenco verso l’aria.

<< Come? Non ho sentito, hai paura e ti dispiace?? Sai una cosa? chi se ne frega! >> urlò adirato colpendo con un piede un’indifesa balla di fieno.

Si fermò un secondo per riprendere fiato e poi scattò contro un pilastro di legno.

<< lo sai questa dove te la ficco la prossima volta? >> intimò al palo sorridendo.

<< Cosa vorresti fare con quel fioretto?! >> mormorò una voce confusa alle sue spalle. Victor si girò di scatto reprimendo un urlo e puntò istintivamente l’arma davanti a se. Si strofinò due o tre volte gli occhi con la mano libera credendo di avere un miraggio davanti a se, ma poi capì che la ragazza davanti a lui era più che reale.

<< attento novellino, con quell’aggeggio potresti cavarti un occhio >> affermò sorridendo appena la misteriosa ragazza che aveva visto il giorno prima nel prato.

<< che ci fai tu qui? Sei solo frutto della mia immaginazione! >> esclamò continuando a muovere all’impazzata la spada. La ragazza non rispose e riprese a camminare passando di fianco a lui come nulla fosse. Vik sobbalzò e la seguì con la coda dell’occhio. Prese fiato e si fece coraggio avvicinandosi.

<< Sei un fantasma? >> domandò con voce tremante.

<< No >> disse lei scocciata << ma se vuoi puoi sempre infilzarmi con il fioretto e vedere se esce sangue >> la voce della ragazza era incredibilmente fredda ma melodiosa e le sue labbra si dischiudevano appena quando parlava. Adesso teneva i capelli raccolti in una coda di cavallo alta ed un ciuffo sporgeva dall’acconciatura passandogli davanti all’orecchio destro e cadendo morbido sulla fronte nivea. Non riusciva a spostare gli occhi del suo viso mentre se ne stava piegata sulle caviglie a ranocchia e sistemava un paio di attrezzature.

<< Ehy novellino, la pianti di fissarmi? >> sbottò brusca.

<< ehm, si certo, scusami >> mormorò Victor irrigidito.

<< meglio, allora che ci fai nelle scuderie a parlare da solo? >>

E ora? Sai da oggi sono lo zimbello della scuola e cercavo un posto dove sfogare la mia rabbia repressa ma soprattutto dove nascondermi visto che sono un vigliacco. No, quella davvero non era la risposta da dare.

<< Curiosavo >>

<< certo, con tutte le cose da vedere che ci sono proprio le stalle? >>

<< Amo i cavalli >>

La ragazza gli mostro un sorriso bieco e poi convinto.

<< Davvero? Qual’ è la tua razza preferita? >>

<< Di cosa? >>

<< Di cavalli novellino, di cavalli >>

Ma perché esistevano pure le razze? Si chiese improvvisamente Victor preso alla sprovvista. Rimase a bocca socchiusa per un attimo cercando nei suoi ricordi qualcosa da poter dire.

<< Guarda che lo so che non ti piacciono i cavalli >> disse lei alzandosi e proseguendo per la scuderia.

<< L’ho capito subito… e scommetto anche che non ne hai nemmeno mai montato uno in vita tua >>

<< E allora perché hai fatto la finta tonta? >>

<< Volevo vedere come te la cavavi come bugiardo, ma credo che tu non sia proprio un granché >> ridacchiò.

Ecco, un altro due di picche per Vik.

<< Come ti chimi? >> domandò titubante.

<< Di solito prima ci si presenta >> affermò lei senza nemmeno degnarlo di uno sguardo.

<< giusto, io sono Victor Thompson, ma puoi chiamarmi Vik >>

Il suo sopracciglio sinistro si sollevò un pochetto mentre con la coda dell’occhio lo guardava distrattamente.

<< Ed il tuo nome? >>

<< Ho detto che ci si presenta ma non ho detto che l’avrei fatto >> rispose lei sempre distaccata. Che fosse anche lei una snob come le altre? Una che si sente troppo bella e superiore per mischiarsi con un novellino come lui.

<< E’ da maleducati >> borbottò lui.

<< Anche minacciare la gente con un fioretto sai? >> gli rispose per le rime la mora.

<< io non minacciavo nessuno! >>

<< No, fortunatamente non spaventeresti nemmeno una mosca, ma quello che stavi facendo sembrava davvero un ridicolo tentativo di fare scherma >>

Sentì la rabbia ribollire e senza nemmeno accorgersene alzò la voce.

<< ma che cavolo te ne frega a te? Non ti conosco e adesso non ci tengo più tanto, quindi fatti gli affari tuoi bella! >>

La ragazza scoppiò in una risata calda; assolutamente in contrasto con i suoi modi di prima.

<< Sam >> sibilò sorridendo.

<> domandò lui ormai sciolto dai suoi occhi luminosi.

<< mi chiamo Sam, e grazie per il " bella " di prima >> dichiarò prima di uscire dalla stalla.

<< aspetta! >> implorò quasi assuefatto dalla sua voce seguendola nel cortile ma Sam era come svanita nel nulla, di nuovo. Rimase di sasso prima di rendersi conto dell’ora che si era fatta e rientro di colpo in camera. Evitò la domande di Micheal e sfrecciò in camera stanco morto e senza nemmeno accorgersene si addormentò con i vestiti ancora addosso. Sognò casa sua completamente rivestita di foglie e muschio: e davanti al portone lo aspettava una ragazza bellissima vestita di bianco con i capelli raccolti in una crocchia e gli occhi color del cielo.

 

 

 

 

 

*** Ciao a tutti!!!!! Spero veramente che questa storia piaccia anche se la mia grammatica e la mia sintassi non sono proprio il massimo.... In pratica scrivo un po' con i piedi.... eheheh

Preciso che amo alla follia chi continua a resistere e quindi a leggere questa storia!!!

kiss kiss a tutti!!!!! al prossimo capitolo!!

Ps: lasciate un commentino, mi farebbe davvero piacere sapere cosa ne pensate, si esso positivo o negativo: anche le critiche sono costruttive a volte!!!

  
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