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Autore: _BlueAngel_    18/09/2014    1 recensioni
Salve a tutti! Ci presentiamo... Siamo Blue ed Angel, due migliori amiche che dopo tante peripezie sono riuscite a scrivere una storia a quattro mani! Per noi è la prima volta che scriviamo una fic originale, quindi speriamo che vi piaccia XD
La storia parla di due grandi amiche, la cui vita, un giorno, verrà completamente stravolta dalla scoperta di una società segreta, il cui scopo è quello di salvare la Terra dalla minaccia di un nemico, una razza speciale che anni prima cadde dal cielo, cacciata da Dio: gli Angeli.
Speriamo che vi piaccia! Le critiche sono ben accette, soprattutto quelle costruttive XD
Bacioni!
_BlueAngel_
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Vivendo nell’ombra abbiamo mantenuto la pace e l’ordine.
Siamo un’organizzazione fantasma che è sempre stata a capo di tutto.
Economia, politica… Nel corso dei secoli abbiamo svolto la nostra missione nell’oscurità.
Il mondo non sa di noi e deve continuare ad essere cosi.
 
 
Quarto cielo
 
 

Erano all'imbocco dell'autostrada e Denny e Alice non sapevano cosa fare.  Avevano appena assistito ad una scena raccapricciante. La loro migliore amica era appena stata rapita e non sapevano dove l'avessero portata. Il ragazzo sbatté  i pugni sullo sterzo ed imprecò, mentre Alice, seduta affianco a lui, piangeva a dirotto.
La sua mente fu pervasa da tanto ricordi... Le sere passate a mangiare gelato e a parlare di ragazzi, le lunghe telefonate, i pomeriggi passati a studiare o a fare shopping.
-Smettila di piangere. Mi fa innervosire ancora di più!- disse Denny con la fronte appoggiata sullo sterzo.
-Come posso non piangere?! La mia migliore amica è stata appena rapita e non sappiamo cosa stia succedendo!-
Denny alzò lo sguardo, con uno sguardo che Alice non gli aveva mai visto.
-La ritroveremo!-
-E come pensi di fare?- disse arrabbiata.
Denny grugnì per poi rimettere in moto e tornare indietro, verso casa.
-Prima di tutto parliamo con mio padre... Saprà cosa fare.-
-Non pensi che sarebbe meglio andare direttamente dalla polizia?-
-Bhè… Non credo sia il caso. Non so cosa mi stiate nascondendo, ma non credo che la polizia possa fare tanto.-
-Giusto. Forse è meglio coinvolgere un adulto che non sia la madre. Siamo pur sempre diciassettenni. Non possiamo fare tutto da soli.-
I due ragazzi rimasero in silenzio per tutto il tragitto. Entrambi preferivano stare in silenzio e pensare a cosa fare.
Denny parcheggiò nel vialetto di casa sua dopo una mezz'ora di cammino. Erano ancora spaventati e confusi dall'accaduto, ma nonostante questo Denny stava mantenendo la calma. La ragazza affianco a lui non accennava a calmarsi e questa cosa lo innervosiva ancora di più.
Scese dalla macchina, sbattendo la portiera e dirigendosi a grandi passi verso la porta di casa, senza preoccuparsi dell'amica che era ancora in macchina.
-Papà! Papà ci sei?-
Girò per la casa in cerca del padre, ma non lo trovava da nessuna parte.
-Papà!- urlò ancora più forte dato che non sentiva risposta. 
-Denny che c’è?-  il padre sbucò dalle scale, vestito ancora con gli abiti da lavoro. Doveva essere tornato da poco.
-Signor Shane ci aiuti la prego!-
Alice varcò la soglia di casa, sempre agitata e con le lacrime agli occhi.
Il Signor Shane scosse la testa, confuso.
-Ragazzi, ma cosa è successo? Non capisco. Perché siete così agitati?-
-Sarah è stata rapita! Da alcuni uomini vestiti di nero e non sappiamo dove l'abbiano portata! Per favore, ci aiuti!- urlò Alice, avvicinandosi all'uomo e appoggiandogli le braccia al petto.
Il padre di Denny guardò i ragazzi, sconvolto dalla notizia.
-Sarah è stata rapita?! Che storia è questa?!-
-Delle persone sono scese da un furgone e hanno rapito Sarah davanti ai nostri occhi.- spiegò Denny mettendosi le mani nei capelli.
-Mica li avete seguiti?- chiese preoccupato il Signor Shane, ma il figlio scosse la testa.
-Solo per un po'. All'imbocco dell'autostrada li abbiamo persi.-
-Avete preso la targa?- 
Alice scosse la testa.
