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Autore: daisy68    21/09/2014    0 recensioni
Yuki e Nami sono due bambini colmi di speranze,nasce un'amore prematuro ma passionale però i due vengono divisi improvvisamente;sei anni dopo i ragazzi s'incontrano in una pomeriggio di primavera, tuttavia Yuki sembra essere diverso,tra loro insorge un muro indistruttibile per Nami,riuscirà a raggiungerlo di nuovo?
(vi chiedo gentilmente di lasciare qualche commento visto che è uno dei miei primi racconti vorrei sapere la vostra opinione,grazie in anticipo,buona lettura!)
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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( Questo è il mio ottavo capitolo yee ^-^, desidero davvero che questo mio 'romanzo' vi piaccia ahahah, fatemi sapere il vostro giudizio commentando! pubblicherò il nono domenica sera, come vi avevo promessooo, Buona lettura!! )

Capitolo otto
‘Tra una settimana ci saranno gli esami di metà quadrimestre, preparatevi’
Il professore fece un ghigno compiaciuto. Appariva così soddisfatto a vedere quei ragazzi che studiavano come pazzi solo per un voto misero, e uno di questi era Nami. Era passato quasi un mese da quando Yuki si era sentito male ed era cambiato. Sbuffò sentendo la campanella suonare. Non aveva ancora ripreso il club di nuoto, e questo fece dubitare la ragazza. La causa di quel comportamento tanto passivo? Sconosciuto. Yuki non osava mostrarle neanche un frammento del suo cuore e questo per lei era così frustante. In quel momento però, la cosa fondamentale era lo studio.
‘Studieremo insieme Izumi-chan?’
Izumi guardò l’amica con aria peccaminosa.
‘S-scusami Nami-chan! Dovrò studiare con Satoshi’
Lei era l’unica speranza ma si dimostrò inarrivabile.
‘P-però.. ed io che faccio?’
Si mise le mani fra i capelli pregando il cielo di assisterla. Non voleva andare male, non a scuola. Tuttavia strinse la cartella fra le sue braccia e si avviò insieme alla sua amica.
‘Dobbiamo andare al club di cucina giusto?’
La ragazza annuì mostrando i suoi occhi marroni grandi.
‘Si, Ota-kun ci aspetta’
Entrarono ridendo dentro quella stanza. Si recavano in quel luogo ogni giorno. Nami aveva sempre odiato cucinare. Non era mai stata brava, ma l’unico vero motivo che la indulgeva a  partecipare in quel club era solo per vedere quel sorriso tanto atteso. Lei sentiva che poteva amarlo sempre di più. Sempre più appassionatamente e intensamente.
‘Ehi ragazze’
Satoshi mostrò un sorriso divertito mentre era seduto spavaldamente sul tavolo di legno al centro della grande sala.
‘E-ehi’
Izumi avanzò diretta da quel ragazzo, i suoi occhi a mandorla s’illuminarono solo a quella vista. Comprese solo in quell’istante il motivo del rifiuto. Lei era innamorata dell’amico d’infanzia dell’uomo di ghiaccio. Si capiva dalla camminata, da quello sguardo colmo d’amore e risolutezza. Nami si sentì così piccola in quel momento, la luce accecante che emanava la resero invisibile. I due ragazzi cominciarono a parlare creando un rumorio quasi piacevole.
‘Mi sto concentrando ragazzi state zitti’
Quella voce così fredda e distaccata. In quelle note però si scorgeva sempre un briciolo d’affetto anche dal sorriso che provava a nascondere. Era una spettatrice che ammirava il cuoco provetto. Yuki tagliava velocemente le verdure mentre l’acqua bolliva.
‘C-cosa stai facendo?’
Appena Nami gli chiese con un tono curioso e basso il ragazzo arrossì, però non rispose.
‘Sta provando da giorni a fare un piatto italiano, vuole farlo alle gare di luglio prima delle vacanze’
Quando Satoshi disse quelle parole Nami socchiuse la sua bocca. Una freccia plasmata d’amor proprio scagliò il suo cuore aumentando vertiginosamente il suo battito. Avanzò incredula ancora, cucina italiana? Poteva davvero essere lei la ragione di quella ardua decisione?
‘O-Ota-kun, sta dicendo la verità?’
Voleva mostrarsi calma per quell’informazione. Ma in quel momento ogni parte del suo corpo fremeva per quel gesto adorabile. Incrociò le braccia e con un’espressione saputella lo puntò. Si pulì le mani con il grembiule che gli stringeva la vita, il suo viso era rosso. Yuki non voleva mettersi in quella luce. Ma gli occhi puntati su di lui non aiutavano a farlo ragionare.
‘S-si’
Era l’unica risposta che gli venne in mente. Voleva farle assaggiare ogni tipo di piatto che non aveva mai avuto il privilegio di provare. Avrebbe cucinato di tutto per vederla sorridere.
‘C-che cosa stupenda!’
Anche lei prese uno straccio e lo legò intorno alla sua vita stretta.
‘Vuoi un’aiuto?’
Sorrise mettendo a disagio il ragazzo, non riuscì neanche a fissare i suoi occhi marroni, invece Nami era incanta da quelle iridi color ghiaccio, in quel momento quel colore tanto freddo le regalavano una calura gradevole che si dileguava per tutto il petto e il viso. Quell’effetto era così stupefacente e nuovo per lei.
‘No’
Replicò con distacco. Non sembrò ne seccato ne entusiasta dalla domanda che gli aveva fatto la ragazza. Perché si doveva comportare in quel modo? E perché quel comportamento la distruggeva ogni volta? Indietreggiò raggiungendo Izumi e Satoshi.
‘Q-Quindi voi studierete  insieme?’
Annuirono guardandosi negli occhi. Era impossibile. Da un mese che si conoscevano e già si fissavano in quel modo. Già l’amore che provavano trapelava in ogni poro della loro candida pelle. Borbottò tra se e se, voltandosi verso Yuki.  Neanche la vedeva, per lui  era solo un’inutile compagna di un club. Era trasparente per la sua anima, sarebbe mai riuscita a raggiungerlo? Pian piano la sua speranza si stava sempre più sgretolando.
‘E tu? Con chi studierai?’
‘Nessuno’
‘Ma Nami-chan per te è così importante lo studio’
La voce di Izumi diventò improvvisamente ed esageratamente squillante, la ragazza la fissò confusa facendo segno di abbassare il suo assordante tono.
‘Tu devi rientrare nei primi cinquanta!’
Tappò la bocca dell’amica sentendo la sua faccia scottare.
‘Perché stai dicendo queste cose?’
