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Autore: tatuaggidiricordi    18/09/2014    0 recensioni
il prezzo da pagare era un interminabile annebbiamento.. tra il dolore e il nulla io avevo scelto il nulla.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Effy si decise a lasciare la presa sul mio braccio sibilando con cattiveria:
-Tu parla, e io ti distruggo.-
Deglutii, e iniziai a camminare verso la scuola. Lasciandola lì, come un cane bastonato, ferma, terrorizzata al pensiero che io potessi rivoltarmi e iniziare a parlare.
La mia scuola era un grosso edificio con due ingressi che davano su un grande cortile dove c’era la mensa, ai lati del cortile c’erano molte panchine sparse.. Panchine che avevano visto più di due generazioni, panchine che avevano accolto pianti, amori, discorsi, sesso, canne..
Ho sempre amato i posti antichi perché trovo che abbiano una storia da raccontare che non è mai noiosa.
È sempre bello mettersi al corrente di chi prima di noi aveva calpestato quelle pietre, chi si era seduto a mangiare una mela, chi aveva passeggiato con il proprio compagno o compagna mano nella mano in quelle piazze così grandi, così antiche, così piene di storia.
Camminavo lentamente verso l’ingresso, mi accorsi che era iniziata la scuola quando vidi tutte le ragazze più  belle del solito e i ragazzi fare gli spacconi con i pantaloni risvoltati sotto il culo e la sigaretta in bocca.
Ridicoli.
Aprii il mio solito pacchetto di Chesterfield e sfilai una sigaretta portandomela alle labbra, presi l’accendino e sfregai la rotellina con il pollice fino a produrre una fiammella che avvicinai all’estremità della sigaretta  in modo da accenderla e aspirai un lungo tiro.
-Ehi Ameba, sei tornata?-
Sentii il cuore accelerare iniziando a battere all’impazzata, il respiro mozzarsi in gola non permettendo al fumo di scendere nei polmoni.
Erano Lisa e Kelli me lo sentivo, così mi girai e con una mano strinsi la cinghia dello zaino come se fosse la mano del mio migliore amico (e in quel periodo più o meno lo era)
-Oh cristo ma la finirete mai di tormentarmi? Si può sapere che cazzo vi ho fatto porca puttana? Perché io? Perché non Amanda? Perché non quella puttana lesbica di Eff..- mi interruppi. Ops. Avevo parlato troppo.
-Cosa? Che hai detto su di Effy?- mi chiese con aria meschina e curiosa Lisa.
Lei e Kelli erano le fedeli cagnoline di Effy, ma in cuor loro la odiavano e coglievano la minima cazzata per sputtanarla, per farla diventare un mostro, per essere loro le prime della scala sociale.
-Oggi.. l’ho vista che si baciava con una ragazza.. Se volete posso anche farvi vedere chi era la ragazza..- deglutii respirando a fondo. Cattiva idea Juls, brutta e cattiva idea.
O forse no?
Lisa e Kelli si allontanarono ridendo.
La campanella suonò, entrammo e quella giornata passò liscia senza interruzioni.. Ero molto tranquilla.
Il giorno dopo camminai tranquilla verso la scuola, ma quando arrivai ed entrai nell’istituto capii che c’era qualcosa di sbagliato. La gente rideva forte e correva per i corridoi indicandosi attorno.
Fu allora che la vidi, rossa di rabbia, con i denti stretti veniva verso di me in modo svelto e deciso.
Non capii più niente quando la sua mano toccò il mio viso in modo brusco stampandomi uno schiaffo in piena faccia che mi stordì tanto da farmi girare la testa. La afferrai per i capelli tirandola con forza in risposta al suo schiaffo, lei mi fece mollare la presa e non so come mi ritrovai scaraventata a terra davanti agli occhi di tutti, con un pubblico studentesco a godersi lo spettacolo. Ora basta. Ne avevo abbastanza. Mi alzai velocemente e poi afferrato lo zaino corsi fuori dalla scuola.
Correvo via, dalla scuola alla strada senza fermarmi senza soste, chissenefregava dei compiti, dei professori.
Continuai a correre mentre sentivo il respiro farsi corto e le gambe cedere, caddi.
Quando riaprii gli occhi avevo la faccia contro un tombino, le membra indolenzite, il viso sporco di lacrime di mascara e sangue.
Sentii le lacrime bruciare negli occhi, mi resi conto che stavo piangendo solo quando mi caddero lungo le guance, sporche di nero causato dal mascara, così triste. Perché stavo piangendo? La mia anima era irrequieta, il mio cuore stava morendo. La mia anima si stava liberando dalle lame di rasoio e dall’amore dalle quali il mio sangue rosso vivo stava affluendo. Quando ero piccola mamma mi diceva sempre che quando sarei stata grande, quando non ci sarebbe stato nessun posto in cui rifugiarsi sarei dovuta andare a casa.
In quel momento ne ero certa, non c’è nessun posto migliore di casa tua quando non hai un posto dove andare.
Con molta fatica mi alzai dalla strada e con la manica della giacca mi asciugai le lacrime colate sul viso a causa del pianto, le nocche rosse, le braccia piene di lividi e tagli.
Ero uno schifo.
Non so per quanto camminai, non so in che modo allungai la strada per andare a casa, fatto sta che dopo quella che mi sembrava un’ora interminabile mi ritrovai in casa mia deserta come al solito.
Andai di sopra nella mia stanza, e mi sdraiai nel letto valutando le mie possibilità.
Mi sarei potuta  addormentare  sapendo che al mio risveglio non ci sarebbero state più rime né ragioni. Se fossi tornata a scuola i miei occhi iniettati di sangue avrebbero mostrato il mio cuore traditore.
Ero solo una sporca bugiarda, una drogata che predicava con il coro. L’unica cosa rimasta con me erano le tracce di sangue che mi seguivano sempre a casa, come le lacrime di mascara che mi seguivano dal momento in cui ero scappata da scuola.
Ma dopotutto quante lacerazioni può sopportare una persona prima che smetta completamente di vivere? Negli anni precedenti avevo incassato colpi mortali, e ciò non mi aveva rafforzata, anzi, mi sentivo orribilmente fragile come se bastasse solo più una parola a sbriciolarmi.
Chiusi finalmente gli occhi sprofondando in un sonno senza sogni.
  
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