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Autore: supersara    16/09/2014    3 recensioni
Storia ambientata nella Francia del diciannovesimo secolo, quando il mestiere del sarto passò da artigiano ad artista.
Parlerò di una donna che lavorava per Worth e che non ha mai ottenuto le gratificazioni che le spettavano.
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Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Il Novecento
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Per essere grandi, bisogna già nascere grandi…
 


Mi rigirai la pistola che avevo appena acquistato fra le mani. Era pesante e fredda, non avevo mai sparato un colpo in vita mia ma per quello che dovevo fare, probabilmente, non c’era bisogno di molto esercizio.

Con fin troppa freddezza me la puntai alla tempia.

Sarebbe durato un attimo o forse un’eternità, l’importante era il risultato.

Come era stata insignificante la mia vita.

La veste bianca che avevo indossato per l’occasione faceva risaltare la mia magrezza, dovuta alla depressione. Nonostante la drammaticità del momento, non ero riuscita rinunciare alla mia vena teatrale, curando i particolari del mio aspetto: capelli sciolti e selvaggi, piedi nudi e un poco di rossetto.

Era proprio vero: “la storia si ricorda dei re, non dei soldati”.

Nessuno si ricorderà della povera orfana che ha portato alla grandezza la casa di moda Worth.

Ho iniziato a lavorar d’ago a sette anni, quando rammendare e cucire gli sfarzosi vestiti dei ricchi era l’unico modo che avevo per sfamare me e le mie compagne d’orfanotrofio. Con gli anni il talento riposto nelle mie mani si affinò sempre di più, finché non venni notata e presa a lavorare da Charles Worth, il primo uomo ad aver portato il mestiere del sarto da artigiano ad artista… grazie a me.

Per anni ho lavorato per lui, ottenendo una modesta retribuzione e poche soddisfazioni: le mie produzioni portavano il suo nome e mentre Charles si pavoneggiava in salotti di lusso tra i nobili, io e le sue sottoposte lavoravamo, talvolta anche di notte per la troppa richiesta di capi firmati da lui.

“Tu sei diversa da noi, hai talento, sei tu che lo hai reso grande! Vai via, prenditi le tue soddisfazioni!” Queste parole uscivano tutti i giorni dalle bocche delle mie compagne, alcune sincere e speranzose di vedermi brillare, altre gelose e desiderose di allontanarmi da quella sartoria.

Arrivò il giorno in cui mi convinsi a dar loro ascolto.

Da quando abbandonai la casa di moda, Worth, deciso a vendicarsi, diffamò il mio nome dandomi della prostituta e causando la mia rovina.

Nella Francia del diciannovesimo secolo, nessuno era disposto a offrire lavoro ad una donna di dubbia moralità. Così, distrutta dagli stenti, tornai da lui che mi riprese senza pensarci due volte e mi ordinò di realizzare un abito da ballo per una delle più importanti dame di Francia, di cui non sapevo nemmeno il nome. L’indomani i nobili si sarebbero cimentati in una gara di ballo e la signora in questione aveva rifiutato il vestito creato per lei dallo stesso Worth. Fui costretta a realizzare in una notte quel maledetto capo d’abbigliamento, dando fondo a tutte le mie energie e lo feci con la seta più pregiata di tutta l’oltralpe.

Fu il mio lavoro migliore, quello che diede ancora più fortuna a Charles di quanta non ne avesse già, nonché l’ennesima mia disfatta. Continuavo a marcire nell’ombra…
Forse per essere grandi, bisogna già nascere grandi. Io non avevo quella forza in grado di elevarmi ad artista.

Le lacrime cominciarono a scendere copiose dai miei occhi. Si viene al mondo per una ragione ma se non si può realizzarla, allora tanto vale andarsene…
Non sentii male, non percepii nemmeno il rumore dello sparo.

Morii sola e sconosciuta, ma Charles Frederick Worth entrò nella storia. 
  
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