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Autore: Piccola Yuki    21/09/2014    17 recensioni
Un fiocco. Un semplice fiocco.
La rovina di una fata.
Il trionfo di un demone.
Lui, senza scrupoli e sensuale.
Lei, buona e dolce.
Che cosa accade quando il fiocco va perduto e ritrovato da un demone?
[Red♥Moon]
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fine, Shade
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il Fiocco perduto diPiccola Yuki è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
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Ciao. :) Ero certa che il capitolo precedente non vi avrebbe entusiasmato molto, però non vi nego che io ci sia rimasta male a vedere tante visualizzazioni (più di duecento in soli due giorni) e quasi nessuno che mi facesse sapere il suo parere o che mettesse la storia tra i preferiti, ricordate o seguite. Ero convinta, e lo sono tuttora, che io vi avessi deluso profondamente. :( Per questo motivo, ho deciso di tagliare metà di questo capitolo (l’ho interrotto proprio sul più bello, ne sono mortificata) per vedere se la fanfiction vi stia ancora a cuore. Nell’angolo autrice ho scritto il periodo più probabile del prossimo aggiornamento, spero che ci diate un’occhiata. :) Buona lettura, Yuki. <3

Una notte senza stelle (prima parte)

Il demone continuava a mangiare come se niente fosse successo, magari fosse stato realmente così. Mi pareva alquanto improbabile che egli si nutrisse veramente di sangue, ma quando lo vidi assaporare quel liquido con tanta ingordaggine, dovetti autoconvincermi che ciò non fosse soltanto un brutto sogno. Chi erano questi demoni, in realtà? Io non riuscivo più a toccare cibo e solo alla vista di quest’ultimo, mi veniva da rimettere. Il calice contenente del sangue era ancora al suo posto e dei dubbi si fecero largo in me: a chi apparteneva e, soprattutto, da dove se lo procuravano i Demons? La curiosità mi stava divorando dall’interno e la voglia di dare una risposta a tutti i miei dilemmi, diveniva ogni secondo più incontenibile. Proprio nel momento in cui stavo per porre i miei quesiti allo stronzo, un domestico interruppe brutalmente la cena. Da dov’era spuntato? Non l’avevo nemmeno sentito arrivare. Chi era? L’agente 007, per caso?

-Scusatemi per la brusca interruzione, padroncino.- ogni qualvolta che sentivo quella parola, nella mia mente, ridevo come una pazza isterica. -Ma è arrivata una lettera da parte…- egli non riuscì a completare la frase, che uno Shade, carico di bile e risentimento, si alzò dalla sedia, sulla quale era rimasto seduto qualche attimo prima, e fece scuotere il tavolo, se non l’intera abitazione, sbattendo ferocemente le sue mani su di esso. Che cavolo stava succedendo? Perché questa sua rabbia improvvisa?

-Non t’azzardare a nominare quel bastardo!- a chi si stava riferendo? Domande su domande continuavano ad affollarmi la mente; ero certa che sarebbe potuta esplodere da un momento all’altro.

-Ma, padroncino, sembra qualcosa d’importante.- il domestico era terrorizzato, quanto me, per l’essere fuori controllo che si trovava accanto a noi. -Il nobile…-

