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Autore: Mary Evans    21/09/2014    3 recensioni
In un mondo senza Voldemort, James Potter e Lily Evans si sono sposati, hanno avuto due gemelli e poi si sono separati per un’incomprensione un anno dopo, dividendosi i figli per non incontrarsi mai più nella vita.
Harry James Potter è cresciuto senza avere una madre, ereditando tutto il talento e l’arroganza dal padre.
Alex Charlus Evans è cresciuto senza avere un padre, ereditando tutto il talento e la gentilezza della madre.
Hanno solo 11 anni e sono dei malandrini.
L’esordio tragico per la fine della quiete di Hogwarts.
Genere: Avventura, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Marlene McKinnon, Mary MacDonald | Coppie: James/Lily, Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Pov Harry

Aspettai con ansia che fosse mezzanotte, guardando e riguardando l’orologio dei Cannoni dei Chadley che mi avevano regalato al mio precedente compleanno. Iniziai a fare il conto alla rovescia mentre un sorriso andava formandosi sul mio volto. 3,2,1… e a quel punto chiusi gli occhi, aspettandomi la bomba.

«Buon compleanno, Harry!» esclamarono in coro mio padre e mio zio Sirius materializzandosi in camera mia con un sorriso che andava da un orecchio all’altro. Prima che potessi fare alcun che per evitarlo, mi ritrovai zuppo d’acqua.

«Papà!» lo sgridai irritato alzandomi dal letto «Adesso dovrò far cambiare tutte le lenzuola. Di nuovo.»

Era la quarta volta in una settimana che mi toccava farlo fare a causa di uno dei tanti scherzi assurdi di mio padre, eppure lui sembrava davvero non preoccuparsene.

Mio zio Sirius iniziò a ridere con la sua tipica risata a latrato, e dopo un po’ anche io e papà ci unimmo a lui. Poi papà mi si avvicinò, mettendomi un braccio intorno alle spalle e scompigliandomi i capelli.

«Buon compleanno, figliolo.» mi disse sorridendo, mentre con un colpo di bacchetta mio zio faceva asciugare il mio letto e le lenzuola si ripiegarono ordinatamente.

«Ehi, James, non ti facevo tanto sdolcinato!» commentò sorridendo il mio padrino. Mi si avvicinò anche lui stringendomi in un abbraccio stritola ossa.

«Finalmente hai 11 anni, figlioccio.»

Già, avevo 11 anni.

«Ehi, ma i miei regali?» protestai piagnucolando, e mentre mio padre e il mio padrino ridevano iniziai a correre giù per le scale per arrivare in soggiorno: almeno una cinquantina di pacchi erano ammucchiati nell’angolo di solito riservato all’albero di Natale e, prima ancora che mio padre scendesse il primo gradino, ne avevo già aperti cinque.

Per la maggior parte erano accessori per il Quidditch, regalati soprattutto dai miei fans e dai giocatori dei Cannoni dei Chadley, conosciuti al mio sesto compleanno grazie ad un regalo di papà. C’erano poi i regali dai Weasley, che erano molto più personali: prototipi di scherzi dai gemelli, un libro da Percy, un modellino di ungaro spinato da Charlie, uno spioscopio da Bill che permetteva di vedere attraverso le porte, un album completo di figurine dei giocatori di Quidditch dell’ultimo secolo da Ron, e un album di foto da Ginny. Mi scappò un sorriso nel pensarla mentre sfogliavo il suo regalo, e questo non sfuggì a mio zio.

«Guarda guarda, Harry Potter che arrossisce! Scommettiamo che c’è di mezzo una certa rossa di nostra conoscenza?»

«Zio!» esclamai un po’ contrariato, ma lui scosse la testa andandosene in cucina.

«I Potter e le rosse… sembra quasi una maledizione…» lo sentii borbottare fra sé, e a quel punto mi alzai in piedi.

Che anche mia madre avesse avuto i capelli rossi?

Prima che potessi chiedere spiegazioni mio padre mi comparve davanti con una busta in mano.

