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Autore: Ikki95    19/09/2014    1 recensioni
[dal capitolo 1]
Tirò fuori dalla bisaccia 3 monete d'argento. Questo è ciò che andava pagato per la cena e la sistemazione. Le porse alla donna dietro al bancone.
"Sicuro di non voler rimanere?" chiese la locandiera di fronte a lui.
"No, grazie, è meglio che riparta subito."
(...)
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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3. "Devi agire."
L'uomo, avvolto nell'oscurità, intimò queste parole ad un altro losco figuro che era inginocchiato alle sue spalle.
"Si, mio Signore. Vuole che lo faccia nella notte?"
"No, non devi ucciderlo adesso. Desteresti troppi sospetti. Attieniti al piano: aspetta il sorgere del sole e fallo allontanare dalla città. Solo allora potrai compiere il tuo dovere. Adesso va', non occorre che io aggiunga altro."
Con un cenno del capo la persona inginocchiata si congedò da colui che gli stava davanti.


La notte era oramai calata, ed Eleryn era giunto alla locanda oramai da ore. Non aveva neppure avuto la forza di salutare come si doveva il suo vecchio amico nonchè proprietario della locanda, Rory. Era troppo stanco per poterlo fare e si era gettato tra le braccia di Morfeo non appena raggiunta la sua stanza. Al suo risveglio, avvenuto nella prima parte della mattinata, infatti, si rese conto di non aver neppure chiuso la porta a chiave. Poco male, in fondo non aveva il sonno pesante e avrebbe sentito chiunque avesse cercato di entrare per derubarlo. Gli sembrava strano pensare certe cose, ma oramai non ci si poteva sentire sicuri neppure nella locanda della capitale del regno. Si sedette qualche secondo sul ciglio del letto, giusto il tempo di svegliarsi per bene, dopodichè raggiunse una piccola stanzetta adiacente alla sua camera. Tale spazio era adibito a piccolo bagno e, grazie ad un raffinato sistema di tubi collegati tra loro, ogni camera poteva avere acqua per lavarsi. Eleryn si tolse gli abiti e fece una doccia. Il suo corpo era stanco, provato, ferito in più punti, ma oramai aveva imparato a convivere con il dolore. Si rivestì dopo poco, quindi scese le scale e si ritrovò al piano terra. Rory stava richiamando sua figlia intimandole di pulire meglio il pavimento. Eleryn rise. Il tono della voce di Rory era becero e burbero come sempre, così come il suo aspetto un po' rozzo ed incurato, ma lui sapeva bene che davanti all'apparenza si nascondeva un uomo con un grande cuore. Si conoscevano da quando il giovane mago aveva messo piede a Roian, poco più che bambino. Eleryn aspettò in silenzio. Quando Rory lo scorse un grande sorriso gli coprì il volto.
"Finalmente sei sveglio!"
"Già! Ho dormito anche troppo, ma ne avevo davvero bisogno..."
"Avevo notato. Non ti sei nemmeno fermato a salutare un vecchio amico."
Eleryn ridacchiò. "Scusa Rory, ero davvero stanco... Che ne dici se ci sediamo e parliamo un po'?"
"Ma certo! Da questa parte."
Rory condusse il giovane mago in una piccola stanzetta vicino alle scale, nella quale vi era un piccolo tavolinetto in legno e un paio di sedie rudimentali. Il locandiere chiuse la porta e fece accomodare Eleryn. Si raccontarono molte cose: il viaggio di Eleryn in cerca dell'artefatto menzionato dalla pagina del libro, i bizzarri clienti che a volte facevano visita alla locanda di Rory, il colloquio avuto dal giovane mago con il cancelliere Jelson.
"Dunque, sei alla ricerca di una misteriosa setta che potrebbe avere a che fare con il maleficio che ha colpito tua sorella e della quale non sai nulla, e per liberarla devi aggrapparti ad una pagina strappata da un libro antichissimo del quale non puoi verificare la veridicità." Rory fece una pausa. "Sono tempi duri anche per te eh, vecchio mio?"
Eleryn sorrise. "Eh si. Ma non demorderò, mi conosci."
"Oh si, ti conosco bene! Eri testardo sin da bambino! Proprio come quando ti ripetei migliaia di volte di non andare a giocare fuori con la pioggia ma tu non mi ascoltassi. Il raffreddore ti durò settimane."
I due risero di gusto. Eleryn riprese serio. "Rory, se durante la mia assenza hai sentito qualcosa, qualsiasi cosa... Dimmelo. Sarebbe importante."
"Mi dispiace, Eleryn, ma non so niente di questo Culto..."
Il giovane mago sbuffò e si lasciò scivolare lungo lo schienale della sedia.
"Fatti forza. Dopo aver pranzato prova a farti un giro in città, magari avrai fortuna."
"Fortuna? E chi ci crede più... Comunque, farò come dici. Grazie, Rory."