-T’ho detto di non nominarlo più, cazzo!- l’atmosfera intorno a noi era carica d’elettricità -Ed adesso consegnami quella stramaledetta lettera.- era furioso. Possibile che quella persona avesse realmente fatto qualcosa capace di risvegliare una tale furia? Chi era veramente costui? L’uomo fece ciò che gli ordinò il suo padrone e si dileguò ad una tale velocità, che credetti, per un solo istante, che fosse più veloce di quella della luce. Ero rimasta sola col demone e ciò aumentò il mio terrore nei suoi confronti; ero rimasta completamente pietrificata per l’indescrivibile paura. Lui, che nel frattempo aveva iniziato a leggere, non si era ancora reso conto della mia agitazione, grazie al cielo. -Fine, va’ nella mia stanza e non uscire da lì.- ciò non era un ordine, però ebbe su di me lo stesso effetto; non volevo farlo arrabbiare ulteriormente. Quando arrivai a destinazione, chiusi la porta alle mie spalle e mi sedetti sul morbido letto. Lì tutto aveva l’odore di Shade. Mi avvicinai di più all’enorme finestra, situata proprio accanto a dove mi trovavo io, ed osservai silenziosamente il panorama che si prospettava ai miei occhi. Ad un tratto, vidi lui che s’inoltrava nell’immenso giardino, scomparendo a poco a poco dalla mia visuale. Dove stava andando? Volevo tanto seguirlo, ma la paura m'impediva di compiere un solo passo per raggiungerlo; mi sembrava che uno spazio indefinito ci dividesse. E se in quella lettera ci fossero scritte delle brutte notizie? Era meglio se non ci rimuginassi più e che mi concentrassi per ideare un piano idoneo, per ritornare nel mio regno. Mi mancavano tanto i miei genitori, i miei compagni di classe e la mia migliore amica Rein. Avevo come l’impressione che quest’ultimi non m’avrebbero mai e poi mai lasciata in balia del tremendo fato che m’attendeva inesorabilmente, perché io non avevo ancora visto niente: quello era solo l’inizio. Improvvisamente, un tremendo frastuono fece tremare la terra sottostante ed interruppe la magica quiete che regnava in quell’immensa tenuta. Credetti che quel rumore assordante provenisse dall’interno del giardino, ma non ne ero assolutamente certa; di lì a poco, si susseguirono altri boati, tre per la precisione, i quali erano uno più potente dell’altro. Chi li provocava? Ora che ci riflettevo un po’, lo stronzo non era ancora rincasato, che fosse stato lui a fare tutto ciò? Non era una possibilità da escludere, certo, però credevo che, per creare quei rimbombi, fosse indispensabile un’energia sovrumana, una potenzialità che non era da tutti. E se, contro ogni mia aspettativa, fosse stato proprio lui? Non riuscivo a concepire l’ipotesi che egli potesse essere talmente forte. Era qualcosa d’irragionevole. Già da parecchio tempo, gli incantevoli colori del tramonto avevano lasciato il posto a quelli tenebrosi e cupi della notte, ma, chissà per quale ragione, nel cielo non c’era alcuna traccia dei corpi celesti che risplendevano nell’oscurità. Mio nonno, prima di perire per la vecchiaia, m’aveva insegnato la differenza che vi era tra gli astri che brillavano di luce propria e quelli che la riflettevano semplicemente ed ultima cosa, ma non meno importante, che ogni stella nascondeva in sé un segreto celato a coloro che pensavano solo ad arricchirsi; infatti, esso non era né un tesoro né qualcosa d’inestimabile valore. Il nonno mi narrò che, a volte, quei corpi celesti stabilivano perfino il colore del fiocco di noi fate e che splendevano più intensamente se si rivolgeva ad esse per chiedere qualche tipo di conforto o d’aiuto. Ed era proprio questo il segreto misterioso che era accessibile soltanto a pochi. Però, nel regno dei Demons, non vi era alcuna traccia di quegli astri luminosi, lì le notti, a quanto pareva, erano tutte senza stelle. Solo adesso comprendevo realmente l’importanza di quest’ultime nella mia vita, perché, come diceva il proverbio, ci si rende conto di ciò che si ha, solamente quando lo si perde. Più rimuginavo su ciò e più la disperazione e la tristezza s’impossessavano di me; mi sentivo completamente vuota, come se mi mancasse qualcosa. Mi distesi sul comodo ed enorme letto e mi rannicchiai a riccio; le lacrime, simili alla rugiada, iniziarono a scendere vergognose, imperlandomi il volto, oramai rosso per il pianto ininterrotto. Volevo scappare da lì. Dopo chissà quanto tempo, smisi di piangere e guardai un punto indefinito della stanza in cui mi trovavo; la stanchezza si fece largo in me e, di lì a poco, mi feci cullare dalle braccia di Morfeo. Al mio risveglio, era tarda notte e, nello stesso letto in cui ero sdraiata, c’era anche lui girato di spalle. Quasi non mi venne un infarto per lo spavento! Quand’era rincasato? Ma, soprattutto, avevo davvero dormito tanto profondamente? Ero diventata un ghiro, per caso? Osservai il demone/stronzo con più attenzione e notai che indossava una maglietta a maniche corte grigia e dei pantaloni della tuta grigi anch’essi; doveva essersi cambiato durante il mio letargo. Mi alzai dal letto con l’intento d’andare nel bagno degli ospiti; non volevo restare sola con lui un secondo di più. La camera sarebbe stata nella più cupa oscurità, se non fosse stato per la luce opaca che giungeva dagli spiragli della finestra quasi totalmente chiusa; inutile dire che trovai non poca difficoltà ad individuare l’uscita. Continuai a camminare a tentoni, fino a quando m’imbattei in dei vestiti, o almeno mi parvero che lo fossero, che mi fecero quasi rovinare a terra. M’abbassai alla loro altezza e li tastai con le mani, constatando che le mie ipotesi erano giuste. Com’era disordinato Shade. Ad un certo punto, mi resi conto che, all’interno di una tasca, c’era un oggetto che non riuscii ad identificare subito; lo tirai fuori ed il mio cuore perse un battito: quello era il mio fiocco! Non riuscivo a crederci, ero riuscita a recuperarlo; potevo finalmente tornare a casa e ricominciare la mia vita di sempre! Non era un sogno, vero? Perché, in caso contrario, non avrei più voluto svegliarmi. Non ero mai stata così felice, in tutta la mia vita. Strinsi il fiocco al petto e delle lacrime silenziose iniziarono a scorrere per l’immensa gioia; sarei stata di nuovo libera, non riuscivo ancora a crederci, mi sembrava tutto talmente irreale. Improvvisamente, sentii un fruscio di lenzuola alle mie spalle ed un inaspettato brivido m’attraversò l’intera colonna vertebrale. Avevo un brutto, bruttissimo presentimento.

-Fine.- oh, cacchio.


Angolo autrice: Come vi avevo preannunciato, ho interrotto proprio sul più bello. :( Per quanto riguarda il prossimo aggiornamento, credo che lo sposterò durante le vacanze di Natale, tranne che mi facciate vedere il vostro interesse e che mi facciate cambiare idea, in qualche modo. Dovete sapere che ho poca fiducia in me stessa e che basta la benché minima cosa per farmi cadere in depressione (ultimamente sono anche pessimista, ma lasciamo perdere). Pertanto se volete che il capitolo successivo arrivi il prima possibile, fate in modo di convincermi (basta poco) che la storia stia procedendo per il meglio e che continui a piacervi. Non ho altro da dirvi, Piccola Yuki. <3

   
 
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