-No. Eravamo troppo sconvolti per pensare a prendere la targa del furgone.-
-Va bene ho capito. Ci penso io. Voi restate qui e cercate di calmarvi. Vi avverto se ho notizie.-
Prese il telefono che aveva lasciato sul tavolino davanti al divano e si diresse verso le scale, ma si fermò di colpo e guardò i ragazzi.
-Non mettetevi nei guai. Avete già fatto abbastanza.- aggiunse e se ne andò nella sua camera con il telefono in mano.
-La smetti di piangete?  Mi fai salire il nervoso.-
-Scusa, ma non c'è la faccio a smettere.- disse la ragazza, sedendosi sul divano.
Denny prese un pacchetto di fazzoletti e glielo porse.
Poi gli venne un'idea.
-Aspettami qui. Torno subito.-
Senza farsi sentire, salì le scale, fino a raggiungere la porta della camera del padre che era socchiusa.
Denny si appoggiò allo stupide della porta e ascoltò la conversazione.
-Ciao, Mark. È da tempo che non ci sentiamo.-
Una pausa.
-Mi dispiace averti disturbato, ma ho un favore da chiederti. Senti... Mio figlio e la sua amica hanno assistito ad una scena che non dovevano assistere.-
Un'altra pausa.
-Parlo del rapimento di Sarah. Come vi è saltato in mente di portarla li da voi? È solo una ragazzina di diciassette anni. Non è pronta per quel mondo.-
-Ma che diavolo succede?- disse a denti stretti Denny. Fu subito raggiunto da Alice ed insieme ricominciarono ad ascoltare la conversazione. 
-E adesso? Come devo comportarmi? Cosa dico a mio figlio?-
Un’altra breve pausa.
-Non dirgli nulla? Lui è innamorato di quella ragazza e non si arrenderà fino a quando non l'avrà riportata a casa!- esclamò per poi fermarsi per ascoltare quello che dicevano dall'altro lato del telefono.
-Non mi interessa che è stato un ordine del capo. Sarah non sopravvivrà nella Confraternita.-
Denny e Alice sentito che dal’altro capo del telefono l’uomo stava urlando. 
-No! Non starà al sicuro. E se lei volesse scappare? La terrete rinchiusa nel castello?-  
-Denny nascondiamo qui.- sussurrò la ragazza e i due entrarono nella stanza accanto aspettando che il signor Shane uscisse. 
Salutò ancora agitato l uomo al telefono e agganciò. Chiuse la porta della sua camera e scese le scale. 
Non appena ebbero il via libera Alice uscì dal loro nascondiglio per poi intrufolarsi nella camera del padre di Denny.
-Che vuoi fare?- domandò incuriosito lui.
-Cercare qualche indizio mi sembra ovvio. Adesso che ho smesso di piangere sono più lucida. Aiutami presto.-
-... Il telefono!- 
Alice si precipitò sul letto del padre di Denny e prese il telefono, incominciando a cercare l'ultimo numero chiamato.
-Ci cacceremo nei guai...- disse Denny a bassa voce.
L'amica alzò gli occhi e lo squadrò.
-Vuoi rivedere Sarah e fare pace con lei, no? Allora aiutami!-
Denny sospirò e prese carta e penna, segnando il numero di un certo Mark Jeffers.
-Perfetto!- esclamò Alice.
-E adesso che facciamo?- 
-Semplice basterà rintracciarlo.- 
-Ci verrà in mente qualcosa, nel frattempo usciamo.-
-E una volta rintracciato... Gli chiediamo dove si trova Sarah.- 
-Bingo, Denny!-

I raggi del sole che filtravano dalle sottili fessure delle finestre svegliarono  Sarah, che arricciò il naso e strizzò gli occhi per la troppa luce. Non appena ebbe il tempo di focalizzare  capì che quella non era la sua camera e ricordò quello che le era successo. 
Spaventata si alzò dal soffice letto e si diresse alla porta di legno davanti a se dall’aspetto antico, ma fu bloccata quando dietro di essa vide un uomo con un vassoio in mano ed un aria poco amichevole.
-Oh, è già sveglia, Signorina Sarah. Le ho portato la colazione.- disse cordialmente.
La ragazza guardò lui, poi il vassoio e notò i pancake fumanti.
Sorrise. Amava i pancake. E amava il modo in cui Denny li faceva, era l'unico che sapeva come piacevano a lei.
-Capisco dal suo sorriso che le piacciono i pancake.-
Sarah alzò gli occhi e annuì lentamente.
