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Autore: Nina Ninetta    16/09/2014    3 recensioni
*IN FASE DI EDITING*
L'avventura di tre giovani amiche - Teddy, Morena e Grimilde - si svolge in soli due giorni: un week end speciale che decidono di trascorrere in un resort per festeggiare l'addio al nubilato di Teddy, inconsapevoli che qui incontreranno i fantasmi del loro passato, con cui saranno costrette a confrontarsi, senza poter più rimandare.
PS. Il titolo è tratto dalla canzone "Per Sempre" di Nina Zilli.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2
 

 
«Uuuaaahhh!!!» Grimilde si era sporta dai seggiolini dietro, indicando con l'indice la maestosa struttura che si perdeva a vista d'occhio sul finire del sentiero alberato « È quello! È quello l'albergo!» aveva abbracciato prima Teddy alla guida, stampandole un bacio sulla guancia, poi Morena seduta accanto al seggiolino dell'autista, quindi era ripiombata al suo posto, saltellando e battendo le mani come una bambina.
Non stava più nella pelle!
Teddy e Morena si erano lanciate uno sguardo divertito, ridacchiando.
Grimilde poteva pur avere ventisei anni, ma spesso e volentieri ne dimostrava dieci e tante volte, nel corso degli anni, Teddy aveva dovuto fare da ambasciatore di pace tra lei e Morena, praticamente il suo opposto.
Avevano parcheggiato all'ingresso dell'imponente struttura bianca e subito dei ragazzi in abito scuro avevano dato loro il benvenuto, chiedendo gentilmente le chiavi dell'automobile, sottolineando che avrebbero trovato le valigie all'interno della suite che avevano prenotato.
Teddy aveva osservato il fuoristrada marcato BMW allontanarsi con un po' di apprensione: se Marcelo avesse saputo che aveva lasciato la sua macchina in balia di estranei, probabilmente sarebbe andato su tutte le furie.
«Allora, sei contenta sposina?» Grimilde le era saltata addosso e per poco non erano cascate entrambe sulla strada fatta di ciottoli:
«Avrete speso un patrimonio. A me bastava stare con voi...»
«Si, ma stare insieme in un luogo di lusso è meglio che in un locale qualsiasi, no?»
Teddy aveva allora visto Morena scuotere il capo, sapeva benissimo che detestava quel lato materiale di Grimilde, ma infondo la loro amica bionda era divertente anche per quello. Dava quel tocco di superficialità che, altrimenti, sarebbe mancato al loro ineguagliabile trio.
«Dai, entriamo, entriamo» Grimilde si era avviata su per le scale e sia Teddy che Morena l'avevano seguita a ruota:
«Quarantotto ore ininterrotte con lei e poi dovrai ricoverarmi» la voce di Morena era stata tutt'altro che scherzosa e Teddy aveva riso, circondando con un braccio le sue spalle, stringendola a sé. Le sarebbero mancate tanto quelle due dopo il matrimonio con Marcelo.
Una volta dentro entrambe erano rimaste incantate dalla fontana al centro dell’ hall, avevano guardato l'acqua scorrere e assumere sempre colori diversi, poi la voce acuta di Grimilde le aveva riportate sulla terra ferma.
Quest'ultima aveva sorriso ammiccante al ragazzo dietro la reception, poi si era voltata verso le sue amiche e aveva mostrato loro le chiavi della camera, come si farebbe con un trofeo, aveva quindi lanciato un occhiolino al ragazzo e, ondeggiando il suo bacino stretto, fasciato da un paio di shorts striminziti, gli aveva infine mandato un bacio.
Teddy aveva visto Morena sbuffare e non aveva potuto fare a meno di ridere, poi l'avevano raggiunta all'ascensore.
Qualche ora dopo fra Morena e Grimilde era già in corso il primo battibecco.
La ragazza mora stava bussando per l'ennesima volta sulla porta del bagno, intimando alla biondina di muoversi, erano già le otto passate e non voleva arrivare tardi alla cena servita in albergo, detestava non essere puntuale.
Grimilde aveva gridato qualcosa oltre la porta e Morena le aveva risposto che era la millesima volta che lo diceva, ma che ancora non era uscita da quel maledetto bagno.
