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Autore: Val    04/10/2008    2 recensioni
"Lei era una strega...
No, niente cappello a punta o naso adunco...la scopa sì, ma per pulire in terra e...beh il calderone è una cosa che stregoneria o non stregoneria, bolle comunque, a prescindere dal colore del liquido che contiene e indipendentemente da quanto inquietante e denso siano l’odore e il fumo che ne fuoriescono.
Insomma Sìle, anche se a prima vista non si vedeva, era una strega."
Niente a che vedere con la wicca o con qualcosa di Potteriano, senza nulla togliere loro, è ovvio. L'ispirazione per me è nata tutta da Brian Froud e le sue splendide illustrazioni che aiutano a capire meglio il mondo affascinantissimo delle fate e...più "bassamente", da un sacco di pensierini fatti su quel bel figliolo di Gerard Butler(fisicamente il protagonista maschile è lui ;p).
Grazie di cuore a coloro che,seguendo la mia storia, consigliandomi e incoraggiandomi, mi hanno portato a concludere per la prima volta un racconto.
Genere: Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'There's Something Magic'
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Capitolo 2- Decisioni da prendere...

- Io davvero non capisco.Ci provo, ma non capisco -
Dorcas aveva iniziato a protestare intorno alle sei di quella mattina e non aveva alcuna intenzione di smettere neppure mentre asciugava i piatti.
- Che cosa non capisci?- le chiese Sìle, la voce un po’ rotta dallo sforzo di impastare il polpettone; si fermò un attimo per grattarsi il naso col dorso della mano – mi passi la noce moscata per favore?-
La donnetta si avvicinò alla credenzina delle spezie.
- Perché vuoi mandare Lily a scuola?- chiese tornando da lei con l’ampollina in mano e una piccola grattugia.
- Per legge, Dorcas. La bambina ha quasi l’età in cui si va a scuola e se non vogliamo che qualcuno abbia da ridire sull’affidamento, dobbiamo mandarcela- rispose Sìle sorridendo leggermente mentre si voltava a prenderle di mano il vasetto di vetro – grazie...- disse distrattamente infilando indice e medio nel barattolo e arrivando a prendere una delle piccole noci profumate per avvicinarsela al naso.
Adorava l'odore della noce moscata.
- E’ la loro, legge, legge da uomini, non la nostra, noi non obbediamo a certe cose...e poi Lily non parla! Come lo spieghi?- brontolò Dorcas per poi sbirciare curiosa nella terrina in cui stava lavorando Sìle -cosa fai con la noce moscata?-
Sìle le lasciò spazio e le fece il gesto di rimescolare con la mano.
- Ce la metto dentro, ci sta bene - disse prendendo a grattare una volta che Dorcas si fu spostata - e comunque, ahinoi Strega Madre - ricominciò dopo un momento - la legge degli uomini è quella che regola la vita di tutti i giorni ed è una legge molto attenta ai bambini, perché per fortuna ormai c’è chi pensa a tutelarli. Lily non parla, io e te sappiamo perché, va bene, ma innanzitutto non è detto che non decida di iniziare a farlo tra qui e un paio d'anni, ma anche così non fosse non possiamo farci niente, se ce la togliessero non so come finirebbe...- sospirò perché la cosa impensieriva anche lei, stava solo cercando la soluzione che desse meno nell'occhio e quella legale, era quella che dava meno nell'occhio -...insomma, io non capisco cosa ti mandi tanto la mosca al naso, le farà bene stare con altri bambini, perché dobbiamo far marchiare come “Quella strana”, anche lei? I tempi sono cambiati, l’alfabetizzazione non è più qualcosa di facoltativo e Lily purtroppo per noi, non è un segreto per nessuno, tutti sanno che in questa casa c'è una bambina da quattro anni e mezzo...-
Dorcas assunse un’espressione da saputella.
- Io a leggere e scrivere l’ho imparato a casa di mia nonna, al cottage nel bosco e nessuno mi ha obbligata alla scuola –
Sìle le diede un’occhiata affettuosa, ma severa mentre iniziava a dare forma al polpettone.
