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Autore: Alex Wolf    17/09/2014    3 recensioni
Storia prima denominata "La frusta dell'esorcista."
Dal capitolo 7°.
«Siete spregevole!» La mano di Thierry sfiorò la mia guancia, prima che la mia stessa Innocence gli imprigionasse il polso in una morsa ferrea. Riuscii a vedere il mio riflesso nei suoi occhi sorpresi, spaventati: una macchina assassina che non prova pietà per nessuno, neppure per coloro che combattono nella sua stessa fazione.
«Sono un diavolo, scelto da Dio ma pur sempre un diavolo, e in quanto tale è nella mia natura essere spregevole» sibilai, strattonandolo da una parte. Il corpo dell’uomo volò attraverso la foschia, tagliando la nebbia e creandovi un corridoio che si andò a riempire qualche minuto dopo il suo passaggio; dopo di che, atterrò sotto l’albero del Generale. Richiamai a me l’innocence, tornando a vedere a colori abitudinari e sistemai entrambe le braccia sui fianchi. Gli puntai un dito contro, affilando lo sguardo quasi a volerlo tagliare. «Prova a sfiorarmi ancora e la tua vita finirà in quell’istante.»
Genere: Generale, Guerra, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Allen Walker, Nuovo personaggio, Rabi/Lavi, Un po' tutti, Yu Kanda
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2.



Hänsel und Gretel.


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You never know.
 
 


«Oh, Evangeline oggi per te ho una splendida missione. Te ne andrai dritta in Germania, nella regione del Baden-Württemberg a esplorare la Foresta Nera.» Komui, seduto dietro la sua elegante e disordinata scrivania, mi porse il materiale per la missione con un sorriso serafico stampato in faccia. «Ultimamente ci sono stati molti avvistamenti di Akuma nei pressi dei numerosi boschi che la compongono, pensiamo possa esserci dell’Innocence.»
Inarcai le sopracciglia e cominciai a scrutare alcune delle informazioni riportate nel fascicolo, mentre Lenalee entrava nella stanza e mi sorrideva, per poi andare a versare del caffè al fratello.
«Ciao Evangeline.» Smisi di sfogliare le pagine quando una notizia mi saltò agli occhi, facendomi mettere sull’attenti.
«Una missione in coppia?!» Sibilai, indirizzando il mio sguardo freddo verso Komui. L’uomo mi sorrise affabilmente, tentando di nascondere la paura che la mia voce gli procurava ogni volta e annuì.
Una missione in coppia. Non uscivo mai in coppia con nessuno a parte Lenalee, ma se questa volta Komui mi aveva chiamato separatamente da sua sorella, avevo pensato, era perché la missione richiedeva molta forza bruta e un notevole impegno fisico che la ragazza non avrebbe potuto sopportare. Lenalee era un’ottima esorcista, certo, ma ogni tanto si faceva prendere dal momento e si gettava a capo fitto nella protezione degli esseri umani che ci circondavano dimenticandosi dei suoi doveri, e la cosa non andava bene. Non ero mai stata contraria al suo modo di pensare, ai suoi ideali che tentava continuamente di mettermi in testa però ero fatta a modo mio e continuavo a pensare che lei fosse troppo buona, troppo fragile.
Lenalee per me era sempre stata fragile. Una creatura che aveva bisogno di protezione e tranquillità, per la quale avrei dato la vita. E anche se a volte mi era sembrata più impetuosa di un uragano sul campo di battaglia e non si era mai arresa, anche se aveva combattuto con quella determinazione che le scorreva dentro il sangue con naturalezza non ero mai riuscita a cambiare idea. Lenalee era troppo buona e io l’avrei protetta.
«E chi sarebbe il mio compagno, Komui?» chiesi chiudendo con forza il fascicolo, mentre i miei occhi scuri seguivano la sagoma della ragazza cinese che si apprestava a uscire dalla stanza. Quando Lenalee fu finalmente uscita mi riconcentrai su Komui.
L’uomo sospirò, bevve un sorso di caffè e infine disse: «Non capisco questa tua freddezza nei miei confronti. Sei sempre così cattiva, non mi vuoi neppure un po’ di bene Eve?»
«Non chiamarmi Eve, Komui!» Sbraitai, avvicinandomi con velocità alla scrivania e stringendo con forza il suo profilo. Mi sentivo così violata dagli altri quando mi chiamavano Eve.
Mi sembrava di essere esposta a un qualche tipo d’affetto che non sarei stata in grado di ricambiare, o anche se ci fossi riuscita non avrebbe portato a nulla di buono. Ero un’esorcista e non potevo lasciarmi andare alle emozioni, perché se l’avessi fatto avrebbe voluto dire diventare debole.
Le emozioni, tutte quelle che non sono rabbia e odio erano sono inutili. Non ti portano ad altro che la sconfitta e l’incapacità di agire, pensai. Se ti affezioni a qualcuno penserai a proteggerlo, mandando a monte la missione e rischiando di perdere l’innocence.
«O-ok.» Il supervisore si ritrasse sulla sua sedia, stringendo fra le lunghe dita la tazza di caffè bollente.
Sospirai e lasciai andare la scrivania e le scartoffie che avevano avuto la sfortuna di incontrare la mia stretta poi feci un passo indietro e incrociai le braccia al petto. «Scusami, Komui» mormorai, realmente costernata dal mio cattivo carattere. Scossi il capo e spostai il peso da una gamba all’altra. «Chi sarà il mio compagno, Komui? Spero che non si tratti di Lenalee, ho dato una letta a questi dati e la missione mi sembra troppo cruenta p…»
«Oh, Kanda!» Komui si alzò in piedi senza lasciarmi finire il discorso, con gli occhi brillanti sotto le lenti degli occhiali. Mi morsi le guance per non gridargli dietro brutte parole, girandomi su me stessa per seguire il percorso che stava compiendo. Quindi, socchiusi di poco le labbra quando le mie iridi scure si poggiarono sul ragazzo appena entrato.
