Serie TV > The Mentalist
Segui la storia  |       
Autore: LyraB    17/09/2014    1 recensioni
Il caso Doyle è più intricato del previsto: pochissimi sospetti, alibi di ferro e mancanza di prove. Non basterà nemmeno l'aiuto di una vecchia conoscenza del CBI per risolverlo, anche perchè nel frattempo John il Rosso ha deciso di tornare in campo, pronto a tutto pur di distruggere definitivamente il suo eterno rivale. Tra disegni su Disneyworld, tazze di tè ormai fredde e cartelloni di prima elementare, sarà l'ultimo incontro tra Jane e la sua nemesi. Un incontro che potrebbe rivelarsi più scioccante del previsto.
-- Seguito di "Scarpette Rosse"
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Patrick Jane, Red John, Teresa Lisbon, Un po' tutti | Coppie: Jane/Lisbon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Al di là del rosso dell'arcobaleno'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A




Il vicolo cieco era sporco e buio, nonostante il pomeriggio fosse pieno di sole. Non c'erano lampioni e l'unica cosa che riempiva il piccolo spazio tra i due condomini vicini era una scala antincendio di alluminio e una serie di cassonetti per l'immondizia che riempivano l'aria di odore acidulo e riversavano rivoletti di unto sull'asfalto. In sottofondo lo sferragliare dei treni rivelava le vicinanze di una ferrovia.
Un nastro giallo e nero chiudeva l'ingresso al vicolo e due volanti della polizia di Sacramento erano posteggiate appena fuori; un gran via vai di agenti si affaccendava per tenere i curiosi lontani ed effettuare i primi rilievi.
Teresa e Patrick lasciarono la macchina in doppia fila e si precipitarono nel vicolo, incuranti del nastro e della polizia.
- Ehi, voi due, dove credete di andare? - Esclamò un agente, acciuffando Patrick per un braccio.
- Siamo agenti del CBI. Beh, per la verità lei è un'agente del CBI. - Disse indicando Teresa, già arrivata a metà del vicolo - Io sono solo un consulente, ma… -
Non gli servì finire la frase, perchè il poliziotto lo lasciò andare e Patrick potè raggiungere Teresa, la quale stava battibeccando con il comandante della pattuglia per potersi avvicinare di più.
- Il caso non è del CBI, agente Lisbon, mi dispiace. -
- McDale è una nostra vecchia conoscenza: vorremmo solo dare un'occhiata, non interferiremo nelle indagini, glielo assicuro. -
Patrick li raggiunse e li superò con aria disinvolta senza degnarli nemmeno di uno sguardo.
- Ehi! Non può andare oltre! - Esclamò il comandante.
Patrick aveva deciso però che c'erano cose ben più importanti da fare che non ascoltare qualcuno che voleva dargli ordini.
Si fermò a un passo dal corpo di McDale, chinandosi per osservarlo meglio: era steso a terra con gli arti scomposti, l'asfalto intriso di sangue sotto il suo corpo, gli occhi sbarrati rivolti al cielo e il viso contratto in una smorfia di dolore.
- Jane, non potevi passare! - Esclamò Teresa, più per dovere che per vero rimprovero.
- Sempre meglio chiedere il perdono che il permesso, Lisbon. - Sentenziò lui.
Alle spalle di Teresa l'agente in comando stava brontolando al telefono e Teresa disse:
- Abbiamo cinque minuti prima che il capo mi chiami per dirmi di lasciare questo posto a chi è di competenza. Dobbiamo muoverci. -
Senza farselo ripetere due volte, Patrick alzò gli occhi per capire da dove era precipitato.
- Allora? - Lo incalzò Teresa.
- Non è stato un incidente. -
- E lo dici perchè… -
- Perchè incidente significa sporgersi troppo e sporgersi troppo implica finire proni, non supini. Lui è indietreggiato, indietreggiato fino a precipitare. Lo dice anche lo sguardo di terrore nei suoi occhi. -
- Che non può essere causato semplicemente dal fatto di stare precipitando? - Domandò Teresa polemica, alzando un sopracciglio.
- Non ha avuto il tempo di realizzarlo. È caduto dal secondo piano. - Rispose Patrick.
Stavolta Teresa lo guardò sbattendo le ciglia, sinceramente ammirata.
- E questo come lo sai? -
- Perchè è l'unica finestra da cui si stanno affacciando degli agenti. - Disse Patrick con un sorrisetto, indicando il palazzo alle spalle della sua collega e i due ragazzi in divisa che si sporgevano da una finestra per guardare nel vicolo.
Teresa ebbe appena il tempo di alzare gli occhi al cielo prima di sentire il telefonino vibrare.
- Lisbon. - Rispose a malincuore.
La voce irata del capo la costrinse a scostare il telefono dall'orecchio e a fare cenno a Patrick di seguirla. Gli sguardi degli agenti della polizia di Sacramento li seguirono con lo sguardo mentre si allontanavano, ascoltando compiaciuti Teresa che si scusava ripetutamente al telefono per essere andata oltre le proprie competenze.