-Posso entrare?-
Poi tornò in se e si chiese il perché di quella strana situazione.
-Prima mi dica, lei chi è?- 
L’uomo rise.
-Mi faccia entrare prima. Ogni cosa suo tempo.-
Detto questo Sarah si spostò di lato alla porta per far passere l uomo. Egli appoggiò il vassoio sulla scrivania all’interno della stanza e spostò la sedia al indietro per sedersi. Poi fece segno alla ragazza di mettersi comoda.
Sarah, però, non si sedette. Si limitò a guardarlo.
-Per prima cosa... Come fa a sapere il mio nome?-
-Bhè questo è facile, so tutto di te. Ti tenevamo d’occhio giada un po’. Da prima che ti mettessi a fare ricerche sulla dea Rhea.-
-Mi tenevate d'occhio? Perché? E soprattutto... Chi è lei?-
L'uomo si alzò.
-Io sono Ian. Ian Hale, capo della Confraternita dei Cacciatori. Ti stavo osservando da un po' perché tu sei la nostra futura leader.-
-Leader? Ma cosa sta dicendo? E poi di cosa sentiamo?-
-Capisco che sei confusa e spaventata, ma ascoltami con attenzione. Tuo padre era capo di un'organizzazione segreta. Dato che è morto in un incidente stradale quattordici anni fa, sarebbe dovuto diventare tuo fratello il nuovo capo, ma come tu ben sai, è morto anche lui in quello stesso incidente, così l'unica erede rimasta sei tu. Avendo all'epoca tre anni, abbiamo pensato di farti crescere serena e tranquilla, fino a quando non avresti compiuto 18 anni, quindi ho preso io il comando di tutto. Ma alcuni importanti motivi ci hanno spinto a muovervi prima del previsto e per questo ti abbiamo condotta qui.-
-O-organizzazione segreta? Ma che assurdità...- disse spaventata.
-Invece è la verità. Se non mi credi vieni con me. Ti mostrerò il segreto di tuo padre-
La ragazza incominciò a girare per quel l'enorme stanca stanza circolare.
C'era di tutto. Armi, cartine, libri... Sembra una versione della stanza segreta trovata nel suo scantinato.
L'occhio di Sarah, su tutte quelle cose, si gettò su uno strano libro dalla copertina marrone, molto consumata. Lei lo prese in mano e incominciò a leggere la prima pagina. 
Non appena vide che era stato scritto a mano di sorprese. Credeva fosse un comunissimo libro, invece era una sorta di ricerca, compiuta con molta cura e dedizione.
-Quella che hai in mano e che stai ammirando con occhi sognanti è il segreto di tuo padre. È una ricerca della Dea Rhea. Quella stessa dea di cui tu stavi cercando informazioni alla biblioteca.-
-Ma lei sa che spiare qualcuno è contro la legge? Se vi dovessero scoprire passereste dei guai seri- 
L'uomo rise di gusto. 
-Cara Sarah, hai altre osservazioni?-
-Si. Ma mi parli di questa dea.- 
-Oltre quello che già sai. Rhea e tutta la sua stirpe possedeva un potere eccezionale. Il più potente di tutti, in grado di distruggere qualsiasi cosa. Per questo secoli fa nacquero i "cacciatori". Che in seguito fondarono la nostra organizzazione. Per far si che questo potere non potesse cadere in mani sbagliate. Ma anche per punire coloro che usavano questo potere per scopi malvagi. Come Giuda, che voleva utilizzare i suoi poteri per uccidere Gesù, ma alla fine grazie all'intervento di un cacciatore, non c'è riuscito.-
-Non è l'esempio migliore che io abbia sentito, perché giuda alla fine ha ucciso Gesù...-
-Perché lo aveva fatto arrestare, ma questo accadde solo alla fine. Aveva tentato di farsi "giustizia" da solo.-
-... Ma non ci era mai riuscito.- Sarah seguiva il discorso quasi affascinata.
-E voi come sapete per certo tutte queste cose?- 
-Perché sappiamo riconoscere i segni che lasciano con il loro potere. All'occhio umano possono risaltare come banali segni, tipo segni di bruciatura, ma noi sappiamo andare molto bene a fondo.-
L'uomo chiuse la porta e si diresse verso una piccola teca di vetro e, dal suo interno, preso un piccolo ciondolo a forma di piuma.
Immediatamente la ragazza lo riconobbe. Il simbolo della dinastia dei Rhea.