Bisbigliò con aria torva la piccola spiona. Fece un ghigno divertito quando Yuki si girò.
‘Se vuoi posso aiutarti Tanaka-san’
Nami spalancò gli occhi. Non osava voltarsi in quel preciso attimo. Si era appena offerto di aiutarla? Adesso capì il motivo di quell’atteggiamento tanto stupito, le sorrise prima di concentrarsi al ragazzo.
‘N-non c’è bisogno, davvero’
Si grattò la nuca chinando la testa. Yuki non comprendeva la sua ostile impulsività ma ormai era coinvolto.
‘Il tuo obbiettivo è raggiungere quella tabella vero?’
Lei strinse la sua gonna annuendo intimidita dal suo sguardo sconvolgente.
‘Allora non ci riuscirai mai da sola’
Bofonchiò mentre inseriva la pasta nella grande pentola sui fornelli accessi.
‘Mi toccherà aiutarti’
Si dimostrò infastidito dalla sua idea eppure il suo corpo vampava solo all’idea di stare accanto a quella ragazza.
##
Aveva preparato tutto l’occorrente. Onigiri già pronti, thè verde e libri di tutte le materie sul tavolo. Fissava l’ora impaziente. Le sue dita giocavano ininterrottamente mentre le lancette dell’orologio si muovevano lentamente.
‘Doveva essere q-qui venti minuti fa’
Si alzò sospirando, probabilmente aveva altro di meglio che stare con lei. Sorrise raggiungendo la cucina. Forse stava scherzando, si stava prendendo gioco della sua disperazione. Serrò i pugni mormorando a voce sottile.
‘Q-quanto sono stupida’
‘Sono qui Tanaka-san!’
Sentì scorrere la porta, corse raggiungendo l’entrata.
‘S-scusa per il ritardo ma e-ero con i miei genitori’
Appena vide quel ragazzo, un peso dal cuore si dissolse nell’aria anche se una leggera ansia la stava perseguitando da molte ore.
‘N-non preoccuparti’
Sorrise cordialmente mentre Yuki si levava le scarpe. Quando la fissò le guance bianche del nuovo arrivato cambiarono leggermente il loro colore naturale. Adorava quando Nami si legava i capelli lasciando qualche ciocca castana che incorniciava il suo volto, adorava anche quella grossa felpa che indossava impacciatamente. Soprattutto amava quel sorriso che esibiva solo ed esclusivamente a lui. Cercò che questi particolari non lo trascinavano nel disagio totale.
‘A-andiamo a studiare’
Sentì il suo sangue ribollire nell’imbarazzo totale, di che cosa doveva parlare con lui? Ogni volta che provava ad avvicinarsi al suo cuore, Yuki la fulminava  rendendola insicura dei suoi passi.
Raggiunsero la stanza. Era abbastanza ordinata, una pila di manga era sulla scrivania.
‘Non hai il letto?’
Nami rise a quella domanda aprendo l’armadio.
‘Dormo con il futon’
Sghignazzò toccando con le sue dita affusolate le  labbra a cuore.
‘Pensavi che dormissi per terra?’
Ridacchiò sfacciatamente. Osservando il sorriso che esibiva la ragazza sentì il viso ardere, coprì il risultato del suo  intoppo con l’avambraccio destro.
‘S-scusa’
Abbassò lo sguardo nervoso. Socchiuse la bocca osservando l’ospite tanto atteso, non aveva mai visto quell’espressione. Era così adorabile. Come faceva ad apprezzare ogni piccola parte del suo infinito e misterioso carattere? Ogni giorni svestiva il suo cuore entrando sempre più in profondità.
‘S-sediamoci’
Aprirono i libri che sarebbe serviti per gli esami.
‘Iniziamo prima con scienze’
Yuki divenne serio, il suo sguardo era meticoloso, sfogliava diligentemente le pagine diretto alla parte interessata.
‘Tu vuoi davvero essere tra i cinquanta?’
Sospirò incerta. Se il suo nome sarebbe apparso in quella tabella tra i migliori dell’istituto molte università l’avrebbero presa senza esitare.
‘L’anno scorso non ci sono riuscita ma devo arrivare al mio obiettivo’
Lesse qualche frase.
‘S-sai che dovrai prendere tutti bellissimi voti? In tutte le materie?’
 Ne era completamente consapevole, sapeva anche che lei non era in grado di essere la migliore. Lo aveva sempre risaputo. Sbuffò stufa, allora perché quell’espressione tanto preoccupata quanto allibita la faceva andare nell’ansia totale? Perfino lui non si fidava delle sue capacità? Serrò i pugni sorridendo, mantenendo la calma esteriormente, dentro i suoi polmoni urlava in silenzio.
Sentiva le sue cellule sbraitare rabbia, percepiva la gabbia toracica sorreggere fiaccamente il nervosismo di cui si era irresponsabilmente sottoposta.
‘So di non essere brava, ma voglio farcela per me stessa e per il mio futuro’
Yuki la fissò confuso, non credeva che questa fosse la sua vera ragione. Mentre la ragazza leggeva ad alta voce i vari meccanismi della microevoluzione ( argomento tremendamente odiato da Nami), lui poggiò la guancia sul palmo della mano puntandola.
Lei si voltò quando percepì una certa tensione.
‘P-perché mi fissi in quel modo?’
La vicinanza del suo viso a quello di lei la mandavano in soggezione. Lui aggrottò insolentemente la fronte.
‘Lo fai per tua madre vero? Per renderla orgogliosa di te?’
Arrossì immediatamente. Poteva essere il vero motivo della sua ossessione nello studio? In fin dei conti lei odiava fare esami. Quando sentì il suo corpo vampare chinò la nuca.
‘C-cosa stai dicendo? Non è per quel motivo!’
‘Come sempre ho ragione’
La sua voce era terribilmente molesta e risoluta. Bofonchiò bruscamente leggendo per la centesima volta l’ultima parte della selezione naturale.
‘S-sei fastidioso Ota-kun’
‘Cos’è tutto questo affetto?’
Il suo viso divenne rosso, le sue guance bollivano nel totale imbarazzo.
‘S-scusami O-Ota-san’
Lui rise toccando la sua pancia.
‘Sto scherzando idiota. Chiamami Ota-kun’
Il desiderio di Yuki era che non lo chiamasse per cognome. Lì in Giappone, essere denominato per nome era un privilegio. Quando Nami pronunciava il suo nome il suo cuore scalpitava vivacemente, rallentando il suo respiro e la capacità di ragionare. Però non poteva pretendere tanto, loro non erano neanche amici non sapeva neanche nominare la loro situazione.