Il locandiere sorrise e accompagnò Eleryn fuori dalla stanza. I due pranzarono assieme agli altri clienti ed il giovane mago seguì il consiglio dell'amico: uscì subito dopo aver mangiato coprendosi il volto con il cappuccio e si fece un giro in città. Trascorse quasi metà pomeriggio fuori dalla locanda, e non vide altro che la solita Roian che aveva lasciato settimane prima, le solite donne che stendevano il bucato per le via, i bambini che giocavano felici e gli uomini che lavoravano solerti. Vide le stesse cose che scorse una volta varcato il cancello della città, ma stavolta non gli fecero lo stesso bell'effetto. Eleryn aveva cercato a lungo altri indizi dopo la pagina del libro, ma non ne aveva trovati. La speranza che questo strano Culto c'entrasse con sua sorella era flebile, e nonostante la giovane età aveva imparato a non dare troppa fiducia a certe cose. I suoi pensieri vennero interrotti all'improvviso da un grido. Era una voce femminile e proveniva non molto lontano da lui. Identificata la possibile direzione di provenienza, Eleryn vi si precipitò. Continuò a seguire le grida, quando ad un tratto arrivò in una piccola stradina, un vicolo cieco, ed in fondo ad esso scorse due banditi che stavano tenendo ferma una donna nel tentativo di derubarla. Il giovane mago non perse tempo e si avventò sui due manigoldi, i quali lo videro troppo tardi per poter imbastire una difesa efficace. Eleryn sguainò la spada e colpì violentemente con l'elsa il cranio di uno dei due, mentre fronteggiava l'altro con il bastone. Il bandito colpito cadde rovinosamente a terra, stordito. Il suo compagno riuscì con un veloce affondo a far indietreggiare il giovane mago. Immediatamente ne tentò un altro, ma Eleryn lo anticipò e con un rapido movimento del bastone lo disarmò, dopodichè puntò la spada alla gola del bandito.
"Se non vuoi finire con il tuo amico vattene e non tornare mai più."
Il ladro deglutì violentemente ed annuì con la testa, alzando le mani in segno di resa. Prese il suo compagno da sotto le braccia e lo trascinò via tentando di caricarselo in spalla. Quando i due si furono allontanati Eleryn rinfoderò la spada e prestò soccorso alla donna, rimasta incollata al muro che si trovava in fondo alla strada.
"Ti sei fatta male?" Chiese.
"No, no... Sto bene..." Alzò la testa. Eleryn non era riuscito a vederla in volto prima poichè era impegnato nel combattimento. I suoi lunghi capelli biondi le coprivano appena gli occhi, lasciando però intravedere il loro colore azzurro come il mare in cui ogni uomo si vorrebbe tuffare. I lineamenti dolci e sinuosi del volto disegnavano sulla pelle della ragazza un mosaico di bellezza così perfetto che nemmeno nelle favole che si raccontano ai bambini ci si può immaginare tanto. Il cuore di Eleryn ebbe una sincope. Scosse leggermente la testa per risvegliarsi dal torpore e poi aiutò la ragazza a rialzarsi.
"Grazie... Come potrò mai sdebitarmi?"
Pensieri indicibili si affollarono nella mente di Eleryn. "Non preoccuparti, mi basta che tu sia viva. Piuttosto, come mai quei banditi ti avevano presa di mira? Porti molti soldi con te?" Il giovane mago lo stava chiedendo anche se i suoi abiti non gli sembravano quelli di una nobildonna aristocratica.
"No, effettivamente no..."
Eleryn aggrottò le sopracciglia.
"Bhè, forse ti meriti la verità... Dopotutto mi hai salvato la vita." La ragazza infilò la mano nella bisaccia che teneva a tracolla e ne estrasse un pezzo di carta. "Ecco, vedi? Cercavano questo. L'ho... preso in prestito da una persona, in una locanda. Fa menzione di un luogo di ritrovo per una certa organizzazione segreta chiamata Culto..."
Il giovane mago si sforzò di mantenere la calma. Doveva avere quel pezzetto di carta, era l'indizio in cui oramai non sperava più.
"Ah, capisco. E cosa pensavi di farne, esattamente? E poi non sei molto diversa da loro se... "prendi in prestito" le cose, sai?"
"Lo so, ma era una vita che cercavo qualche riferimento al Culto."
"Ehi ma... aspetta, poco fa sembrava non ne sapessi niente di questa setta, adesso invece hai completamente cambiato tono."
"Ehm... Bhè, forse. E allora? Comunque non sperare di incantarmi con le parole, anche tu oggi alla locanda hai raccontato del Culto al padrone!" La ragazza si mise di scatto una mano alla bocca.
"Cosa...? Tu ci stavi origliando? Ma come hai potuto farlo?"
"... So essere scaltra e furtiva, quando voglio. Ma il punto non è questo! Il punto è che speravo di poter carpire qualche informazione interessante sul Culto... Io devo trovarlo. Vedi... Mio fratello versa in uno stato vegetativo da una settimana... I medici non sanno cosa dire, nessuno sa cosa fare. L'unico indizio che ho è questo pezzetto di carta ammuffito che fa menzione del Culto e di un loro luogo di ritrovo qua, a Roian..."
Eleryn rimase allibito. Un'altra persona vittima del maleficio che aveva colpito sua sorella ed il re. Tra l'altro la ragazza gli stava raccontando una storia così simile alla sua che quasi non gli sembrava vera. Si ricompose.
