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Autore: Chiara188    17/09/2014    1 recensioni
Hogwarts.
Silente non è morto, la sconfitta di Voldemort è ancora molto lontana.
Hermione e Ron stanno insieme e, con Harry, tornano a scuola. Ma per Hermione questo sarà un anno particolare: capirà, insieme a un altro studente, come le circostanze possono cambiare, indipendentemente dalla volontà. E i due dovranno fare delle scelte, che li porterà a dover decidere tra i loro ideali e un eventuale nuovo percorso, che si è creato innanzi a loro.
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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Passò un mese e la vita ad Hogwarts era diventata sempre più frenetica a causa degli esami che si avvicinavano.
Draco passava molto tempo in biblioteca, cercando sempre di non incontrare Hermione.
Erano già sufficienti le ore di lezione in comune e i momenti al Club dei Duellanti. Lui cercava sempre di non guardarla e lei faceva lo stesso. Ma ogni tanto, quando lei era girata, lui la osservava di nascosto e si chiedeva come era stato possibile arrivare a quel punto. Come era possibile che, dopo essersi tanto voluti, non si salutavano neanche più.
Hermione poi aveva smesso di indossare il bracciale che lui le aveva regalato. Draco se ne era accorto subito. Il giorno in cui lui le fece ritrovare la sua spilla, il monile lasciò il polso della ragazza.
Ma lui la capiva: erano entrambi orgogliosi.
Fino a che, un giorno, mentre si trovava in biblioteca, un ragazzino di Tassorosso gli si avvicinò.
“Sei Draco Malfoy?”, gli domandò impaurito. Lui annuì.
“Che cosa vuoi?”
“Mi hanno chiesto di darti questo.” Gli diede una scatolina e se ne andò. Draco la aprì e al suo interno ci trovò il bracciale regalato ad Hermione. Restò per qualche secondo a fissarlo, sentendo l’ira crescere dentro di lui. Moriva dalla voglia di andare da lei e chiederle spiegazioni per quel gesto.
Ma non lo fece. Contò fino a dieci e si calmò.
 
I Grifondoro e i Serpeverde entrarono nell’aula di Pozioni, per seguire la lezione.
Piton doveva ancora entrare ed Hermione subito prese posto accanto a Harry, che fungeva da divisore tra lei e Ron.
I rapporti si erano un po’ acquietati, ma non erano ancora in grado di trascorrere un’ora di lezione l’uno accanto all’altro, perché inesorabilmente litigavano.
Draco la osservava ogni tanto dal fondo dell’aula, stando attento a non farsi vedere.
Pansy rideva con le amiche.
“Di che parlate?”, chiese loro, piuttosto annoiato.
“Della Mezzosangue, Draco.”, disse Millicent. Ancora una volta si ritrovò lo sguardo inquisitorio di Pansy addosso.
“Che ha fatto?”, chiese fingendo indifferenza.
“Stamattina l’ho vista mentre piangeva. Stava con Potter che la consolava. Patetici.”
“Perché piangeva?”
“Sicuramente per Weasley”, disse lesta Pansy, che voleva solo cambiare discorso.
“Non credo” disse Millicent “Perché Potter la spronava a ritornare con lui, mentre lei diceva di volere qualcun altro. Non che io abbia origliato”, aggiunse arrossendo.
A quel punto Pansy trovò indispensabile iniziare a parlare della prossima gita ad Hogsmade, fino a che, con suo grande sollievo, entrò Piton e i discorsi cessarono.
 
Quel pomeriggio Draco si recò in biblioteca per finire una ricerca.
Dopo poco entrò Hermione. I due si scambiarono un’occhiata fugace, ma lei, voltandosi dall’altra parte, si sedette dal lato opposto della stanza.
Lui stava quasi per andarle a parlare, quando Pansy arrivò.
Prese posto accanto a lui e gli diede un bacio.
“Pansy, devo studiare.”, sussurrò Draco, facendo attenzione a non farsi sentire da Madama Prince.
Ma il suo gioco era chiaro: aveva visto Hermione e adesso non lo avrebbe mai lasciato stare.
Lei continuò a baciarlo sul collo, anche mentre lui la ignorava, continuando a fare i suoi compiti.
Fino a che, a un certo punto, Hermione, che stava assistendo involontariamente a quello spettacolo, chiuse con un po’ troppo vigore i suoi libri e se ne andò.
Pansy assunse l’espressione più soddisfatta che possedeva.
 