La sera era scesa su Sacramento e il cielo era indaco e turchese. Le prime stelle si accendevano ad est e il traffico si stava intensificando, mentre la gente si affrettava verso casa.
Anche la palazzina del CBI si era svuotata, solo la luce nell'ufficio di Teresa era ancora accesa: Patrick le aveva rifilato metà dei fascicoli sui dipendenti della Visualize per scoprire dove si nascondeva John il Rosso e insistere sul fatto che avevano sfogliato inutilmente quei file migliaia di volte era stato come parlare al vento.
- Un'ultima occhiata, Lisbon. Solo un'ultima occhiata. - Le aveva detto con quei suoi intensi occhi azzurri.
E come le capitava spesso, Teresa si era ritrovata a sospirare e accettare. Seduta alla sua scrivania con una enorme tazza di caffè davanti, aprì il primo file e si mise a rileggere i dati su uno dei giovani membri della Visualize. Bevve un sorso di caffè dando un'occhiata all'orologio: erano solo le nove, ci sarebbe voluta tutta la notte.
Grace entrò nell'ufficio del suo capo con un sorriso gentile.
- Capo, io e Rigsby siamo di turno per tenere sotto controllo i telefoni della Stan e di Mendelev. - Disse con dolcezza. - Se vuoi possiamo sbrigare un po' di lavoro per te, così puoi andare a casa. -
Teresa la guardò colpita e Grace si accorse dello stupore nei suoi occhi.
- Pensavamo che forse ti piacerebbe passare più tempo a casa, adesso. - Spiegò con un sorriso.
- È un pensiero gentile, Grace, ma preferisco pensarci io. - Disse Teresa, suonando molto più fredda di quanto avesse voluto per non permettere alla voce di incrinarsi al pensiero della casa vuota che l'aspettava al suo rientro.
Grace rimase un attimo in silenzio, spiazzata da quella reazione, poi si sforzò di sorridere.
- Se cambi idea siamo di là. -

Teresa rimase seduta alla scrivania quasi un'ora, sfogliando file su file senza leggerli con troppa attenzione. Era molto stanca, la sera prima non aveva dormito quasi per niente e la giornata si era rivelata molto più faticosa del previsto. Si sorprese a guardare sempre più spesso l'orologio e a valutare seriamente la proposta di Grace.
Certo, non sapeva come spiegare loro quell'improvviso interesse per la Visualize e John il Rosso… ma dopotutto poteva inventare qualunque cosa e Wayne e Grace non avrebbero fatto domande: non era la prima volta che si buttavano in una ricerca non autorizzata. E poi, a ben guardare, quella ricerca non era neanche un suo dovere: era solo per fare contento quell'insopportabile consulente che riusciva sempre a fare il bello e il cattivo tempo nella sua vita. Poteva benissimo lasciarla a metà.
Nonostante il timore del silenzio che regnava a casa, Teresa pensò che con la mente riposata sarebbe riuscita a trovare qualche nuovo indizio con più facilità; qualche minuto più tardi comparve nell'open space con la giacca in mano e la borsa a tracolla.
- Credo che andrò a casa, ho bisogno di riposarmi un po'. - Disse. - Se volete sulla mia scrivania ci sono dei fascicoli da guardare. Stiamo cercando nuove connessioni tra John il Rosso e la Visualize. -
Grace e Wayne si scambiarono uno sguardo e poi guardarono Teresa, ma non chiesero spiegazioni.
- D'accordo. Faremo del nostro meglio. - Disse Grace con un sorriso. - Buonanotte, capo. -
- Grazie, ragazzi. Buonanotte. - Rispose Teresa.
Quando uscì dall'edificio del CBI per dirigersi a casa si rese conto di aver inconsciamente tirato un sospiro di sollievo.