Era un esorcista più grande di me, ma non adulto, e aveva lunghi capelli neri legati in una coda e una corta frangia che gli ricadeva sugli occhi. I suoi occhi, un blu scuro tendente al nero, incenerirono il supervisore con uno sguardo quando questo gli poggiò una mano sulla spalla e lo condusse verso la scrivania.
Kanda Yuu sarebbe stato il mio compagno per la missione? Rabbrividii al solo pensiero e smisi di tormentarmi le guance con i morsi di frustrazione. Io e Kanda non ci eravamo mai parlati molto, solo qualche litigio di tanto in tanto quando uscivamo in missione con Lenalee su chi fosse il più forte in combattimento.
«Kanda, Evangeline è la tua compagna in questa missione» squittì l’uomo, gettando in avanti Kanda per ritornare alla sua scrivania. Il ragazzo, mosso dalla forza della spinta amichevole di Komui, fece qualche passo in avanti arrivando a sfiorarmi il torace con il suo. Assottigliai lo sguardo facendo un passo indietro, lui mi imitò.
Non mi sforzai neppure di sorridere a quel ragazzo e rivolgendomi direttamente al supervisore affermai: «Questa missione è una passeggiata, Komui. Posso farcela benissimo da sola, senza avere un peso sulle spalle più grosso e alto di me.»
«Tzk, neppure tu sei tanto leggera» si limitò a commentare il ragazzo, incrociando come me le braccia al petto.
Lo guardai con il fuoco negli occhi e mi preparai a ribattere, quando Komui intervenne cinguettando: «E questo è il perché vi ho messi in squadra assieme! Siete sempre così freddi con tutti, magari assieme troverete un giusto feeling!» Il supervisore si avvicinò a noi sorridente, con uno strano sguardo riposto dietro le lenti degli occhiali.
D’istinto feci un passo indietro, più che certa che in quella mente malata il cinese stesse tramando qualcosa, ma l’uomo fu più veloce e mi prese per la manica della divisa attirandomi a se, come stava capitando a Kanda. Essendo entrambi più bassi di lui non si sforzò molto ad abbracciarci per le spalle e spremerci uno contro l’altra. Sfortunatamente quella che risentì di più di quella stretta fra i tre fui io, con il mio metro e settanta d’altezza ero la più bassa del gruppo.
«Komui» protestai visibilmente seccata, mentre con le mani poggiate sul petto di Kanda tentavo di fare leva per allontanarmi da lui, che nell’intento di fare la stessa cosa aveva poggiato le mani sulle mie spalle.
«Ti taglierò a fette con Mugen!» ringhiò Kanda. Komui, per dispetto, ci strinse un po’ di più limitando i miei spostamenti e facendomi finire la faccia a raso collo di Yuu, che s’irrigidì. Ma che saltava in mente al nostro supervisore? All’improvviso gli era passata la sindrome della sorella e gli era venuta quella per gli esorcisti? Proprio non capivo. In ogni modo una cosa la sapevo: Komui stava giocando con la sua vita come se non valesse niente. Gliel’avrei fatta pagare cara.
«KOMUIIII» gridammo entrambi e allora l’uomo ci lasciò. Potendo finalmente muovermi, poggiai le mani sul petto di Yuu e lo spinsi via, portandomi una mano al collo per massaggiarlo.
«Feeling un corno, Komui Lee! Ora te la faccio vedere io!» Ululai, poggiando una mano sulla mia Innocence.
«Evangeline, tieni a freno gli istinti!» Qualcosa mi colpì in testa all’improvviso, portandomi a voltare il capo con velocità e ad afferrare il polso del mio assalitore. Lenalee sussultò appena quando la strinsi con forza nella mia presa, poi si rilassò nel momento in cui la liberai.
«Lenalee?» Cosa ci faceva lei li? Aveva assistito a tutta la scena? A giudicare dal colpo che mi ero presa in testa avrei giurato di si. Sospirai, accarezzandomi il punto dolorante e alzai gli occhi al cielo: lei capitava sempre quando non doveva.
«E tu fratellone: non giocare col fuoco » rimbeccò Komui come se fosse stata loro madre, con una scintilla di amore nascosta nello sguardo severo.
 
 
Il treno viaggiava con velocità, fuori dal finestrino vedevo il paesaggio cambiare in fretta senza che avessi il tempo di studiarlo a dovere. Era come osservare una macchia indistinta di verde delle più svariate sfumature, bianco e azzurro. Era come guardare la vita che mi scorreva fra le mani, così sfuggevole.
«Ti odio» sussurrai al mio riflesso senza pensare. Il Finder seduto accanto a me mi scoccò un’occhiata, lo vidi dalla sua immagine riflessa dal finestrino, restando però muto.
Stupidi Finder. Non avevo nulla contro di loro, ma solo sentirli accanto a me, solo sapere che erano una palla al piede per la missione –perché lo erano. Erano uomini normali non compatibili con l’innocence- mi metteva addosso una tale ansia. Non volevo proteggere nessuno durante le mie missioni. Volevo solo pensare a portare a termine il mio compito, mentre loro erano solo d’intralcio.
«Il sentimento è reciproco» rispose Yuu, chiudendo con uno schiocco il fascicolo che teneva stretto fra le mani. Con le lunghe dita arrotolò i fogli del rapporto, poi lo infilò con disinvoltura dentro la lunga giacca che faceva parte della sua uniforme.