‘O-Okay Ota-kun’
Era felice di poterlo interpellare in quel modo. Ciò significava che quella fortezza si stava davvero disgregando nell’aria. Mostrò un ghigno orgoglioso sottolineando qualche concetto chiave.
‘E comunque per quella cosa di prima ho ragione’
Fermò d’un tratto il suo evidenziare, continuando però a fissare quei titoli incomprensibili per lei.
‘C-come fai ad esserne sicuro?’
Il tono della sua voce era basso. La sua sfacciataggine era oscura per lei. Lui era indecifrabile. Come faceva ad essere così? In alcuni momenti tra di loro incombeva un muro inaccessibile, sia Nami che Yuki non azzardavano a distruggerlo eppure in alcuni momenti  le sorrideva mostrando un’attenzione che scavava incessantemente nelle viscere proibite del cuore della ragazza. Come faceva a colpirla in quel modo? Scostò la testa appena cercò di congiungere le sue iridi marroni a quelle del ragazzo. Tutto questo era così frustante.
‘Si vede che non sei convinta delle tue scelte’
Quella sua sicurezza la mandava in bestia. Chiuse i pugni furibonda.
‘Davvero pensi questo?’
Lo carbonizzò mentre annuiva divertito.
‘Dimostrami che ho torto’ 
‘Va bene, se il mio nome comparirà nella tabella andremo tutti e quattro in vacanza insieme’
‘Tutti e quattro?’
L’espressione di Yuki non era stata persuasa.
‘Noi due Satoshi e Izumi’
Tanto non ce l’avrebbe mai fatta pensò il ragazzo stringendo la sua mano.
‘E se perdi?’
Sbuffò pensando a una sua presunta punizione.
‘Mhh ti comprerò tanti Manju’
Yuki sghignazzò sbattendo la mano sul tavolo delicatamente.
‘E tu pensi che mi piacciono quei cosi? Preferisco un altro tipo di dolce come per esempio i dango
Nami incrociò le braccia e lo guardò con un frammento di vendicazione.
‘Ormai ci siamo stretti le mani quindi ti tieni i Manju’
Borbottò prima di continuare lo studio. Sarebbe stata una bellissima sfida, non vedeva l’ora di gustare il suo disgustoso ma atteso premio.




##
Erano passate quasi tre ore estenuanti dall’inizio della scommessa.
‘Sono le otto’
Sbadigliò rumorosamente mentre il ragazzo si sgranocchiava faticosamente.
‘Devo dire che è stata davvero dura’
‘Ehi! Cretino porta più rispetto!’
Gli diede una pacca ridendo.
‘Mi merito di mangiare dopotutto no?’
Lui negò con la testa.
‘Non credo proprio. Non sapevi nulla di biologia e ne di matematica grazie a me ti sei imparata un sacco di cose’
Quelle parole distrussero l’ottimismo della ragazza che inarcò la schiena timorosa dei suoi futuri risultati. Yuki vedendo la sua espressione felice andata in frantumi cercò di farla rialzare.
‘Se o-ogni giorno verrò a casa tua’
Si grattò la guancia scostando il suo sguardo dai suoi occhi marroni intensi e sensuali.
‘Probabilmente potrai fare degli esami discreti’
‘Davvero?’
Lui annuì serioso. Nami saltò dalla gioia.
‘Ci riuscirò me lo sento’
Serrò i pugni vittoriosa.
‘Dai andiamo da seven eleven!’
Il suo entusiasmo fece ridere il ragazzo che la seguì uscendo di casa.
‘Ma tua madre?’
Non aveva mai visto Amaya, solo una volta prima che si erano messi a studiare, aveva solo sentito la sua voce dall’altra parte della antica minka .
‘Lavora quasi sempre’
Mentre le nuvole cominciarono a coprire il cielo notturno Nami ansimò lasciando involontariamente un briciolo di disperazione e solitudine. Fissava il pavimento camminando. Mise le mani nella grande felpa.
‘Q-quindi tu ceni sempre da sola?’
‘Quasi sempre’
Yuki sapeva di non intromettersi. Ma non riusciva a sopportare quello sguardo tanto distrutto. Come aveva fatto a diventare così? Tutto questo per la morte del padre?
‘Però faccio colazione con lei ogni giorno!’
In quell’istante capì molti aspetti del carattere singolare della ragazza. Quel sorriso finto, quella continua espressione che non permetteva di lasciar trapelare neanche una singola sofferenza, nascondevano la vera Nami, la vera se stessa. Anche lei cercava di celare il suo vero essere? Sospirò, dopotutto erano molto simili. Aveva la brama di stringerla e di tranquillizzarla con il suo calore.
‘V-va bene’
Scesero dalla metro arrivando al mini market.  Però non poteva esaudire i suoi desideri. Era sia colpa sua che colpa di Nami, erano due complici maledetti.
Guardò il cielo sedendosi su una panchina intanto che aspettava l’arrivo della ragazza.
‘Eccomi!’
Aveva una grande busta fra le braccia, appena lo raggiunse lanciò debolmente tanti onigiri e udon imballati.
‘M-ma tu mangi solo queste cose?’
Si sedette accanto a lui afferrando le bacchette e aprendo la piccola confezione.
‘Quando non mi va di cucinare dato che non sono bravissima vado qui, però quando mia madre sta a casa cucina lei dei piatti troppo buoni’
Lui provò in quel momento un dispiacere molto più grande di quanto provasse lei.  Poteva capirla. Voleva capirla. Un peso al petto lo colpì rendendo il suo cuore dolente ad ogni respiro.
‘Dai mangia! Questa stasera sarà la tua cena’
Assaggiò prima gli Onigiri esponendo una smorfia compiaciuta. Lei davvero non mangiava un pasto caldo da mesi? Osservò la busta pensieroso, quel tipo di silenzio non dava fastidio a Nami anzi in quell’atmosfera riusciva a rilassare la sua mente e mandarla via, dimenticando i suoi problemi e preoccupazione. Giocò con il bordo del grande bicchiere quando ebbe finito tutti gli udon.
‘E tutto questo a te va bene?’
Quel continuo insistere di Yuki le procurava un calura nel petto ma l’angoscia le riusciva a sgretolare ogni pensiero positivo che ostentava a fare.
‘Deve andare per forza bene. Io che potrei fare? La vita non è perfetta tutto qui’
Per forza bene? Cos’era quell’espressione tanto assurda quanto vera? Alzò il viso al cielo ansimando seccato. Era ingiusto tutto questo.
