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Autore: Lucy Light    01/10/2008    6 recensioni
“Dottore, io non riesco a levarmelo dalla testa.”
"Capisco"
“No, lei non può capire. Voglio dire, ero a tanto così dall’essere nominata scrittrice dell’anno. A tanto così” dissi, unendo pollice e indice “a un niente. E lui cosa fa? Cosa fa?”
“Salva l’intero mondo magico da una feroce dittatura basata su violenza, terrore e distruzione.”
“Precisamente.” risposi abbandonandomi di schianto sul lettino “E’ inconcepibile. Inammissibile. Insopportabile.”
“Signorina...”
“Io non capisco dove ho sbagliato. Un giorno occupavo le prime pagine dei giornali e il giorno dopo questo ragazzino, questo pivello con manie di grandezza mi frega ogni dannata colonna disponibile.”
La fronte del dottore si corrugò in tante rughe d’espressione. “Io credo che lei dovrebbe fare una vacanza. Schiarirsi le idee. Ecco, che ne dice di Bali? Un mio paziente c’è andato per una settimana e ne è tornato come nuovo. Allora? Che le pare?” chiese, ansioso di togliersi la sottoscrita dalle scatole.
Lo squadrai con sufficienza “Quelle rughe le diventeranno un problema fra qualche anno, sa?”
Mai dimenticarsi di Rita Skeeter.
Genere: Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hermione Granger, Rita Skeeter
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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“La prego, non mi dica che è grave!” La giovane donna si aggrappò istericamente al braccio del Medimago che cercava da più di venti minuti di scrollarsela di dosso, senza riuscirci.
“Mi ascolti, so che è preoccupata... mi lasci... ma non è proprio il caso! E’ viva, sana e vegeta, solo tagliuzzata qua e là e sotto shock. Ha bisogno di un mese, forse due, totalmente tranquilli.”
Hermione si staccò di botto da lui. “E me lo dice così?”
Il Medimago sospirò. Sempre la solita storia: facevano tante scene pensando che il parente o l’amico del cuore fossero crepati, e poi quando scoprivano che in realtà non erano gravi si lamentavano lo stesso. Pazienti mai contenti, diceva un vecchio proverbio ospedaliero quanto mai vero.
“Avrà bisogno di riposo. Pace, tranquillità. Qualcuno che le badi. E poi...” Poi si guardò attorno con circospezione “Lei è una parente?”
“No!” urlò la ragazza, terrorizzata all’idea. “Sono una... conoscente. Alla lontana.”
“Bè, signorina conoscente, spero che lei sappia chi ha ridotto madama Skeeter in questo stato.”
Lei deglutì. “Ne ho una vaga idea” pigolò infine.
Il Medimago sorrise trionfante. “Allora dovrà comunicarlo alla signora al più presto. Non sempre si è così fortunati da sapere chi è l'aggressore... bè” si bloccò vedendo che la poveretta davanti a lui tremava ed era bianca come cencio “capisce cosa intendo, vero?”
“Forse...” Hermione si sentì venir meno.
“Bene, bene. Insomma, qui ci sono tutti i presupposti per una denuncia! La signora è sotto shock e potrebbe non ricordare, ma se c’è lei ad aiutarla sarà tutto più semplice. Non trova, signo...? Signorina! Si sente bene?”
Come una a cui è appena stato detto che andrà sotto processo. pensò
Le gambe della ragazza si mollificarono, mentre nella sua testolina partiva una maratona di pensieri tutt’altro che piacevoli.
La litigata con Ron... il superlavoro al Ministero... la denuncia... no, non ce l’avrebbe mai fatto a sopportare tutto questo.
L’unica speranza era che Rita si scordasse tutto, poco ma sicuro. E lei avrebbe dovuto allontanare in ogni modo i sospetti da sè e... oddio, che casino! Perchè, perchè non si era controllata?
Prima che potesse lanciarsi fuori dalla finestra, una massa di piume planò fino a lei. Il Medimago la guardò con una faccia schifata. “Non voglio Strillettere qui! Sciò!” Il gufo sorrise (?) con superiorità, poi si diresse verso la camera dove giaceva Rita addormentata.
“Pennuto insolente... Medimaga Doris! Mi dia quella scopa.” Il cuore di Hermione s’agitò alla vista della ramazza presa in considerazione dal Medimago, e subito abbrancò il volatile. “Se è così urgente da essere una Strillettera scommetto che Rita non s’arrabbierà se la prendo io!”
Il Medimago la guardò con disappunto combattendosi fra la gioia di giocare a baseball con il gufo e la sua natura igienista, ma alla fine vinse quest'utimo.
