Quando si arrabbia, finisce male
“Potevi
essere il sole, una nuvola, un uccello...”
Tenzo sospira,
annoiato.
“Te lo do io l'uccello!”
“Ehi, ci
sono dei bambini!” ruggisce Raido.
Genma sogghigna,
appollaiato sul ramo, poiché subito dopo le parole del
compagno uno di quei nanetti alti una katana ha spiaccicato in faccia
ad Aoba il biscotto che stava mangiando.
“Non sono bambini
qualunque, sono i figli di un bijuu,” commenta, lui.
Intanto
Iruka è voltato a discutere con un altro insegnante. Ogni
tanto guarda nella loro direzione per tenerli d'occhio e tutti
diventano immobili e tesi, improvvisamente padroni di espressioni
neutre, se non felici.
“Avresti potuto essere un cervo o
anche un sasso...”
Tenzo sbuffa, sempre più tendente
all'irritazione.
“Sasso sarai tu, poi cosa c'entra il
cervo?”
Genma alza una mano guantata e ne osserva il pelo
apparentemente morbido.
“Eh, invece il leone è così
ovvio. Il cane, il gatto e il leone!
Certo.”
“Senti,” dice Raido, cercando di non
farsi strappare la coda dai pargoli. “Ho solo fatto quello che
mi è stato detto di fare!”
“Insomma,”
continua Kakashi, imperterrito, “avresti potuto essere una
qualunque comparsa, Yamato Coso, invece sei proprio un albero e
questo dovrebbe farti pensare.”
“Capitano! Sono
Capitano!” sbotta Tenzo, beccandosi un'occhiataccia da Iruka
poiché si è mosso di qualche centimetro. “Ma
guarda se devo farmi prendere in giro da uno che fa il cespuglio!”
gracchia, ora decisamente irritato.
In quel momento Iruka si
abbassa, permettendo a un gruppetto di bambini di appendergli sulla
schiena il foglio che reca la scritta “sono nervoso perché
mi sono fatto la pipì addosso”, poi
fa un cenno all'insegnante con cui discorreva e si dirige verso di
loro, procurando ilarità quando dà la schiena ad altri
bambini.
“Come va, Miko chan?” dice, rivolgendosi a
una bambina mora con l'aria molto concentrata, occhiali da vista e
taccuino in mano, che li osserva da un pezzo.
Lei schiocca la
lingua sul palato e assottiglia lo sguardo sul cane, prima di
rispondere.
“Non lo so, sensei... Il cane è sporco,
il gatto ride troppo, il cespuglio è mezzo grigio,”
elenca, indicandoli uno per uno e facendo una faccia strana a
quest'ultimo punto, prima di proseguire, “l'albero si muove e
il leone pare sia stato buttato lì perché avanzava da
un'altra recita.”
Iruka si ferma a considerare ogni critica,
pesando quelle parole come se uscissero dalla bocca di un'autorità
teatrale, alla fine si porta una mano al mento e sospira.
“Che
mi dici del sole?”
“Beee'... abbaglia. E credo sia
questo che un sole deve fare, dopotutto,” risponde, alzando le
spalle.
“Va bene,” l'insegnante muove una mano davanti
al volto, “cerchiamo di fare con quello che abbiamo, ma tienili
in riga.”
“Sì, sensei!”
Iruka lancia
un'ultima occhiata alla scena, poi si volta e inizia a camminare. Di
sicuro quei cretini ci penseranno bene, da ora in poi, prima di
interrompere una delle sue lezioni per motivi futili come la mancanza
di un membro per il loro stupido gioco; per questo motivo, a metà
sala non riesce a trattenere un sospiro soddisfatto che inquieta
vagamente la collega addetta ai costumi, quando le passa vicino.
“Non
vi state impegnando: non ci credo che questo sia il vostro massimo,”
dice Miko chan, riportandosi gli occhiali a posto dopo che le sono
scivolati sul naso. “Volete dire che un giorno sarò un
grande e grosso ninja e non saprò fare un albero o un cane?
Volete uccidere i miei sogni di bambina ancora prima che mi venga
consegnato il coprifronte?”
Kakashi sente un brivido lungo
tutta la schiena e improvvisamente avere la testa incastrata in un
pezzo di cartone a forma di cespuglio lo innervosisce, Tenzo sposta
il peso da una gamba all'altra, a disagio perché, albero o no,
a lui scappa da pisciare. Raido è a carponi da troppo tempo
per avere dignità bastante a fingere di non trovare quella
bambina la cosa più adorabile che abbia mai visto, mentre Aoba
mima il gesto degli occhiali, poco a suo agio nell'interpretare un
cane che dovrebbe grattarsi un orecchio con la zampa
posteriore.
“Demonio,” borbotta Genma, fiero delle sue
orecchie, zampe e coda di pezza, appollaiato su una passerella
sospesa trasformata in ramo da cartone e pastelli.
“Hai
perfettamente ragione, Miko chan,” grida Gai, sopra le loro
teste, “faremo del nostro meglio per le future generazioni di
Konoha e i nostri brillanti maestri dell'accademia!”
“Sta'
zitto, Sole!” ringhia Tenzo, ché per lui tenere sospeso
sopra di sé una folta chioma verde di cartone è quasi
un insulto.
“Al contrario,” dice Miko chan,
sistemandosi di nuovo gli occhiali sul naso e costringendo ancora una
volta Aoba a fare altrettanto, “il Sole è l'unico che
può parlare: tutti gli altri devono impegnarsi per non farmi
perdere autostima,” continua la bambina, con una serietà
che stona su quel volto paffuto e le guanciotte rosse, “al mio
tre voglio vedere un atteggiamento diverso, ok? Uno...”
“Fa
sul serio?” chiede il cane, indignato.
“Oddei, mi è
venuto un crampo,” si lagna il leone.
“Devo
pisciare...” annuncia il gatto.
“Sssh, concentratevi!”
dice l'albero a denti stretti.
“Se lo faccio mi piscio
addosso.”
“Che tristezza...”
“Disse il
cespuglio nel cespuglio!” ribatte l'albero.
“Due...”
“Oh,
fa sul serio davvero... Sul serio! Davvero!” sibila il
cane.
“Mi prude il naso da venti minuti.”
“Ho
sete...”
“Riusciamo almeno a tenere a bada i bisogni
primari come ogni adulto dovrebbe saper fare!”
“No.”
“Ci
ripensavo: sei. l'albero.”
“Oooh... Presto! Un
decespugliatore!”
“Tre!”
Rimangono tutti in
silenzio e la loro attenzione si divide tra la posizione richiesta
dal copione e la bambina con l'espressione seria e critica poco
distante da loro. Poi il sole si stacca, cade al suolo con un tonfo e
un lamento che sembra sospettosamente “mi sono rotto una
chiappa”, perciò la bambina si toglie gli occhiali per
stropicciarsi drammaticamente gli occhi. Sospira e alza le
braccia.
“Non posso lavorare così!”
Irukino,
caro... *liscia* Bello, lui! ^^'
Nella speranza che non mi metta
a fare il sasso o il cervo, u.u proseguo volentieri con questa
raccolta; visto che me ne ero dimenticata. Argh.