‘Tu vorresti mai cambiare vita?’
Lui manteneva sempre una voce fredda e distaccata eppure lei riusciva a scorgere il suo sbocciante interesse che la riscaldava in quella notte fredda e silenziosa.
‘Vorresti dire, se desidero essere nata in un’altra vita?’
Non la fissava. Continuava ad ammirare le nuvole muoversi lentamente. Annuì timoroso.
‘No’
Lui si voltò sconvolto.
‘Davvero? Perché?’
‘Un giorno ti dirò la ragione della mia risposta, ma per adesso accontentati solo di questo va bene?’
Yuki annuì insoddisfatto però rispettò cordialmente la sua decisione. La verità che nascondeva Nami? Neanche lei sapeva il motivo del suo diretto No, eppure sentiva che quella era la cosa giusta da dire. Un giorno sarebbe stata in grado di rivolgersi a lui, rispondendo pienamente a quella domanda.
‘Sai Tanaka-san? Sei davvero strana’
Si girò sorridendo. Si era sempre considerata in quel modo. Yuki  contemplava ancora quel cielo privo di stelle.
‘Anche tu lo sei Ota-kun’
Alzò il viso per osservare lo stesso spettacolo del ragazzo.
‘Lo sei sempre stato.’


##
‘Brava. Hai completato tutti gli esercizi di matematica’
Nami sorrise orgogliosa.
‘Prepara le valigie Ota-kun, per le vacanze estive faremo un bel viaggetto’
Yuki sbuffò poggiando il suo mento sul palmo della mano fissandola. Era così felice di assisterla ogni giorno, accanto a lei non si sentiva inutile anzi credeva in se stesso eppure dall’espressione che mostrava appariva seccato e annoiato. Infatti Nami cercò in qualche modo di movimentare le ore di continuo studio.
‘S-senti tu solitamente che fai nei pomeriggi?’
Sospirò prima di rispondere. La ragazza chinò subito la testa imbarazzata.
‘Cosa centra adesso?’
La sua voce gelida la fece rabbrividire. In alcuni momento Yuki era inaccessibile.
‘E-ecco’
Lui notò subito la sua foga cadere e rompersi in mille pezzi.
‘Vado in giro’
Era una risposta così vaga che lasciò la ragazza inappagata. I suoi occhi puntarono la sua nuca dato che in quel momento l’ospite osservava le pagine sul tavolo con disinteresse.
‘Con chi?’
‘Ma che ti frega?’
L’espressione buffa di Nami lo fece ridacchiare.
‘Vorrei sapere cosa ti perdi stando con me’
Lui non si perdeva niente, ne era cosciente. Lui era a Tokyo da due anni e si era trasferito accanto a lei da due mesi. I suoi amici erano una comitiva fredda e distaccata come lui. Andava in giro a rimorchiare ragazze. Molte volte si recava nei bar a bere insieme a quelle persone. Satoshi provava a dissuaderlo da quelle compagnie ma i suoi sforzi si dimostrarono sempre vani. Non sapeva neanche il motivo del suo incorreggibile comportamento eppure continuava a frequentarli anche dopo quella rissa che si era svolta nella scuola. Nami non doveva essere informata di niente.
‘Non perdo nulla’
Lei gli sorrise entusiasta.
‘Menomale! Pensavo che volessi andare da quella gente’
‘Vuoi dire Tatsuo?’
Annuì scrivendo qualche kenji.
‘Non vorrei che ti facessero del male, può essere pericoloso’
Doveva fingere e nascondere il vero. Inventare una scusa in fin di bene per non farla preoccupare. Anche se il suo continuo curiosare gli dava una calore piacevole nel petto.
‘Ho chiuso con quelli non preoccuparti’
Rise contenta. Vedendo quell’espressione tanto sollevata quanto felice lo fece sentire angosciato. Perché in quel momento mentirle era stato così terribilmente faticoso? Respirò pesantemente sentendo il suo viso scottare.
‘O-ota-kun stai bene?’
Toccò la fronte di Yuki, la sua mano era così fredda, una folata d’aria lo travolse, sgranò gli occhi appena lei si avvicinò alla sua faccia. Lui indietreggiò coprendo con l’avambraccio le sue guance rosse.
‘No sto bene. T-tu continua a leggere’
Si alzò imbarazzato, il suo cuore scalpitava mentre sentiva nel suo addome una calura stravolgente. Stare ogni giorno accanto a lei, ritornare a casa con lei, leggere con lei, mangiare con lei, era troppo difficile resistere. Eppure lui era felice di aiutarla e vederla studiare anche se non appariva così. Anzi, Nami si sentiva così in colpa, sembrava così sofferente, lei sapeva che quel ragazzo si sarebbe divertito stando lontano da lei. Ansimò frustata.
Yuki osservò attentamente la camera, era da tre giorni che si recava in quella casa e non aveva mai perlustrato accuratamente ogni dettaglio. La sua scrivania accanto alla grande finestra era disordinata. Fogli sparsi, manga e matite  erano buttati sul quel legno vecchio. Alzò lo sguardo raggiungendo la libreria. In alto a destra c’era una foto. Una bambina rideva contenta aveva pochi denti e faceva un’espressione buffa e adorabile. I suoi occhi grandi e marroni guardavano l’obbiettivo luminosamente, era lei da piccola, poco prima che si conoscessero. La prese impulsivamente appena scorse una persona mai vista prima. Era sulla trentina, giovane. I suoi occhi non erano da occidentali ma bensì asiatici.
‘Mio padre è giapponese e mia madre europea’
Non si accorse dell’arrivo di Nami, sorrise osservando anche lei quella fotografia.‘Sei mista?’
Annuì ridendo.
‘Si, se si dice così’
Posò la cornice accuratamente.
‘Mio padre era un cuoco famoso e ha viaggiato per il mondo, si sono incontrati ad una mostra credo’
La sua voce era differente dal suo tono normale. Era bassa ma non si mostrava fredda e distaccata come usava averla Yuki, anzi era contenta di raccontare la storia, anche se nel suo sguardo si riusciva a notare un sottofondo di tristezza.
‘Mia madre ha cominciato a seguirlo finché hanno avuto me’
Fissava la libreria davanti a loro, il ragazzo la guardava allibito dalla sua incredibile forza. Neanche una lacrima osava far cadere. La sua bocca gonfia si socchiuse ascoltandola.
‘Hanno deciso di andare ad Osaka dai miei nonni, mia madre lavorava in un’agenzia di viaggio e quindi sapeva perfettamente il giapponese’
‘e poi?’