“Vada pure” disse rassegnato, indicando l’uscita della Sala ad Hermione, che si catapultò fuori.
Si stazionò in un bagno vuoto, e, dopo un semplice Muffliato, aprì la bomba.

Rita carissima! Cosa mi hai combinato? Farsi aggredire da Hermione Granger! Farla arrabbiare, addirittura! No, così non va, non va davvero... la migliore amica di Harry Potter! Insomma! Mi dispiace, ma non so se è possibile che continui a lavorare per noi! Capisci, vero? Abbiamo una linea da seguire, perbacco.  E poi l’intervista non c’è! Mi spiace, ma su di te dovrò decidere cosa fare... e non credo che le cose andranno per il meglio. Dedalus Lux”

Catapultata contro il muro dall’urlo, la ragazza osservò ridacchiando i gufetti che le giravano intorno alla testa prima di darsi uno scrollone e riprendersi.
Hermione si fece piccola piccola. Per colpa sua Rita aveva perso il lavoro, allora... bè, una cosa poco piacevole... ma d’altra parte se l’era cercata.
Ebbe un colpo quando la porta del bagno si aprì cigolando. Doris, l’infermiera della scopa, era lì di fronte a lei con un’altra Strillettera e una faccia come a dire “Mica è colpa mia...”. Disperata, Hermione la prese in consegna, mentre la donna si scusava “Il Medimago rischiava l’infarto, e non era proprio il caso... Sa, oggi sono stati ricoverati nove maghi dal Ministero, poverino, e toccano tutti a lui... ha i nervi fragili, alle volte.” disse con fare materno. “Con questo gufo ha provato a farci un cuscino.”
“Che cosa?” balbettò Hermione, ma l’altra era già uscita ciabattando sulle piastrelle lucidissime. Rassegnata alla piega folle che aveva preso la giornata, Hermione aprì con la dovuta cautela la Strillettera, e un vocione rauco la buttò quasi a terra.
Signoriiina Skeeter! Le ricordo che oggi doveva pagarmi l’affitto di questo meeeeese! E del precedeeeente! E di quello prima ancoooora! E gli altri glieli ho solo condonaaaati, non se lo scordi! Sono stufa di aspettare i miei sooooldi!
Mio nipooote mi ha detto che è stata licenziaaaaata, signorina! E quindi non mi lascia altra sceeelta!
Lei da oggi è sfrattata!  Buttata fuori di casa!  Si venga a preeeendere le sue quattro coooose. entro domaaaani.”
La lettera si sbriciolò in una nuvoletta di fumo.
Hermione girò la testa verso lo specchio: una ragazza scioccata la stava guardando con aria spaesata. In che mondo viveva Rita Skeeter? Direttori pazzi e portinaie sadiche... Yuppidu.  
Scrollò il capo, ricomponendosi. Non erano certo affari suoi come viveva una giornalista di un giornale di infima qualità.
Non potevano mandarle un intervistatore decente? Come quel bel pezzo di ragazzo che si occupava dello sport... Lì era tutta un’altra storia...
Guardò i resti bruciati della carta rossa, brutali in tutta la loro vita e anche nello strascico della morte. Le lettere cercavano di azzannarla con le poche forze rimaste.
Sfratto e licenziamento, per non parlare dell’aggressione... cosa avrebbe fatto Rita?
La domanda la colpì come un fulmine.
Già.. cos’avrebbe fatto?
Il suo cervello cominciò finalmente ad ingranare.

Vedevo... stelline... e anche... piume... piume? Oh no! Falchi!!
Mi tirai su a sedere di scatto, solo per vedere Hermione Granger davanti a me, con un sorrisone su quella faccia da santarella martire e un gufo tra le grinfie orribilmente senza smalto.
“Che c’è, speravi che non mi muovessi più?” chiesi, notando la gioia che svaniva dal suo viso.
Come al solito non si scompose. “Veramente volevo vedere come stavi.”
L’odore di disinfettante, le pareti bianche e i lettini fecero il resto. Mi misi i miei occhiali e la guardai attraverso le lenti frantumate.
“Perchè sono al manicomio? Mica sono tua sorella gemella.”
Battendo un’orribile ciabattina traforata (dove l’aveva trovata? Nelle Cioccorane?) sul pavimento e alzando gli occhioni al cielo, il rospo mormorò ”Siamo al San Mungo, Rita.”
Un urlo di raccapriccio percorse la mia gola per arrivare fino ai vetri smerigliati delle finestre, frantumandoli “NON E’ POSSIBILE!” e mi presi la testa fra le mani.