Non lo degnai di uno sguardo, poggiando le fronte sul finestrino del treno per avere un po’ di sollievo dal caldo che la mia, di divisa, mi provocava. Ancora adesso mi continuavo a domandare perché mi fossi fatta fare dei pantaloni lunghi e stretti, e non una gonna corta come quella di Lenalee, che trattenevano il mio calore corporeo facendomi assomigliare a una stufa; mi chiedevo perché non avessi scelto una semplice canottiera, al posto di una giacca corta e scura che attirava i raggi del sole come mosche al miele.
Sbuffai, creando un alone di condensa sul finestrino.
«Oh, guarda che bel ragazzo.»
«Shhh, Maddy non vorrai che ci senta, e poi ha la ragazza» sussurrò una voce attirando la mia attenzione. I miei occhi corsero sui sedili del treno posizionati accanto ai nostri, due ragazze stavano parlottando tra loro mentre una di queste arrossiva violentemente nell’incontrare il mio sguardo. Inarcai le sopracciglia sorpresa e mi voltai verso Yuu, sempre rigorosamente silenzioso con quella sua espressione indecifrabile in viso.
«Ehy, Yuu.» I suoi occhi blu scuro mi freddarono subito, mentre con un cenno del capo gli indicavo le due ragazze. Lui aggrottò le sopracciglia e si voltò a fissarle, finendo col farle arrossire entrambe.  I loro gridolini sommessi occuparono il mio spazio uditivo quando il ragazzo tornò a fissare davanti a se, me.
Incrociai le braccia al petto e rizzai leggermente le spalle, riducendo gli occhi a due fessure. «Non troverai mai una ragazza se continui a comportarti così, Mr. Codino» gli dissi, per poi poggiarmi con la schiena allo scomodo schienale di pelle blu del vagone.
«Tzk» fu la sua unica risposta, prima che si voltasse e iniziasse a guardare il paesaggio sfuggente dal finestrino. Rimasi a osservare Yuu per qualche tempo, domandandomi cosa lo rendesse così fuggente e riservato, ma rinunciai quasi subito a trovare una risposta.
Yuu era Yuu, ed era fatto a modo suo come io ero fatta a modo mio. Sarebbe stato inutile tentare di capirlo, quando persino i suoi gesti erano calcolati in modo da tenerti all’oscuro di tutto. Chissà se un giorno sarei riuscita a comprenderlo. Lui che era così taciturno… era così simile a me. Chissà che storia aveva alle spalle.
«24» sussurrai, scrocchiano leggermente le nocche. Gli occhi blu del ragazzo mi osservarono taciturni, confusi. «24 è il numero delle persone uccise in una settimana nella Schwarzwald. Che tipo di Akuma potrebbe fare questo? »
«Tutti» soffiò annoiato Yuu, tornando al paesaggio. Chiusi gli occhi e scossi il capo, schioccando con forza la lingua. Non era mai importato neppure a me degli uomini che si impicciavano negli affari dell’organizzazione, che continuavano ad andare contro la morte nonostante tutto; li avevo sempre trovati stupidi. Ma in questo caso… era diverso, era diverso perché quelle 24 vittime erano tutti bambini.
«24» ripetei ancora, spostando lo sguardo verso l’esterno del finestrino «bambini.»
Dal vetro potei vedere Yuu sospirare, estrarre dal lungo soprabito il fascicolo datoci da Komui e sfogliarlo con velocità, per poi bloccarsi a una pagina. «Komui ha denominato il caso: Hänsel und Gretel. Dodici coppie di bambini, tutti provenienti da paesi che costeggiano la Foresta Nera, uccisi e portati fuori dalle porte delle loro case come trofei.»
Mi strinsi un po’ di più le braccia al petto, socchiudendo le palpebre per mettere a fuoco il volto di Yuu riflesso nel vetro. Il suo sguardo era tutto per il fascicolo, e non si stava minimamente accorgendo di avere le labbra socchiuse in una specie di smorfia che lo rendeva più umano, più distante dal suo essere “freddo”.
Rose fremette al mio braccio, portandomi a scattare e metterci una mano sopra. Kanda mi rivolse un’occhiata fugace, inarcando le sopracciglia. Scossi impercettibilmente il capo, stringendo di più Rose.
«Qualcosa non va?» Borbottò Kanda.
«Io… ho bisogno di prendere un po’ d’aria» sussurrai, alzandomi in piedi di fretta e sgusciando fuori dal posto assegnatoci. Non badai neppure alle occhiate che quelle due ragazze mi rifilarono, tanto Rose mi pulsava nel posto.
Mi chiusi alle spalle la porta della cabina e mi lanciai contro la piccola ringhiera che divideva il vagone dal binario. L’aria soffiava attorno a me, alzando in ciocche disordinate i miei capelli neri e facendo danzare la frangia prima composta sulla mia fronte. Chiusi gli occhi e feci respiri profondi, tentando di dimenticare il dolore provocatomi da Rose. Oh, in questi casi avrei voluto prendere la mia innocence e gettarla via, o in borsa magari ma non potevo. Rose era attaccata ai nervi del mio polso e riceveva impulsi dal cervello quando era attiva, per questo aveva le movenze di un serpente, e mi faceva vedere le stelle quando… c’erano Akuma nelle vicinanze.
Aprii gli occhi all’improvviso, guardandomi attorno con circospezione attivando Rose, che subito si arrampicò verso il mio collo e si fermò sull’altra spalla. La mia vista perse colore, mantenendo solo quelli primari. Volteggiai su me stessa in cerca di qualsiasi cosa sospetta. A un tratto, un movimento colse il mio interesse e poi un tonfo. Proveniva dal tetto.
Una smorfia si disegnò sulle mie labbra, l’adrenalina prese a scorrere nel mio corpo. Prima di agire, però, un qualcosa scattò nel mio cervello: avrei dovuto avvertire Yuu? Forse… nah. 