Non aveva mai parlato di suo padre. Non di quella storia, di nessuna storia. Neanche Izumi era a conoscenza di tutto quello che aveva raccontato a Yuki. Si sentì sprofondare nell’oblio. Le sue mani iniziarono a sudare, catturava le lacrime che arrischiavano  a precipitare e  a scavare nella sua sofferenza.
‘A-abbiamo vissuto una vita felice tutti insieme, mio padre lavorava in uno dei ristoranti più lussuosi della città m-ma’
‘M-ma?’
Inghiottì rumorosamente sentendo la saliva che raschiava dolorosamente la sua gola. Toccò il petto appena sentì il suo cuore soffrire, un peso sovrastò il suo corpo rendendolo debole e affaticato.
‘Mio padre iniziò a sentirsi male, non respirava bene, non dormiva mai e continuava a svenire e mia madre ha stupidamente deciso di studiare infermieristica per aiutarlo’
Serrò i pugni. Yuki comprese subito l’afflizione che stava subendo la ragazza, così cerco disperatamente di cambiare discorso, anche se stava riuscendo a far aprire finalmente il suo cuore.
‘C-cos’è Gantz?’
Le iridi di Nami risplendeva appena disse quel nome.
‘Non sai cos’e Gantz?’
Yuki negò con la testa. Gantz. Non aveva mai sentito quel titolo tanto assurdo.
‘E’ uno dei manga più belli che io abbia mai letto in tutta la mia vita’
Il ghigno orgoglioso della ragazza fece indietreggiare impacciatamente il ragazzo.
‘Di che parla?’
Sorrise entusiasta.
‘La storia è fighissima! è molto bella, ti fa capire la natura delle persone’
Aprì l’armadio indicando verso l’alto. Yuki non aveva capito per niente la trama del manga ma non si lasciò travolgere dalla sua euforia.
‘Come puoi vedere nella libreria ci sono solo i primi dieci volumi di questo strepitoso manga.. ma qui’
Spostò una tenda blu che copriva altri libri.
‘Qua ho altri ventisei volumi’
La bocca di Yuki si spalancò raggiungendo la forma di una O. L’espressione soddisfatta della ragazza lo fece ridere.
‘Ce li hai tutti Tanaka-san?’
‘N-no’
‘Come? Quanti te ne mancano?
Nami giocò nervosamente con le sue dita affusolate.
‘U-uno’
‘Uno? Vuoi dire che ti manca l’ultimo?’
Annuì curvando la schiena.
‘Mi manca il trentasettesimo capitolo’
Lui avanzò sconcertato.
‘V-vuoi dire che non sai come finisce la storia?’
Si buttò sul futon colpevole.
‘Si’
‘Come fai a dire se un manga è bello se non sai la fine?’
Incrociò le braccia fulminandola.
‘Non trovo l’ultimo volume, si dice che non sono più in vendita’
‘Hai cercato su internet?’
Annuì.
‘Ho letto il finale ma non è la stessa cosa’
Si sedette accanto a lei.
‘Che brutta situazione’
Voleva prendere quel volume, voleva trovarlo e vederla felice. Ci sarebbe riuscito soltanto per gustare il sorriso che amava da impazzire.
‘Sono le otto’
‘Andiamo da seven eleven?’
La ragazza acconsentì alzandosi dal suo letto gioiosamente.
‘Andiamo!’
##
Era l’ultimo giorno per ripassare. Il giorno seguente sarebbero iniziati gli esami.
‘Allora domani ci sarà inglese, e giapponese va bene?’
Yuki aveva in mano una serie di appunti. Li sfogliava con disinvoltura mentre Nami tremava. Aveva l’ansia che la stava consumando. Doveva essere perfetta. Doveva sapere tutto. Doveva raggiungere il suo obbiettivo.
Lei annuì invidiosa dell’espressione tranquilla del ragazzo davanti a lei.
‘Andrai bene Tanaka-san, abbiamo ripassato per bene tutto quanto’
Erano da cinque ore che memorizzavano ogni piccolo particolare di ogni pagina. L’ospite spiegava divinamente non tralasciando nulla, lei detestava ammetterlo ma probabilmente grazie al suo aiuto sarebbe apparsa in quella tabella.
‘Abbiamo anche sospeso il club di cucina per qualche giorno, così possiamo ripassare tutti, ce la puoi fare’
Sbuffò timorosa.
‘Che ore sono?’
Nami guardò l’orologio stremata, sbadigliò rumorosamente prima di rispondergli.
‘Sono le sette e mezza’
‘Andiamo da seven eleven?’
Lei negò con la testa contenta.
‘Oggi mia madre finalmente cenerà con me, quindi tu verso le otto puoi andare dai tuoi genitori dato che non li vedi molto spesso per causa mia’
Sorrise. Yuki era felice di vederla in quello stato, era dispiaciuto di non poter stare altro tempo con lei però finalmente la ragazza poteva godersi una serata con Amaya.
‘Va bene’
Fece un ghigno di dolore appena si alzò.
‘Che stanchezza’
Si sgranocchiò pigramente muovendo il collo.
‘Mamma mia’
Si stirò anche lei le gambe.
‘Vuoi qualcosa da bere Ota-kun?’
Stare con lui era diventata un abitudine. Aveva scoperto che quel ragazzo era un pozzo senza fondo. Ogni giorno scopriva minuscole parti del suo carattere. Molte fastidiose e detestabili. Altre interessanti ed alcune adorabili. Però riusciva ad accettarle e ad accoglierle apertamente nel suo cuore. Era innamorata di lui? Si. Non aveva mai pensato di riprovare questo sentimento di sei anni fa. Con il nuovo Yuki. Ma ora era diverso, l’amore che ardiva in quel momento era così intenso. L’avvolgeva rendendola così vulnerabile. Però stare solo accanto a lui le bastava davvero? Sorrise quando Yuki acconsentì alla domanda.
‘Cosa vorresti?’
‘Acqua’
Raggiunsero tutte e due la cucina. Il ragazzo si poggiò sul bordo del tavolo osservando ogni movimento di Nami. Gli occhi azzurri puntati su di lei la resero nevosa, prese il bicchiere e glielo porse.
‘Grazie’
La sua voce era sempre fredda. Era sempre stato così? Da piccolo il tono era diverso ma anche la sua espressione erano differenti, sorrideva sempre e il suo sguardo era sempre pieno di speranza e di amore. Invece adesso, come quel preciso istante appariva così lontano e poco raggiungibile, le sue iridi erano spente e anche l’amore che aveva provato per lei era sparito insieme alla spensieratezza. Appariva così privo di aspettative e così insicuro del futuro. Lei riusciva a leggere quell’espressione perché lei si sentiva come lui. Persa nell’oscurità, ma voleva essere ottimista perché per nessuno la vita era perfetta.