Forse voi non potete capire l’orrore che mi prese a quelle parole. Anzi, sicuramente non potete.
Ebbene, essere al San mungo per me voleva dire una cosa sola: cioè che i falchi non erano un incubo, che Miss perfettini mi aveva aggredito davvero e che l’intervista era definitivamente, irrimediabilmente bruciata. Mi accasciai fra i cuscini augurandomi di morire lì, seduta stante. Non avrei sopportato l’onta di un licenziamento neanche a vent’anni, figuriamoci a quarantasette!
Prima che potessi dire qualcosa, Miss perfettini si protese verso di me, invadendo il mio già ridotto e depresso spazio vitale.
“Rita... il motivo per cui sono qui è che ti sono arrivate due Strillettere. Stavano per essere distrutte e allora...” disse contorcendosi le mani e guardandomi negli occhi “...allora le ho lette.”
Io non la ascoltavo, spostando la testa da una parte e dall’altra canticchiando “E’ solo un sogno... un sogno senza senso...”
Questo mio attacco di demenza senile, invece di scoraggiarla come avrebbe fatto con ogni normale essere umano, le diede chissà come il permesso di continuare. “Ascolta, prima la notizia seria.” sorrise “Non lavorerai più per un po’. Sei in vacanza, Rita!”
La guardai spaesata per un paio di secondi “In va... vacanza?”
“Proprio così! Per un po' non lavorerai più.” annuì la pazza convinta, agitando quella sua testa cespugliosa.
Il mio labbro tremò.
“Sono rovinataaaa! come farò adesso? I miei boa di piume... il lucidante di olio di balena per la penna... la trapuntina di cashemere lavorato degli elfi domestici... i miei occhiali di ametista nero! Non avrò più nienteeeeee!” Mi abbandonai ad un pianto disperato
“Su su” disse prendendomi una mano imbarazzata “Va tutto bene...”
In quella si sentì uno SCATABRANG da paura, un accordo cacofonico e fragoroso a cui seguì una lunga sequela di imprecazioni.
“Gufi! Valigie! Per la barba di Merlino, questo è un ospedale! Non il dannato porto di Londra! Non la schifosissima, sudicia King’s Cross! La miseriaccia ladra di quella donna che...”
Hermione si lanciò, devo ammetterlo, con sincero impeto per fermare quella cascata di improperi da cui persino io stavo imparando qualcosa di interessante.
Solo che non riuscì ad arrivare alla porta.
Un’ondata di valigie la travolse, e con gioia lacrimosa vidi che le valigie erano mie e che Hermione ci era quasi morta sotto. Tale padrona tali cose, giusto?
“Queste sono della signora.” ringhiò il Medimago esausto sepolto lì dietro. “Insieme ad un’altra -per le sottane di Morgana! Un’altra!- Strillettera.”
La pace del San Mungo venne squarciata per qualcosa come la centesima volta nel giro di un’ora: la mia signora e padrona di casa, aspirante cantante d’opera caduta in disgrazia, non aveva proprio una vocina da uccellino. Diciamo piuttosto da troll ubriaco.
“Signoriiina Skeeter, ci ho ripensaaato. Se ne deeeeve andare oooggi da casa miiia. c’è un inquiliiino pagaaaante che si è fatto avaaaanti. Per quel che la riguaaarda si trooovi un altro poooosto! Addioooo!”
Osservai la carta incenerirsi e sporcare il mio lindissimo lenzuolo e guardai Hermione. “Eh?” riuscii a dire.
Lei non sapeva più da che parte guardare, quindi si fissò i piedi, pardon, le ciabattine fashion. “Ecco... era la cattiva notizia. Ma non temere” disse “ho la soluzione!”
Qualcosa nel mio cervello mi avvertì del pericolo, ma il mio livello di allarme si era abbassato di botto dopo gli avvenimenti delle ultime cinque ore. Ormai un terremoto e un bigodino perso mi scuotevano allo stesso modo. Bè, forse una lacrimuccia per il bigodino... ma comunque ero una donna di ghiaccio.
“Sentiamo questo guizzo di genialità, allora.” dissi poco convinta rimirandomi le unghie. La mia sufficienza non spaventò miss Perfettini, assolutamente sicura di sè e (ma perchè?) talmente sorridente e luminosa da sembrare un lampadario. Mi piantò gli occhi addosso, esigendo la mia attenzione.
“Io avevo pensato, ecco...” fece una pausa teatrale “vuoi venire a vivere da me?”

  
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