-Capisco dalla tua faccia che sai benissimo cosa sia. Questo è il ciondolo che portava al collo Giuda quando ritrovarono il suo corpo.-
-Per averlo voi cacciatori, significa che...-
-Significa che è stato un cacciatore ad eliminarlo, simulare il suo suicidio e prendere il ciondolo come prova.-
-Quindi non siete altro che assassini!-  disse sconcertata. 
-No siamo molto di più. Siamo dei protettori. I nostri predecessori si sono sempre battuti per far si che sulla terra regnasse l’ordine. Non potevamo permettere che un pazzo con un simile potere potesse distruggere tutto in pochi secondi.- spiegò.
-E se per caso tra i vostri ci fosse qualcuno che volesse impossessarsi di questo potere? Come fareste a fermarlo?- 
-E’ proprio questo il punto.-
-E’ da quando è morto tuo padre che non siamo più riusciti a risalire a qualcuno della stirpe Rhea. Noi non sappiamo dove adesso sia tutto quel potere. E per questo che ci serve il tuo aiuto.
-E cosa potrei fare per voi?-
-Come ti ho detto a noi serve un capo. E sarai tu a guidarci per sconfiggete questo male. Noi siamo disposti a giurarti fedeltà.-
Sarah si limitò a guardalo... Non sapeva cosa dire. Una parte di lei non voleva credergli, l'altra voleva dargli il beneficio del dubbio. Però, stranamente, c'era qualcosa in lui che scatenava in lei una strana sensazione di fiducia.
-Se accetto di lavorare con voi e di diventare vostro capo, risponderai a tutte le mie domande sulla Dea Rhea e a lasciarmi carta bianca per le mie ricerche?-
-Certo, signorina Sarah.-  finì con un piccolo inchino.

La mattina successiva Denny e Alice si alzarono di buon ora e si misero subito a lavoro per cercare la loro amica, rapita da persona sconosciute da meno di 24 ore.
Provarono a cercare il nome di Mark Jeffers sull'elenco telefonico, confrontando tutti i numeri con quello che avevano preso loro dal telefono del Signor Shane.
-Mi rispieghi cosa faremo dopo aver trovato l'indirizzo di questo tizio? Perché ancora lo devo capire.- disse il ragazzo, grattandosi la testa ancora mezzo addormentato.
-Lo costringiamo a dirci dove hanno portato Sarah! E per questo servirà la tua forza bruta- continuò.
-La mia forza bruta? Solo perché una volta ho spaccata la chitarra gettandola a terra nella foga di un concerto non direi che io abbia tanta forza bruta. E poi... Un uomo grande e grosso dirà a due ragazzini di diciassette anni dove è rinchiusa Sarah? Secondo me non lo sa nemmeno lui
-E allora perché tuo padre avrebbe dovuto chiamarlo?-
-Perché sperava che lo aiutasse nelle ricerche. Ti ricordo che è un investigatore.-
-Però ha parlato di una Confraternita... Come te lo spieghi questo? Tuo padre ha passato troppe ore a giocare ad Assassin's Creed?-
-Non mi sembra il caso Angel di dire assurdità!-
-Giusto! Quello che ci gioca sei tu.-
-Su, smettila. Continua a cercarlo.-
-È quello che sto cercando di fare solo che tu mi disturbi.- disse facendogli il verso.
-Trovato!- esclamò Alice col dito premuto sul foglio dell’elenco telefono.
Denny si precipitò a guardare e lesse l'indirizzo -È a mezz'ora da qui.-
Dopo una ventina di minuti i ragazzi erano a destinazione, anche perché Denny per fare prima accelerò di parecchio. 
Il ragazzo parcheggiò esattamente di fronte il parco, li nella zona doveva abitare l’uomo che stavano cercando. 
Scesero dall’ auto sbattendo le portiere e si diressero con passo veloce verso la sedicesima strada, entrando nel palazzo di BlackWater Park e si avvicinarono all'enorme bancone della reception. Essere in quel posto da “ricconi”  li metteva in soggezione.
-Buongiorno. Vi posso essere utile?- chiese cordialmente il portiere
-Si. Vorremmo parlare con il Signor Jeffers. È in casa?- chiese Denny e l'uomo gli fece segno di aspettare qualche minuti.
Compose il numero che chiamava all'interno dell'abitazione del senatore.
-Mi dispiace ragazzi ma non risponde nessuno. Sarà a lavoro.-
-E dove si trova al momento?-
-Al tribunale.-
Denny sospirò, ringraziò il signore e tornò dalla sua amica che intanto si era seduta su una comoda poltrona di fronte al camino spento.