Tirai indietro il braccio destro e lanciai la mia frusta verso l’alto, con tutta la forza che avevo. A qualcosa si sarebbe attorcigliata la mia Rose, no? Le mie preghiere furono esaudite quando, dopo pochi secondi, sentii Rose tendersi in segno di assenso. Saltai sulla piccola ringhiera del vagone e poi mi lanciai verso l’alto, tirando la frusta verso di me in modo da venire slanciata sul tetto della carrozza. Folate di vento forte, molto di più rispetto a prima, mi schiaffeggiarono con cattiveria mentre i caldi raggi del sole tedesco mi scaldarono la pelle.
Feci un passo, attenta a dove mettevo i piedi, poi un altro. Niente. Disattivai l’innocence e mi accigliai, perplessa. A parte il rigoglioso panorama non sembrava esserci altro che la carrozza sotto i miei piedi, il vento che mi pizzicava la pelle provocandomi un po’ di sollievo dal troppo caldo e il cielo sopra la mia testa.
Tic. Tic. Tic.
«Bloody Rose: Spine dell’inferno! » Urlai, voltandomi con velocità. La mia innocence fremette, mentre la pelle nera che la ricopriva si lacerava e, al suo posto, spuntavano borchie affilate e appuntite che brillavano al sole come diamanti. Potevo sentire ogni lacerazione come se fosse stata sulla mia pelle, ogni borchia spuntare sulla mia innocence come se stesse trafiggendo la mia carne. Perché i tipi parassita erano così dolorosi? Repressi una smorfia e strinsi i denti, mentre la mia innocence si andava a scontrare con… il piatto di una spada.
«Yuu?» Abbassai il braccio, ricevendo in cambio un occhiata folgorante dal mio compagno di missione. I suoi occhi si ridussero a due fessure mentre Rose si ritirava per tornare un bracciale e lui riponeva Mugen nel fodero.
«Ma sei impazzita!? Volevi farmi fuori!?» Sbraitò, animando la conversazione con gesti più che eloquenti.
Incrociai le braccia al petto, iniziando a battere un piede sul tetto del vagone. «Tzé. Al massimo avrei potuto graffiarti la faccia, Kanda. Dopo tutto, sei veloce.»
«Tzk.» Voltò il viso verso la foresta che stavamo affiancando e vi impresse un’espressione gelida. I lunghi capelli neri schioccavano nel vento come i miei, animando le folate di suoni diversi dai loro sibili. «Scendiamo» ordinò.
Lasciai cadere le braccia lungo i fianchi, ma non smisi di battere il piede sul tetto. Ma era diventato scemo tutto insieme?
«E le valigette? I rapporti?» Chiesi, alzando la voce per sovrastare un fischio del treno.
«Il Finder si occuperà di tutto, ora dobbiamo andare. Prima ci addentriamo nella foresta, prima troviamo quel dannato Akuma e l’innocence, prima torniamo alla home» spiegò annoiato, come se tutto quello fosse ovvio.
«E come ci arriviamo nella foresta?! Il treno viaggia a…»
«La tua frusta, usiamo quella dannata innocence. Può arrivare a grandi distanze, vero? Gioca a fare la scimmia come sempre e attaccala a un ramo» borbottò esasperato, come se anche quel piano fosse ovvio. «Muoviti» ordinò, venendo nella mia direzione e passando una mano attorno ai miei fianchi. «Ormai stiamo uscendo dalla foresta.»
Inarcai le sopracciglia e poggiai una mano sul petto di Yuu, allontanandolo da me. «Woooho, codino boy, che stai facendo?»
Lui fece una smorfia e alzò gli occhi al cielo. «Non lo faccio perché mi piaci» chiarì, «ma perché è il modo migliore per non cadere. Cosa credevi, che ti avrei dato la mano per intraprendere un volo di non so quanti metri da un treno in corsa a un albero, con il rischio di cadere? Tzk.» Beh, come ragionamento non faceva una piega. Tutta via, detestavo essere toccata da qualcuno; solo sentire il calore del loro corpo mi faceva tornare alla mente quell’incendio, le mie ustioni.
Ma non potevo tirarmi indietro. Pregai che il Finder fosse a conoscenza delle intenzioni di Yuu, quando gli passai a mia volta un braccio dietro alla schiena e attivai l’innocence.
«Sei disgustosa con l’innocence attivata. Sembri un demonio, detesto i tuoi occhi» borbottò il ragazzo.
«Beh, tu sei orribile anche senza innocence» ribattei, lanciando Rose verso uno degli alberi più vicini. Rafforzai la presa sul ragazzo e insieme prendemmo la rincorsa e ci lanciammo dal treno, abbandonandoci alla sorte.
Le braccia di Yuu strinsero la mia schiena con forza. Che avesse paura delle altezze? No, più probabilmente aveva paura che l’avrei fatto cadere. E l’avrei fatto davvero pur di non dover sentire le sue mani, il suo sguardo critico su di me. Detestavo il contatto umano, e anche Kanda a quanto ricordavo. Gli rivolsi uno sguardo indagatore, alzando un sopracciglio mentre esaminavo il suo profilo apparentemente perfetto. Perché mai avevamo deciso di scendere così dal treno?, mi chiesi. La stazione era vicina e in più avevamo abbandonato Finder e bagagli nella carrozza, e la cosa non era da Yuu. Lui, a quanto ricordavo dalle missioni che avevamo fatto con Lenalee, si portava sempre dietro la valigetta con il Golem per registrare ogni cosa. Eppure oggi no. Che cosa strana.