«Harry, questo è un regalo speciale che abbiamo voluto farti io e Sirius. Spero ti piaccia.»

Non avevo mai visto mio padre tanto nervoso ed alzai un sopracciglio, cosa che lo fece sbiancare ancora di più.

Presi la busta dalle sue mani e l’aprii, mentre lentamente il colore se ne andava anche dalla mia faccia.

«Volete mandarmi al Campo Estivo?!» iniziai ad urlare, ma prima di poter manifestare ulteriormente il mio disappunto mio padre sbottò.

«Sì, al Campo Estivo! Partirai dopodomani e tornerai tra quindici giorni. Discorso Chiuso.»

Lo vidi salire al piano di sopra quasi a passo di marcia, lasciandomi come uno stupido a bocca aperta a fissarlo. Mio padre non mi aveva mai parlato in quel modo.

Mio padre non mi avrebbe mai proposto di andare ad un campo estivo, sapendo come li odiassi.

Giunsi all’unica conclusione logica: quello non era mio padre.

Nel frattempo, zio Sirius aveva affiancato per fissare anche lui a bocca aperta il punto dove era appena sparito quello che osava spacciarsi per il mio genitore.

«Zio?»

«Uhm.»

«Secondo te quello che è appena salito al piano di sopra è un uomo che ha preso le sembianze di papà con la pozione polisucco?»

 

Pov Sirius

La domanda assurda del mio figlioccio mi riscosse dallo stato di trance nel quale ero caduto e, cercando di non scoppiare a ridere, gli misi le mani sulle spalle guardandolo dritto negli occhi.

«Ascoltami bene, Harry,» iniziai col dire, «devi sapere che molte delle cose che fa tuo padre, anche se tu non ne capisci il senso, sono per il tuo bene. Sempre.»

«Ma lui sa che odio i Campi Estivi!» obbiettò il mio figlioccio, «E anche tu! Allora perché mi avete regalato quest’iscrizione per il mio compleanno, se lo sapete? Volete sbarazzarvi di me, vero? Vi prometto che non vi farò più scherzi per il resto dell’estate, ma non fatemi andare lì!»

Davanti a quegli imploranti occhi verdi mi sentii mancare: non riuscivo ancora a reggere quello sguardo, così simile a quello della mia migliore amica, e di nuovo mi ritrovai quasi a cedere.

Come se avessi di nuovo diciassette anni.

«È molto importante per tuo padre che tu vada al Campo Estivo, e anche io ci terrei molto. Per favore non creargli problemi e fai come ti dice. E poi,» aggiunsi con un sorriso tirato «in quel campo hanno il miglior corso estivo di Quidditch per professionisti under 16 che tu possa mai desiderare!»

A quelle parole lo vidi scattare in piedi con gli occhi che gli brillavano.

«E perché non lo hai detto subito?» esclamò esultante, prima di correre nella sua cameretta quasi sicuramente ad informare i suoi amici Weasley.

Lontano dagli occhi del bambino, potei permettere a me stesso di cedere per un momento.

«È proprio come James.» sussurrai a me stesso «Tranne che per gli occhi, gli occhi di Lily.»

Non vedevo Lily Evans da dieci anni. Era scomparsa dopo il divorzio insieme ad Alex e Marlene, e solo il cielo sapeva quanto mi mancassero tutti e tre.

Remus e Mary, gli unici con cui quei tre erano rimasti in contatto, mi avevano detto che stavano bene e ogni tanto mi mandavano delle foto, facendomi promettere di non mostrarle a James o Harry.

Mi scappò un ringhio al pensiero della situazione idiota in cui erano riusciti a mettersi Lily e James, costringendo di fatto i loro figli a crescere senza un genitore e senza un fratello, e sperai solo che quella storia non venisse mai fuori, perché i bambini ne sarebbero usciti distrutti molto probabilmente.

Chiusi gli occhi per un attimo e ricordai il primo e unico compleanno che i gemelli avevano passato insieme, sorridendo inconsciamente.

«Buon compleanno anche a te, Alex.»

  
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