Teddy aveva sghignazzato, mentre si passava l'ultima pennellata di lucido sulle labbra, specchiandosi nell'immensa cornice affissa alla parete:
«Dai, lasciala stare, lo sai com'è fatta!»
Morena si era allora seduta sul letto:
«Lo so e mi chiedo quando diventerà un po' più responsabile»
«Ehi, è la mia festa di addio al nubilato, non voglio passare il tempo a mettere pace fra di voi come se foste due piccioncini»
«E cosa ti aspettavi? Spogliarelli e ragazzi sexy?» Morena le aveva sorriso, mentre la porta del bagno si apriva:
«E perché no! Si potrebbe far..»
«Grimilde, santo cielo! Sei ancora in accappatoio!» l'ira di Morena era crescente, ma la sua amica parve non sentirla nemmeno, farfugliando, davanti ai suoi vestiti sparsi sul letto, che era indecisa su cosa indossare.
Teddy aveva allora capito che se non fosse intervenuta, Morena l'avrebbe presa a morsi e trascinata in sala da pranzo in accappatoio. Con tutta la pazienza e la dolcezza del mondo aveva colto Morena sotto braccio, annunciando che si sarebbero avviate a cena:
«Così tu avrai il tempo di decidere con calma»
Il viso di Grimilde si era rabbuiato appena, non le piaceva l'idea di restare da sola, ma forse questa volta aveva davvero esagerato e annuì, mogia.
Fu quando si avvicinò allo specchio, per un ultimissimo sguardo alla sua immagine riflessa, accertandosi che tutto fosse in ordine, che Grimilde adocchiò di sfuggita una cosa che la incuriosì. Si era allora avvicinata alla finestra e il pavimento le era venuto a mancare sotto i piedi: quello che stava vedendo era il bus della Federación de Chile.
Aveva afferrato la sua pochette luccicante al volo ed era uscita di corsa, avviandosi a grandi falcate (nonostante i tacchi alti) verso l'ascensore, ma quando aveva visto quest'ultimo salire fino al suo piano e aveva udito distintamente voci maschili provenire dal suo interno, l'istinto l'aveva portata a salire velocemente la rampa di scale alla sua sinistra, dove si era appollaiata con il cuore impazzito. Aveva avuto perfino paura di respirare, temendo che potessero scoprirla. Ma c'era ancora una speranza, si illuse, la speranza che lui, Nicolas Antonio Romero, non fosse stato convocato nella Federación.
Aveva intrecciato le mani sul petto e guardato il soffitto:
«Ti prego, Dio, ti prego! Fa che lui non ci sia, ti prego!»
Ma Dio non l'aveva ascoltata e la voce allegra di Nicolas l'aveva riconosciuta all'istante, nonostante fossero trascorsi diversi anni. Si sporse appena, per avere la conferma dei suoi timori e lui era proprio lì, davanti l'ascensore, con un borsone ai piedi a ridere e scherzare con un suoi compagni di squadra.
Lo aveva guardato a lungo, accorgendosi che il suo sorriso non era cambiato per niente, ma aveva di sicuro perso quell'aria da ragazzino che aveva avuto a quei tempi, adesso il suo era un fascino da uomo adulto, però il sorriso era rimasto quello spensierato e un po' infantile di sempre.
Ricordò quella volta che Teddy aveva annunciato a lei e a Morena di essersi innamorata di lui. Morena era andata su tutte le furie, affermando che non erano fatti per stare insieme. Anche Grimilde pensava che Nicolas fosse lontano anni luce dalla sua Teddy, così delicata e intelligente, ma una cosa l'aveva trattenuta dal dirglielo schiettamente: i suoi occhi, quelli di Teddy, si erano illuminati quando aveva pronunciato il nome del ragazzo. Quando aveva comunicato alle sue migliori amiche di essersi innamorata di Romero, doveva esserlo già da un pezzo e lo sguardo diceva che era stracotta di lui.
In quel lontanissimo pomeriggio aveva solo pregato che la sua amica non ne avrebbe sofferto e, rannicchiata su quelle scale, aveva rinnovato la sua preghiera al Signore.
Il tempo trascorso sui gradini le era apparso interminabile, poi quando era stata sicura che tutti i pallavolisti della Federación de Chile fossero nelle proprie stanze, aveva fatto le scale a due a due per raggiungere quanto prima la sala da pranzo.