‘Quando arriva tua madre?’
‘Doveva arrivare alle s-sette’
Yuki sentì stringere il petto.
‘Arriverà non preoccuparti. Avrà ritardato’
L’unica che era davvero preoccupata in quel momento era lei. Quel silenzio fu interrotto dal cellulare che squillava.
‘Chi sarà?’
Corse frettolosamente verso il telefono di casa e rispose con entusiasmo.
‘Pronto?’
Yuki non riusciva a sentire le parole provenienti dalla cornetta ma appena si accorse che l’atteggiamento della ragazza cambiò, si avvicinò nascondendo la sua inquietudine.
‘Che è successo?’
Attaccò il telefono e fissò per qualche secondo quei numeri, la sua bocca era una linea priva di senso.
‘M-mia madre non può venire, dice che c’è stata un emergenza’
Si era scusata, sembrava dispiaciuta eppure nel suo cuore aveva una rabbia repressa, detestava essere in quelle terribili situazioni. Tuttavia mostrò uno dei suoi sorrisi che aveva nella sua collezione.
‘Tu vai Ota-kun. Ti stanno aspettando!’
Afferrò il suo braccio e lo buttò scherzosamente fuori dalla porta. Nami si doveva sbrigare ad allontanarsi da qualunque contatto umano almeno per quella sera. Se avrebbe esitato ancora non avrebbe mai retto le lacrime che insistevano a scendere.
‘Ci vediamo domani Ota-kun! Buonanotte e divertiti!’
Gli sbatté la porta in faccia. Sapeva di essere stata brusca ma che poteva fare?
‘B-buonanotte Tanaka-san’
La sua voce era bassa. Il suo petto era così dolente, lo sguardo della ragazza era distrutto. Toccò sospirando la porta. Che doveva fare? Era coretto lasciarla lì per tutta la serata? Impulsivamente bussò. Lei aprì curiosa.
‘S-senti p-potresti venire a cenare a casa mia’
Era così imbarazzato. Coprì la bocca con l’avambraccio tenendo la testa china, ma che stava combinando? Era ridicolo.
‘Non preoccuparti, disturberei solo’
Nami era entusiasta per quella domanda, lui era davvero dispiaciuto per lei? O la compativa? Indietreggiò distrutta.
‘Vuoi davvero mangiare quelle cose preconfezionate ogni santo giorno? Dai ti cucinerò qualcosa di buono’
‘D-davv’
Prese bruscamente il braccio della ragazza portandola fuori. La sua forza  bloccava il suo intento a scappare, non riusciva a scorgere i suoi occhi ma intravedeva le sue guance rosee. Sorrise a quella vista, non provò ad andarsene perché lui probabilmente provava un frammento di rispetto per lei. Yuki non comprendeva la sua istintività, i suoi occhi erano spalancati, era allibito dal suo comportamento. Perché l’aveva portata via? Cosa avrebbe pensato dopo il suo atteggiamento così strano?
Arrivarono davanti casa. Il ragazzo si staccò da lei e picchiettò dolcemente sul legno.
‘Mamma sono io! Insieme a Tanaka-san!’
Misaki e Nobu l’aspettavano gentilmente davanti l’entrata. Nami si sentì vampare guardando tutte quelle persone accanto a lei.
‘C-ciao’
I loro sorrisi trasmettevano affetto verso il figlio e verso di lei. Giocò nervosamente con le dita.
‘Andiamo a sederci, Yuki preparerà qualcosa va bene?’
Si sistemarono nella sala da pranzo mentre il cuoco cucinava.
‘Allora come va lo studio?’
La voce della donna era simile a quella della madre. Amorevole e piacevole.
‘E’-E’ terribilmente stancante, ma Ota-kun mi ha aiutata molto’
Fece un ghigno orgoglioso, si voltò osservando il ragazzo in questione.
‘Può molte volte sembrare freddo e distaccato ma quel ragazzo farebbe di tutto per le persone che ama
Bisbigliò quelle parole convinta di tutto ciò che diceva. Lei arrossì. Yuki non l’amava. Quel ragazzo non provava niente per Nami. Niente.
‘A-ah’
Probabilmente aveva ragione Misaki. Il suo cuore era così grande e così incomprensibile, ma forse avrebbe fatto di tutto per i suoi genitori e per i suoi amici. In fin dei conti lui l’aveva aiutata per tutto questo tempo solo per vederla raggiungere quello stupido obiettivo. Aveva lasciato perdere il divertimento solo per studiare accanto a lei. Vedendola in quel modo lei si sentì soffocare, il calore la stava avvolgendo, percepiva un gradevole subbuglio nella pancia che faceva zampare il suo cuore.
‘Ecco i Katsudon’
Porse le ciotole a tutti,  e orgogliosamente si sedette in mezzo alle due giovani donne.
‘Si dice che mangiare i Katsudon prima di un evento importante porta fortuna, quindi li ho preparati apposta per te Tanaka-san’
I suoi occhi si sgranarono appena sentì quelle informazioni, il suo viso divenne bollente mentre il suo corpo ardeva sempre di più.
‘Buono! Buon appetito!’
Prese nervosamente le bacchette assaggiando il piatto. Il suo sguardo s’illuminò provando quel sapore sensazionale.
‘Cavolo! Ma quanto sei bravo Ota-kun?’
Il petto si gonfiò vedendo Nami gustare il suo piatto. Non aveva mai provato una sensazione così appagante in vita sua. Aveva fatto assaggiare i suoi piatti a moltissima gente e quelle persone avevano reagito come quella ragazza accanto a lui. Allora perché si sentiva così felice? Vederla mangiare la sua cucina le procurava un emozione pazzesca. Chinò la testa, si reputava un’idiota per quel pensiero. Ma cosa stava facendo? Si era promesso di stare lontano da lei eppure i due ragazzi ogni giorno passante i loro cuori creavano un legame indistruttibile.
‘Sai Nami-san? Tu sei la prima ragazza che Yuki invita a cena’
Il cuoco provetto arrossì serrando i pugni. Ci voleva solo quell’informazione per peggiorare la situazione. Deglutì rumorosamente fulminando la madre.