Quando atterrammo Kanda lasciò la presa troppo presto e si ritrovò sdraiato sul tronco, penzolante verso terra. Per la seconda volta, il mio unico pensiero fu: che cosa strana, lui ha sempre avuto un perfetto equilibrio.
«Alzati, Yuu: prima troviamo l’Akuma e l’Innocence, prima torniamo alla home. L’hai detto tu. Non abbiamo tempo da perdere, poltrone» lo schernii, curiosa della sua reazione.
Il ragazzo si alzò, leggermente trafelato dallo sforzo e il colpo ricevuto contro il ramo dell’albero, si spazzò via lo sporco dalla divisa e mi lanciò uno sguardo di fuoco. Non disse nulla del fatto che l’avevo chiamato per nome, cosa che di solito lo mandava sui nervi con facilità. Affilai lo sguardo mentre lui  si voltava, preparandosi a saltare giù dal ramo sul quale eravamo. Ai miei occhi, ancora in preda all’innocence, il suo calore corporeo sembrava altissimo; perché non l’avevo notato prima?
«Tzk» borbottò, prima di saltare.
Chi sei tu?
 
 
Dentro la Foresta Nera i raggi del sole passavano a spicchi tra le alte fronde degli alberi sempre verdi, e si gettavano sul sottobosco creando lame di luce calda. Camminavamo da quasi un’ora ormai e nessuno dei due aveva spiccicato parola, eravamo rimasti muti ad ascoltare la natura che ci circondava.
«Ehy, Yuu» sussurrai, ormai stufa di sentire Rose vibrare al mio polso, farmi continuamente male. Non aveva smesso di farmene da quando ero salita sul tetto del vagone. «Qualcosa non va.»
«Cosa? Akuma? Io non sento nulla.» Domandò, senza neppure voltarsi. Eppure, me lo sentivo nella pancia che qualcosa non andava. Non avevamo incontrato ancora nessun’akuma, nessun segno di innocence.
Non avremmo dovuto saltare giù dal treno così, perché mai gli avevo dato retta? Stupida. Stupida, stupida stupida!
Gettai un’ultima occhiata a Yuu: solite spalle, solito portamento, solita capigliatura eppure… anche in lui c’era qualcosa che non andava. C’era come un’aura anomala che gli ronzava attorno; e poi non mi aveva ancora ripreso per averlo chiamato per nome. Alzai il mio viso verso l’alto quando entrai nella scia di un raggio di sole e mi bloccai: qualcosa stava oscurando le nuvole. Qualcosa come… fumo. Fumo uguale fuoco.
Fuoco.
Sbarrai gli occhi spaventata. Fuoco. Odiavo il fuoco, detestavo il fumo che lo precedeva. Tutte quelle fiamme, tutto quel calore, tutta quella distruzione. Così, mentre Kanda procedeva con la sua camminata io restavo ferma al centro di un fascio di luce a osservare una nube di fumo innalzarsi verso l’alto sempre di più, sempre più vicina finché non udii il suono delle fiamme che corrodono gli alberi. Li divorano.
Vidi le fiamme avvicinarsi, sentii il calore iniziare a riscaldarmi la pelle e i vestiti. Socchiusi le labbra, mentre Rose riprendeva a vibrare con talmente tanta forza che mi sembrava avesse intenzione di staccarmi un braccio. Indietreggiai, portandomi il polso al petto e stringendolo; arrivando persino a conficcarmi le unghie nella pelle per tentare di scarnificarla e togliere l’innocence.
«Trovata» sussurrò una voce al mio orecchio, una di quelle che conoscevo bene ma che, ormai l’avevo capito, non era di chi mi aspettavo. Che giro aveva fatto, quell’akuma?
Presi un profondo respiro, tentando di dimenticarmi delle fiamme e delle loro lingue di fuoco che correvano verso di noi -Dio, com’era difficile!- e mi voltai.
«Muoviti! Non voglio bruciare vivo» gridò Kanda, allungando una mano ed afferrandomi il polso buono. Provò a muoversi ma io rimasi ferma immobile, ricevendo un’occhiata di fuoco.
«Ehy, posso chiederti una cosa? » Sussurrai.
«Si.» Rispose lui, stringendo un poco la presa delle sue dita. L’aveva capito.
Soffiai fuori un mezzo sospiro e scossi il capo, attivando l’innocence.  «Da quando hai preso il posto del vero Kanda?»
L’essere sorrise, alzando lo sguardo verso l’alto, contemplando le volute di fumo grigio. «Come l’hai capito?» La sua voce subì un brutto cambiamento nel mezzo della frase, passando dal tono basso della voce di Yuu ad un alta e squillante.
«Troppi errori, fai schifo nel recitare» lo schernii, facendo un passo indietro. «Chissà lo fai anche nel combattimento. Ah, ti ucciderò e poi prenderò l’innocence che stai cercando»
«Ho già l’innocence, exsorcissssta. L’aveva trovata uno dei bambini che ho uccisssso; e ora non mi rimane che uccidere te» sibilò lui, abbassando il viso verso di me. Inorridii dentro, mentre i miei occhi si poggiavano sul suo viso verde e coriaceo, che ricordava quello di un serpente con quegli occhi verdi pisello dalla pupilla stretta. Fece scrocchiare malamente il collo e poi portò le mani al petto aprendovi uno squarcio e mostrandomi la sua vera forma. Metà serpente e metà lucertola, un’umanoide dai tratti di un rettile. «Fatti sotto, piccola exsorcissssta. Ti divorerò come ho fatto con quei bambini, e prenderò la tua innocence.»
«Sei orribile e crudele» lo schernii, attivando Rose e schioccando subito una frustata al suo viso. «Morirai prima di potermi toccare.»
