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Autore: slice    20/09/2014    2 recensioni
Qui voglio raccogliere shottine buffe su Iruka e come riesce a far tremare i temibili badass jounin che si trova davanti. Infatti pensavo che il maestro fosse il mio nuovo chewtoy, ma credo che la vittima qui non sia lui. Uh, se c'è una cosa che amo di questo personaggio è il temperamento!
Gli avvertimenti, i generi e quant'altro, sono vaghi perché non so bene cosa verrà fuori. L'ho messa arancione, infatti, per lasciarmi spazio di manovra bastante. Se avete suggerimenti però son sempre ben accetti, eh.
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Iruka Umino
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden, Dopo la serie
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- Questa storia fa parte della serie 'La peggior ingenua grossa stupida bugia'
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Quando si arrabbia, finisce male



Potevi essere il sole, una nuvola, un uccello...”
Tenzo sospira, annoiato.
“Te lo do io l'uccello!”
“Ehi, ci sono dei bambini!” ruggisce Raido.
Genma sogghigna, appollaiato sul ramo, poiché subito dopo le parole del compagno uno di quei nanetti alti una katana ha spiaccicato in faccia ad Aoba il biscotto che stava mangiando.
“Non sono bambini qualunque, sono i figli di un bijuu,” commenta, lui.
Intanto Iruka è voltato a discutere con un altro insegnante. Ogni tanto guarda nella loro direzione per tenerli d'occhio e tutti diventano immobili e tesi, improvvisamente padroni di espressioni neutre, se non felici.
“Avresti potuto essere un cervo o anche un sasso...”
Tenzo sbuffa, sempre più tendente all'irritazione.
“Sasso sarai tu, poi cosa c'entra il cervo?”
Genma alza una mano guantata e ne osserva il pelo apparentemente morbido.
“Eh, invece il leone è così ovvio. Il cane, il gatto e il leone! Certo.”
“Senti,” dice Raido, cercando di non farsi strappare la coda dai pargoli. “Ho solo fatto quello che mi è stato detto di fare!”
“Insomma,” continua Kakashi, imperterrito, “avresti potuto essere una qualunque comparsa, Yamato Coso, invece sei proprio un albero e questo dovrebbe farti pensare.”
“Capitano! Sono Capitano!” sbotta Tenzo, beccandosi un'occhiataccia da Iruka poiché si è mosso di qualche centimetro. “Ma guarda se devo farmi prendere in giro da uno che fa il cespuglio!” gracchia, ora decisamente irritato.
In quel momento Iruka si abbassa, permettendo a un gruppetto di bambini di appendergli sulla schiena il foglio che reca la scritta “sono nervoso perché mi sono fatto la pipì addosso”, poi fa un cenno all'insegnante con cui discorreva e si dirige verso di loro, procurando ilarità quando dà la schiena ad altri bambini.
“Come va, Miko chan?” dice, rivolgendosi a una bambina mora con l'aria molto concentrata, occhiali da vista e taccuino in mano, che li osserva da un pezzo.
Lei schiocca la lingua sul palato e assottiglia lo sguardo sul cane, prima di rispondere.
“Non lo so, sensei... Il cane è sporco, il gatto ride troppo, il cespuglio è mezzo grigio,” elenca, indicandoli uno per uno e facendo una faccia strana a quest'ultimo punto, prima di proseguire, “l'albero si muove e il leone pare sia stato buttato lì perché avanzava da un'altra recita.”
Iruka si ferma a considerare ogni critica, pesando quelle parole come se uscissero dalla bocca di un'autorità teatrale, alla fine si porta una mano al mento e sospira.
“Che mi dici del sole?”
“Beee'... abbaglia. E credo sia questo che un sole deve fare, dopotutto,” risponde, alzando le spalle.