‘D-davvero? E chi se lo aspettava’
Ridacchiò sarcasticamente. Sentiva il suo corpo vampare e fremere, era davvero la prima? Il suo viso si rivolse a quello del ragazzo che fissava il piatto nervoso. Sorrise anche lei lo era, sentiva una calore insistente  nello stomaco eppure non voleva andare via di lì. Stare tutti insieme, cenare con una famiglia la trasportava indietro nel tempo, probabilmente avrebbe sofferto la mancanza ma finalmente quel peso che assaliva il suo cuore ogni volta che provava a dimenticare il suo dolore era sparito. Non era mai stata così in quiete in vita sua.
‘Ehi! Porta più rispetto al tuo sensei!’
Risero tutti insieme come dei veri parenti. Si sentiva a casa. Quell’emozione che provava ad Osaka, quando vedeva i suoi genitori accanto a lei che si era dissolta nell’aria grazie al trasloco a Tokyo era ritornata. Era normale sentirsi a casa con un’altra famiglia? Abbassò la testa sentendosi in colpa. Perché provare quell’assurdo sentimento proprio in quel momento? Perché non con sua madre? Percepiva le lacrime pizzicare le palpebre, le strizzò per alleviare il senso di bruciore.
‘Senti Yuki-chan portala nella tua camera mentre io sistemo la cucina va bene?’
Il suo viso divenne tutto rosso come quello di Yuki. Si alzò insieme a lei.
‘Dai vieni’
Si mise le mani in tasca e con distacco la porto in camera. Fece un risolino appena vide la stanza. Era sempre uguale sembrava che quel ragazzo non andava mai lì.
‘Siediti se vuoi’
Lei annuì posandosi educatamente sul letto, giocò con le dita freneticamente.
‘Scusami se i miei genitori ti mettono in soggezione, sai sono fatti così’
‘Non preoccuparti, amo i tuoi genitori sono persone eccezionali’
Lui sorrise contento sentendo la sua opinione, sospirò guardando il cielo dalla finestra.
‘Sono a Tokyo da due anni e qui mi trovo da due mesi, ho invitato un sacco di ragazze a casa’
Era infastidita da quella uscita, voleva provocarla per caso? Si alzò irritata.
‘Che mi dovrebbe importare scusa?’
Si tappò la bocca appena si accorse di essere stata troppo impulsiva. La guardò allibito mentre Nami indietreggiava.
‘M-meglio a-andare’
Si voltò, aveva rovinato tutto con le proprie mani, era per caso gelosa?
‘Aspetta’
Afferrò di nuovo il suo polso, le sue labbra si socchiusero, premette le palpebre per non vedere lo sguardo freddo del ragazzo.
‘Fammi continuare idiota’
‘Continua’
Non si girò, presumibilmente l’avrebbe attaccata oppure sgridata per il suo comportamento infantile, si preparò al peggio. Yuki non voleva dirgli nulla così da tenerla distante il più possibile, ma non desiderava vederla andare via. Non voleva allontanarsi da lei. Perché era così complicato?
‘Ma non ho mai invitato nessuna a cena, non mi sono mai fidato di nessuna ragazza’
‘Perché?’
‘P-per’
Nami si voltò curiosa. Quando lui la vide i suoi occhi si sgranarono, il suo sguardo sbigottito la mandò in confusione.
‘S-stai piangendo’
Toccò le guance. Erano bagnate dalle sue stesse lacrime, il sapore era così amaro. Era ciò che in quel momento aveva di certo. Il sapore di quelle lacrime. Sciocca. Si interpellava con quel dispregiativo, non era per niente il momento adatto per piangere.
‘S-scusami! Oh dio che stupida che sono!’
Sghignazzò imbarazzata, arretrando lentamente.
‘Non scusarti, così ti rendi ancora più ridicola’
‘H-hai ragione’
Yuki sbuffò seccato. La ragazza provò una strana fitta nel  petto ed era così dolente.
‘Tu stai piangendo per tua madre vero?’
Infilò le mani in tasca fissando il pavimento. Come faceva a comprendere la sua sofferenza?
‘N-Non sei sola Tanaka-san’
Arrossì lievemente mentre Nami coprì la bocca sentendo le lacrime che scendevano più frequentemente. Si era sempre sentita vuota, percepiva una mancanza nel suo cuore guerriero. E quell’assenza era sempre stata lui.
‘Cavolo. Pensavo che dicendoti questo avresti smesso di piangere. Piagnucolona’
Rise. Intanto il pianto continuava a precipitare, lui si avvicinò accarezzando timidamente il suo viso. Il calore delle sue guance insieme alla freschezza delle sue lacrime gli regalavano una calura differente dal solito.
‘Smettila di piangere stupida’
Con l’altra mano accarezzò la sua nuca dolcemente.
Non riusciva a tirar fuori una singola sillaba. Il suo gesto tanto gentile quanto amorevole l’avevano lasciata di stucco.
‘Basta dai’
La strinse cullandola fra le sue braccia, i suoi occhi erano spalancati, non stava capendo un accidente di quello che stava succedendo e neanche Yuki. Per fino lui non comprendeva il suo atteggiamento però tenerla così stretta, renderla così tranquilla lo soddisfaceva. Probabilmente era stato scorretto non raccontargli la causa del suo comportamento con lei, ma in quell’istante non gli importò ne  del giusto o sbagliato. I loro corpi erano avvinghiati e non poteva chiedere di meglio.
‘Dai ti accompagno. Domani iniziano gli esami’
Si staccò da lei cercando di essere distaccato, disinteressato e anche seccato però come faceva ad apparire così dopo quello che era successo? Non riusciva a calmare il suo battito. Nami percepiva ancora il suo odore. Un odore piacevole quasi familiare. Non aveva ancora detto una parola. Camminava accanto al ragazzo, salutò Misaki e Nobu mantenendo uno sguardo sbalordito.
‘Ci farebbe piacere se venissi di nuovo Nami-san’
Lei si chinò annuendo. Era così sconvolta da non essere in grado neanche di parlare. Uscì di casa accanto a Yuki che la fissava in preda all’ansia.
‘S-senti Tanaka-san, ma che hai?’
Si grattò la testa sorridendo. Il silenzio tra loro fu interrotto dall’abbaiare di Yukiko. Il piccolo cane saltò addosso al ragazzo leccandogli la faccia.
‘Dai no’
‘Yukiko smettila dai’
Finalmente aveva lasciato libera la sua voce, Yuki la guardò esponendo un ghigno incantevole, i suoi occhi color ghiacciò mostravano la porta del paradiso, lei era incantata da quella figura celestiale, dischiuse la bocca ammirando quella vista.
‘Vedo che lo hai chiamato Yukiko’
Lei si chinò accarezzando scherzosamente e affettuosamente il pelo curato dell’akita.