Wayne sfogliava svogliatamente le pagine del fascicolo che aveva davanti mentre aspettava che Grace tornasse con i due caffè doppi che aveva promesso. Il rumore di passi affrettati sul linoleum lo fece trasalire: si mise composto e si sfregò gli occhi, cercando di non sembrare troppo assonnato.
- Jane. - Disse quando vide il consulente apparire sulla porta dell'open space.
Nonostante fosse notte fonda Patrick non sembrava nè stanco nè insonnolito, anzi: pareva in agitazione.
- Lisbon. Dov'è Lisbon? -
- È andata a casa. - Disse Grace comparendo alle sue spalle con una tazza di caffè in ogni mano. - Era stanca e ha lasciato a noi il suo lavoro. -
- A casa? - Domandò Patrick, la voce alterata.
- Sì. - Disse Grace, scioccata da quella reazione. - Ma che succede? -
- Con tutto il lavoro da fare che le ho lasciato è andata a casa? - Domandò ancora Patrick.
- Ci siamo offerti di aiutarla e… - Tentò Grace, ma fu subito interrotta:
- Quanto tempo fa è andata via? - Domandò Patrick.
- Verso le nove. - Intervenne Wayne. Ora anche lui era preoccupato. - Jane, è tutto a posto? C'è qualcosa che dobbiamo sapere? -
Jane si voltò e si diresse verso l'ascensore senza rispondere a nessuna domanda.

Mentre la sua Citroën azzurra sfrecciava nel buio di Sacramento superando di gran lunga ogni limite di velocità Patrick teneva una mano sul volante e una sul cellulare, richiamando Teresa ogni volta che il telefono si ostinava a dirgli che "il numero da lei chiamato è spento o non raggiungibile".
- Rispondi, Lisbon, accidenti. -
L'auto inchiodò davanti all'ingresso del complesso residenziale dove abitava Teresa e Patrick scese in fretta. Non si curò nemmeno di spegnere i fari o di chiudere la macchina: raggiunse la porta e si lanciò verso il campanello, sperando di svegliare la proprietaria e di ricevere i suoi insulti. Dopo cinque minuti di insistente scampanellio, però, dovette ammettere che in casa non c'era nessuno. Nessuno che potesse rispondere, per lo meno.
Prese il cellulare provando a telefonare ancora, sperando di sentirsi dire da Teresa che non era tornata subito a casa e che era altrove, ma proprio mentre stava per avviare l'ennesima chiamata i suoi occhi acuti notarnono uno scintillio vicino allo zerbino.
Riattaccando bruscamente, si chinò e sfiorò con le dita il piccolo oggetto che rifletteva la luce fioca dei lampioni, sollevandolo per guardarlo meglio.
Era un piccolo crocefisso d'argento con l'anellino spezzato. Le sottili decorazioni d'argento e i minuscoli zirconi che lo decoravano erano incofondibili: era il crocefisso preferito di Teresa, quello che aveva ereditato da sua madre. Lo portava raramente, solo nei momenti in cui sentiva di avere più bisogno di forza; come quando decidi di tornare al lavoro dopo aver scoperto che la tua bambina è stata rapita da un serial killer, per esempio.
Patrick strinse il ciondolo nel pugno, pensando che non poteva essere caduto da solo: Teresa non se ne sarebbe mai separata. Le punte del crocefisso affondarono nel suo palmo quando capì cosa voleva dirgli: non si era allontanata di sua spontanea volontà.














Due capitoli in uno, stavolta!
Prendetelo come un... doppio episodio!

(Tra l'altro stasera c'è The Mentalist su Rete4... ho deciso che guarderò il resto degli episodi in tv)

Ringrazio chiunque si fermi a leggere e a chi troverà il tempo per un piccolo commento.

Il prossimo aggiornamento sarà il
20 settembre (prima della festa dell'oratorio che mi prenderà molto tempo)
... e le indagini saranno costrette a prendere un ritmo più serrato.
Il tempo stringe.

Flora
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Mentalist / Vai alla pagina dell'autore: LyraB