- Dorcas...non insistere, non è possibile – sbuffò rinunciando per un attimo al suo intento perché il prurito al naso si ripresentò, quindi si grattò prima di riprendere a lavorare l’impasto.
- Non vuoi che viva come te?- le chiese l’amica prendendoil suo posto - tu sei stata libera...-
Sìle annuì.
- Ma a scuola ci sono andata...- sospirò - e ti dirò che ne sono contenta! E comunque io scommetto che la piccola sarà felicissima. E che parlerà...- concluse grattandosi di nuovo il naso.
- Beh?- chiese Dorcas guardandola e distraendosi da qualcosa su cui Sìle aveva ragione e non poteva negarlo – arriva qualcuno?-
Sìle si strinse nelle spalle e scosse la testa.
- Forse mi sto raffreddando...-
- Ah...- mormorò Dorcas poco convinta e Sìle lo percepì chiaramente.
- Che c’è?- le chiese togliendosi il grembiule e grattandosi ancora il naso.
- Non è raffreddore questo, è come quando Agenore sente la pioggia: sta arrivando qualcuno, fai sempre così quando c’è gente in arrivo... –
Sìle si mise a ridere e si avvicinò a schioccarle un bacio sulla guancia mentre quella si metteva ad armeggiare con presine e guanto da cucina.
- Tutti i gatti si lavano dietro l’orecchio quando arriva la pioggia...- le disse dolcemente – eppure non piove sempre...-
- Sì, sì...- sospirò Dorcas strappandole un altro sorriso.
- Lo inforni tu per favore? Io devo andare a comprare un po’ di scorta di cornflakes e poi passo a prendere Lily; guarda ho già preparato anche i crostini per...- si voltò verso il purè di piselli che aveva appoggiato sul ripiano del lavandino: vicino doveva esserci un bel mucchietto di crostini di pane imburrato, Sìle era sicura di avercelo messo e ora non c’era più niente se non una scia di briciole che andava dal piatto alla finestra più vicina – oh no! No! No! – protestò Sìle pestando un piede in terra – erano venuti così bene, Hob!-
Dorcas onde evitare scontri troppo accesi tra una giovane strega un po’ arrabbiata e un assistente di cucina un po’ troppo zelante negli assaggi, prese Sìle per le spalle e la scortò verso la porta sul retro.
- Dai non ti arrabbiare, vedrai che si farà perdonare, li rifaccio io i crostini, tu vai...-
- Sì, io vado, ma tu devi smetterla di coprirli sempre quelli lì! L’ultima volta ci hanno messo in imbarazzo con dei clienti, non è più tollerabile questa cosa!- continuò a protestare Sìle mentre si lasciava spingere via e usciva - è una questione di regola di buon vicinato!-
- Gli Hobs sono qui da prima di noi...- sentenziò Dorcas prima di chiudere la porta in faccia alla ragazza, il che significava questione chiusa.
L’unica era darla vinta a quel piccolo ladro di crostini.
Arrivata a questa conclusione, prese la mini verde bosco e partì verso il paese.


Era novembre, intorno le montagne erano tutte sui toni del marrone...fulvo, bruno, violaceo...ogni tanto spuntavano in mezzo al resto verdi rami di felce, era quel paesaggio a metà tra Galles e Scozia.
Monti non alti, ma aspri, con strane formazioni rocciose che spuntavano qua e là tra la vegetazione che variava da fittissima e antica foresta a bassa boscaglia, attraverso cui correvano rivoletti d’acqua che si andavano a tuffare nei laghi e laghetti intorno alimentandoli, creando anche qualche piccola palude.
E lungo la strada che percorreva il parco, si incontravano quei graziosi agglomerati di case come Ambleside, distesi sulle sponde dei laghi, tra i boschi a fare da base agli escursionisti che si avventuravano tra le colline aspre o in qualche giro in barca sui laghi.
Liam era ricomparso in città quella mattina, veniva da Carlisle.
- Non ti sei ancora stancato di tornare in questo posto?-
Ovviamente Charlie, il suo ex datore di lavoro, ma ancora buon amico, appena lo aveva visto lo aveva trascinato al pub a bere.