Alzai il braccio verso l’alto e la mia innocence si attorcigliò ad un ramo, tirandomi su. Dovevo elaborare un piano d’attacco in fretta. Molto in fretta. Inizia a spremermi le meningi, mentre le urla della macchina del Conte del Millennio, più in basso, gridava per il dolore dell’occhio appena perso. Cosa potevo fare? L’unica opportunità che avevo era attaccarlo dall’alto, con velocità senza lasciargli il tempo di controbattere oppure… bruciarlo vivo. Ma quello avrebbe significato andare incontro al fuoco e io… io non volevo. No. Non mi sarei avvicinata al fuoco.
 Intanto, l’akuma, appena ripresosi dal colpo subito, mi osservò con i suoi occhi da rettile e prese la rincorsa lanciandosi verso il tronco del pino. Mi aggrappai al mio appoggio, mentre l’albero veniva scosso da brutte e violente onde.
«Cazzo» ringhiai sottovoce, guardandomi attorno. Ormai il fumo dell’incendio cominciava a oscurare la foresta attorno a noi, e la luce non riusciva a passare quello strato grigio e spesso. L’aria iniziava a diventare insopportabile per i polmoni. Ero in trappola, non avevo chance di attaccarlo dall’alto, dovevo passare all’attacco diretto.
«Exsorcistaaaa!» Urlò con la voce acuto l’essere. «Combattiii!»
Sospirai e mi passai una mano sul volto. Dovevo vincere, non solo per me ma anche per quei bambini morti (e per dimostrare al vero Yuu che io potevo portare a termine qualsiasi missione anche da sola!).
Andiamo, mi dissi.
Saltai giù dall’albero e atterrai sopra l’akuma, colpendolo con forza con Rose, per poi venire sbalzata contro l’albero.
 Mossa affrettata. Mossa affrettata.
«Exssssorcista, sei mia!»
Alzai gli occhi verso il fumo che mi galleggiava davanti e: «Bloody Rose: spine dell’inferno!» L’innocence sparì nella foschia, la sentii legarsi attorno a qualcosa e stringere, e tintinnare sonoramente. Forse gli avevo rotto i denti. Esultai, alzandomi in piedi e tirando la frusta verso di me poi, quando vidi la sagoma avvicinarsi sferrai un pugno, colpendo in piena faccia il mio avversario.
«Baka Moyashi! Che diamine stai facendo!?» Yuu mi guardò come se fossi il diavolo in terra, mentre si accarezzava la mascella dolorante.
«Yuu!» Feci un passo verso di lui, circospetta, spegnendo la mia innocence. Mi tremavano le mani, più per la tensione che per la paura di scoprire che in realtà quel tipo non era Kanda bensì l’akuma.
«Non chiamarmi Yuu, Baka!» Ululò, e io sentii come se un peso dal petto mi venisse tolto. Era quello vero. L’unico e l’originale.
«Oddio, sei davvero tu. Sei qu…» Una coda mi colpì su un fianco, scaraventandomi contro uno dei tanti alberi lontani dal mio compagno. Colpii malamente un tronco, accasciandomi al suolo.
«Baka» strillò Kanda, impugnando Mugen e, ceco contro la foschia grigia, iniziando a parare fendenti alla ceca a destra e a manca.
Sbattei le palpebre, alzandomi nuovamente in piedi. Mi ero fatta battere da un gioco di ombre, avevo abbassato la guardia non appena avevo riconosciuto qualcuno a me famigliare e… Kanda mi volò accanto, schiantandosi di schiena contro il mio petto e schiacciandomi nuovamente contro la corteccia. Imprecai ad alta voce e lo spostai con sgarbo, attivando la mia innocence.
«Dimagrisci, pesi come un piombo» gli strillai contro, mentre con lo sguardo tentavo di captare la presenza di calore. Vedevo solo quello di Yuu.
«Dietro di te!» Gridai a un tratto, individuando con la coda dell’occhio un movimento colorato. Il samurai fece una mezza piroetta e affondò Mugen nel collo dell’essere, sollevandolo un aria e gettandolo davanti a me. Fece per togliere la spada e lasciare aperta la ferita, in modo che l’akuma esplodesse, ma lo fermai.
«Dov’è l’innocence?» Sibilai, facendo scorrere Rose sul suo copro; le borchie ancora presenti graffiavano la sua pelle in profondità causandogli urli di dolore lanciante.
Però, il serpente-lucertola rise, spuntando sangue nero dalle labbra. Alzò un braccio e indicò le fiamme che ardevano vivide appena dietro di noi. «Li dentro» soffiò.
«Non prendermi in giro! Dove hai messo l’innocence?!» Domandai nuovamente alterata, e la mia frusta andò a stringergli la testa, affondando nel cranio. Non volevo accettare una verità così scomoda. No.
L’essere gridò dolorante, ma poi riprese a ridere di gusto. «Il mio nasssscondiglio, è la dentro. Buona fortuna, Hänsel und Gretel.»
«Crepa!» Urlai carica di frustrazione, e come la mia voce si diffuse nell’aria impregnata di fumo Rose scattò: la presa sul cranio dell’essere si fece talmente forte da spappolarlo come fosse stata un’arancia e nulla di più. Il sangue schizzò sui miei vestiti a gocce, corrodendone la stoffa in vari punti.
«Ma sei impazzita? Ora esploderà! Muoviti a metterti dietro di me, oppure finirai arrostita» Abbaiò Kanda, levando Mugen dal corpo dell’essere e infilzandola a terra. Sbuffai scocciata mentre mi posizionavo dietro di lui, sedendomi a terra e dandogli la schiena.
In realtà dentro stavo morendo di terrore, ma non volevo darlo a vedere. Le fiamme; il fuoco; il calore erano le cose che tormentavano i miei incubi da tre anni a questa parte.