Draco aveva deciso di non parlare con Hermione e aspettare che i pensieri che le dedicava, svanissero da soli.
Ma pochi giorni dopo se la ritrovò di faccia in un corridoio in cui non c’era nessuno.
Lei lo guardò disgustata e continuò a camminare.
Lui non poté far altro che pensare che tempo prima, in una situazione del genere, si sarebbero stretti l’uno all’altro, approfittando di quella solitudine. Si sarebbero scambiati baci, avrebbero pregato che non arrivasse nessuno.
Non ce la fece più. La rincorse e le bloccò il braccio. Come aveva già fatto tempo prima.
“Cosa vuoi, Malfoy?”
“A che gioco stai giocando?”, le chiese.
“Non so di che parli.”
Fece per andarsene, ma lui la fermò di nuovo.
“Si può sapere che vuoi?”
“Perché mi hai ridato il bracciale?”
“Per lo stesso motivo per cui mi hai ridato la spilla, presumo.”
“Mi hai sentito dire che amo qualcuno, dopo che ti avevo promesso di lasciarlo?”
Hermione cercò di non abbassare lo sguardo.
“Devi dirmi altro?”
“Ancora non mi hai risposto.”
“Che senso aveva tenerlo?”
“Pensi che io faccia regali per farmeli ridare? Che io sia un pezzente?”
Ormai erano vicini all’urlare.
“Quel bracciale prima aveva un valore. Adesso non più.”
Ancora una volta cercò di andarsene e fu bloccata nuovamente.
“Che fai, Hermione? Scappi?”
“Non ho niente da dirti.”
“Quindi non ha più valore per te?”
“Dovrebbe averne? Per la te la spilla ne aveva? Per quanto non sia degna di te.”, lo schernì.
“Credi che sia unicamente materiale il valore che io do alle cose?”
“Io credo che non te ne importa di niente.”
“E di te? Neanche di te me ne importava?”
“Se te ne fosse importato, mi avresti parlato. Anche per offendermi, anche solo per dirmi che brutta persona sono. Qualcosa mi avresti detto. E invece niente, zero, sparito.”
“Perché hai lasciato Ron?”, le domandò all’improvviso.
“Non ti riguarda.”, sibilò.
“E perché piangevi con Potter?”
Lei rimase a bocca aperta.
“Non so chi ti abbia detto una cosa del genere, ma è falsa.”
“Ripeto: a che gioco stai giocando?”
“MI DICI COSA VUOI DA ME?”
Ora urlavano. Non importava che il corridoio, attratto dalle loro voci, si era popolato. Non importava niente. Loro avevano un conto in sospeso.
“Come hai potuto dirgli che lo ami, dopo avermi fatto quella promessa?”
“Ho sbagliato, a te non capita mai? Ho avuto paura, Draco, PAURA. Paura di restare sola, di lasciarlo e poi vederti ammettere di aver solo giocato con me.”
“Se pensi questo sei una stupida.”
“Non mi pare che tu abbia lasciato Pansy.”
“Lo avrei fatto a momenti, Hermione. Lo avrei fatto.”
“Perché dovrei crederti?”
“Che importanza ha ora? L’hai detto tu stesso.”
Stavolta lui tentò di andarsene e lei lo fermò.
“Ora sei tu a scappare? Codardo.”
Draco la guardò con aria di sfida.
“Tu, che non hai neanche il coraggio di dirmi cosa provi, osi dare a me del codardo?”
“C’è gente, Draco, attenzione: qualcuno potrebbe vederti parlare con una Mezzosangue.”
“Quanto credi che mi importi? Dannazione, sei una stupida.”
“Non ho intenzione di restare qua a farmi offendere ancora da te.”
“Io ti amo. Sei contenta adesso?”
Gli era scappato dalla bocca, perché Draco aveva un’espressione sorpresa quasi quanto lei.
Non voleva dirlo. Per di più davanti a tutte quelle persone. Ma aveva perso il senno. La logica era andata via.
In tutto il corridoio regnavano mormorii.
“Andate nelle vostre Sale Comuni!”, ringhiò Draco. E la folla si dileguò.
Hermione lo guardava basita.
“Lascia stare.”, le disse e si girò per andarsene.
“Non lascio stare. Anche io.”, sentì dire ad Hermione.
Si avvicinarono pian piano l’uno all’altra. Avevano entrambi le guance rosse dalla rabbia, che sulla carnagione chiara di Draco, si notavano ancora di più.
Lei le accarezzò dolcemente, godendosi ogni centimetro del suo viso.
Lui le prese piano una ciocca di capelli, come voleva fare da tempo.
Si studiarono per qualche secondo così. Poi non ce la fecero più. E si baciarono. Più stretti che mai.
Si erano desiderati per tantissimo tempo e adesso erano finalmente l’uno dell’altro.
“Ridillo.”, chiese lei, continuando a baciarlo.
“Mi sono innamorato di te.” 
   
 
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