"Perchè non sei andata subito nel luogo indicato dal biglietto?"
"Mi hai visto, no? Non riuscivo a tenere a bada neppure due banditi... Se mi avessero scoperta per me sarebbe stata sicuramente la fine. Ed io non posso permettermi di morire prima di aver salvato mio fratello. Senti, è vero che non ci conosciamo, ma ho visto come combatti, e non lo avresti fatto se non avessi un animo buono... Che ne diresti di accompagnarmi?"
"Non se ne parla neanche. Io viaggio da solo, e non sono intenzionato a fare da balia alle ragazzine indifese."
"Screanzato!"
"Senti, mi dispiace per tuo fratello, ma credo che dovresti dare quel pezzetto di carta a me. Lo riporterò dal cancelliere, così le autorità saranno informate di questa grossa minaccia per Roian."
"Ma..."
"Non fare storie. Mi avevi chiesto che cosa tu potessi fare per sdebitarti, no? Bhè, ecco cosa."
La ragazza rimase senza parole per qualche secondo. Poi parlò. "Credo che tu abbia ragione... Scusa. Ti devo la vita. Spero solo che le guardie riescano a scoprire di più su questa setta e trovare una qualche cura..."
"Sono sicuro che lo faranno."
La ragazza consegnò il biglietto ad Eleryn, il quale fece un piccolo inchino in segno di saluto, dopodichè si congedò. Oramai si era fatto il tramonto, dunque tornò alla locanda per la cena.


Ad Eleryn non sembrava vero di aver finalmente trovato il luogo dove il Culto si riuniva, e non doveva neppure fare troppa strada per arrivarvici, visto che la setta aveva deciso di stabilire come punto di ritrovo le fogne della città. Non era un'idea sbagliata, visto che sono proprio i posti sotto gli occhi di tutti ad essere i più invisibili. Il giovane mago non smise un attimo di pensare alla storia che gli aveva raccontato la ragazza, durante il viaggio verso la sua nuova meta. Si sentiva un verme per come l'aveva abbindolata, ma giurò a sè stesso che se avesse mai trovato quell'artefatto e ciò avesse sciolto il maleficio, allora avrebbe salvato sia il re che il fratello della donna, oltre a sua sorella. Arrivò davanti al piccolo cancello che conduceva nelle profondità delle fogne. Era stato ben attento a non farsi seguire. Con sua amara sorpresa, però, trovò un enorme lucchetto in ferro che impediva l'entrata a chi non era in possesso della chiave. Era così preso dall'entusiasmo che non aveva pensato a questa possibilità. Tirò fuori la spada dal fodero e provò a forzare la serratura. Eleryn era intento nel suo operato, quando all'improvviso percepì uno strano movimento dell'aria. Fece finta di niente, ma ad un tratto si voltò di scatto brandendo la spada. Con sua estrema sorpresa si ritrovò faccia a faccia con la ragazza che aveva salvato poche ore prima.
"Ehi ehi ehi, calma! Non si puntano le armi contro le signore!" Scherzò lei.
"Che ci fai tu qui?" Eleryn la incenerì con lo sguardo.
"Cosa pensavi? Che non avessi mai provato almeno a vedere il luogo citato sul biglietto? O che avessi rinunciato così in fretta alla salute di mio fratello? Bhè ti sbagliavi, caro mio."
Eleryn rinfoderò la spada e la guardò stupito.
"Si da il caso che fossi sicura che saresti venuto qua, stanotte. Te lo si leggeva negli occhi. Non sei bravo a mentire, eh? Ed ero altrettanto sicura che non saresti riuscito a scassinare questa serratura..."
Il giovane mago si sentì parecchio stupido e prevedibile, in quel momento.
"... Ma per tua fortuna io con i lucchetti ci so fare. Lascia fare a me."
La ragazza lo scansò con un braccio, poi si tolse una forcina dai suoi lunghi capelli e la infilò nella serratura. In pochissimo tempo, essa scattò e la porta si aprì. La giovane donna fece segno ad Eleryn di avercela fatta e poi varcò la soglia delle fogne.
"Andiamo?"
"Ehi, aspetta un att-"
"Senti, se non fosse stato per me, tu non saresti mai entrato. Quindi forza, andiamo, me lo devi." Lo interruppe lei. Eleryn si zittì, chinò la testa e la seguì.
"Comunque, mi chiamo Sylvie. Piacere di conoscerti..."
"Eleryn."
"Bel nome!" Gli sorrise.
I due si avventurarono piano piano nel buio dei cunicoli, ignari di che cosa avrebbero trovato all'interno.



 
Spazio dell'autore: eccoci arrivati al terzo capitolo! Le cose iniziano a prendere una direzione e sono in via di completamento dei capitoli successivi, quindi fatemi sapere che cosa ne pensate di questo capitolo in particolare o dell'intera storia, e grazie in anticipo per l'attenzione! Buona lettura!
Vi lascio il link di una one shot (sempre genere fantasy) che ho pubblicato recentemente, se vi va dateci un'occhiata e datemi un vostro parere! A presto!
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2832857&i=1
  
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