L’esplosione causata dalla sparizione dell’akuma mosse la terra con forza, costringendomi ad affondare le mani nel terreno del sottobosco molliccio e fangoso ma, come cosa positiva, spazzò via la maggior parte del fumo causata dalle fiamme.
 
 
«Torna indietro, Baka!» Le grida di Yuu rimbombavano nella foresta, mentre io continuavo ad andare verso l’unica direzione da cui ancora proveniva qualche spiraglio di luce.
Non volevo tornare verso le fiamme, anche se questo significava che non avrei trovato l’innocence. Avrei aspettato che l’incendio si fosse spento, poi sarei tornata e avrei preso quel frammento, che in futuro avrebbe rovinato la vita di qualcuno.
«Baka, fermati!» Le dita di Yuu si strinsero attorno alla mia spalla con forza, facendomi voltare verso di lui e i suoi occhi blu. Sembrava così arrabbiato, e le fiamme dietro di lui sembravano messe li apposta.
«Baka sarai tu, stupida Kanda! Lasciamo che il fuoco si plachi e poi torniamo a prendere l’innocence; tentare di prenderla con tutto questo fuo…»
«Muovi il culo e andiamo a cercare quella dannata innocence! Non ho intenzione di lasciarla prendere a qualche stupido akuma, solo perché tu hai paura del fuoco!»
Come faceva a sapere che aveva paura del fuoco? Lui non avrebbe dovuto saperlo. Nessuno doveva sapere che io avevo paura del fuoco, avrei perso la mia credibilità di persona forte e indipendente. Sarei sembrata troppo… umana.
«Io non ho paura del fuoco, Ba-Kanda!» Sbraitai, togliendomi la sua mano di dosso con uno schiaffo. Lui sbatté le palpebre sorpreso, mentre mi dirigevo verso l’incendio.
Man mano che andavo avanti mi pentivo del mio brutto carattere. Perché dovevo essere così orgogliosa? Perché non dirgli della mia paura per le fiamme? Sospirai scocciata, mentre facevo un altro passo avanti.
Le fiamme ardevano davanti a me, divorando le ultime carcasse degli alberi che gli sbarravano la strada. Il calore mi si schiacciava in faccia, facendomi ardere la pelle come se dovesse realmente prendere fuoco. Mi pentii della mia scelta all’istante, tradendo la mia cocciutaggine facendo un passo indietro.
Ma se mi tiro indietro, mi dissi, Yuu crederà che ho davvero paura del fuoco.
«Ehy, Mr. Codino non è che la tua spada magica può aprirci una strada tra le fiamme? Non ho intenzione di abbronzarmi prima del tempo.» Voltai la testa verso Kanda, che mi aveva affiancato poco prima, e lo vidi scuotere leggermente il capo, come se fosse esasperato.
 
 
«Sei uno stupido deficiente!» Strillai a Kanda in mezzo alla hall della Home, quando degli infermieri ci caricarono su due barelle. «Portiamo a termine la missione, hai detto! Non lascerò che qualche akuma si prenda la nostra innocence, hai detto. Mugen ci proteggerà tutti e due dalle fiamme, HAI DETTO!» Gli puntai contro la mia mano sinistra, ustionata a causa delle fiamme ma ancora chiusa a pugno sul pezzo di innocence che avevamo recuperato.
La capo infermiera mi lanciò un’occhiata in tralice, costringendomi a zittirmi. Mi ripoggiai al lettino con la schiena, borbottando parolacce sottovoce mentre il dolore mi accarezzava schiena e braccio. Maledii con tutta me stessa Yuu, anche se alla fine non era stata colpa sua se ero finita così: avevamo trovato l’innocence nascosta in un tronco d’albero e Kanda aveva mandato me a prenderla mentre, schiena contro schiena, lui teneva lontane le fiamme con Mugen. L’avevo già stretta fra le dita quando l’albero era crollato, seppellendomi sotto il suo peso e incendiando la mia divisa, ustionandomi. Allora mi ero fatta prendere dal panico, non ero nemmeno riuscita ad attivare la mia innocence. Mi ero limitata a gridare spaventata, dolorante a causa del bruciore sulla pelle e del ribrezzo nel sentirla sfrigolare sotto quel troppo calore. Allora Kanda si era voltato sentendomi urlare, mi aveva chiamata e poi vista, si era distratto e allora le fiamme l’avevano colpito al torace. Tutta via era stato più svelto di me, che ero bloccata sotto il tronco dell’albero in fiamme. Mi aveva persino salvata… Oh, non aveva senso prendersela con lui anche se avrei voluto tanto. L’unica responsabile ero io!
Ah, che vergogna! Essere salvata come una bambina indifesa! Baka, baka, bakaaaaa!
Era stata solo colpa mia. Avevo esitato nell’avvicinare la mano all’albero, se non l’avessi fatto, se la mia paura non mi avesse bloccata in quell’istante… probabilmente ora non saremmo stati sdraiati su delle brande dirette in infermeria.
«Ehyyyy, YUUUUUU, EVANGELINEEEEEEEEE!» Entrambi ci voltammo verso la scalinata dalla quale era venuto il richiamo. Strabuzzai gli occhi nel vedere una testa rossa che correva verso di noi, seguito da Komui e Lenalee.
«Ti prego, dimmi che non è Lavi» sussurrai a Kanda, che aveva riportato lo sguardo verso l’alto.
«Tzk, non lo farò» ribatté lui, chiudendo gli occhi.
«Yuuuu!» Bookman Junior sorrise all’esorcista, rifilandogli una pacca sull’unica parte della spalla ustionata. Kanda socchiuse le labbra in un muto grido, mentre Lavi veniva da me.