Liam accennò il suo solito sorriso a mezza bocca, con gli occhi verdi dall’espressione sorniona.
- Ma ti do tanto fastidio qui?- gli chiese mettendo giù la pinta e dando un’occhiata fuori dalla finestra, alle sue spalle e poi tornando a guardare l’amico.
- No, ma una volta avevi molta più fretta di tornartene da dov’eri venuto...-
- Sì...poi ho scoperto che nella vita serve anche lavorare...- sbuffò lui di rimando, portandosi le mani dietro il collo - e Glasgow non era ancora la ruggente e rampante città industriale di oggi...ruggiva e basta, per il resto dormiva- sbuffò inarcando appena le sopracciglia.
Charlie sorrise e annuì convenendo con lui, fissando a sua volta la pinta in dirittura d’arrivo, la schiuma della birra che andava seccandosi sui bordi del bicchiere.
- A proposito di lavoro...- disse ricordando dell’incidente di Liam - come stai?-
Quello chiuse l’occhio destro, ammiccando.
- A metà ci vedo...e si rimorchiano un sacco di ragazze così...- scherzò sorprendendo non poco l’amico a sentirlo ironizzare sulla sua “piccola” mutilazione – l’occhiolino fa sempre colpo...-
- Ah sei diventato quello del bicchiere mezzo pieno ora?- gli chiese.
Lui sollevò di nuovo la pinta mostrandogliela: era piena quasi per metà.
- Mh...diciamo di sì...- disse.
In realtà sapeva benissimo d’essere fortunato a essere vivo e tutto intero, eccezion fatta per l’occhio destro.
Era cieco sì, ma non si vedeva neppure, lo sguardo non era minimamente offuscato.
- Ma come fai a fare foto così?- chiese Charlie.
Liam scosse la testa con aria vaga.
- Per quelle un occhio basta e avanza…e per quanto ho messo da parte in giro per il mondo, beh…diciamo che posso perfino concedermi il lusso di seguire le indicazioni dei medici di non sforzare troppo quello sano -
- Il culo non ti è mai mancato-
Per fortuna Charlie sapeva che Liam non amava troppo parlare di lavoro quando non stava lavorando, quindi non insisteva.
Fu contento di vedere che il sorriso di Liam era sempre aperto e pronto a comparirgli in faccia, che l’amico era sempre il solito nonostante la vita “avventurosa” e molto diversa dalla loro, in quel piccolo paese, che aveva fatto in quegli anni.
Fu contento di scoprire che non era diventato...stronzo, esisteva il termine tecnico specifico, come quelli che si vedevano certe volte in televisione.
- Ma mi hai invitato per una birra o per una pinta di cianuro? Potrei anche essermeli guadagnati quei soldi no?- protestò fintamente offeso Liam.
Charlie puntò un indice sul piano del tavolo.
- Io voglio sapere quanto resti prima di sparire ancora...- gli disse come dire “Non svicolare e parliamo di cose serie!”.
Liam lo guardò di sotto in su.
- Quanto basta…-
Charlie annuì soddisfatto e riprendendo la birra per finirla, gliela levò leggermente incontro.
- Bentornato Liam...-


- Lo scozzese è tornato…- disse Miss White rivolgendo il suo nasino a punta verso il pub, le braccia incrociate sulla pancetta un po’ prominente, unica curva che interrompeva il perfetto piattume della sua silohuette, eccettuata la gobbetta: praticamente una S umana.
Miss Curl, rotonda come uno zero, come sempre, annuì.
- Già…- convenne con il suo grugnetto da carlino circondato da quella graziosa nuvoletta di capelli candidi, che tanto rendeva azzeccato quel cognome per lei.
Assistevano allo scorrere della vita cittadina sotto la tettoia del piccolo supermercato, per ripararsi dalla pioggerellina insistente quanto tipica.
- Sono anni che gira il mondo ormai...- continuò Miss White che invece aveva una capigliatura grigia e assolutamente liscia.
Quando parlava con Miss Curl aveva un contegno assolutamente cattedratico, compunto e...acuminato come il suo naso.
Miss Curl annuiva con aria grave e attenta.
- Già...-
Miss White a volte si concedeva di dire cose anche di tenore minimamente opinabile come ad esempio...