Teddy e Morena erano balzate dalla sedia quando Grimilde aveva picchiato le mani sul tavolo, mentre respirava affannosamente:
«Grimi, che succede?» la voce di Teddy era stata colma di paura, una paura che si era accentuata quando la sua amica l'aveva guardata con quei suoi occhi azzurri, prendendo le mani nelle sue:
«T-Teddy, i-io non lo sa-sapevo...»
«Sapere cosa, Grimilde? Ci stai spaventando!» il cuore di Morena aveva improvvisamente accelerato i battiti, poi avevano udito un mormorio di voci giungere da lontano.
Le tre ragazze e i pochi presenti si erano voltati in direzione della porta e, in gruppi di due,  tre o quattro, i giocatori cileni avevano fatto il loro ingresso:
«Oddio, no!» aveva lagnato Grimilde vedendoli.
Per un attimo Teddy era stata sicura di accasciarsi sul pavimento, sicura che le gambe non l'avrebbero sorretta. Invece lo fecero e fu anche peggio.
Nicolas si era fermato a qualche metro da lei, i ragazzi che passavano fra loro oscuravano la vista dell'uno all'altra, ma poi riapparivano come d'incanto, ad intervalli quasi regolari.
Era così diverso adesso, con i capelli corti e il pizzetto, senza quel taglio sbarazzino e il viso liscio, privo di barba, inconsciamente si chiese se fosse cambiato anche caratterialmente.
Come una stupida si ritrovò a sperare di no.
Non udì la sua voce, troppo bassa, ma lesse distintamente sulle labbra il suo nome «Teddy».
Avrebbe voluto scappare.
«Oh mio Dio, Teddy! Sei davvero tu!» la voce allegra di Alexander Martinez risvegliò tutti dallo stato di semi coscienza in cui erano sprofondati:
«In carne ed ossa» aveva risposto lei, sforzandosi di sorridere al suo vecchio buon amico Alex, il quale le era andato incontro a braccia aperte:
«Guarda qui come sei cresciuta...» aveva continuato ironico e, stringendola a sé, aveva potuto avvertire il suo nervosismo.
Morena, che fino a quel momento era stata destabilizzata quasi quanto Teddy per la sorpresa, si mosse in direzione di Nicolas e, seppur in maniera ovattata, sentì Grimilde chiederle dove stesse andando. Gli aveva sorriso porgendogli la mano e si era sentita sollevata quando lui l'aveva stretta nella propria, sorridendo di rimando:
«Signorina Pardo»
«Romero»
Avevano allargato i loro risi e si erano abbracciati.
Il rapporto con Morena non era stato molto idilliaco all'inizio della sua storia con Teddy, ma con il tempo avevano imparato a convivere e ad accettarsi a vicenda, per il bene profondo che entrambi provavano nei confronti di Teddy.
Sciogliendo il loro abbraccio avevano guardato Alex scherzare con Teddy e Grimilde e Morena non si stupì di notare che quest'ultima si era già ripresa dallo shock iniziale. A volte invidiava la sua perfetta capacità di adattamento alle situazioni più difficili e imbarazzanti.
Nicolas si era avvicinato alla biondina, scompigliandole i capelli, una cosa che, ricordava, odiava a morte e, proprio come si era aspettato, questa lo aveva guardato male, prima di sorridergli e saltargli addosso, in un abbraccio esuberante, che rispecchiava appieno la sua personalità:
«Ciao leone! Ce l'hai fatta, eh!?»
Già, ce l'aveva fatta a realizzare il suo sogno di diventare un pallavolista famoso in tutto il mondo, ma a quale prezzo?
A quel punto aveva guardato Teddy e aveva fatto la prima cosa che gli era passata per la mente: si era chinato a baciarle una guancia, un bacio lungo e delicato, incurante degli occhi delle sue amiche e di quelli di Alex che li fissavano.
Incurante dell'espressione esterrefatta e un po' spaventata di Teddy.
 
Martinez si allontanò dalla sua vecchia amica, accingendosi a raccogliere la camicia e la cintura dal pavimento.