Repressi una risata, mentre Kanda mi rivolse un’occhiataccia. Lavi mi oscurò la vista del samurai, appoggiandosi con i gomiti alla barella, vicino alle mie spalle. Mi sorrise gentilmente, accennando ad accarezzarmi i capelli rovinati dalle fiamme.
«Evapora» sibilai, voltando il viso dall’altra parte. Non odiavo Lavi, affatto; era uno dei pochi esorcisti che avevo preso in simpatia, però ogni tanto si prendeva troppe confidenze.
«Sei crudele, Eve-chan!» Esclamò, allungandosi verso il mio viso. Il suo unico occhio verde mi guardò implorante, mentre io tentavo di ignorarlo. Com’era cocciuto; dopo tutto questo tempo ancora non aveva capito che il contatto umano io proprio non lo sopportavo, e neppure quel soprannome!
Prima che potessi rimbattere, Komui apparve accanto a Lavi e gli posò una mano sulla spalla. «Su su Lavi, lascia stare Evangeline. Ha passato una brutta settimana, le serve riposo.» Bookman Jr. sospirò rassegnato, mi sorrise e poi si voltò verso Yuu.
«Ehy ehy ehy YUUUUUUUU!» Rise prima di partire all’attacco anche con lui. L’osservai allontanarsi, tirando un sospiro di sollievo.
«Come stai, Evangeline?» Domandò Komui, parandosi davanti alla mia vista in modo da nascondere la nostra conversazione a tutti gli altri. Intanto da dietro la sua schiena provenivano gli schiamazzi di Lavi, le risate di Lenalee e i borbottii di Kanda. Era il rumore di casa.
Chiusi gli occhi e risposi: «Ho preso la tua stupida innocence, quindi credo vada bene.» Allungai il braccio ustionato verso di lui e aprii finalmente il pugno, rivelando al suo interno il frammento di innocence. L’uomo la prese con gentilezza, attento a non farmi male, ma scosse il capo.
«Hai capito il senso della mia domanda, si?» Sussurrò, abbassandosi un pochino. I suoi occhi neri, di qualche tonalità più chiari dei miei, scintillarono di autorevolezza. «Buttarsi così in mezzo alle fiamme… Eve, questa cosa è stata irrazionale e stupida. E poi, pensavo che tu avessi pau…»
«Zitto.» Lo bloccai io, facendogli segno di tacere. Komui era l’unico a sapere della mia paura, forse perché anni fa, in un momento di debolezza personale, gliene avevo parlato. «Kanda mi ha spinto a farlo, e siccome eravamo una squadra non potevo lasciarlo solo» sussurrai, attenta a non farmi sentire da nessuno. «Camminare in mezzo a quelle fiamme mi ha fatto venire la pelle d’oca. Ho avuto paura, Komui.»
«Capisco» sorrise appena, accarezzandomi con modo fraterno una ciocca di capelli ormai bruciata. Non lo ripresi, perché stranamente quel gesto –fatto da lui, e lui solo-mi infuse calma. Il Supervisore era come uno di famiglia, per me. Komui era come mio fratello, perché lui mi aveva sempre tratta come una sorella. «Mi spiace per i tuoi capelli.»
«Li taglierò, non è un problema.» I nostri occhi s’incrociarono e scorsi una piccola lacrima solcare la sua guancia. Povero Komui, dovevo proprio averlo messo in pensiero. «Ho sempre voluto provare un taglio corto; anche mamma l’aveva.»

 
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Isil: Hola, hola, hooooola #SventolaLaManina Allora, innanzi tutto grazie a Lady Red Moon, che è stata la prima a recensire la storia (sto costruendo la statuetta d’oro, non l’ho dimenticato), GiulyRabePro (Ho adorato la vostra simpaticissima recensione :3)  e KH4, per le recensioni appunto.
Evangeline: Ti odio.
Isil: Uh, sei già arrivata?!
Kanda: Il sentimento è reciproco, Baka.
Evangeline: Baka a chi?! Ba-kanda!
Lavi: Uhhhhh… mi piace quando siete così attivi.
Isil: Oh signore #EsasperazioneTime Ormai ci rinuncio, con voi è inutile.
Lenalee: Isil-sama, perché non andate a riposarvi? Ci pensiamo io e mio fratello ad andare avanti.
Isil: Oh, Lenalee mi salvi la vita. La scuola mi sta uccidendo. Buona notte.
Lenalee: Buona notte, Isil sama. Allora…
Lavi: FERMATI LENALEEEE! Ci penso io, oggi! Alloooorrrraaaa, la domanda che tutti qui si fanno, ma che non si decidono a dire perché non trovano il  momento giusto è: PERCHE’ EVE SI FA CHIAMARE EVE DA KOMUI E NON DA ME T.T?  Che ne avete pensato del capitolo?
Kanda: Tzk, logicamente non è piaciuto. Quella è stata un peso per tutto il viaggio.
Evangeline: Io e te ci siamo incontrati solo all’ultimo, ed è stata colpa tua se siamo finiti in ospedale, Ba-Kanda!
Kanda: Baka Moyashi!
Lenalee: Bene bene, per ora abbiamo finito. E’ tardi e siamo tutti stanchi. Vi auguriamo una buona settimana e ritorno/andata a scuola.
Lavi: Esatto! Così, mentre noi salviamo il mondo e tentiamo di dare una risposta alla mia domanda  voi divertitevi sui banchi. Nuovo anno nuove sfide.
Komui: Oddio, sono in ritardo!
Lenalee: Fai ancora in tempo per i saluti, Onii-san.
Komui: Allora #Fiatone: buona scuola, caro lettore/lettrice. Non dimenticare di farci sapere cosa ne pensi di questo capitolo. Alla prossima.
Evangeline: Tanto non tornano, questi capitoli fanno cagare.
Kanda: Tzk, non per nulla sei tu la protagonista.
  
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