‘Come ti avevo consigliato io’
Disse quelle parole con un tono illusorio. C’era una fierezza in quella frase ma nel sottofondo si celava un dolore represso. Nami bloccò i movimenti, non aveva mai parlato di una vicenda accaduta nel passato. Si alzò guardando il ragazzo confusa.
‘P-perché lo hai chiamato cosi?’
Alzò il viso verso il cielo. Era il caso di dirgli il suo imbarazzante motivo? Ansimò rumorosamente.
‘Il mio nome è Yuki e io ti consideravo una ragazza carina.. quindi bella bambina più Yuki fa Yukiko’
Yukiko. Bella bambina. Era questo ciò che pensava il vecchio Yuki della vecchia Nami? Avanzò tenendo al guinzaglio il cucciolo ormai cresciuto.
‘I-io ti piacevo?’
Lui l’amava. E non l’amore stupido e immaturo di due ragazzini innocenti. Lui l’amava come un uomo grande e maturo poteva amare una donna. Come il principe azzurro amava cenerentola. Come Dante amava beatrice. Come Romeo amava Giulietta. Non era un sentimento banale. Non le piaceva, era innamorato di lei dal primo sguardo che aveva catturato la bambina, e probabilmente quando se n’era andata lui aveva provato a dimenticarla. Aveva cercato in tutti modi di lasciare il suo passato alle spalle e sembrava di esserci riuscito. Ma due mesi fa, quando aveva visto quella ragazza cresciuta, e la sua bellezza aumentata quel dolore che aveva anche lui incessantemente nascosto nel suo cuore era scoppiato come fuochi d’artificio.
Nami assistette al tramutamento della sua espressione. Capendo che era passata oltre, il suo viso divenne tutto rosso.
‘Ma che domande faccio?’
Ridacchiò nervosamente grattandosi la testa e giocando con qualche ciocca castana. Yuki non aveva fatto in tempo a rispondere. Tanto non ci sarebbe riuscito. Si sentiva un debole, non riusciva a dichiararsi tanto meno a parlare con il cuore in mano. Detestò se stesso per aver mantenuto un silenzio imbarazzante.
‘S-senti Ota-kun’
Lei insieme al cane si misero davanti al ragazzo. Sorrise.
‘Grazie per questa bellissima s-serata. Sono stata benissimo’
Si chinò gentilmente. Stava sbagliando. Doveva fermarla. Era ciò che la mente gli suggeriva eppure il suo corpo era immobile.
‘Buonanotte’
Si voltò grata per la sua compagnia. Vedendo la porta dividere lui e Nami sentì una piccola parte del suo cuore andare in frantumi. Allungò il braccio. Era solo un codardo. Lui l’amava ma per distruggere il muro che aveva avidamente creato doveva sapere la verità, e la cosa giusta da fare era rivolgersi a lei chiaramente e apertamente. Sospirò inqueto.
‘N-nami sono sempre stato innamorato di te sai?’
Ficcò le sue mani nelle tasche dei jeans neri, bisbigliando quelle assurde e stravolgenti parole.


##
Stringeva la cartella fra le sue braccia. Il suo respiro era affannoso ed era sicura di non aver corso.
‘Dai Tanaka-san guarda la tabella’
‘Dai Nami-chan’
‘Dai Nami!’
I tre ragazzi erano intorno a lei per dargli sostegno. Era passata una settimana di esami e Nami era uscita incolume da quella faticosa battaglia. Izumi e Satoshi si tenevano per mano. Era passata una settimana da quando si erano fidanzati, quell’informazione l’aveva lasciata un po’ sbigottita. Tuttavia era felice di vedere la sua migliore amica così raggiante. Avanzò verso il suo presunto obbiettivo, si sentiva sul bordo del precipizio, pronta a cadere.
‘Nami Tanaka, Nami Tanaka’
Ripeteva il suo nome, osservando attentamente quella lunga e infinita lista finché Yuki urlò nascondendo il suo entusiasmo.
‘Sei q-quarantanovesima’
Era sbalordito. Aveva raggiunto il traguardo tanto desiderato. Il suo corpo era incollato al pavimento mentre gli altri tre ragazzi saltavano dalla gioia.
‘Sono nella lista!’
‘Allora non sei tanto stupida Tanaka-kun’
Nami diede un pugno sarcasticamente sulla spalla di Satoshi. Raggiunse poi il ragazzo dagli occhi color cielo.
‘Hai le valige pronte giovane sensei? Perché  a luglio si va in vacanza!’
Si voltò esibendo un ghigno orgoglioso. Lei era un esempio da seguire. Grazie a quell’azione aveva compreso che non doveva mollare nuoto.
‘Congratulazione Tanaka-san’
Si voltò mostrandole le sue possenti e larghe spalle. Infilò  la mano destra e fece un gesto di saluto con la mano sinistra. La ragazza lo raggiunse.
‘Ota-kun aspetta’
Si girò, appariva così seccato e disinteressato verso il raggiungimento del suo piccolo sogno eppure quel cuoco provetto non era mai stato così orgoglioso di una persona.
‘T-tieni’
Prese il suo zaino e lo aprì goffamente. Scostò i libri e tirò fuori una scatola.
‘Sono dei Manju?’
Lei negò con la testa.
‘No meglio’
Appena riconobbe quei dolci i suoi occhi s’illuminarono.
‘Ma s-sono’
DANGO!’
Si era ricordata di un particolare che per errore si era fatto scappare.
‘G-grazie’
Fece un ghigno di riconoscenza.
‘No devo ringraziarti io, senza di te non ce l’avrei mai fatta’
Si chinò gioiosamente.
‘Forse seguirò il tuo esempio’
Nami lo fissò disorientata.
‘Cioè?’
‘Riprenderò nuoto. Tu sembravi così negata nello studio e hai raggiunto un obbiettivo così alto, quindi anche io riuscirò a raggiungere il mio’
‘Quale?’
Avanzò mormorando tra se e se.
‘Essere libero
Nami spalancò la bocca. Libertà. Strana parola per uno strano ragazzo. Sghignazzò osservando la sua camminata distinta.
‘Ota-kun tu quanto sei arrivato?’
Yuki non rispose, così raggiunse il cartellone. Cercò il suo nome fra gli ultimi.
‘Credo che non ci sia’
Scostò appena il viso verso sinistra e noto la scritta Yuki Ota.
‘N-non è possibile’
Fissò quel numero incredula.
‘Quell’idiota è-è arrivato d-decimo’






Ci vediamo domenica! Vi aspetto! 
 
  
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