Infondo si era divertito tantissimo a mettere in scena quello spogliarello, non a caso aveva accettato immediatamente la proposta che Grimilde gli aveva avanzato subito dopo cena. Quella ragazza non era cambiata di una virgola da quando era poco più che un'adolescente, a differenza di Teddy che, invece, nel corso degli anni sembrava aver incrementato le sue doti coscienziose e razionali.
Cercò con gli occhi Nicolas e un po' si stupì di trovarlo ancora sull'uscio della porta, con la spalla contro lo stipite, a braccia conserte, non riuscì tuttavia a decifrare la sua espressione, sembrava distratto dai pensieri che, probabilmente, si annidavano nella mente. Per l'ennesima volta si chiese quali emozioni avesse provato rincontrando Teddy, dopo ben sei anni dal loro addio forzato.
La musichetta allegra di un cellulare lo riportò con l'attenzione al presente, vide la futura sposa rispondere con un «ciao amore» e, mentre si avviava fuori dalla sala, gli inviò un sorriso, lui rispose con un occhiolino, poi prese a rivestirsi.
 Con la coda dell'occhio Morena rivolse lo sguardo verso la porta, dove Nicolas aveva preso posto dall'inizio di quella...buffonata. Si, perché l'idea dello spogliarello era stata, ovviamente, di Grimilde, la stessa che in quel momento la tirò per un braccio, tenendo gli occhi fissi su Alex:
«Accidenti, si riveste di già!» Morena si liberò con uno strattone da quella presa, infastidita, ma la sua amica non parve accorgersi della sua indignazione e seguitò «Mmm non sai quello che gli farei...»
«Oddio Grimilde, sei...sei...irrecuperabile!» a quel punto la biondina si era voltata a guardarla, con lo sguardo malizioso:
«Non dirmi che non ti piacerebbero le sue mani su di te..» aveva preso ad accarezzarle la pelle nuda di un braccio con un dito e Morena si era allontanata all'istante:
«Smettila! Quando fai così mi sembri...mi sembri... »
Poi la risata spontanea di Martinez attirò l'attenzione di entrambe - per la felicità di Grimilde – ma infondo anche per quella di Morena, la camicia bianca indossata da quest'ultimo era ancora sbottonata, ma fu solo quando lui parlò che la bionda alzò gli occhi sul suo viso:
«Ma possibile che voi due litigate sempre!» il sorriso dell'atleta cileno disarmò Grimilde
«Già, le faccio ancora da babysitter, sai?» sia Morena che Alex risero e la ragazza dagli occhi azzurri saltò addosso alla sua amica, schioccandole un bacio sulla guancia:
«Litighiamo perché ci vogliamo taaaanto bene!»
Morena scosse il capo, sorridente. Era vero, le voleva un bene dell'anima, nonostante tutto, ma qualcosa ben presto attirò la sua attenzione e quella di Alex.
 
Marcelo le stava raccontando della sua giornata lavorativa e della vittoria ottenuta in tribunale per quella causa che gli stava tanto a cuore, ma la mente di Teddy non riuscì a comprendere una parola di quello che le stava dicendo.
Nicolas Romero era a pochi passi da lei e non accennava a spostarsi dalla porta per permetterle di lasciare la sala e chiacchierare, finalmente in santa pace, con il suo fidanzato.
Perché, dannazione, perché non si faceva da parte?
Quegli occhi scuri la fissavano come se avessero potuto fulminarla da un momento all'altro e lei si ritrovò a sentire quelle vibrazioni di disagio che a volte provava da ragazzina, quando la osservava con insistenza, anche dopo il loro primo bacio.
Il suo primo bacio...
Lo oltrepassò  di traverso, evitando di urtarlo con la spalla, anche solo di sfiorarlo, a testa china, ma la sensazione di quello sguardo penetrante su di lei rimase e, con esso, anche tutte le emozioni allegate.
Non lo guardò in faccia, nemmeno per un istante, non lo sfiorò, neppure accidentalmente. Teddy era fatta così: era stata una ragazza orgogliosa a quei tempi, figuriamoci adesso che era cresciuta. La seguì con lo sguardo mentre camminava lungo il corridoio dell'hotel. Sentì l'improvvisa necessità di parlarle. Lanciò un'ultima occhiata ai suoi amici e incontrò gli occhi seri di Morena e quelli preoccupati di Alex, poi la seguì.
 
 
 
  
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