“Va bene,” l'insegnante muove una mano davanti al volto, “cerchiamo di fare con quello che abbiamo, ma tienili in riga.”
“Sì, sensei!”
Iruka lancia un'ultima occhiata alla scena, poi si volta e inizia a camminare. Di sicuro quei cretini ci penseranno bene, da ora in poi, prima di interrompere una delle sue lezioni per motivi futili come la mancanza di un membro per il loro stupido gioco; per questo motivo, a metà sala non riesce a trattenere un sospiro soddisfatto che inquieta vagamente la collega addetta ai costumi, quando le passa vicino.
“Non vi state impegnando: non ci credo che questo sia il vostro massimo,” dice Miko chan, riportandosi gli occhiali a posto dopo che le sono scivolati sul naso. “Volete dire che un giorno sarò un grande e grosso ninja e non saprò fare un albero o un cane? Volete uccidere i miei sogni di bambina ancora prima che mi venga consegnato il coprifronte?”
Kakashi sente un brivido lungo tutta la schiena e improvvisamente avere la testa incastrata in un pezzo di cartone a forma di cespuglio lo innervosisce, Tenzo sposta il peso da una gamba all'altra, a disagio perché, albero o no, a lui scappa da pisciare. Raido è a carponi da troppo tempo per avere dignità bastante a fingere di non trovare quella bambina la cosa più adorabile che abbia mai visto, mentre Aoba mima il gesto degli occhiali, poco a suo agio nell'interpretare un cane che dovrebbe grattarsi un orecchio con la zampa posteriore.
“Demonio,” borbotta Genma, fiero delle sue orecchie, zampe e coda di pezza, appollaiato su una passerella sospesa trasformata in ramo da cartone e pastelli.
“Hai perfettamente ragione, Miko chan,” grida Gai, sopra le loro teste, “faremo del nostro meglio per le future generazioni di Konoha e i nostri brillanti maestri dell'accademia!”
“Sta' zitto, Sole!” ringhia Tenzo, ché per lui tenere sospeso sopra di sé una folta chioma verde di cartone è quasi un insulto.
“Al contrario,” dice Miko chan, sistemandosi di nuovo gli occhiali sul naso e costringendo ancora una volta Aoba a fare altrettanto, “il Sole è l'unico che può parlare: tutti gli altri devono impegnarsi per non farmi perdere autostima,” continua la bambina, con una serietà che stona su quel volto paffuto e le guanciotte rosse, “al mio tre voglio vedere un atteggiamento diverso, ok? Uno...”
“Fa sul serio?” chiede il cane, indignato.
“Oddei, mi è venuto un crampo,” si lagna il leone.
“Devo pisciare...” annuncia il gatto.
“Sssh, concentratevi!” dice l'albero a denti stretti.
“Se lo faccio mi piscio addosso.”
“Che tristezza...”
“Disse il cespuglio nel cespuglio!” ribatte l'albero.
“Due...”
“Oh, fa sul serio davvero... Sul serio! Davvero!” sibila il cane.
“Mi prude il naso da venti minuti.”
“Ho sete...”
“Riusciamo almeno a tenere a bada i bisogni primari come ogni adulto dovrebbe saper fare!”
“No.”
“Ci ripensavo: sei. l'albero.”
“Oooh... Presto! Un decespugliatore!”
“Tre!”
Rimangono tutti in silenzio e la loro attenzione si divide tra la posizione richiesta dal copione e la bambina con l'espressione seria e critica poco distante da loro. Poi il sole si stacca, cade al suolo con un tonfo e un lamento che sembra sospettosamente “mi sono rotto una chiappa”, perciò la bambina si toglie gli occhiali per stropicciarsi drammaticamente gli occhi. Sospira e alza le braccia.
“Non posso lavorare così!”









Irukino, caro... *liscia* Bello, lui! ^^'
Nella speranza che non mi metta a fare il sasso o il cervo, u.u proseguo volentieri con questa raccolta; visto che me ne ero dimenticata. Argh.



  
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