- E’ cresciuto...-
Il trucco stava nel fatto che Liam ormai aveva almeno trentasette o trentotto anni, perciò era difficile non fosse cresciuto da quando ne aveva ventidue.
Quindi Miss Curl avrebbe annuito senz’altro.
- Già...-
Ma Miss Curl non annuiva solamente, perché con loro c’era anche Miss Dawn e Miss Curl sapeva che Miss White, tanto attaccata al suo ruolo di gazzettino locale, poteva sapere tutto prima di tutti, ma non la cosa che stava frullando nella testolina arzilla di Miss Curl in quel momento, perché Miss Dawn era la vicina di casa di Margareth Mill.
Quella soddisfazione doveva levarsela, si divertiva troppo a fingersi complice di quelle due...
- Chissà se Maggie lo ha già visto?- chiese innocentemente.
Miss Dawn, minuscolo esemplare di vecchietta britannica tutta trine, tè e biscottini, non si fece pregare.
- No, non lo ha ancora visto, ma appena gliel’ho detto si è andata a rifare il trucco e ha detto alla madre che sarebbe andata a fare la spesa. Dovrebbe stare per arrivare...-
Riferì puntualmente, causando in Miss White un immediata bocconata di bile per essere stata presa in castagna.
- Buongiorno Miss Dawn, Miss Curl, Miss White...-
Era Sìle che, parcheggiata l’auto, aveva fatto spesa e ora stava preparandosi ad andare a prendere Lily da Mr. e Mrs.Brown, che la tenevano sempre volentieri e lasciavano Dorcas e Sìle libere di fare pulizia nel Bed and Breakfast senza paura che la bimba si facesse male.
- Oh buongiorno tesoro...-
- Buongiorno Sìle!-
- Buongiorno!-
Salutarono praticamente in coro le tre vecchiette.
Ora, Sìle aveva le sue particolarità e la sua speciale capacità di percepire la natura e le cose, ma non ci voleva certo una strega per capire che quelle tre stavano puntando e ficcando i loro simpatici nasetti nei fatti di qualcuno...erano una specie di muro umano di tweed e indiscrezione.
Sìle si affiancò a Miss Dawn per capire dove puntava il suo sguardo, vide Charlie Moore uscire dal pub dal alto opposto della strada, e dietro di lui un tipo alto, almeno sei piedi, spalle larghe e aria decisamente atletica e prestante.
Sicuramente un britannico a giudicare dal modo di affrontare la pioggia, mani affondate nelle tasche del giubbotto di pelle e spalle conseguentemente un po’ incurvate, ma neanche la benché minima ispirazione di usare un ombrello o un qualunque tipo di riparo.
- Impegnatissime vedo…- commentò guardando uno per uno i musetti appuntiti delle donnine.
Miss Dawn prese quel commento come una richiesta di aggregazione da parte di Sìle, così si accostò appena verso di lei, senza però abbandonare con lo sguardo la figura dell’amico di Charlie.
- Quello...- sussurrò con fare significativo indicandolo a Sìle sempre con la punta del naso – è William Kerr...-
Sìle si abbassò verso di lei per gentilezza, ma si rifiutò di guardare verso l'uomo, anche perché sapeva che lui e Charlie stavano guardando in quella direzione e si erano accorti benissimo di essere al centro delle attenzioni delle signore.
- E’ un fotografo...- aggiunse Miss Curl annuendo a conferma delle proprie parole; poi si avvicinò a Sìle seguendo Miss White.
La ragazza si sentì accerchiata come il castello di Caerlaverock nel ‘300.
- Ha fotografato anche donne. Nude...- disse Miss White con in evidenza quella vena della voce attraverso cui scorreva un brodo di curiosità e disapprovazione per un mondo sicuramente depravatissimo, bastava far caso al brivido di apprensione che le aveva percorso la voce mentre pronunciava la parola “Nude”.
Detto questo, sempre circondando la ragazza, tornarono a guardare nella direzione di Moore e del fotografo.
Sìle ebbe la debolezza di sollevare gli occhi verso di loro, proprio nel momento in cui Liam e Charlie avevano deciso di sottolineare di aver notato che si parlava di almeno uno dei due.