-Non c'è. È al lavoro.-
-E dove lavora?-
-Al tribunale.-
-Ti ha detto quale?- disse Alice alzandosi.
Il ragazzo scosse la testa.
-E cosa aspetti a chiedere dove lavora?! Torna dal portiere e fattelo dire!-
-Ma sembrerò uno stalker!-
Alice lo linciò con lo sguardo e Denny capì che doveva fare come diceva lei.
Allora il ragazzo si convinse e tornò indietro a chiedere altre informazioni, seguito da Alice che si nascondeva un po’ dietro le sue spalle.
-Ragazzi non posso dirvi dove lavora. Non so nemmeno perché lo state cercando.-
Poi sott’occhio aggiunse: -Ma potete sempre provare verso il centro della città. Magari lo trovate li in giro.- specificò tra le righe. 
-Grazie! Grazie mille!- disse Alice a trentadue denti. E subito trascinò il ragazzo fuori tirandolo per un braccio.
Uscirono di corsa da BlackWater Park e tornarono alla macchina, scattando verso il centro della città.
Arrivarono dopo un paio di minuti. Si diressero a piedi verso il palazzo dato il traffico.
Salirono di corsa le grandi scale del tribunale e chiesero in giro. Una signora, dall’aria molto seria, li indirizzò verso un uomo che stava uscendo dal palazzo seguito da due scorte.
Denny per capire se era davvero lui lo chiamò a gran voce.
-Signor Mark Jeffers!-
L’uomo si girò ma fu coperto dalle sue guardie. Denny allora provò a passere con forza ma fu fermato. 
-Lasciatemi! Voglio solo parlargli.- si dimenava il ragazzo.
Allora Alice provò a parlare con più cortesia e venne ascoltata.
-Signor Jeffers, siamo qui per chiederle della nostra amica. Il suo nome è Sarah Holden.-
-Mi dispiace ma io non so niente della vostra amica.- disse l'uomo per poi dare le spalle ai due ragazzi.
Denny, con uno strattone, si liberò dalla presa e fermò il senatore.
-Per favore ci ascolti! Io sono il figlio di Shane Blane, Denny. Mio padre l'ha chiamata per parlare della questione del rapimento di una nostra amica Sarah Holden. Crediamo che lei sappia qualcosa.-
-Ragazzi state fuori da questa storia.- disse a denti stretti per non farsi sentire da orecchie indiscrete. 
-La prego ci aiuti. Sappiamo che lei sa qualcosa!-
Il signore fece finta di nulla e continuò per la sua strada.
-Signor Jeffers!- lo chiamò di nuovo Denny, ma questa volta arrivò la sicurezza che prese di peso il ragazzo e lo buttarono fuori dal tribunale.
-Denny lascia stare! Andiamo!- lo incoraggiò l’amica. Anche se Denny era distrutto e prendeva a calci tutto quello che gli capitava a tiro per la frustrazione di non sapere cosa fare. 

Intanto il senatore era tornato al’ interno dell’edificio. 
Gli si avvicinò un ragazzo, vestito per bene ed il senatore fece segno ai suoi uomini di lasciarli soli.
Si sedettero sulle poltroncine nell’ atrio. Ed il ragazzo aprì un giornale per poi iniziare a parlare.
-Ancora rogne, Jeffers?- 
-Si. Me ne sono occupato io.- 
Il ragazzo lo fissò intensamente con i suoi occhi color rubino. 
-Sei sicuro che non ci daranno più fastidio?- 
-È uguale al padre. Cercherà di andare infondo a questa storia.-
-Capisco. Il padre è Shane, giusto?-
L’uomo annuì
-Il traditore.- sussurrò il ragazzo. 
-Che dobbiamo fare, Signore?- disse poi il senatore, rompendo il silenzio che si era venuto a creare.
-Per ora nulla. Dovete solo pedinare il ragazzo e riuscire ad arrivare al padre. Il Signor Blane ha ancora molte cose in sospeso con la Confraternita.-
-Sarà fatto.-
-E un ultima cosa, Jeffers. Non dovete fare del male al ragazzo e all'amica. Ha già fatto molto sbagli e sono già stato molto indulgente con lei e ho fatto sempre finta di nulla, però un altro errore può costarle la vita. Se lo ricordi.-
Il ragazzo chiuse il giornale e si alzò, dirigendosi verso l'uscita della stanza.
Pose la mano sul pomello della porta, ma prima di uscire, si girò e rivolse un sorriso a Jeffers, che era rimasto impietrito al centro della sala.
-Arrivederci, Jeffers. Buon lavoro.- lo salutò e chiuse la porta alle sue spalle.
  
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