Le guardavano tutte e quattro, mani in tasca e l’aria di quelli che avevano tutto il giorno da spendere a non fare assolutamente niente che non fosse stare lì, sempre mani in tasca, a lasciarsi guardare dalle tre donnine, entrambi con un bel sorriso stampato sulla faccia.
- Buongiorno signore! Che piacere rivedervi! Sempre in forma vedo!- esclamò Liam rivolgendo loro un mezzo inchino, dopo di che spostò lo sguardo su Sìle.
Incrociarono gli occhi per un attimo, lei sobbalzò soprattutto per imbarazzo, ma anche perché quegli occhi chiari, allungati e il sorriso scanzonato e ironico, le avevano dato un pizzicotto alla bocca dello stomaco che le aveva mandato una strana sensazione, piacevolissima, di calore alle guance e di “solletico” a spandersi nel petto, che le fece paura.
- Buongiorno Liam...- rispose Miss Curl nel mentre – bentornato...- aggiunse dando origine a tutti i saluti delle altre signore.
Sìle per un attimo rimase ferma, impettita come una guardia delle Regina, atterrita da quello che Charlie e lo stesso William, avrebbero potuto pensare vedendola in mezzo a quella trimurti di pettegole, poi decise di darsi un contegno, si schiarì la voce sempre con gli occhi di Liam puntati addosso, curiosi e ridenti.
L’unica era darsi alla fuga e doveva anche sbrigarsi...
Con un sorrisetto imbarazzatissimo a Liam e Charlie, salutò appena con la mano libera dalla busta della spesa e si girò verso la strada che doveva percorrere.
- Arrivederci! Lily mi aspetta! - salutò genericamente rivolta alle vecchiette prendendo a camminare spedita quanto più poteva.
- Ah Sìle!- la richiamò Miss Curl quando aveva percorso una decina di metri.
Non poteva non girarsi: si fermò, sorrise quanto più naturalmente poté e in quella, con suo sollievo, vide che Charlie e il suo amico, chiacchierando, avevano preso congedo dal “Circolo di Supervisione alle frequentazioni locali”.
- Sì Miss Curl?-
- Quando posso avere il mio...-
Sìle si ricordò d’improvviso e riprese il suo solito sorriso dolce.
- Il vino di vischio, glielo porto nel pomeriggio o domani –
- Grazie cara...-
Quando si separarono, Miss Curl tornò dalle sue amiche tutta soddisfatta e Sìle si diresse decisa verso l’auto senza più girarsi.
Chi si girò a guardare invece, fu Liam, dopo essersi acceso una sigaretta visto che pioveva un po’ meno in quel momento.
- Hai un occhio solo ma ti funziona bene eh?- commentò Charlie vedendolo osservare Sìle che si affrettava a sparire e richiamandolo a sé.
- Chi è?-
- Sìle...-
- Sì questo l’ho capito...- rispose Liam che aveva sentito Miss Curl chiamare la ragazza.
- E’ un’amica della vecchia Dorcas...-
Per quanto lo riguardava, Liam non aveva mai dato ascolto alle voci su Dorcas.
Sebbene ne fosse venuto via, era pur sempre nato in una grande città dove si badava abbastanza ai fatti propri, di problemi non ne mancavano mai e non c’era tempo da perdere dietro a certe sciocchezze.
Ora poi che rifuggiva un mondo frenetico e cinico, in cui le magie le facevano “Strega Chirurgia Plastica” e “Fata Polverina Bianca”, se le era quasi scordate le dicerie riguardo quella buffa donnetta dall’aria simpatica.
- Ah sì, quella del vecchio cottage sul lago...- si limitò a dire mentre soffiava via il fumo e, senza accorgersi della trepidazione in cui la cosa metteva le “Tre Attempate Grazie”, White, Curl e Dawn, vedeva andargli incontro...
- Margareth!-
Charlie lo disse in un modo così estasiato, che Liam capì perfettamente che l’amico tentava di metterlo in guardia...ma pensò che dopo quindici anni, poteva anche rischiare un incontro con lei.

   
 
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